martedì 25 dicembre 2007

manifesti contro le morti sul lavoro








manifesti del coordinamento nazionale per l'unità dei comunisti, a cui Unità Comunista aderisce, contro le morti sul lavoro.....
nella provincia di Vibo Valentia nel 2007 sono stati 10 i morti sul lavoro....
scaricateli e diffondeteli!!

lunedì 24 dicembre 2007

volantino contro la mafia distribuito il 23 Dicembre a Vibo Valentia

La mafia, i simboli, le persone, le parole

Io sono mafioso
Chiedo il pizzo
Sono prepotente
Faccio vincere i politici
Sono di destra e di sinistra
Lavoro nel Comune, Provincia, Regione, Ospedale
Creo sottosviluppo, emigrazione, paura, sottocultura
Sono calabrese, siciliano, campano, pugliese
Sono il Sud
Uccido chi si mette sulla mia strada per contrastarmi

Ebbene Si: Roberto Gatto era un pezzo di quel sud onesto, libero, lavoratore, sognatore che ha saputo dire no a tutto questo.
Oggi siamo qui per ricordarlo attraverso la storia del murales di Gioiosa Ionica che è per noi uno dei tanti simboli di una Calabria onesta e libera.
E’ un dovere, civile ed etico. Per Rocco Gatto, per tutti quelli che hanno combattuto la ‘ndrangheta, e hanno perso. E che l’hanno fatto per noi.


DOBBIAMO FAR USCIRE LA CALABRIA DA QUESTA SITUAZIONE DOLOROSA. VOGLIAMO CHE LA CALABRIA DIVENTI UN PAESE CIVILE, DOVE SIA SACRA LA VITA DEI LAVORATORI, DOVE SACRO SIA IL DIRITTO DEI CITTADINI AL LAVORO, ALLA LIBERTA’, ALLA PACE E ALLA GIUSTIZIA.

Unità Comunista - vibo valentia
unitacomcalabria@yahoo.it

Antimafia Sociale giovani comunisti calabresi
giovanicomunistivv@yahoo.it

sabato 29 dicembre 2007 ASSEMBLEA SU LAVORO PRECARIETA' E REPRESSIONE DELLE LOTTE SOCIALI


domenica 23 dicembre 2007

sabato 29 dicembre: CONTRO LA REPRESSIONE DELLE LOTTE E LO SFRUTTAMENTO. PER IL DIRITTO ALL’ESISTENZA

Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito ad un forte e progressivo arretramento delle condizioni di vita e di lavoro, conseguenza questa delle politiche antipopolari e antisociali perpetrate dai governi di centro destra e centro sinistra, due facce della stessa medaglia, entrambe espressione degli interessi del capitale nazionale e internazionale. La legge 30 introdotta dal precedente governo Berlusconi non è altro che uno dei tanti tasselli che vanno a comporre la più generale destrutturazione del mercato del lavoro e smantellamento dello stato sociale iniziato con la politica antioperaia del primo governo Prodi (Legge Treu e riforma pensione Dini) culminante oggi con l’accordo sul protocollo del 23 luglio su welfare e pensioni, siglato (e qui sta l’aggravante) mediante l’appoggio incondizionato dei partiti della fantomatica sinistra radicale che sul consenso e i voti degli operai hanno costruito la loro fortuna elettorale, e della triplice confederale che ha ormai interiorizzato a tal punto la pratica nefasta della concertazione con gli apparati borghesi di potere (confindustria e governo) tanto da poter essere annoverata tra i principali avversari delle lotte e rivendicazioni dei lavoratori. In un siffatto contesto di ipersfruttamento dei lavoratori, di precarietà esistenziale, e di subalternità delle più elementari forme di diritto e di sicurezza dell’uomo all’ interesse materiale del profitto da parte dei padroni, la lotta di classe si dimostra ancora oggi l’unica chiave di lettura realistica dell’esistente, e soprattutto l’unica possibilità di riscatto per gli sfruttati.

Contro lo sfruttamento e la violenza dei padroni solo la lotta di classe paga

SABATO 29 DICEMBRE 2007 ORE 10.00
BIBLIOTECA COMUNALE DI VIBO VALENTIA
ASSEMBLEA PUBBLICA

INTERVERRANNO:
LUIGI IZZO (Cooperativa Cantieri Navali Megaride)
ANTONINO CAMPENNI (Confederazione Cobas)
MICHELE PASANNANTE (Operaio licenziato SATA Melfi)
IGOR PAPALEO (Associazione Unità Comunista-Napoli)
COORDINA:
CARMELO SERGIO (Associazione Unità Comunista-Vibo Valentia)

Nel corso dell’assemblea verrà presentato il libro:
UNA STORIA DI LOTTA E RESISTENZA OPERAIA A NAPOLI
I CANTIERI NAVALI PARTENOPEI 1933-1998

giovedì 13 dicembre 2007

Strage della ThyssenKrupp, ennesima tragedia annunciata

La strage della ThyssenKrupp di Torino è l’ennesima tragedia annunciata
Aumentano i profitti e cresce lo sfruttamento. Diminuiscono i salari ed i diritti. Si muore sempre più di lavoro

Le statistiche riportano di continui infortuni e morti sul lavoro. Solo nel 2006 i lavoratori uccisi in Italia per soddisfare la sete di profitto dei propri padroni sono stati 1302 (quasi 4 al giorno di media!) e poco meno di un milione gli infortuni. Il caso della strage alla ThyssenKrupp è, quindi, soltanto l’ennesima tragedia annunciata.

I sindacati della concertazione continuano a ripetere le solite litanie: “serve una legge, un intervento legislativo a salvaguardia dei lavoratori”. Come non condividere normative a tutela della salute e della sicurezza?
Ma la risposta ad un’emergenza sociale di questa portata non può essere quella di puntare tutto su un pugno di leggi che, di per sé, non possono abbattere infortuni, malattie professionali e morti sul lavoro perché causate dalla mano libera dei padroni sulla vita dei lavoratori.

Peraltro siamo ormai abituati alla prassi consolidata che le leggi che devono sanzionare i padroni, senza un controllo ed una mobilitazione operaia, non vengono quasi mai applicate mentre spesso si abbattono come scuri sui lavoratori ed i loro delegati legittimamente eletti!

I fatti ci dicono che mentre in questi anni sono cresciuti i profitti aziendali, decine di malattie professionali non vengono neppure riconosciute, si lavora sempre di più percependo salari da fame e, non solo la nostra vita, ma l’esistenza di tutti lavoratori noi è diventata precaria.
In Italia col salario non si arriva alla quarta settimana del mese, in più le assunzioni, se si fanno, sono soprattutto a tempo determinato o sono inserimenti di “interinali” e di “formazione lavoro”.

Tanto gli operai ormai sono costretti a fare i “flessibili” e i padroni con la loro vita possono fare quel che vogliono: straordinari a mille, sicurezza a zero!

E’ vergognoso che i sindacati confederali, contro questa emergenza, con una mano proclamano solo 2 ore di sciopero, mentre con l’altra continuano a firmare e avallare accordi che istituzionalizzano sempre più la precarietà, incentivano gli straordinari e aumentano la flessibilità oraria, cause prime proprio dell'aumento delle morti e degli infortuni sul lavoro!

L’assenza di sicurezza nei luoghi di lavoro, la perdita di potere di acquisto dei salari, delle pensioni e dei diritti sono le sole emergenze delle quali vogliamo parlare e a cui il Governo dovrebbe dare risposte concrete.

Ma questo non è un Governo amico dei lavoratori! Come dimostrato col protocollo sul welfare e con la finanziaria è troppo preoccupato di dare risposte ai poteri forti del capitalismo regalandogli la detassazione degli straordinari e aumentando le spese militari mentre non “trova” i soldi per gli aumenti dei nostri stipendi da fame!

Per queste scelte c’è bisogno dello sdegno e della rabbia di tutti\e, perché non possiamo più accettare che vengano calpestate le nostre vite, ma c’è bisogno anche di scendere in lotta contro queste politiche!

Riappropiamoci della nostra vita!
Basta sacrifici per il profitto!
Le nostre emergenze sono quelle del salario, del lavoro, delle pensioni e di servizi sociali per tutti e tutte!

I compagni e le compagne del Coordinamento per l’Unità dei Comunisti

giovedì 6 dicembre 2007

comunicato stampa sulla morte della giovane Eva Ruscio

Siamo stanchi!!

Era il 17 novembre del 2003 quando la piccola Benedetta Vignarolo, a soli 7 anni, chiudeva per sempre i suoi occhi da bambina a causa di uno shock anafilattico provocato dall’incapacità e dalla superficialità di due medici. Il 19 Gennaio del 2007, invece, entrava in coma per poi spegnersi dopo circa una settimana di agonia la giovane Federica Monteleone, ufficialmente per le complicazioni di un tragico incidente anche se più di un dubbio rimane. Il 5 Dicembre del 2007 dobbiamo aggiungere a questa infausta lista l’ennesima vittima della “(cosa)nostra” sanità.
Si chiamava Eva Ruscio, viveva a Polia con la sua famiglia, frequentava l’Istituto Magistrale di Vibo Valentia e aveva tanti, tantissimi sogni nel cassetto che, purtroppo, non potrà mai realizzare.
E la lista potrebbe continuare se solo avessimo il coraggio di citare tanti casi sospetti di persone uccise in non così tenerà età… Ancora una volta ci chiediamo: perché? Perché questa serie di episodi tragici si concentra nel nostro ospedale?
Di queste situazioni SIAMO STANCHI!
Siamo stanchi di vedere i nostri medici preoccuparsi più della politica che dei malati, più della carriera che del loro dovere; siamo stanchi di vedere i nostri medici seduti nelle Amministrazioni locali o al timone di aziende private; siamo stanchi di subire impotenti le conseguenze della loro superficialità; siamo stanchi di vedere la gente costretta a chiedere per favore ciò che invece le dovrebbe essere dovuto per diritto; siamo stanchi di assistere alle migrazioni di un popolo costretto ad andare a curarsi via da Vibo per la paura, più che fondata, di un’ennesima tragica fatalità o, come minimo, di una diagnosi tirata ad indovinare; siamo stanchi di vedere la sanità nelle mani dei politici e dei massoni, che fanno i loro sporchi giochi sulla pelle di chi soffre; siamo stanchi di asciugare le lacrime dei coccodrilli della nostra classe politica che designano, senza altro metro di giudizio se non quello della spartizione del potere, i dirigenti sanitari che a loro volta nominano, con gli stessi criteri, i primari che a loro volta… e così via, fino ai lucrosi affari degli appalti alle ditte private per la ristorazione e la pulizia dei reparti.
Un anno fa, dopo la morte di Federica Monteleone, il consigliere regionale Pietro Giamborino si doleva: «Siamo tutti colpevoli a partire dalla politica, perché risulta incapace a risolvere i problemi politici nel tutelare e realizzare i diritti di ciascuno e di tutti. Nel campo medico sono colpevoli quei medici, che privilegiano la lite politica a scapito della missione e della sensibilità medica […] – e ancora – nel grido di dolore che ci coglie tutti […] è bene non far seguito alla politica vuota di sole parole, occorre invece preoccuparsi sul come fare funzionare meglio la sanità in Calabria […]. Se la sanità non funziona per come si deve, è anche colpa nostra, della politica e delle istituzioni responsabili che poi non possono lamentarsi e apparire come vittime, “parti civili” di una situazione che tutti abbiamo contribuito a determinare nel corso dei tempi».
Ebbene, che insegnamento trarne? Che allora, come forse accadrà anche oggi, si prova a far passare nella coscienza collettiva di un corpo sociale già stremato dalle inefficienze delle istituzioni il «tutti colpevoli, nessun colpevole», ben noto ai politicanti di vecchia data. Che la politica, a detta di un suo alto esponente regionale, è «incapace a risolvere i problemi politici e a tutelare i diritti» di tutti. Che la politica, infine, ammette le sue colpe, se ne pente e si propone di porre rimedio, domani, alle malefatte di ieri e di ancora oggi: il clientelismo onnipresente, soprattutto nella sanità, e l’inadeguatezza di tanti a svolgere il proprio lavoro; l’incompetenza dei dirigenti, scelti solo per occupare un posto di potere utile per fini diversi da quelli per cui dovrebbero essere scelti; l’incapacità della politica di risolvere i problemi (sic!!!), si trattasse anche solo di far arrivare i fondi pubblici là dove ce n’è più bisogno, invece di disperderli nelle tasche dei soliti noti o di assumere nel settore pubblico lavoratori più capaci con procedure trasparenti e di vigilare sul loro operato.
Eravamo contenti, un anno fa, che l’On. Giamborino si proponesse di non proseguire nella politica vuota delle parole e di far funzionare meglio la sanità in Calabria, ma ancora una volta dobbiamo constatare come quelle fossero solo promesse, belle parole, ad effetto, sull’onda della commozione e dello sdegno generali, ma come al solito solo parole… Per onorare la memoria di Benedetta, di Federica, di Eva e di chissà quante altre vittime innocenti passate sotto silenzio, poiché non abbiamo (noi inteso come comunità “civile”) recato onore al loro corpo, dobbiamo fare in modo che cose del genere non succedano più. E Lei, On. Giamborino, mantenga la sua parola: la traduca in fatti concreti! Noi gliela ricorderemo, qualora dovesse dimenticarsene… un’altra volta.

Unità Comunista – Vibo Valentia
Aderente al coordinamento nazionale per l’unità dei comunisti.

mercoledì 5 dicembre 2007

video di chavez contro il borbone

Grande Chavez!

Video sulla quasi rissa tra Spagna e Chavez

http://www.aporrea.org/venezuelaexterior/n104520.html

Documentario su come Juan Carlos ha accumulato la propria fortuna.

http://www.aporrea.org/tiburon/n104547.html

sintesi di una scheda sulla prossima finanziaria

E’ difficile scrivere di finanziaria quando la Legge è appena stata discussa nel Parlamento ed è stata stravolta ogni giorno a colpi di emendamento, intese trasversali per guadagnare i favori e i voti di questa e quella lobby.
Uno sguardo alla cronaca recente, diremmo recentissima, ci aiuta a capire lo scenario surreale in cui avviene la discussione, basti pensare all’art 91, quello che stabilisce il tetto allo stipendio, oltre il quale non si può andare, di 270.000, euro ai manager pubblici. E udeur e diniani non vogliono alcun tetto, del resto se ricordiamo la buonuscita miliardaria di Dini per pochi anni di lavoro, capiamo come nel centro sinistra ci siano aree per le quali è più facile tagliare salari già di fame come quelli degli enti locali che intervenire per ridurre il numero dei consigli di amministrazione e il pagamento di managers di stato.
Ma la cronaca delle ultime ore ci riserva altre sorprese, l’aula parlamentare ha approvato un emendamento che prevede l'istituzione di un fondo per il risanamento degli edifici pubblici per eliminare i rischi per la salute derivanti dalla presenza di amianto, una decisione giusta ma dallo stanziamento ridicolo visto che molti edifici pubblici hanno amianto.
E che dire poi delle migliaia di lavoratori usurati per i quali non ci sarà alcun riconoscimento non solo in termini previdenziali ma sul piano della giustizia sociale perché negli ultimi anni le Finanziarie hanno innalzato la soglia per il riconoscimento delle pensione di anzianità e questa decisione suona come una beffa per lavoratori che presentano in molti casi tumori e malattie respiratorie di particolare gravità.
Detto questo, la Finanziaria 2008 avrebbe dovuto stanziare finanziamenti a sostegno del reddito, del lavoro dipendente, delle categorie più deboli. Alla luce dei primi riscontri crediamo che gli obiettivi non siano stati raggiunti ma soprattutto vogliamo ribadire che dentro il governo Prodi gli equilibri si spostano sempre più a favore dei settori moderati per i quali il lavoro pubblico va fortemente ridimensionato e per il quale l’importante è il rilancio dell’impresa la cui centralità si tramuta in defiscalizzazioni, detassazioni, aumento degli straordinari e dei carichi di lavoro.
Anche sotto l’aspetto della difesa della scuola e dell’università , il Governo non sta facendo molto, basti pensare agli atenei (guidati da docenti di sinistra o presunta tale) che hanno tagliatoi concorsi per ricercatore favorendo invece i concorsi per ordinari e associati, o pensare all’emendamento di Alleanza nazionale approvato poche ore fa a favore di un fondo di 40 milioni di euro all'anno al dottorato di ricerca.
Questo Governo ha regalato soldi al vaticano sotto forma di non pagamento dell’Ici ma tanti soldi sono stati regalati alle scuole private perché nei fatti depotenziando la scuola pubblica si favorisce solo l’offerta privata che è o a costi elevati e per pochi eletti o confessionale con la rinuncia dello Stato ad esercitare alcune sue prerogative che in campo educativo sociale e sanitario non dovrebbero essere demandate a terzi.
Questa Finanziaria parte da alcuni presupposti per noi in condivisibili perché la finanziaria in realtà era originariamente un documento contabile ma poi negli anni è diventato uno strumento snaturato di tagli allo stato sociale con richieste sempre più esose ai dipendenti pubblici e privati.

Questa Finanziaria poi recepirà l’accordo sul welfare e dovrà decidere in materia di aumenti contrattuali e rinnovi dei ccnl nel pubblico impiego. Già oggi sappiamo che l’intesa siglata da cgil cisl uil nella primavera scorsa è priva di copertura , si sottoscrivono intese sapendo che i soldi devono essere ancora trovati. Ma queste intese sono per altro siglate al ribasso e quindi l’obiettivo di salvaguardare il potere dia acquisto è stato miseramente fallito e con esso anche l’obiettivo 8presente nel programma di prodi) di rilanciare il lavoro pubblico(si fanno strada invece nuovi processi di privatizzazione) le finanziarie degli ultimi 10 anni hanno avuto un impatto forte sul pil, quest’ultima dovrebbe arrivare allo 0,70 quando quella di un anno fa era attestata al 3,2%
Ma ciò non significa che questa finanziaria porterà dei benefici, ci saranno meno tagli è vero ma non gli investimenti auspicati e necessari per salvaguardare il welfare e il potere di acquisto
La manovra 2008 in realtà non investe per lavoratori e sociale i soldi ricavati dal tesoretto e dalle maggiori entrate fisacali, la revisione dello scalone costa 1200 milioni di euro ma il protocollo su amianto e agricoltura solo 80 milioni mentre ci sono oltre 6350 milioni di euro di maggiore gettito fiscale
Gli stessi soldi destinati ai non autosufficienti sono una autentica miseria per non parlare poi delle minori spese ministeriali che alla fine si riversano per lo più sui lavoratori del settore accorpando uffici, tagliano contratti di natura precaria ma non incidendo sulle miliardarie consulenze esterne.

Ci sono poi spese maggiori per le imprese di guerra all’estero e un piano di finanziamento di nuove armi che giudichiamo particolarmente vergognoso perché questo governo assegna più soldi alle spese militari di quanto abbia fatto perfino quello guerrafondaio del centrodestra, un aumento alle spese militari dell’11% e il sovvenzionamento del G8 all’isola della Maddalena.

Se poi aggiungiamo che questa finanziaria avrebbe dovuto sanare con la stabilizzazione la situazione dei tanti precari, allora raggiungiamo l’apice della nostra indignazione
Non solo migliaia di precari sono scomparsi perché non hanno confermato i contratti, perché la stabilizzazione riguarda solo una parte esigua degli aventi diritto, ma ricordiamoci che i soldi stanziati per le stabilizzazioni (senza menzionare i meccanismi di stabilizzazione che nella maggioranza dei casi come gli enti locali sono macchinosi e discutibilissimi) non sono sufficienti e anzi si continua a precarizzare fette importanti di lavoro nella pubblica amministrazione. Lo steso discorso vale per alcuni interventi come quelli della casa dove poco o nulla si fa per i canoni agevolati e ancora una volta non si parla di requisizione delle case sfitte di proprietà pubblica o di grandi immobiliari, si annunciano i treni per i pendolari ma poi si tagliano alcuni rami secchi e quindi linee fuori dal business delle alte velocità, i soldi destinati ai nidi andranno per lo più alle strutture private quando per abbattere i costi degli stessi basterebbe trasformare i nidi da servizi a domanda individuale a servizi facenti parte della pubblica istruzione. Ultimo capitolo, quello delle rendite finanziarie, questo governo è ormai accertato che voglia tutelare le grandi rendite perché non parla di tassazione , si parla invece del ripristino di alcune grandi opere e come se non bastasse potrebbero arrivare alcuni fondi per lo sviluppo non delle energie pulite ma del nucleare
Di più non vogliamo dire, ci basta sottolineare tre soli fatti
1. Questa finanziaria non rappresenta alcuna svolta nella politica governativa, non attacca la rendita, non stabilizza tutti i precari di lungo corso, non obbliga i comuni e le asl alla stabilizzazione
2. Questa finanziaria aumenta le spese militari e alla fine premia gli equilibrismi delle lobby che rappresentano alcuni poteri forti a discapito delle vere priorità che questo paese ha. Ossia lavoro, giovani, ambienti e rilancio della competitività che certo non equivale ad aumento dei profitti dei grandi speculatori finanziari ed immobiliari.
3. questa finanziaria tramuta in legge l’accordo sul welfare che aumenta l’età pensionabile, chiude la porta ai lavoratori usuranti che saranno riconosciuti come tali solo compatibilmente con gli stanziamenti determinati dalla legge finanziaria (e quindi il 90% sarà escluso), precarizza il lavoro visto che non si cancella né si supera (per dirla alla Prodi) la legge 30.

Su Chávez e il Borbone; se Allende avesse potuto fare altrettanto!

Provate ad immaginare se Salvador Allende fosse uscito vivo dal golpe
dell'11 settembre 1973, se il popolo cileno avesse rovesciato la situazione, sconfitto i golpisti e Don Salvador fosse rimasto legittimamente al governo.
Credete che Allende avrebbe fatto sconti al mandante del colpo di stato, Henry Kissinger, parlando magari dalla tribuna delle Nazioni Unite? Credete che non sarebbe stato ridicolizzato e criminalizzato?




Perché mai Hugo Chávez non deve dare pane al pane e definire "golpista" e "fascista" José María Aznar? L'ex capo del governo spagnolo, ha documentatamente partecipato all'organizzazione del golpe che doveva vedere Chávez morto l'11 aprile 2002, e di questo fu direttamente accusato dal Ministro degli Esteri di Zapatero stesso, ed è il figlioccio politico di Manuel Fraga (l'ultimo ministro di Franco in attività). Quale straordinaria ipocrisia riduzionista impedisce agli europei di trattare quel golpe per quel che fu?

Al vertice iberoamericano di Santiago del Cile sono successe alcune cose straordinarie. I media mainstream hanno accuratamente scelto di presentare una visione di parte: il punto di vista spagnolo. O meglio il punto di vista della corona spagnola, che probabilmente credeva che nel ventennio neoliberale avesse riconquistato la piena disponibilità delle sue ex-colonie. Ma chi vuole davvero capire come sono andate le cose deve sapere che il punto di vista spagnolo, ripetuto pedissequamente dai media italiani non è l'unico. Anzi; deve sapere che il punto di vista spagnolo travisa, elude, restringe la realtà. Nel video che pubblichiamo a parte si può vedere non tutto dei due giorni, ma molto di più di quanto fatto vedere, un singolo episodio che impedisce di comprendere l'importanza politica dell'evento e il mutamento radicale del clima in un'America latina che non accetta di essere più parente povero. Lo disse in marzo Nestor Kirchner alle Cortes di Madrid, che lo ascoltarono freddissime, lo hanno ripetuto in molti a Santiago e si può riassumere con una sola parola: "rispettateci".

Nel video che pubblichiamo non si vede per esempio il presidente argentino Nestor Kirchner attaccare frontalmente l'operato degli spagnoli, governo e multinazionali, la corruzione documentata, l'indifferenza alle conseguenze umane e ambientali della loro politica, che ha costretto alla fame milioni di latinoamericani. Don Nestor si è espresso con parole durissime e più volte il signor Borbone, non abituato ad ascoltare critiche è stato sul punto di sbottare.

Non si vede neanche l'intervento del presidente ecuadoriano Rafael Correa.
Ma dare del "fascista" ad Aznar è una valutazione oggettiva di una reiterata condotta e cultura politica. Invece Correa (un democristiano con tanto di dottorato a Lovanio, in Belgio, l'università dove l'internazionale democristiana da trent'anni prepara i propri quadri latinoamericani) ha affermato in faccia al Borbone che TUTTI gli imprenditori spagnoli che hanno operato in questi anni in America latina sono AVVOLTOI. Anche lì la faccia del Re era già bella rubizza e i media hanno fatto finta di non vedere. Chi va demonizzato è il negraccio dell'Orinoco.

Nel video si vede però Evo Morales difendere orgogliosamente la sua tesi che solo l'uscita dal neoliberismo può garantire coesione sociale all'America latina. Mentre la faccia del Borbone è sempre più furiosa, Evo fa un discorso alto sui beni comuni, l'acqua, la salute... che non dovranno mai più essere soggetti alla logica del mercato. Zapatero gli replica con una triste lezioncina, per la quale sarebbe invece l'ampiamento del liberismo economico (sic!) la forma migliore di combattere povertà, discriminazione e razzismo e rivendicare in maniera scandalosamente eurocentrica che dalla rivoluzione francese a Carlos Marx "gran parte delle migliori idee" vengono dall'Europa. Anche delle peggiori se è per questo. Anche Hernan Cortés e Adolf Hitler erano europei. E con ciò signor Zapatero?

Poi nel video si vede Chávez, che chiede di non minimizzare i fattori esterni, che considera fondamentali nell'impedire all'America latina di scegliere il proprio cammino. Ricorda la figura alta di Salvador Allende e il golpe che ne fermò il cammino. Quindi ricorda il golpe che tentò di impedire il suo di cammino. Non ne ha diritto? Perché ricordare quel colpo di stato fa così saltare dai gangheri statunitensi ed europei? Forse la colpa di Chávez è non essere morto in gloria lasciando il passo libero all'ennesima dittatura filooccidentale che Aznar, Bush e l'FMI avevano fatto a gara a riconoscere?

Solo da lì in avanti si vede il poco che i media mainstream hanno voluto far vedere. Zapatero che interrompe Chávez e non viceversa e che, con un ragionamento identico a quello di Berlusconi per i reati di corruzione, bacchetta Chávez esigendo rispetto: se il golpista e bugiardo matricolato (ricordate le stragi dell'11 marzo e il dar la colpa all'ETA o le menzogne
sull'Iraq?) José María Aznar è stato eletto dagli spagnoli ciò secondo Zapatero lo emenderebbe da ogni colpa.

Il fatto fantascientifico, che Zapatero e i media mainstream fingono opportunamente di dimenticare, è che nel novembre del 2004 Miguel Ángel Moratinos, ministro degli esteri di Zapatero tuttora in carica, accusò direttamente Aznar di avere appoggiato il colpo di stato in Venezuela. E' la logica di Teodoro Roosevelt: "Aznar è un golpista (Roosevelt diceva "figlio di puttana") ma è il nostro golpista". Noi spagnoli possiamo accusarlo, ma se lo accusa chi di quel golpe fu vittima, allora faremo gli scandalizzati ed esigeremo rispetto.

Quindi nel video si vede Daniel Ortega ricordare il caso della Unión Fenosa (multinazionale spagnola, monopolista privata dell'elettricità in Nicaragua e inadempiente a tutti gli accordi) e ammettere la responsabilità dei latinoamericani dell'essersi fatti imporre politiche dagli europei. Non farsi imporre politiche vuol dire non essere più colonie. A quel punto il signor Borbone non ci vede più dalla rabbia e lascia la sala. E' stato abituato per anni ad essere ringraziato in ginocchio dai vari Alemán, Ménem, Fujimori, Carlos Andrés Pérez, tutti arricchiti a suon di tangenti dalle multinazionali spagnole e tutti passati o in procinto di passare dalle rispettive patrie galere. Hugo Chávez, al quale Ortega cede parte del tempo, proprio per difendersi dalle parole di Zapatero, ricorda (e trasla) una massima di José Gervasio Artigas, il padre dell'Uruguay: "dicendo la verità, né offendo, né temo". Anche questa citazione, che per ogni latinoamericano significa e spiega molto, viene espunta.

Infine si vede il cubano Carlos Lage che si incarica di mettere le cose in prospettiva e ricordare che le multinazionali e i paesi occidentali si oppongono ai cambiamenti in America latina perché questi vanno contro i loro interessi (l'intero summit era stato fino allora organizzato dall'anfitriona Michelle Bachelet secondo la trita retorica del "grazie spagnoli che investite da noi") e che Chávez è nel suo pieno diritto nel difendersi essendo a tutti i presenti noto che Aznar ha reiteratamente mancato di rispetto alla dignità del Venezuela e di Chávez stesso.

Questo è quanto è dimostrabilmente successo a Santiago. I governi di Argentina, Ecuador, Bolivia, Venezuela e Cuba, hanno durissimamente contestato le politiche neoliberali, le conseguenze sociali e ambientali e la corruzione con la quale in primo luogo le imprese spagnole (notoriamente peggiori di quelle statunitensi) hanno inondato l'America latina nel ventennio neoliberale.

Gli spagnoli si sono trovati in franca minoranza, attaccati nell'essenza delle loro politiche da tutte le parti e hanno reagito mettendola in rissa con il signor Borbone, così irregalmente fuori dai gangheri, da mancare di rispetto ad un presidente costituzionale di un paese sovrano. Quindi hanno usato i loro media, per passare da vittime a partire dal quotidiano madrileno El País. Chi scrive, che a El País ha lavorato in passato e ne conosce l'ambiente, ne ha discusso sabato scorso a Londra con Miguel Ángel Martinez, il vice presidente del Parlamento Europeo, dello stesso partito di Zapatero, ma più intellettualmente onesto: "El País ha due facce, progressista in casa, di destra dura e pura quando si parla di America latina". Ed El País tra sabato e domenica ha dedicato molte pagine alla difesa della Confindustria iberica e ad attaccare Chávez, dimenticando stranamente di citare il giudizio di Rafael Correa, quel "banda di avvoltoi"
che, che piaccia o no, rappresenta il termometro della popolarità delle imprese spagnole e del neoliberismo in generale oggi in America latina.

La politica europea, non solo l'italiana, è oramai talmente povera di contenuti da combattersi in punta di fioretto. In America no, in America si può dare dell'avvoltoio all'avvoltoio e del golpista al golpista, ma soprattutto si può parlare di cose serie, di beni comuni, educazione, salute e cercare soluzioni. Chi finge di scandalizzarsi, come Zapatero o il signor Borbone o i giornalisti che hanno sposato la loro tesi, è un ipocrita.

Tutto ciò è documentato. I media mainstream hanno però scelto un'altra
linea: quella di evitare ad ogni costo che i lettori e spettatori europei capiscano quello che sta succedendo in America. Il TG1 di Gianni Riotta l'ha fatta ovviamente più semplice di tutti: "il solito Chávez fa arrabbiare perfino il re di Spagna". Contenti loro di spiegarla così.

VISITA DI KATIA BELILLO AI DUE COMPAGNI ANCORA IN CARCERE

SPOLETO - Dei cinue ragazzi spoletini arrestati con l’accusa di terrorismo, due sono ancora in carcere. E oggi, Michele Fabiani e Andrea Di Nucci riceveranno la visita dell’ex ministro Katia Belillo, accompagnata dal capogruppo dei Comunisti italiani nel Consiglio comunale di Perugia Fabio Faina. Sono 40 giorni che i due ragazzi sono rinchiusi nel carcere perugino di Capanne con l'accusa di associazione terroristica e di avere inviato alla presedente della Regione quella lettera di minacce contenente i famosi proiettili. Intanto ieri Michele Fabiani ha avuto la visita dei suoi difensori Vittorio Trupiano e Carmelo Parente. Trupiano ha ribadito che la carcerazione di Michele e Andrea è oltre ogni limite di accettabilità.
L'isolamento a cui sono costretti i due ventenni -ha detto- misura un accanimento che non può in alcun modo continuare. E' solo una misura punitiva contro chi non si è dimostrato disponibile in alcun modo a rinnegare le proprie idee, che legittimamente ha diritto di affermare e che nulla hanno a che vedere con i fatti contestati. Secondo i due difensori, nulla giustifica a 40 giorni dall’arresto, l’isolamento in cui vengono tenuti, quando anche i più pericolosi capimafia usufruiscono del diritto all’ora d’aria insieme ad altri otto detenuti. Nulla giustifica -hanno aggiunto- la loro carcerazione a fronte della mancanza di prove per tutti i capi di accusa più gravi.
A Spoleto è attivo da settimane un Comitato che chiede insistentemente la libertà per i due ragazzi e che, dopo due manifestazioni pubbliche, sostiene che «non è più sufficiente riaffermare la generica richiesta di una rapida azione della magistratura in una rinnovata fiducia in essa: occorre un atto di coraggio; occorre guardare i documenti processuali e prendere posizione contro questo stato di carcerazione che non trova alcuna giustificazione se non nel pregiudizio politico e in una volontà punitiva indipendente da qualsiasi ragione di colpa». In questo senso l'avvocato Trupiano invita quanti si muovono su un terreno di garanzia democratica e rivestono un ruolo istituzionale o rappresentano associazioni unanimemente riconosciute, a fare la propria parte. Subito, dice.
Infine, dalla lettura della sentenza del riesame, l’avvocato sostiene che emergono fatti nuovi, che non si trovano negli atti del Pubblico ministro e del Giudice per le indagini preliminari; fatti che tolgono ulteriormente credibilità alle accuse, e che a dir poco stranamente, non sono presenti negli atti che hanno portato agli arresti.

IL SUO NOME E' MICHELE

Mi riferisco a Michele Fabiani uno dei cinque giovani compagni
arrestati il 23 ottobre scorso a Perugia, con la solita operazione spettacolare, ossia Ros incappucciati, elicotteri e tutta la paratura che abbisogna per fermare i CRIMINALI e le solite immagini televisive che esortavano a stare sicuri
che una nuova cellula terrorista era stata beccata.
Prima di Michele voglio parlare un po' di Perugia e di altro caso giudiziario lì avvenuto senza altrettanto clamore.
L'8 maggio 2007 furono arresati 2 magistrati e 2 costruttori per corruzione in atti giudiziari, l'inchiesta riguardava un presunto giro di fatture per operazioni inesistenti dell'ammontare di nove milioni di euro
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/cronaca/perugia-arresti/perugia-arresti/perugia-arresti.html

Da altro articolo si viene a sapere che il costruttore in questione era stato già inquisito e rimesso in libertà
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/08/perugia_arresti_cassazione.shtml

Faccio questo richiamo non perché io aderisca al coro giustizialista che vuole tutti "in galera in galera" ma per sottolineare come poi la natura e la qualità dei crimini sia diversa, e come la tolleranza dei media verso alcuni crimini sia finalizzata a suscitare allarme solo per certi per parlare chiaro nove milioni di euro per presunto riciclaggio sono cose su cui la popolazione può stare tranquilla, delle scritte sui muri e il fatto di proclamarsi anarchici deve destare paranoia sociale.
Nulla di nuovo sotto il sole di questo nostro bel paese mi può dire qualcuno, e giustamente, però la cosa a me, per quanto smaliziata, ha colpito specialmente leggendo la lettera che Michele ha mandato dalla galera, perché in quella lettera si legge come alla diversa natura e qualità
dei crimini corrisponda una diversa natura e qualità degli uomini.

Leggendo la lettera di Michele, l'ho riconosciuto tutto intero, un giovane compagno di venti anni, solare e schietto che non ha nulla in comune con l'immagine truce che di lui si è creata ad arte.
E malgrado io non condivida le sue posizioni ideologiche, ho tutto il rispetto e la massima stima per alcune sue considerazioni che ho trovato molto profonde.
E mi riferisco a tutto il suo discorso in cui si dichiara PRIGIONIERO RIVOLUZIONARIO in cui fa un discorso profondo sulla libertà; Michele dice:
io ero prigioniero anche prima di essere arrestato, come lo siamo tutti, consapevolmente o no, tutti siamo prigionieri. "Quando ci alziamo la mattina per andare a lavorare, quando passiamo gli anni più belli della nostra vita
sprecati su una macchina, quando facciamo spesa, quando non possiamo farlo perché mancano i soldi, quando li buttiamo via i soldi per delle cazzate (vestiti, aperitivi, sigarette non c'è differenza) quando guardiamo la tv che ci fa il lavaggio del cervello, che cerca di terrorizzarci con morti, omicidi, rapine (quando in 15 anni gli omicidi sono diminuiti del 70%) così che noi possiamo chiedere piu' telecamere, piu'sbirri, piu' carceri, pene sicure, quando se c'è una pena davvero sicura a questo mondo è quella che incatena lo sfruttato alle sue condizioni."

Ecco questo è Michele e questa è la sua colpa vera e reale, il fatto di avere coscienza del fatto che non siamo liberi e
di volere comunicare ad altri questo dato incofutabile. Questo scontento che tanti sentono serpeggiare nel loro intimo e di cui non sanno farsi consapevoli, il crimine di Michele è di voler far essere consapevoli gli altri di questa
prigione reale ed effettiva che è la vita quotidiana imposta dal Sistema Capitale.

E QUESTO A ME BASTA PER ESSERE DALLA SUA PARTE.

Caro, dolce Michele che senza eroismo dichiara anche la sua paura della galera, che possa segnarlo in maniera definitiva,
e in quelle parole ritrovo il ragazzo tenero che conosco, che mi è stato accanto a confortarmi per la perdita di Huambo.
Michele voglio rivederti presto fuori per abbracciarti e per spiegarti pure che il materialismo dialettico, non vuole dire ridurre tutto alla materialità ma è ben altra cosa.

Un saluto di amore e Libertà da conquistare a Michele e agli altri giovani di questa ennesima montatura.
Un saluto di amore e libertà da conquistare a l'umanità intera

Vittoria

L'avamposto degli Incompatibili

martedì 20 novembre 2007

40 anni

L'UOMO CHE VISSE DUE VOLTE

«Il nostro ruolo è nella capacità del movimento operaio di esercitare appieno la propria egemonia su quei settori dei giovani delusi dall’esperienza estremista. È necessario quindi per il movimento operaio ed il suo partito d’avanguardia rendere più esplicito il rapporto tra lotta quotidiana e prospettiva di trasformazione dello stato, far comprendere alle giovani generazioni il proprio patrimonio teorico ed esplicare alcune questioni centro della elaborazione del marxismo italiano [...] Solo così sarà possibile recuperare alla milizia rivoluzionaria i giovani delusi dall’estremismo».
(Walter Veltroni, “Una vita da cambiare: la droga”, articolo pubblicato su “Roma Giovani”, periodico della FGCI del novembre 1974)

«Ogni volta che tra i partiti politici si parla di socialismo alcuni di essi, in primo luogo la DC, partono in voli pindarici descrivendo a tinte fosche, come in un libro di Carolina Invernizio, il carattere dittatoriale e le soppressioni della libertà che a parere loro vigerebbero nei paesi socialisti. Non abbiamo mai esitato a far sentire alta la nostra voce quando abbiamo ritenuto che in questo o quel paese un intervento esterno comprimesse la libertà di quel popolo, così come non abbiamo mai mancato di sviluppare un dibattito serrato sulle questioni della democrazia socialista. Ma sempre in questi dibattiti si è affermato il carattere franco e aperto che caratterizza le discussioni tra partiti fratelli».
(Walter Veltroni, “I giovani, la libertà, il socialismo”, su Roma Giovani n. 4/5, maggio 1975)

«Si esalta nell’originale elaborazione italiana l’affermazione di Lenin secondo la quale la democrazia e il socialismo si saldano fortemente e la rivoluzione democratica apre la strada a quelle socialiste, mentre la soluzione socialista porta a compimento quella democratica».
(W. Veltroni, ibidem)

«I compagni vietnamiti ci hanno detto: “La nostra lotta è giusta, uniti vinceremo”. Ed hanno sconfitto la grande potenza americana e sono entrati a Saigon dove lavorano per costruire un Vietnam pacifico e indipendente. [...] Sui muri di Saigon i soldati del GRP hanno scritto le parole che Ho Ci Min pronunciò nel ’68 prima dell’offensiva del TET: “Questa primavera sarà migliore di ogni altra; la notizia delle vittorie riempie di gioia tutto il paese, Nord e Sud, gareggiando in coraggio sconfiggono lo Yankee. Avanti, la vittoria è nelle nostre mani”. L’Indocina, l’Africa, l’America latina, la Cina, Cuba Socialista, il Portogallo, la Grecia, i paesi socialisti dell’Est europeo, tutto il mondo si colloca sulla strada della libertà e del progresso. Libertà, progresso, giustizia sociale, valori che si affermano in dimensioni sempre più ampie tra i giovani e che vanno tutte nella direzione del socialismo. Esso, lo sappiamo, non è dietro l’angolo. Coscienti di questo nel chiedere ai giovani il voto al PCI sentiamo di dover proporre qualcosa di più: un impegno coerente di coscienza e di lotta. Questa è la linea che prospettiamo ma non ne esistono, ne siamo convinti, altre».
(W. Veltroni, ibidem)

«Occorrerebbe, per svolgere un’opera di reale rinnovamento, che la DC condannasse sé stessa per il suo passato, per l’espulsione dei comunisti dal governo dopo la guerra, per aver venduto agli americani il proprio partito, e il nostro paese, per aver giocato la carta della legge truffa. [...] La domanda di una società nuova si è fatta “senso comune” nell’animo della gioventù, spetta a noi tradurla nella lotta conseguente per la rivoluzione italiana».
(W. Veltroni, articolo su “Roma Giovani”, 1976)

«Per trent’anni siamo stati dipendenti economicamente e politicamente dagli Stati Uniti, la DC è stata connivente con la guerra nel Vietnam. Kissinger può indisturbato rivolgere apprezzamenti sulla situazione politica italiana, i ministri DC e chissà chi altro prendono i soldi dalle fabbriche di aerei americane. Alla faccia dell’indipendenza e dell’autonomia! Diceva Togliatti, parlando alla Federazione Romana nel ’44: “A coloro, agenti di questa politica antinazionale, che dicono: la nostra rovina sono i comunisti, sono i socialisti; cacciamo i socialisti e i comunisti dal potere, poi vedrete tutto quello che riceveremo, gli Stati Uniti ci manderanno i dollari, l’Inghilterra ci darà chissà quanti chilometri di sabbia nell’Africa sui quali potremmo ricostruire ancora una volta un nuovo e bellissimo impero… a costoro diciamo: voi siete dei nemici per l’Italia”».
(W. Veltroni, ibidem)

«Occorre comprendere come oggi stesso “fare politica” significa edificare mattone per mattone una società nuova, significa partecipare al progetto ambizioso della vittoria della rivoluzione proletaria in occidente, di quella rivoluzione che noi portiamo avanti e che tutti i giovani debbono vivere e far vivere da oggi».
(W. Veltroni, ibidem)

"Il Kennedismo è stato, con la socialdemocrazia svedese, la più alta forma di governo sperimentata dai democratici in società occidentali avanzate [...]. A questa specie non appartengono, per me, i governi socialisti che si sono succeduti negli anni 80 in Europa".
(W. Veltroni, prefazione al suo libro “Il sogno spezzato” su Robert Kennedy, fratello di John sotto la cui presidenza iniziò l’aggressione statunitense al Vietnam che provocò quasi cinque milioni di morti, 1999)

"Quelle foto sono agghiaccianti [riferito alle foto dei campi di concentramento in Cambogia pubblicate sul libro “L’illusione del bene” di Cristina Comencini, NdR] e non sono diverse da quelle che fra dieci giorni vedrò andando ad Auschwitz. Sono diversi i colori delle bandiere, sono diverse le motivazioni, ma le vite degli esseri umani sono le stesse. [...] Quel che bisogna dichiarare per essere creduti rispetto a ciò che è stata la storia del comunismo si trova nella vita concreta di milioni di persone. La vita non merita di essere archiviata sotto diverse specie in ragione delle motivazioni che hanno spinto a fare l'una o l'altra cosa, perché il significato di entrambe è lo stesso e cioè la riduzione della libertà, la soppressione della possibilità di vivere la propria vita manifestando le proprie idee e avendo la propria religione".
(W. Veltroni, dichiarazione del 29 ottobre 2007 alla presentazione del libro della Comencini)

«Comunismo e libertà sono stati incompatibili. Io ero un ragazzo, allora, ma consideravo Breznev un avversario, la sua dittatura un nemico da abbattere ».
(W. Veltroni, altra dichiarazione recente)

Alla direzione del neonato Partito Democratico:
ci congratuliamo con tutti voi per la scelta di Walter Veltroni come segretario della nuova formazione politica, alla quale daremo sicuramente il voto alle prossime elezioni. In un momento in cui la denigrazione gratuita del comunismo sta prendendo sempre più piede nella vulgata comune, la scelta di un personaggio che sappia difendere con tanto coraggio la lotta proletaria e l’avversione all’imperialismo americano suscita la nostra gioia più profonda. Grazie per aver restituito forza all’orgoglio di tanti comunisti.

P.S.: Il Walter Veltroni che avete scelto alla guida del PD è quello del 1975-76, vero?

lunedì 12 novembre 2007

Un ragazzo è stato ucciso dalla polizia. "Adesso siate coraggiosi"!

Lettera aperta della redazione di Contropiano

Le parole con cui l´avvocato di Gabriele Sandri, 28 anni, tifoso della Lazio ucciso da un agente di polizia ad una stazione di servizio dell´autostrada, è forse il messaggio più importante da raccogliere. L´avvocato si è rivolto così ai giornalisti accorsi sul luogo dell´uccisione. "Siate coraggiosi questa volta". E da qui occorre partire per sottolineare almeno tre questioni dirimenti, tre questioni che fanno da spartiacque tra un paese ancora formalmente democratico e uno stato di polizia, tra un paese ormai assuefatto a rendere normalità l´emergenza e a rendere l´emergenza normalità.
1) La dinamica dell´uccisione di Gabriele Sandri, che ha fatto esplodere "unitariamente" la rabbia dei tifosi di almeno cinque città diverse, è molto chiara e terribilmente simile a quella di centinaia di altri episodi analoghi in cui né i giornalisti né i magistrati hanno dimostrato di "essere coraggiosi". Le cronache ci consegnano centinaia di episodi di colpi sparati in aria dalle forze dell´ordine che si conficcano mortalmente nella schiena di giovani e meno giovani. Le versioni ufficiali vengono prese per buone, la stampa cessa immediatamente di chiedere, la politica tace e soprattutto acconsente e la magistratura archivia ed assolve. Solo due giorni fa a Perugia c´è stata la manifestazione per chiedere la verità sull´uccisione in carcere di un ragazzo fermato per un po´ di marijuana, mentre è ancora aperta l´inchiesta di Ferrara per la morte di Federico Aldrovandi durante l´arresto. Potremmo richiamare centinaia di casi in cui medici compiacenti hanno stilato referti di fronte a cadaveri tumefatti dalle percosse in cui si limitavano a parlare di morte dovuta ad "arresto cardiocircolatorio" e di magistrati e giornalisti che hanno preso per buone queste versioni ufficiali.
Si tratta dunque di essere innanzitutto coraggiosi per ridare - se possibile in un paese come il nostro - dignità alla giustizia, anche quando si tratta di giudicare uomini in divisa o uomini degli apparati dello Stato. In questo il processo in corso a Genova per la macelleria messicana nelle strade, alla Diaz o a Bolzaneto sarà uno spartiacque storico e morale.
2) Il fatto che i tifosi avversari di squadre diverse si siano uniti in una reazione prevedibilmente rabbiosa contro le forze dell´ordine in tre stadi diverse, dando vita a cortei comuni, deve far interrogare seriamente ed in modo non ipocrita la politica e i sostenitori della sicurezza. Il rapporto tra forze di polizia, carabinieri, vigili urbani e società è diventato un rapporto difficile e per molti versi ostile. Chi ha una divisa vede in tutti gli altri degli imbelli o dei criminali, dei rompipalle o dei nemici. E´ una sorta di fronte interno speculare a quelli che si combattono nei teatri di guerra come l´Afghanistan. Da questo punto di vista, gli stadi sono diventati come le banlieus francesi in cui comunità sociali consolidate o provvisorie subiscono e attaccano i rappresentanti "più a portata a di mano" di un potere ostile. Indicativa in tal senso è una intervista raccolta da Emilio Quadrelli con un tifoso del Catania successiva all´uccisione dell´agente Raciti che spiega molto dello scenario che abbiamo visto realizzarsi quasi contemporaneamente negli stadi di Roma Milano e Bergamo:"Guarda è una cosa molto semplice. Tu abiti in un posto, un altro da un´altra parte e quello da un´altra parte ancora però, in un modo o nell´altro, gli sbirri ti hanno rotto i coglioni e allora, invece di affrontarli singolarmente, in una situazione di debolezza, la questione te la risolvi allo stadio dove la forza che puoi mettere in campo è cento volte superiore. Questo per tanti motivi ma uno è il più importante. Allo stadio, quando partono gli scontri con gli sbirri, coinvolgi praticamente tutti perché, la maggior parte, non aspetta altro che togliersi qualche soddisfazione. Se fai la guerriglia in quartiere per loro è facile localizzarti e isolarti e in più sono capaci di mettere a ferro e fuoco l´intera zona, terrorizzando gli abitanti. Allo stadio, invece, lo spazio di manovra è molto più vasto e loro non possono rifarsi sugli abitanti, soprattutto contro i vecchi e le donne".
3) Liberare lo sport dal business al momento appare impossibile. Ma liberare le curve e gli stadi dagli avvoltoi della politica è possibile e necessario. E´ emblematico e fa ribrezzo il modo con cui due colonnelli di Alleanza Nazionale si sono gettati sui fatti seguiti all´uccisione di Gabriele Sandri. La sera stessa, Ignazio La Russa ha chiamato in diretta Controcampo su Italia 1 e Andrea Ronchi ha chiamato in diretta la Domenica Sportiva sul canale "amico" del TG2. Lo hanno fatto per criticare il governo (nella persona del ministro degli interni Amato), per dire che andavano sospese tutte le partite e soprattutto per cavalcare il popolo delle curve notoriamente influenzato dai gruppi di destra. GLi stadi diventano così concentrazione , diffusione, interlocuzione etarget mediatico per operazioni poco pulite, sciacalli e politici spregiudicati. Dieci giorni fa , infatti, sono stati mandati in campo i giocatori della Roma e della Lazio impegnati nel derby con il lutto al braccio nonostante che la signora Reggiani - aggredita a Tor di Quinto da un immigrato rumeno- non fosse ancora morta. Anche in quel caso lo stadio, le società e il calcio si sono prestati ad una operazione politica e mediatica apertamente preordinata e che ha atteso solo "il caso clamoroso" per mettere in moto gli strumenti di costruzione di una campagna d´ordine e razzista.
Ma è proprio questa campagna sulla sicurezza che ha creato le condizioni affinché un agente di polizia premesse il grilletto contro un ragazzo sull´altro lato dell´autostrada, a decine di metri di distanza e le freddasse. Quell´agente, era convinto che stava facendo quello che la politica, la stampa, il senso comune, la mancanza di coraggio e una consolidata impunità gli avevano chiesto di fare e autorizzato a fare. Da qui dobbiamo partire per riflettere e per mettere a nudo le ipocrisie e i pericoli delle campagne sulla sicurezza.

La redazione di Contropiano, giornale della Rete dei Comunisti

LA "COSA ROSSA" VOTA PER FARE IL NUOVO VERTICE G8 IN ITALIA ALLA MADDALENA

La vergogna della "Cosa Rossa" e' tale che nessuno vuol far sapere che lamaggioranza dei suoi senatori ha respinto l'emendamento alla Finanziariapresentato da Franco Turigliatto per la soppressione del finanziamento di 30milioni per realizzare il vertice G8 alla Maddalena: tutta SinistraDemocratica, tutto il Pdci, quasi tutti i Verdi (esclusi Bulgarelli eSilvestri) e - nonostante l'invito di voto a favore di Haidi Giuliani - unabuona parte di Rifondazione, hanno votato contro.Come si puo' votare in questo modo e poi presentarsi a Genova a manifestareil 17 novembre?Dopo l'astensione (che al Senato significa voto contro) sull'emendamento percancellare la berlusconiana esenzione dell'Ici per la Chiesa e dopo ilrespingimento di tutti gli emendamenti sociali (recupero fiscal drag,tassazione rendite, tobin tax, taglio delle spese per armamenti e missionimilitari, ) la "Cosa rossa", in nome della fedelta' all'alleanza di governo,produce ora uno strappo con la sua storia anche su un provvedimento politicoe simbolico, che tra l'altro farebbe risparmiare alle casse dello Stato 30milioni di euro. E non si dica che su questo sarebbe caduto il governo (215tra contrari e astenuti, 86 favorevoli all'emendamento)! Siamo all'appiattimento totale sulle politiche liberiste e di guerra del governo, comeanche il sostegno al decreto sicurezza dimostra inequivocabilmente.

CONTRO IL RAZZISMO, CONTRO IL "PACCHETTO SICUREZZA" DEL GOVERNO, PER L'UNITA' TRA LAVORATORI IMMIGRATI ED ITALIANI

In questi giorni la campagna razzista che punta a criminalizzare noi lavoratori immigrati ha subito un vero e proprio salto di qualità.Le misure varate dal governo colo cosidetto "pacchetto sicurezza", le urla e le richieste dell'opposizione di centrodestra e le aggressioni squadristiche contro i lavoratori rumeni, sono tutte facce della stessa medaglia. L'obiettivo di fondo è quello di dividere e terrorizzare noi immigrati e di suscitare e far crescere tra i lavoratori italiani diffidenza ed odio nei nostri confronti. Vogliono scatenare una guerra tra poveri!Nell'edilizia, nel settore alberghiero, nella ristorazione, nel lavoro di cura verso i bambini e gli anziani, nell'agricoltura e nelle fabbriche del Nord siamo ormai in tanti e le aziende e le famiglie italiane non possono fare a meno di noi.Padroni e padroncini hanno bisogno di noi come del pane, ma ci vogliono tenere come bestie da fatica con pochi o senza diritti.Contro tutto ciò il 27 e il 28 ottobre siamo scesi in piazza in migliaia a Brescia e a Roma (manifestazioni ben riuscite di cui non a caso praticamente nessun giornale ha dato notizia) e contro tutto ciò continueremo a batterci.Invitiamo tutti a partecipare allariunione che si terrà martedì 12 novembre alle 20,00 a Via Nino Bixio, 12per decidere e organizzare insieme le iniziative di lotta da prenderecontro il "pacchetto sicurezza" contro le aggressioni razziste e una sanatoria generalizzata per tutti gli immigratiQuanto più saremo ricattati noi immigrati, tanto più sarete ricattati voi italianiQuanto più saremo forti noi lavoratori immigrati, tanto più sarete forti voi lavoratori italianiComitato Immigrati in Italia - Roma

domenica 11 novembre 2007

Contro la repressione. Per il diritto al dissenso. Solidarietà ai compagni di Spoleto arrestati

L’Associazione marxista “Unità Comunista”, aderente al Coordinamento per l’Unità dei Comunisti, esprime sdegno e costernazione per l’ennesimo episodio intimidatorio messo in atto dalle forze della repressione al soldo del governo imperialista italiano, teso a colpire per l’ennesima volta quanti lottano e si oppongono alle politiche guerrafondaie, antisociali ed antipopolari perpetrate dai vari governi di centro destra e centro sinistra. Con un blitz notturno in stile film poliziesco hollywoodiano con tanto di elicotteri e ROS in passamontagna, cinque compagni di Spoleto sono stati prelevati dalle loro case ed arrestati con la solita accusa di associazione sovversiva. Sulla base di un teorema ridicolo, e servendosi dell’articolo 270 bis ereditato dal Codice Rocco promulgato in era fascista, le forze repressive, con l’appoggio della stampa e dei mass media ad esse asserviti, hanno etichettato i compagni spoletini come “pericolosi anarchici insurrezionalisti pronti a passare dalla fase del proselitismo e diffusione delle proprie idee, a quella della lotta armata”. In realtà Michele, Fabrizio e gli altri compagni di Spoleto sono colpevoli semplicemente di opporsi, con la loro attività quotidiana e alla luce del sole, alle logiche di speculazione e di maltrattamento ambientale, colpevoli di combattere, al fianco dei movimenti e delle popolazioni locali, ogni tentativo portato avanti dai governi nazionali e locali di consegnare beni pubblici fondamentali nelle mani di affaristi senza scrupoli, colpevoli di lottare per una società libera dal profitto e dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura. Contro questi compagni si è levato il plauso bipartisan da parte di esponenti di centrosinistra, nazionali e locali, con in testa il Presidente della Regione Umbria Lorenzatti, i quali si sono congratulati con le forze dell’ordine per l’efficacia dell’operazione“antiterrorismo”: l’ipocrisia e la sfacciataggine di questi mestieranti della politica sono davvero senza limiti! Tutto ciò in un contesto caratterizzato negli ultimi mesi da un’ondata repressiva indiscriminata e a trecentosessanta gradi: prima gli arresti nel nord-est, finalizzati a depotenziare l’ondata di mobilitazioni contro la base NATO Dal Molin di Vicenza; poi la repressione dei compagni dei centri sociali, Gramigna e Askatasuma; quindi gli sgomberi di case e centri sociali a Roma e Milano; infine, negli ultimi giorni, prima l’ondata di licenziamenti e di intimidazioni nei confronti di operai e compagni del sindacalismo di base a Milano, Melfi e Taranto, e infine l’ignobile sentenza con cui la magistratura borghese decreta, per i compagni indagati per i fatti di Genova, pene per oltre due secoli di galera. Sembra essere tornati indietro di 50anni all’epoca del maccartismo, quando sotto l’accusa di essere comunisti o anarchici, centinaia di persone venivano arrestate senza neppur disporre delleforme più elementari di tutela legale. Questo è il nuovo modello disocietà che ci prospetta il nuovo Partito Democratico: legge, ordine e repressione per i proletari e per chiunque lotti per i diritti sociali, profitti, favori e protezioni di ogni tipo per padroni, affaristi e politicicorrotti. Oggi centrodestra e centrosinistra e i loro lacchè dei massmedia di regime, per coprire agli occhi del popolo le loro vergogne, si inventano una nuova categoria sociologica: la categoria del terrorista. Non più quindi il tradizionale dualismo tra proletariato e borghesia, tra lavoratori e padronato, tra sfruttati e sfruttatori, ma la sostituzione della prima con una nuova classe: quella dei terroristi. Terroristi sono coloro che lottano contro le politiche di distruzione ambientale; terrorista viene definito chi si oppone alle politiche che vanno contro gli interessi dei lavoratori; terroristi sono quelli che lottano per veder riconosciuti i propri diritti, che lottano per il diritto allo studio, al lavoro, alla casa, all’assistenza; terrorista è chi si oppone all’occupazione della propria terra; in poche parole terrorista è chi non si assoggetta alle politiche delle elité borghesi e che ha ancora la forza, la volontà di lottare per un mondo diverso. Un’etichetta, quella di terrorismo, utilizzata dai governi borghesi per legittimare la repressione delle avanguardie delle lotte, e della quale abusano i mass-media borghesi per incutere tra l’opinione pubblica un clima di paura e di costante tensione e apprensione, e per scoraggiare i settori della popolazione che manifestano una certa sensibilità alle problematiche sociali. In realtà, pensiamo che questa escalation repressiva sia sintomo di debolezza e nervosismo da parte del governo Prodi e del centrosinistra nazionale e locale, i quali evidentemente iniziano a rendersi conto del malcontento montante nel paese e della loro impotenza di fronte alla ripresa delle lotte sociali e delle mobilitazioni popolari contro le loro politiche di guerra e precarietà, e, non riuscendo a contenere il dissenso, usano la repressione come unica arma che gli resta adisposizione. Non è un caso se questo ed altri atti intimidatori avvengano proprio alla vigilia dello sciopero generale del sindacalismo di base del 9 novembre contro l’ignobile accordo tra governo-Confindustria e Cgil-Cisl-Uil, teso ad aumentare l’età pensionabile e ad introdurre norme ancor più schiavistiche e precarizzanti nei rapporti lavorativi. Come compagni e compagne dell’Associazione Unità Comunista, ci stringiamo attorno al nostro compagno Aurelio Fabiani, padre di Michele e lui stesso vittima di un intollerabile atto intimidatorio attraverso il sequestro del computer e del materiale politico da esso prodotto, nonché alle famiglie degli altri quattro compagni arrestati.Certi che tale operazione, dalla connotazione più politica e mass-mediatica che giuridica, si sgonfierà nei prossimi giorni e restituirà i compagni colpiti ai loro quotidiani compiti di lotta e mobilitazione, cogliamo l’occasione per ribadire con forza la nostra ferma volontà di opporci a qualsiasi forma di repressione delle lotte.
LIBERTA’IMMEDIATA PER I COMPAGNI ARRESTATI

CONTRO LA REPRESSIONE E LA VIOLENZA BORGHESE

SOLO LA LOTTA DI CLASSE PAGA

PER IL 90° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA

A 90 anni dalla Rivoluzione proletaria dell’Ottobre 1917, riteniamo importante riflettere collettivamente sulla validità di alcuni dei princìpi e dei valori universali che quella ricca esperienza storica ci ha lasciato. Uno di questi, ultimamente trascurato, risiede nel fatto stesso che fu la prima, duratura, vittoria proletaria contro il dominio della borghesia. L’Ottobre del ’17 ha dato avvio all’epoca, ancora aperta, delle Rivoluzioni proletarie contro un sistema in putrescenza, il capitalismo monopolista, ossia l’imperialismo, in pieno declino. Un sistema basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, delle nazioni sulle nazioni, che non è in grado di garantire la stessa sopravvivenza dell’umanità e del pianeta, incapace di rispondere alle più elementari necessità sociali, quali l’acqua, il cibo, la casa, il lavoro e che, nella bramosa ricerca del profitto, sta cannibalizzando la società in un tragico binomio fatto di guerra e miseria.Nella volontà e capacità di farla finita con un tale, ingiusto sistema, secondo noi risiede il valore fondamentale della Rivoluzione bolscevica. A questi valori universali, riteniamo che vadano aggiunti i princìpi politici generali contenuti nella Rivoluzione bolscevica, che rappresentano un fondamentale patrimonio politico ed ideologico, che il proletariato non deve fare l’errore di sottovalutare, peggio ancora dimenticare. Questi mantengono intatta la loro validità storica e possono rappresentare un importante stimolo di riflessioni per chiunque voglia cimentarsi seriamente con l’elaborazione di una filosofia della prassi, in grado di far agire le contraddizioni insite nel capitalismo, per il suo stesso superamento.Per questo abbiamo deciso di promuovere ed organizzare un Incontro nazionale che, nella fase attuale, tenti di rileggere l’esperienza bolscevica, dibattendo sui temi:

- la costruzione dell’avanguardia politica del proletariato, come tappa strategica leninista del processo rivoluzionario;- la dialettica tra lotta politica e lotta economica, nel quadro dello sviluppo della contraddizione antagonista tra Stato (borghese) e Rivoluzione (proletaria); - la Rivoluzione bolscevica e l’Autodecisione delle nazioni;- la Rivoluzione proletaria nei paesi della “periferia”: l’esempio del Nepal.

Lo scopo di questa iniziativa politica, rivolta a tutti quelli che si battono genuinamente per cambiare lo stato presente delle cose, è quello di contribuire a rimettere in circolo ed attualizzare politicamente categorie troppo frettolosamente accantonate. Nello sfondo dell’egemonia borghese ed opportunista, in un conflitto di classe artificiosamente mantenuto a bassa intensità, soprattutto dallo sforzo concentrico condotto da apparati repressivi, il sistema dei mass-media e sindacati confederali, che insieme rappresentano punti strategici su cui poggia il piano del moderno Stato imperialista. A questo abbiamo voluto aggiungere la voce degli oppressi che vivono nei paesi della “periferia” del sistema, che vivono doppiamente, sulla loro pelle, gli effetti nefasti delle politiche di rapina internazionale e della guerra imperialista.

Domenica 18 novembre ore 10,30c/o il CPO “La Fucina” - Sesto San Giovanni, via Falck 44

All’Incontro sarà presente il Presidente del Democratic Repubblic Fronte of Europe del Nepal

9 NOVEMBRE: SCIOPERO E CORTEI OLTRE LE PIU' ROSEE PREVISIONI

Eravamo fiduciosi che lo sciopero generale e generalizzato di oggi e i cortei in 32 città avrebbero dato buoni risultati: ma la realtà è andata oltre le nostre più rosee previsioni. Gli scioperanti nei principali comparti del lavoro pubblico e privato hanno abbondantemente superato i due milioni: ma tantissimi precari, che operano in situazioni ove è difficile quantificare con precisione, si sono aggiunti allo sciopero. In piazza più di quattrocentomila lavoratori/trici, precari e studenti hanno affollato i cortei, con presenze particolarmente rilevanti a Roma e Milano dove si sono superate le 50 mila persone. I trasporti urbani nelle principali città sono rimasti bloccati con punte del 70% e medie intorno al 50%. Bloccato l'aereoporto di Roma e gravi difficoltà per il traffico di altri aereoporti nonchè a quello ferroviaro. Nelle più importanti città il 50% delle scuole non ha funzionato o ha visto presenze minime al lavoro. Buoni i risultati negli ospedali, nel pubblico impiego in generale e in tante e importanti fabbriche (quelle del gruppo Fiat in primo luogo). Ma tante presenze studentesche, di migranti e movimenti per la casa nei cortei e la massiccia partecipazione dei precari dei Centri sociali dimostrano che questo sciopero ha unito giovani e meno giovani, lavoratori relativamente stabili e precari, stanziali e migranti in una corale protesta contro le politiche economiche, sociali e securitarie del governo Prodi. I Cobas e gli altri sindacati di base come Cub e SdL sono stati il fulcro della protesta per cancellare il Protocollo del 23 luglio che massacra il sistema pensionistico e rende permanente la precarietà del lavoro; per abrogare la legge 30 e il pacchetto Treu; contro la Finanziaria, che dà soldi solo al padronato, e la politica economico-sociale del governo Prodi; per il diritto al lavoro stabile e al reddito; per difendere e potenziare la scuola, la sanità e i servizi sociali pubblici; per il taglio drastico delle spese militari; contro le politiche securitarie, li decreto nazistoide "anti-romeni e anti-rom", il razzismo e la xenofobia; per dire no al monopolio Cgil-Cisl-Uil sui diritti sindacali e per la democrazia nei luoghi di lavoro. Il monito ad un governo che pratica il berlusconismo senza Berlusconi è fortissimo. Ma la lotta non si ferma qui: da domani, unitariamente, concorderemo altre iniziative di protesta che esercitino la massima pressione nei confronti di un Parlamento sordo alle esigenze dei salariati e dei settori popolari e ad un governo che dà soldi solo al padronato e per le spese militari mentre impoverisce sempre più salari e servizi sociali.

Confederazione Cobas

giovedì 8 novembre 2007

Comunicato stampa contro lo strumentalismo del PRC

Lo sciopero generale e generalizzato del 9 Novembre è convocato su una piattaforma di opposizione alle politiche antipopolari del governo Prodi. Riteniamo perciò contraddittoria la partecipazione organizzata del Partito della Rifondazione Comunista. Non si può sostenere che lo sciopero del 9 sia, come afferma il PRC in una nota, "un richiamo forte e significativo al programma dell'Unione". Al contrario si tratta di uno sciopero convocato su una piattaforma che contiene al suo interno, ad esempio, l'abolizione della legge 30 e del pacchetto Treu che nè le politiche, nè il programma di questo governo mettono in discussione.
Riteniamo quindi strumentale la partecipazione del PRC che evidentemente utilizza la piazza come contraltare di concertazione col governo.
Se il PRC volesse dimostrare un atto di coerenza politica con la piattaforma di convocazione dello sciopero del 9 dovrebbe immediatamente abbandonare il governo confindustriale di Prodi e porsi all'opposizione al fianco dei lavoratori che scenderanno in piazza. Non un appoggio estrerno, come successo in Regione, ma una collocazione strategicamente alternativa ad entrambi gli schieramenti.

- Coordinamento per l’Unità dei Comunisti – CUC Calabria
- Mc Partito Comunista dei Lavoratori - Cosenza

domenica 4 novembre 2007

Sciopero generalizzato contro il governo Prodi e le sue politiche antipopolari

Con la firma degli accordi del 23 Luglio, governo Prodi e Cgil-Cisl-Uil hanno gettato definitivamente la maschera, confermandosi ancora una volta i principali avversari del movimento dei lavoratori, dopo aver messo in atto lo scorso anno la scandalosa operazione di furto del TFR.
All’indomani di un primo anno di centrosinistra tutto all’insegna di tagli, finanziarie lacrime e sangue, aumenti alle spese militari e regali di ogni tipo ai padroni amici di Confindustria, ora è la volta delle pensioni. L’obiettivo del padronato era quello di alzare l’età pensionabile. Detto…fatto… Al posto del famigerato “scalone”, previsto dalla Legge Maroni (che dal 1/1/2008 prevedeva il passaggio da 57 a 60 anni per accedere alla pensione di anzianità), si introduce un accordo addirittura peggiore con 4 “scalini” che innalzano l’età pensionabile fino a 61 anni con 36 anni di contributi o 62 anni con 35 anni di contributi fino al 2013: dunque addio pensione di anzianità!
Al danno si aggiunge la beffa del taglio delle pensioni attraverso una riduzione automatica dei coefficienti a partire dal 2010, che penalizzerà fortemente chi andrà in pensione col metodo contributivo.
Non solo: ben lungi dal cancellarla, questo “Protocollo d’intesa” riconferma gran parte delle figure contrattuali precarie della Legge 30 (apprendistato, contratti a termine, lavoro a tempo parziale, a progetto, occasionale…), prevedendo addirittura la possibilità per il padrone di reiterare oltre i tre anni i contratti a tempo determinato.
Con lo stesso accordo, ancora una volta, si regalano i soldi dei lavoratori ai padroni utilizzando la cassa dell’INPS per “gli sgravi del costo del lavoro” e si regala a Confindustria la detassazione degli straordinari, che provocherà una diminuzione delle entrate all’INPS, una riduzione delle assunzioni e forti aumenti di profitto per i padroni! Anche la riduzione della spesa pubblica passerà attraverso l’accorpamento degli enti previdenziali (INPS-INAIL) che produrrà tagli di posti di lavoro e un probabile aumento dei contributi che gravano sulle busta paga.
Questo è il governo della repressione e dei licenziamenti delle avanguardie.
I padroni, quando non possono gestire o corrompere gli attivisti sindacali, li licenziano!
Chiunque si è opposto ai piani di ristrutturazione dell’azienda o si è impegnato in prima fila nel difendere gli interessi e i diritti dei propri compagni di lavoro, è stato licenziato, e nel caso dei sindacati confederali, espulso dall’organizzazione. E’ il caso di moltissimi operai e delegati dal Nord al Sud, da Pomigliano a Termoli, da Vibo Valentia a Milano. Eppure, le contestazioni ad Epifani, Pezzotta, Angeletti e ai loro soci nel corso delle assemblee sindacali nelle principali fabbriche, sono la dimostrazione di un malcontento diffuso a cui abbiamo l’obbligo di dare voce e rappresentanza, a livello sia sindacale che politico.

In primo luogo, va resa esplicita la nostra opposizione a questo governo. Da che mondo è mondo, le grandi mobilitazioni si rivolgono non solo contro i singoli provvedimenti di un governo, ma contro il governo stesso in quanto artefice di quelle leggi, dunque controparte per definizione di chi scende in piazza.
Noi dobbiamo dire con chiarezza che scendiamo in piazza contro questo governo, poichè esso si è dimostrato per i lavoratori non molto diverso dal governo Berlusconi, in quanto è riuscito a portare avanti con la complicità dei sindacati di regime e della cosiddetta “sinistra radicale” quelle politiche di macelleria sociale che a Berlusconi erano state impedite con le mobilitazioni di piazza, e che gli sarebbero impedite comunque se tornasse al potere.

Chi ha sottoscritto e sostenuto l’accordo (Prc, PdCI, Verdi e SD erano e sono al governo), ipocritamente, vorrebbe farci credere che l’ennesima truffa perpetrata ai danni dei lavoratori possa essere emendata e resa quindi accettabile, barattando magari qualche lavoro usurante in più o qualche mese di proroga per i tempi determinati in meno.
Al di là delle evidenti stonature fra le dichiarazioni dei manifestanti e quelle dei politicanti, il vero scopo della manifestazione del 20 ottobre è stato quello di ridar fiato ad una sinistra sempre più di governo e sempre meno “radicale”, di far recuperare credibilità ai vari Bertinotti, Giordano, Diliberto, Mussi, ecc., oramai screditati anche presso la base dei loro stessi partiti.

In occasione del referendum-farsa indetto da Cgil-Cisl-Uil, le organizzazioni politiche e sindacali di base si sono presentate in ordine sparso (talune lavorando a rafforzare il fronte del NO, altre praticando il boicottaggio della consultazione), ma ora siamo tutti chiamati a proseguire le mobilitazioni sui territori e nei singoli luoghi di lavoro, affinché la giornata del 9 novembre non rappresenti un appuntamento isolato, ma sia il punto di approdo e di convergenza di una campagna di massa, che attraversi i rinnovi del contratto dei metalmeccanici e di altri importanti settori e le iniziative di opposizione alla guerra e allo scempio dei nostri territori, come quella di Vicenza a metà dicembre.
Per questa ragione invitiamo a costruire dal basso, in ogni luogo di lavoro e su ogni territorio, comitati di lotta unitari contro il governo Prodi e tutte le sue politiche, del lavoro, sociali e di guerra.


- NO ALL’ACCORDO TRUFFA DEL 23 LUGLIO;
- CONTRO TUTTI I LICENZIAMENTI;
- CONTRO IL CARO VITA, RIVENDICHIAMO FORTI AUMENTI SALARIALI;

- NO ALLA PRECARIETA’: PER LA CANCELLAZIONE DELLA LEGGE 30, DEL
PACCHETTO TREU E DI TUTTE LE NORME PRECARIZZANTI;
- RIPRISTINO DELLA SCALA MOBILE;
- SALARIO GARANTITO A DISOCCUPATI E PRECARI;
- RIDUZIONE GENERALIZZATA DELL’ORARIO DI LAVORO A PARITÀ DI

SALARIO E SENZA CONTROPARTITE DI FLESSIBILITÀ;
- NO ALLE GRANDI OPERE (TAV, INCENERITORI, ECC.) CHE INQUINANO E

UCCIDONO PER SODDISFARE LA FAME DI PROFITTI;
- CONTRO IL GOVERNO PRODI E LE SUE POLITICHE ANTIPOPOLARI;
- CONTRO OGNI GUERRA IMPERIALISTA: FUORI LA NATO DALL’EUROPA;
- RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DA TUTTI I FRONTI DI GUERRA;

FUORI E CONTRO IL BIPOLARISMO
PER UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE POLITICA COMUNISTA


Coordinamento per l’Unità dei Comunisti - CUC CALABRIA
Cosenza 9 Novembre 2007
Partenza corteo P.zza Fera ore 9.30
SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO

Contro il governo del capitale e dei padroni


CONTRO LA DERIVA SECURITARIA, LIBERTA’ PER I COMPAGNI DI SPOLETO E VERITA’ PER ALDO BIANZINO!

Con il passare dei giorni, la montatura contro i cinque giovani compagni di Spoleto mostra tutta la sua inconsistenza. Nessun elemento concreto è stato portato a riscontro di un teorema sfociato in un’operazione tanto spettacolare, quanto provocatoria, e questo legittima la prospettiva che non di “antiterrorismo” si tratti, ma di una manovra tutta politica sulla pelle di cinque persone e rivolta contro le battaglie per la salvaguardia dell’ambiente che i cinque compagni hanno contribuito ad animare, contro gli scempi perpetrati in nome del profitto di speculatori locali e multinazionali.
Nonostante la sempre più evidente strumentalità dell’operazione Brushwood, i cinque compagni rimangono in carcere, lo stesso carcere dove ha perso la vita Aldo Bianzino, arrestato per possesso di alcune piantine di marijuana e poi trovato morto nella sua cella, con evidenti segni di percosse che fanno pensare ad un vero e proprio pestaggio.
Lanciati nella loro rincorsa alla destra sul terreno dell’autoritarismo e delle leggi liberticide, in troppi a “sinistra” stanno tacendo su quello che accade in Umbria, e non solo: vogliamo ricordare che, con accuse simili a quelle dell’operazione “Brushwood”, sono stati inquisiti (e licenziati) alcuni operai della Fiat di Melfi, anche qui nel silenzio generale della “sinistra”. E’ dunque in atto un processo che, con il pretesto della “sicurezza”, sta mettendo a rischio i più elementari diritti democratici di tutte e tutti noi.
La convocazione di una manifestazione nazionale a Perugia, il prossimo 10 novembre, per pretendere la verità sulla morte di Aldo Bianzino e rivendicare la liberazione dei cinque compagni di Spoleto è la dimostrazione che ci si può e ci si deve opporre con la lotta alla deriva securitaria che sta investendo questo Paese e con la quale i poteri forti e il governo che li rappresenta tentano di nascondere il drammatico peggioramento delle condizioni materiali di milioni di lavoratori e di famiglie.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla manifestazione del 10 novembre a Perugia, perché il conflitto sociale e la mobilitazione di massa sono le sole garanzie contro ogni involuzione antidemocratica ed autoritaria.

LIBERTA’ PER I COMPAGNI DI SPOLETO!

VERITA’ PER ALDO BIANZINO!

SABATO 10 NOVEMBRE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A PERUGIA
Partenza alle ore 15 Piazzale Bove

Coordinamento per l’Unità dei Comunisti

mercoledì 24 ottobre 2007

I MOSTRI ANARCO-ISLAMICI E LA COLPA DI ESSERE PADRE

COMUNICATO DEL COORDINAMENTO PER L’UNITA’ DEI COMUNISTI

Esprimiamo il nostro sdegno per la montatura mediatica che sta accompagnando la vicenda dei compagni umbri arrestati per “terrorismo”, con grande spiegamento di forze terrestri ed aeree: mancavano gli incrociatori e i sommergibili, ma solo perché l’Umbria non è bagnata da alcun mare.
A fronte degli addebiti contestati, appare evidente la sproporzione dell’
apparato messo in campo e della risonanza mediatica, come se con questi arresti si volessero coprire le denunce e le mobilitazioni che, in Umbria, disvelano il malaffare politico che alligna all’ombra delle giunte di centrosinistra.
Non ci stupisce la sintonia fra i commenti della governatrice dell’Umbria, signora Lorenzetti, e quelli dei fascisti locali, i quali gioiscono per “l’
efficienza e l’abnegazione delle forze dell’ordine” e si spingono fino a delirare di un’Umbria “crocevia internazionale di terrorismo e fondamentalismo” e di “saldatura tra cellule dell'ultra-sinistra ed il fondamentalismo islamico”.
I reati contestati non vanno oltre alcuni danneggiamenti a cantieri locali, scritte murali ed una lettera anonima, contenente un proiettile, inviata alla governatrice dell’Umbria. A fronte di queste accuse, un’operazione sensazionalistica, sbattuta in apertura da tutti i telegiornali, gli stessi che si guardano bene dal riferire dell’impegno ambientalista, alla luce del sole, contro gli scempi che devastano le zone più belle dell’Umbria, impegno proprio dei giovani arrestati.
In questa vicenda, che segnala una pericolosa deriva autoritaria bipartisan, si colloca la provocazione contro il compagno Aurelio Fabiani, consigliere comunale a Spoleto e padre di Michele, uno dei giovani arrestati: ad Aurelio - dirigente del Coordinamento per l’Unità dei Comunisti - è stata perquisita l’abitazione e sequestrati computer e documenti, con la motivazione che la sua casa era frequentata da uno degli indagati, cioè suo figlio.
Siamo vicini ad Aurelio ed ai giovani arrestati, e ci impegniamo alla mobilitazione contro ogni montatura e per continuare le denunce e le mobilitazioni che li hanno visti protagonisti e che, ne siamo certi, li rivedranno presto al loro posto di lotta.

Roma, 23.10.2007

martedì 16 ottobre 2007

Per una scuola Pubblica, Laica, senza Precarietà

Un nuovo anno scolastico è appena iniziato, oltre 7 milioni e 700 mila alunni italiani hanno da poche settimane fatto rientro in classe. Quello che da poco ha avuto inizio sarà l’ennesimo anno scolastico all’insegna della precarietà, di scuole e strutture fatiscenti, di continui incrementi dei finanziamenti a favore delle scuole private a discapito di quelle pubbliche, di aumenti incontrollati dei costi dei libri di testo che vanno ad appesantire ulteriormente la situazione di disagio economico delle famiglie italiane, per non parlare delle continue mini riforme tappa-buchi che non fanno altro che creare instabilità all’interno del già fragile sistema scolastico nazionale e confusione tra gli studenti che hanno avuto la sfortuna di iscriversi a scuola sotto le fausti direttrici del precedente governo Berlusconi e coloro che si iscriveranno a scuola sotto le altrettanto sciagurate politiche del governo Prodi. Tra le novità più importanti previste si rilevano: sezioni primavera, modifica degli esami di licenza media, obbligo a 16 anni e ripristino degli "esami di riparazione". Inoltre nell’opera di privatizzazione di quei pochi servizi elargiti gratuitamente dallo Stato, le scuole (alla luce della già nota autonomia scolastica di berlingueriana e morattiana memoria) al fine di attuare il completo processo di autonomizzazione diverranno delle fondazioni, aperte ai soldi dei privati, in modo da non gravare sull’economia dello stato che potrà così senza problemi impiegare i soldi nel riarmamento, nelle guerre e nel finanziamento alle imprese. Per chi non lo sapesse, dicesi Fondazione “un'istituzione privata riconosciuta come persona giuridica, che ha a disposizione un patrimonio da destinare a determinati scopi, senza fini di lucro”. Ma non sono solo le persone singole a poter investire direttamente nell’Istituto, anche le imprese o gli enti locali potranno “devolvere” parte dei propri capitali al finanziamento delle scuole. Ovviamente questa operazione è un do ut des. Quali vantaggi possono ricavare le imprese? Facile entrare direttamente all’interno degli organi dirigenziali delle istituzioni scolastiche, assumendo all’interno di questi un ruolo tutt’altro che secondario potendo disporre di potere decisionali e dell’ “arma” del ricatto economico (o tu scuola fai ciò che mi garba, o io azienda ti taglio i finanziamenti!!!). Quindi in sostanza anche la scuola pubblica diventerà sempre più assoggettata agli interessi dei privati portando cosi a compimento i disegni di ristrutturazione tanto desiderati dai governi borghesi di centro sinistra e destra. Nel frattempo il governo, sempre più assoggettato ai diktat della banca europea, e dei poteri forti nazionali (Confindustria, Vaticano e Logge massoniche) non compie alcuna misura a sostegno dei lavoratori e delle famiglie, sempre più povere e costrette ad enormi sacrifici per poter garantire ai propri figli quel diritto allo studio garantito dallo Stato solo sulla carta. La Guardia di finanza, su ordine dell'Antitrust, comincia a verificare i prezzi dei libri di testo, che sono saliti realmente alle stelle in appena un anno: secondo l'Adoc, nella scuola secondaria di secondo grado, rispetto al 2006, sarebbero lievitati del 12%. In ogni caso una cosa è certa per entrare in possesso di tutti i testi scolastici le famiglie devono mostrarsi disponibili a spendere anche fino a 700 euro. Per non parlare della continua precarietà degli insegnanti (non quelli di religione!!!) divisi ancora in varie fasce, che giustamente (in base ai ragionamenti di chi scarica il proprio mal-governare sui lavoratori precari) diventano ora oggetto di provvedimenti disciplinari qualora non producano come gli insegnanti di riferimento delle scuole private. Cosa si può rimproverare agli insegnati Italiani che percepiscono uno degli stipendi più bassi a livello europeo e sono soggetti sempre a continua precarietà lavorativa, data la non assunzione definitiva, se non di essere succubi di un sistema sociale che in sostanza ha smantellato i diritti basilari previsti dalla nostra Costituzione? Tale discorso ovviamente si estende anche al personale ATA operante nella scuola e a tutte quelle figure che vi collaborano per un buon andamento dello svolgimento dell’anno scolastico. Scuole sempre più fatiscenti, strutture non idonee ad accoglier gli studenti, testi scolastici sempre più cari, abbandonando nel dimenticatoio di pratiche come il comodato d’uso, solo per accontentare le case editrici che devono speculare sulla disperazione delle famiglie che non arrivano più a fine mese; per non parlare degli studenti stranieri che sono in netto aumento rispetto agli anni passati che si vedono soggetti a discriminazioni continue ed a frequentare delle lezioni in aule dove spadroneggia ancora il simbolo della incidenza del Vaticano in questo Bel Paese che è Laico solo sulla carta…
Alla luce di tale stato di cose è necessario sin da ora creare mobilitazioni e sollevare coscienza critica tra gli studenti, insegnanti e lavoratori all’interno delle scuole.
Lottiamo per:
• L’abolizione delle riforme Ruberti-Zecchino/Berlinguer-Moratti e delle direttive sull’istruzione
imposte dall’Europa dei banchieri
• La cancellazione di ogni forma di selezione di classe, per un vero diritto allo studio
• Stabilizzazione del personale tecnico amministrativo e dei ricercatori precari
• Più finanziamenti all’università, ricerca e scuola pubblica


Unità Comunista - Vibo Valentia

Contro l’aziendalizzazione della scuola e dell’università. Contro la mercificazione della cultura. Per il diritto allo studio.

Il sistema universitario italiano, per come oggi strutturato ha assunto a tutti gli effetti la connotazione di un azienda, e ciò, anche per chi non vive organicamente in contatto col mondo accademico è comunque percepibile dalla terminologia utilizzata: gli studenti si trasformano in fruitori, l’insegnamento diviene un’offerta, i docenti e presidi, divengono dirigenti occupando sulla scala gerarchica posti di maggiore o minore “prestigio”. Inoltre l’invadenza delle aziende è ormai dilagante, queste divengono le principali sostenitrici finanziarie, sfornano soldi per ricerche (influenzando ad un senso l’impostazione delle stesse), sponsorizzano nuovi curricula di studi finanziati e gestiti indirettamente dalle grandi imprese (vedi a d esempio ingegneria dell’automobile a Torino finanziata dalla FIAT, ingegneria pneumatica a Milano voluta dalla Pirelli, scienze dell’alimentazione a Parma voluta dalla Barilla). Si tratta «non di istituti di cultura dove lo studente si forma nella crescita individuale e collettiva, sviluppando un sapere critico come metodo d’indagine del reale, bensì sono agenzie di formazione professionale dove la forza lavoro intellettuale viene addestrata a rispondere alle esigenze delle classi dominanti e del mercato»
Ciò che a tutti gli effetti si è ereditato dal mondo aziendale, è il senso di precarietà esistenziale che caratterizza studenti e ricercatori e alcune fasce di docenti, (quelli a contratto ad esempio) nonché quello stato di alienazione esistenziale derivante dall’impostazione che l’azienda-università ha oggi assunto.
Cosi come nell’azienda di impostazione fordista, l’operaio chino sulla catena di montaggio, è in contatto solo col pezzo meccanico da assemblare, senza la possibilità di entrare in relazione con gli altri operai che vivono la sua stessa condizione di marginalità e di sfruttamento salariale, e dunque viene annullata ogni possibilità di prendere coscienza collettivamente della propria condizione di sfruttati; allo stesso modo nell’università italiana di impostazione berlingueriana prima e morattina poi, l’università per come impostata, annulla ogni possibilità di coesione e aggregazione studentesca, gli strumenti dei test di selezione, i concorsi per le borse di studio producono tra lo studentato un conflitto tra chi potrà favorire di determinati servizi (mense, trasporti, alloggi, libri) e chi invece verrà tagliato fuori, tra chi potrà frequentare i corsi e la facoltà desiderata e chi invece dovrà iscriversi altrove, e dunque indirettamente si produce il risultato di evitare che gli studenti possano coalizzarsi e prendere coscienza della propria condizione di proletarizzazione.
Nell’attuale sistema universitario con il 3 + 2, lo studente non vive la propria esperienza formativa al fine di apprendere nuovi saperi e conoscenze, ma al contrario questa è tesa a superare i moduli didattici e ottenere i crediti formativi che permettono di superare l’anno, di ottenere borse di studio, di poter conseguire nuovi moduli. Il numero chiuso per accedere al corso di studi, i test d’ingresso, la didattica modulare, non fanno altro che incentivare quell’ individualismo più esasperato, valore centrale dell’attuale società del consumismo, nonché produrre quotidianamente quelle selezioni tra chi può e chi non può, tra chi vale e chi non vale, tra chi entra e chi verrà lasciato fuori. Anche l’Università della Calabria, nata negli anni 60 come input per lo sviluppo socio-culturale, economico e produttivo (almeno si sperava) della Calabria, come elemento per cercare di arginare l’emigrazione allora (e ancora oggi) dilagante di lavoratori e studenti, come fonte occupazionale, ha deluso le attese e finalità per le quali era nata.
Proprio in questo momento in cui leggiamo questo volantino oltre 3000 (se non più) ragazzi verranno lasciati fuori dall’università della Calabria. Alcuni esclusi in base al voto del diploma superiore, ad altri si fornirà la falsa speranza di potercela ancora fare “basta affrontare e superare il test di selezione”, o comunque aspettare ad ottobre le surroghe. Molti perderanno un anno nel loro percorso di studio, o emigreranno in altre regioni per poter studiare, il che comporterà lo spopolamento dei nostri territori, la fuga dei intere generazioni, e un peso non indifferente per le famiglie degli studenti in quanto il costo della vita in una città come Bologna, Milano, Roma è del tutto differente rispetto ad Arcavacata o Roges. Famiglie dovranno indebitarsi, ricorrere a prestiti,( statistiche evidenziano come le fasce più colpite da questi problemi sono generalmente quelle mono reditto) per poter garantire quel diritto allo studio, che sulla Carta costituzionale dovrebbe essere garantito a tutti, senza distinzioni, e in eguali diritti, ma che in pratica è negato ad una fetta non irrilevante di studenti.
A tal fine proponiamo una piattaforma di lotta basata sulle seguenti rivendicazioni:
• Erogazione un sostegno al reddito (pre-salario) per gli studenti meno abbienti, per permettere loro il conseguimento della laurea;
• Abolizione della vergognosa tassa regionale per il diritto allo studio: i costi di quest'ultimo devono ricadere sulla fiscalità generale, e non sugli studenti!;

• Difesa e rilancio dei servizi tuttora esistenti; urgente costruzione e attivazione di nuovi punti ristoro e case dello studente laddove questi siano stati chiusi a causa della gestione scellerata degli E.di.s.u.

• Garanzia di un servizio di trasporto pubblico e gratuito per gli studenti proletari, attraverso un aumento dei fondi comunali e regionali destinati alle agevolazioni;

• Rifiuto di qualsiasi misura tendente alla selezione di classe: no ai numeri chiusi, no agli sbarramenti in termini di crediti formativi per l’accesso agli anni successivi, no a qualsiasi forma di esclusione dall’accesso ai corsi di laurea specialistica;

• Gestione pubblica degli stages formativi e rilancio della spesa statale per la ricerca attraverso un’accentuata progressività delle imposte.


I SOLDI CI SONO: PRENDIAMOLI DALLE TASCHE DI CHI NON HA MAI PAGATO.

Unità Comunista - Vibo Valentia

APPELLO MANIFESTAZIONE COMITATO IMMIGRATI

UN ANNO E MEZZO DI GOVERNO PRODI E QUALI RISULTATI? LA VITA DEI CITTADINI IMMIGRATI CONTINUA A PEGGIORARE

Il governo Prodi è in carica da oltre un anno e la condizione di noi immigrati non è minimamente migliorata, anzi, in alcuni casi, si è fatta più pesante. Basta pensare alla situazione drammatica
dei richiedenti asilo, la questione della regolarizzazione generalizzata di tutti gli
immigrati presenti in Italia.La stessa fumosa proposta di legge Amato – Ferrero si limita a promettere piccole migliorie (tra l'altro tutte da verificare), lasciando però sicuramente intatto i pilastri fondamentali della Bossi-Fini: il legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro che rappresenta (uno dei principali strumenti di ricatto in mano padronale), il mantenimento dei CPT o CDI, nonché la detenzione amministrativa dentro e fuori i confini italiani, il protocollo firmato tra Ministero degli Interni, Poste Italiane, Patronati e ANCI. Questo procedimento inefficiente ed inadeguato, sia nella forma e sostanza, ci porta al pagamento alle poste italiane di 72 euro per le pratiche di Permessi/Carta di Soggiorno ecc.
Inoltre, il governo continua ad intensificare e sostenere le politiche repressive su tutti i livelli, mantenendo in vita il decreto anti-terrorismo, i bliz e gli sgomberi di ambulanti, campi rom, il potenziamento delle strutture dei CPT con nuovi finanziamenti, confermando il reato di "clandestinità", appoggiando il "patto per la sicurezza dei sindaci" promosso da Veltroni che di fatto dichiara la guerra ai lava-vetri e a qualsiasi immigrato "sospetto" di non essere in regola.
In questi anni noi lavoratori immigrati abbiamo assunto un ruolo sempre più importante nella struttura produttiva italiana. Nell'edilizia, nel settore alberghiero, nella ristorazione, nel lavoro di cura verso i bambini e gli anziani, nell'agricoltura e nelle fabbriche del Nord siamo
oramai in tanti e le aziende e le famiglie italiane non possono fare a meno di noi. Ma terminate le
nostre 10 o 12 ore di lavoro quotidiano padroni e padroncini ci vorrebbero muti ed invisibili. È questo nostro peso nel campo produttivo, non si è mai trasformato, ne in peso politico, ne in termini di diritti di cittadinanza. È per questo che facciamo appello a tutti i cittadini immigrati (lavoratori e non), gli anti-razzisti, gli studenti, i precari, i disoccupati e tutte le forze politiche e sociali a partecipare alle manifestazioni di lotta per i nostri diritti e contro il razzismo.

È venuto il momento di dire basta! Tutti in piazza alla conquista dei diritti!

Per una regolarizzazione generalizzata e permanente per tutti i migranti presenti in Italia. La rottura della "vergognosa" convenzione di 7 euro sui Permessi/Carta di Soggiorno, tra Ministero degli Interni, Poste Italiane, Patronati e ANCI. Il passaggio delle competenze sui Permessi/carta di soggiorno dalle questure ai comuni. Per l'abolizione integrale della Bossi-Fini e il "No" alla Turco - Napoletano o eventuale Revisione. Per la rottura completa del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. Per la cittadinanza italiana a tutti i figli degli immigrati nati o che hanno studiato in Italia la chiusura definitiva dei CPT, senza la creazione di nuovi lager una legge in materia d'asilo politico che tuteli realmente i richiedenti e i rifugiati

MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL CENTRO -NORD A BRESCIA
SABATO 27 OTTOBRE 2007
Ore 14.30 - PIAZZA LOGGIA

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MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL CENTRO -SUD A ROMA
DOMENICA 28 OTTOBRE 2007
Ore 15.00 - PIAZZA DELLA REPUBBLICA



Coordinamento Nazionale per l'Unità dei Comunisti