mercoledì 24 ottobre 2007

I MOSTRI ANARCO-ISLAMICI E LA COLPA DI ESSERE PADRE

COMUNICATO DEL COORDINAMENTO PER L’UNITA’ DEI COMUNISTI

Esprimiamo il nostro sdegno per la montatura mediatica che sta accompagnando la vicenda dei compagni umbri arrestati per “terrorismo”, con grande spiegamento di forze terrestri ed aeree: mancavano gli incrociatori e i sommergibili, ma solo perché l’Umbria non è bagnata da alcun mare.
A fronte degli addebiti contestati, appare evidente la sproporzione dell’
apparato messo in campo e della risonanza mediatica, come se con questi arresti si volessero coprire le denunce e le mobilitazioni che, in Umbria, disvelano il malaffare politico che alligna all’ombra delle giunte di centrosinistra.
Non ci stupisce la sintonia fra i commenti della governatrice dell’Umbria, signora Lorenzetti, e quelli dei fascisti locali, i quali gioiscono per “l’
efficienza e l’abnegazione delle forze dell’ordine” e si spingono fino a delirare di un’Umbria “crocevia internazionale di terrorismo e fondamentalismo” e di “saldatura tra cellule dell'ultra-sinistra ed il fondamentalismo islamico”.
I reati contestati non vanno oltre alcuni danneggiamenti a cantieri locali, scritte murali ed una lettera anonima, contenente un proiettile, inviata alla governatrice dell’Umbria. A fronte di queste accuse, un’operazione sensazionalistica, sbattuta in apertura da tutti i telegiornali, gli stessi che si guardano bene dal riferire dell’impegno ambientalista, alla luce del sole, contro gli scempi che devastano le zone più belle dell’Umbria, impegno proprio dei giovani arrestati.
In questa vicenda, che segnala una pericolosa deriva autoritaria bipartisan, si colloca la provocazione contro il compagno Aurelio Fabiani, consigliere comunale a Spoleto e padre di Michele, uno dei giovani arrestati: ad Aurelio - dirigente del Coordinamento per l’Unità dei Comunisti - è stata perquisita l’abitazione e sequestrati computer e documenti, con la motivazione che la sua casa era frequentata da uno degli indagati, cioè suo figlio.
Siamo vicini ad Aurelio ed ai giovani arrestati, e ci impegniamo alla mobilitazione contro ogni montatura e per continuare le denunce e le mobilitazioni che li hanno visti protagonisti e che, ne siamo certi, li rivedranno presto al loro posto di lotta.

Roma, 23.10.2007

martedì 16 ottobre 2007

Per una scuola Pubblica, Laica, senza Precarietà

Un nuovo anno scolastico è appena iniziato, oltre 7 milioni e 700 mila alunni italiani hanno da poche settimane fatto rientro in classe. Quello che da poco ha avuto inizio sarà l’ennesimo anno scolastico all’insegna della precarietà, di scuole e strutture fatiscenti, di continui incrementi dei finanziamenti a favore delle scuole private a discapito di quelle pubbliche, di aumenti incontrollati dei costi dei libri di testo che vanno ad appesantire ulteriormente la situazione di disagio economico delle famiglie italiane, per non parlare delle continue mini riforme tappa-buchi che non fanno altro che creare instabilità all’interno del già fragile sistema scolastico nazionale e confusione tra gli studenti che hanno avuto la sfortuna di iscriversi a scuola sotto le fausti direttrici del precedente governo Berlusconi e coloro che si iscriveranno a scuola sotto le altrettanto sciagurate politiche del governo Prodi. Tra le novità più importanti previste si rilevano: sezioni primavera, modifica degli esami di licenza media, obbligo a 16 anni e ripristino degli "esami di riparazione". Inoltre nell’opera di privatizzazione di quei pochi servizi elargiti gratuitamente dallo Stato, le scuole (alla luce della già nota autonomia scolastica di berlingueriana e morattiana memoria) al fine di attuare il completo processo di autonomizzazione diverranno delle fondazioni, aperte ai soldi dei privati, in modo da non gravare sull’economia dello stato che potrà così senza problemi impiegare i soldi nel riarmamento, nelle guerre e nel finanziamento alle imprese. Per chi non lo sapesse, dicesi Fondazione “un'istituzione privata riconosciuta come persona giuridica, che ha a disposizione un patrimonio da destinare a determinati scopi, senza fini di lucro”. Ma non sono solo le persone singole a poter investire direttamente nell’Istituto, anche le imprese o gli enti locali potranno “devolvere” parte dei propri capitali al finanziamento delle scuole. Ovviamente questa operazione è un do ut des. Quali vantaggi possono ricavare le imprese? Facile entrare direttamente all’interno degli organi dirigenziali delle istituzioni scolastiche, assumendo all’interno di questi un ruolo tutt’altro che secondario potendo disporre di potere decisionali e dell’ “arma” del ricatto economico (o tu scuola fai ciò che mi garba, o io azienda ti taglio i finanziamenti!!!). Quindi in sostanza anche la scuola pubblica diventerà sempre più assoggettata agli interessi dei privati portando cosi a compimento i disegni di ristrutturazione tanto desiderati dai governi borghesi di centro sinistra e destra. Nel frattempo il governo, sempre più assoggettato ai diktat della banca europea, e dei poteri forti nazionali (Confindustria, Vaticano e Logge massoniche) non compie alcuna misura a sostegno dei lavoratori e delle famiglie, sempre più povere e costrette ad enormi sacrifici per poter garantire ai propri figli quel diritto allo studio garantito dallo Stato solo sulla carta. La Guardia di finanza, su ordine dell'Antitrust, comincia a verificare i prezzi dei libri di testo, che sono saliti realmente alle stelle in appena un anno: secondo l'Adoc, nella scuola secondaria di secondo grado, rispetto al 2006, sarebbero lievitati del 12%. In ogni caso una cosa è certa per entrare in possesso di tutti i testi scolastici le famiglie devono mostrarsi disponibili a spendere anche fino a 700 euro. Per non parlare della continua precarietà degli insegnanti (non quelli di religione!!!) divisi ancora in varie fasce, che giustamente (in base ai ragionamenti di chi scarica il proprio mal-governare sui lavoratori precari) diventano ora oggetto di provvedimenti disciplinari qualora non producano come gli insegnanti di riferimento delle scuole private. Cosa si può rimproverare agli insegnati Italiani che percepiscono uno degli stipendi più bassi a livello europeo e sono soggetti sempre a continua precarietà lavorativa, data la non assunzione definitiva, se non di essere succubi di un sistema sociale che in sostanza ha smantellato i diritti basilari previsti dalla nostra Costituzione? Tale discorso ovviamente si estende anche al personale ATA operante nella scuola e a tutte quelle figure che vi collaborano per un buon andamento dello svolgimento dell’anno scolastico. Scuole sempre più fatiscenti, strutture non idonee ad accoglier gli studenti, testi scolastici sempre più cari, abbandonando nel dimenticatoio di pratiche come il comodato d’uso, solo per accontentare le case editrici che devono speculare sulla disperazione delle famiglie che non arrivano più a fine mese; per non parlare degli studenti stranieri che sono in netto aumento rispetto agli anni passati che si vedono soggetti a discriminazioni continue ed a frequentare delle lezioni in aule dove spadroneggia ancora il simbolo della incidenza del Vaticano in questo Bel Paese che è Laico solo sulla carta…
Alla luce di tale stato di cose è necessario sin da ora creare mobilitazioni e sollevare coscienza critica tra gli studenti, insegnanti e lavoratori all’interno delle scuole.
Lottiamo per:
• L’abolizione delle riforme Ruberti-Zecchino/Berlinguer-Moratti e delle direttive sull’istruzione
imposte dall’Europa dei banchieri
• La cancellazione di ogni forma di selezione di classe, per un vero diritto allo studio
• Stabilizzazione del personale tecnico amministrativo e dei ricercatori precari
• Più finanziamenti all’università, ricerca e scuola pubblica


Unità Comunista - Vibo Valentia

Contro l’aziendalizzazione della scuola e dell’università. Contro la mercificazione della cultura. Per il diritto allo studio.

Il sistema universitario italiano, per come oggi strutturato ha assunto a tutti gli effetti la connotazione di un azienda, e ciò, anche per chi non vive organicamente in contatto col mondo accademico è comunque percepibile dalla terminologia utilizzata: gli studenti si trasformano in fruitori, l’insegnamento diviene un’offerta, i docenti e presidi, divengono dirigenti occupando sulla scala gerarchica posti di maggiore o minore “prestigio”. Inoltre l’invadenza delle aziende è ormai dilagante, queste divengono le principali sostenitrici finanziarie, sfornano soldi per ricerche (influenzando ad un senso l’impostazione delle stesse), sponsorizzano nuovi curricula di studi finanziati e gestiti indirettamente dalle grandi imprese (vedi a d esempio ingegneria dell’automobile a Torino finanziata dalla FIAT, ingegneria pneumatica a Milano voluta dalla Pirelli, scienze dell’alimentazione a Parma voluta dalla Barilla). Si tratta «non di istituti di cultura dove lo studente si forma nella crescita individuale e collettiva, sviluppando un sapere critico come metodo d’indagine del reale, bensì sono agenzie di formazione professionale dove la forza lavoro intellettuale viene addestrata a rispondere alle esigenze delle classi dominanti e del mercato»
Ciò che a tutti gli effetti si è ereditato dal mondo aziendale, è il senso di precarietà esistenziale che caratterizza studenti e ricercatori e alcune fasce di docenti, (quelli a contratto ad esempio) nonché quello stato di alienazione esistenziale derivante dall’impostazione che l’azienda-università ha oggi assunto.
Cosi come nell’azienda di impostazione fordista, l’operaio chino sulla catena di montaggio, è in contatto solo col pezzo meccanico da assemblare, senza la possibilità di entrare in relazione con gli altri operai che vivono la sua stessa condizione di marginalità e di sfruttamento salariale, e dunque viene annullata ogni possibilità di prendere coscienza collettivamente della propria condizione di sfruttati; allo stesso modo nell’università italiana di impostazione berlingueriana prima e morattina poi, l’università per come impostata, annulla ogni possibilità di coesione e aggregazione studentesca, gli strumenti dei test di selezione, i concorsi per le borse di studio producono tra lo studentato un conflitto tra chi potrà favorire di determinati servizi (mense, trasporti, alloggi, libri) e chi invece verrà tagliato fuori, tra chi potrà frequentare i corsi e la facoltà desiderata e chi invece dovrà iscriversi altrove, e dunque indirettamente si produce il risultato di evitare che gli studenti possano coalizzarsi e prendere coscienza della propria condizione di proletarizzazione.
Nell’attuale sistema universitario con il 3 + 2, lo studente non vive la propria esperienza formativa al fine di apprendere nuovi saperi e conoscenze, ma al contrario questa è tesa a superare i moduli didattici e ottenere i crediti formativi che permettono di superare l’anno, di ottenere borse di studio, di poter conseguire nuovi moduli. Il numero chiuso per accedere al corso di studi, i test d’ingresso, la didattica modulare, non fanno altro che incentivare quell’ individualismo più esasperato, valore centrale dell’attuale società del consumismo, nonché produrre quotidianamente quelle selezioni tra chi può e chi non può, tra chi vale e chi non vale, tra chi entra e chi verrà lasciato fuori. Anche l’Università della Calabria, nata negli anni 60 come input per lo sviluppo socio-culturale, economico e produttivo (almeno si sperava) della Calabria, come elemento per cercare di arginare l’emigrazione allora (e ancora oggi) dilagante di lavoratori e studenti, come fonte occupazionale, ha deluso le attese e finalità per le quali era nata.
Proprio in questo momento in cui leggiamo questo volantino oltre 3000 (se non più) ragazzi verranno lasciati fuori dall’università della Calabria. Alcuni esclusi in base al voto del diploma superiore, ad altri si fornirà la falsa speranza di potercela ancora fare “basta affrontare e superare il test di selezione”, o comunque aspettare ad ottobre le surroghe. Molti perderanno un anno nel loro percorso di studio, o emigreranno in altre regioni per poter studiare, il che comporterà lo spopolamento dei nostri territori, la fuga dei intere generazioni, e un peso non indifferente per le famiglie degli studenti in quanto il costo della vita in una città come Bologna, Milano, Roma è del tutto differente rispetto ad Arcavacata o Roges. Famiglie dovranno indebitarsi, ricorrere a prestiti,( statistiche evidenziano come le fasce più colpite da questi problemi sono generalmente quelle mono reditto) per poter garantire quel diritto allo studio, che sulla Carta costituzionale dovrebbe essere garantito a tutti, senza distinzioni, e in eguali diritti, ma che in pratica è negato ad una fetta non irrilevante di studenti.
A tal fine proponiamo una piattaforma di lotta basata sulle seguenti rivendicazioni:
• Erogazione un sostegno al reddito (pre-salario) per gli studenti meno abbienti, per permettere loro il conseguimento della laurea;
• Abolizione della vergognosa tassa regionale per il diritto allo studio: i costi di quest'ultimo devono ricadere sulla fiscalità generale, e non sugli studenti!;

• Difesa e rilancio dei servizi tuttora esistenti; urgente costruzione e attivazione di nuovi punti ristoro e case dello studente laddove questi siano stati chiusi a causa della gestione scellerata degli E.di.s.u.

• Garanzia di un servizio di trasporto pubblico e gratuito per gli studenti proletari, attraverso un aumento dei fondi comunali e regionali destinati alle agevolazioni;

• Rifiuto di qualsiasi misura tendente alla selezione di classe: no ai numeri chiusi, no agli sbarramenti in termini di crediti formativi per l’accesso agli anni successivi, no a qualsiasi forma di esclusione dall’accesso ai corsi di laurea specialistica;

• Gestione pubblica degli stages formativi e rilancio della spesa statale per la ricerca attraverso un’accentuata progressività delle imposte.


I SOLDI CI SONO: PRENDIAMOLI DALLE TASCHE DI CHI NON HA MAI PAGATO.

Unità Comunista - Vibo Valentia

APPELLO MANIFESTAZIONE COMITATO IMMIGRATI

UN ANNO E MEZZO DI GOVERNO PRODI E QUALI RISULTATI? LA VITA DEI CITTADINI IMMIGRATI CONTINUA A PEGGIORARE

Il governo Prodi è in carica da oltre un anno e la condizione di noi immigrati non è minimamente migliorata, anzi, in alcuni casi, si è fatta più pesante. Basta pensare alla situazione drammatica
dei richiedenti asilo, la questione della regolarizzazione generalizzata di tutti gli
immigrati presenti in Italia.La stessa fumosa proposta di legge Amato – Ferrero si limita a promettere piccole migliorie (tra l'altro tutte da verificare), lasciando però sicuramente intatto i pilastri fondamentali della Bossi-Fini: il legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro che rappresenta (uno dei principali strumenti di ricatto in mano padronale), il mantenimento dei CPT o CDI, nonché la detenzione amministrativa dentro e fuori i confini italiani, il protocollo firmato tra Ministero degli Interni, Poste Italiane, Patronati e ANCI. Questo procedimento inefficiente ed inadeguato, sia nella forma e sostanza, ci porta al pagamento alle poste italiane di 72 euro per le pratiche di Permessi/Carta di Soggiorno ecc.
Inoltre, il governo continua ad intensificare e sostenere le politiche repressive su tutti i livelli, mantenendo in vita il decreto anti-terrorismo, i bliz e gli sgomberi di ambulanti, campi rom, il potenziamento delle strutture dei CPT con nuovi finanziamenti, confermando il reato di "clandestinità", appoggiando il "patto per la sicurezza dei sindaci" promosso da Veltroni che di fatto dichiara la guerra ai lava-vetri e a qualsiasi immigrato "sospetto" di non essere in regola.
In questi anni noi lavoratori immigrati abbiamo assunto un ruolo sempre più importante nella struttura produttiva italiana. Nell'edilizia, nel settore alberghiero, nella ristorazione, nel lavoro di cura verso i bambini e gli anziani, nell'agricoltura e nelle fabbriche del Nord siamo
oramai in tanti e le aziende e le famiglie italiane non possono fare a meno di noi. Ma terminate le
nostre 10 o 12 ore di lavoro quotidiano padroni e padroncini ci vorrebbero muti ed invisibili. È questo nostro peso nel campo produttivo, non si è mai trasformato, ne in peso politico, ne in termini di diritti di cittadinanza. È per questo che facciamo appello a tutti i cittadini immigrati (lavoratori e non), gli anti-razzisti, gli studenti, i precari, i disoccupati e tutte le forze politiche e sociali a partecipare alle manifestazioni di lotta per i nostri diritti e contro il razzismo.

È venuto il momento di dire basta! Tutti in piazza alla conquista dei diritti!

Per una regolarizzazione generalizzata e permanente per tutti i migranti presenti in Italia. La rottura della "vergognosa" convenzione di 7 euro sui Permessi/Carta di Soggiorno, tra Ministero degli Interni, Poste Italiane, Patronati e ANCI. Il passaggio delle competenze sui Permessi/carta di soggiorno dalle questure ai comuni. Per l'abolizione integrale della Bossi-Fini e il "No" alla Turco - Napoletano o eventuale Revisione. Per la rottura completa del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. Per la cittadinanza italiana a tutti i figli degli immigrati nati o che hanno studiato in Italia la chiusura definitiva dei CPT, senza la creazione di nuovi lager una legge in materia d'asilo politico che tuteli realmente i richiedenti e i rifugiati

MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL CENTRO -NORD A BRESCIA
SABATO 27 OTTOBRE 2007
Ore 14.30 - PIAZZA LOGGIA

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MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL CENTRO -SUD A ROMA
DOMENICA 28 OTTOBRE 2007
Ore 15.00 - PIAZZA DELLA REPUBBLICA



Coordinamento Nazionale per l'Unità dei Comunisti

lunedì 15 ottobre 2007

report di UC sulle condizioni del centro storico di Vibo: 1° chiesetta dei poveri

report di UC sulle condizioni del centro storico di Vibo: 2° palazzo Romei

report di UC sulle condizioni del centro storico di Vibo: 3° centro storico

report di UC sulle condizioni del centro storico di Vibo: 4° centro storico II

report di UC sulle condizioni del centro storico di Vibo: 5° centro storico III

report di UC sulle condizioni del centro storico di Vibo: 6° il Valentianum

giovedì 11 ottobre 2007

E’ necessario uno sciopero generale nazionale a Roma

Con la firma degli accordi del 23 Luglio, governo Prodi e Cgil-Cisl-Uil hanno gettato definitivamente la maschera, confermandosi ancora una volta i principali avversari del movimento dei lavoratori. Dopo aver messo in atto lo scorso anno la scandalosa operazione di furto del TFR, con una campagna mediatica “a senso unico”, condotta con spot di varie decine di milioni di euro pagate con i soldi pubblici a favore di banche, assicurazioni, sindacati e aziende. Nonostante ciò solo 4 lavoratori su 100 hanno rinunciato al TFR a favore della speculazione finanziaria privata.
All’indomani di un primo anno di centrosinistra tutto all’insegna di tagli, finanziarie lacrime e sangue, aumenti alle spese militari e regali di ogni tipo ai padroni amici di Confindustria, ora è la volta delle pensioni. L’obiettivo del padronato era quello di alzare l’età pensionabile. Detto…fatto… Al posto del famigerato “scalone”, previsto dalla Legge Maroni (che dal 1/1/2008 prevedeva il passaggio da 57 a 60 anni per accedere alla pensione di anzianità), si introduce un accordo addirittura peggiore con 4 “scalini” che innalzano l’età pensionabile fino a 61 anni con 36 anni di contributi o 62 anni con 35 anni di contributi fino al 2013: dunque addio pensione di anzianità!
Ma questa è solo la punta dell’iceberg!
Al danno si aggiunge infatti la beffa del taglio delle pensioni attraverso una riduzione automatica dei coefficienti a partire dal 2010, che penalizzerà fortemente chi andrà in pensione col metodo contributivo.
Non solo: ben lungi dal cancellarla, questo “Protocollo d’intesa” riconferma gran parte delle figure contrattuali precarie della Legge 30 (apprendistato, contratti a termine, lavoro a tempo parziale, a progetto, occasionale…), prevedendo addirittura la possibilità per il padrone di reiterare oltre i tre anni i contratti a tempo determinato.
Con lo stesso accordo, ancora una volta, si regalano i soldi dei lavoratori ai padroni utilizzando la cassa dell’INPS per “gli sgravi del costo del lavoro” e si regala a Confindustria la detassazione degli straordinari, che provocherà una diminuzione delle entrate all’INPS, una riduzione delle assunzioni e forti aumenti di profitto per i padroni! Anche la riduzione della spesa pubblica passerà attraverso l’accorpamento degli enti previdenziali (INPS-INAIL) che produrrà tagli di posti di lavoro e un probabile aumento dei contributi che gravano sulle busta paga.
Che i lavoratori non avessero nulla di buono da aspettarsi da questo governo confindustriale e neodemocristiano era cosa che molti di noi andavano denunciando da tempo, memori soprattutto di ciò che il centrosinistra era stato capace di fare all’epoca del primo governo Prodi e dei successivi governi D’Alema e Amato.
Questo è il governo della repressione e dei licenziamenti delle avanguardie.
I padroni, quando non possono gestire o corrompere gli attivisti sindacali, li licenziano!
Chiunque si è opposto ai piani di ristrutturazione dell’azienda o si è impegnato in prima fila nel movimento operaio nel difendere gli interessi e i diritti dei propri compagni di lavoro, è stato licenziato, e nel caso dei sindacati confederali, espulso dall’organizzazione. E’ il caso di moltissimi operai e delegati dal Nord al Sud, da Pomigliano a Termoli, da Vibo Valenzia a Milano. Che questa consapevolezza inizi a diffondersi in fasce ampie del mondo del lavoro dipendente e della “sinistra diffusa”, rappresenta indubbiamente un elemento di novità di cui tutte le realtà del sindacalismo di base e della sinistra di classe devono tenere conto. Le contestazioni ad Epifani, Pezzotta, Angeletti e ai loro soci nel corso delle prime assemblee sindacali nelle principali fabbriche, sono la dimostrazione di un malcontento diffuso a cui abbiamo l’obbligo di dare voce e rappresentanza, a livello sia sindacale che politico.

Pensiamo, tuttavia, che il percorso che dovrà portarci ad uno sciopero generale, indetto da alcune sigle del sindacalismo di base per il 9 novembre, necessiti di alcuni elementi di chiarezza, in mancanza dei quali la giornata del 9 novembre rischierebbe di tramutarsi, di fatto, in un doppione della m,manifestazione del 20 ottobre.

1) In primo luogo, va resa chiara ed esplicita la nostra opposizione a questo governo. Da che mondo è mondo, le grandi mobilitazioni si rivolgono non solo contro i singoli provvedimenti di un governo, ma contro il governo stesso in quanto artefice di quelle leggi, dunque controparte per definizione di chi scende in piazza.
Per questa ragione, compito primario delle realtà che prendono parte al percorso di costruzione dello sciopero generale è in prima istanza quello di evitare di finire nel tritacarne orchestrato ad hoc dalla stampa borghese, secondo il quale chiunque si oppone a Prodi sarebbe artefice di un ritorno di Berlusconi al governo.
Noi dobbiamo dire con chiarezza che scenderemo in piazza contro questo governo e che lavoreremo tenacemente per la sua caduta, poichè esso si è dimostrato per i lavoratori peggiore del governo Berlusconi in quanto è riuscito a portare avanti con la complicità dei sindacati di regime e della cosiddetta “sinistra radicale” quelle politiche di macelleria sociale che a Berlusconi erano state impedite con le mobilitazioni di piazza, e che gli sarebbero impedite comunque se tornasse al potere

2) Alla luce di ciò, riteniamo di basso profilo la proposta di indire mobilitazioni su scala locale: se davvero puntiamo disturbare il manovratore, lo strumento migliore per fare sentire in maniera chiara e forte il dissenso e la rabbia dei lavoratori, non può che essere quello di un unico corteo nazionale a Roma. A tal proposito, non ci sono ancora chiare le ragioni per cui si è deciso di dar vita a due distinte giornate di lotta, una il 9 e l’altra il 24 ottobre: pensiamo che spezzettare gli appuntamenti, in questa fase, sortisca come unico esito l’indebolimento di entrambi.
Se il problema reale è quello della cosiddetta generalizzazione dello sciopero, ossia la partecipazione al 9 novembre non solo dei precari, ma anche delle mille forme di opposizione sociale sviluppatesi sui territori negli ultimi mesi (movimento contro la guerra, No-Tav, No-Dal Molin, movimenti contro gli inceneritori, comitati di immigrati, lotte contro la repressione, ecc), pensiamo sia compito degli organizzatori dello sciopero l’elaborazione di una piattaforma di rivendicazioni generale che sia capace di sintetizzare tutto l’ampio ed articolato panorama dell’opposizione sociale.

3) Il 20 Ottobre i partiti della cosiddetta “Sinistra radicale” hanno indetto una manifestazione con il solo scopo di presentarsi alla propria base con una veste accettabile e continuare così a speculare sulla pelle dei lavoratori. Pensiamo che anche su questo l'assemblea delle Reti e delle organizzazioni contro l’accordo del 23 luglio debba esprimersi con chiarezza. Come accadde il 9 giugno in occasione dell’arrivo di Bush a Roma, anche questa volta bisogna lasciarli soli!
Non possiamo manifestare al fianco di chi prima ha sottoscritto e sostenuto l’accordo (visto che Prc, PdCI, Verdi e SD erano e sono al governo), e adesso, ipocritamente, vorrebbe farci credere che l’ennesima truffa perpetrata ai danni dei lavoratori possa essere emendata e resa quindi accettabile.
Il vero scopo della manifestazione del 20 ottobre è quello di ridar fiato ad una sinistra sempre più di governo e sempre meno “radicale”, di far recuperare credibilità ai veri Bertinotti, Giordano, Diliberto, Mussi, ecc., oramai screditati anche presso la base dei loro stessi partiti. Dunque, offrire sponde politiche o ciambelle di salvataggio a queste operazioni sarebbe da parte nostra a dir poco suicida.

4) Sull’iter di costruzione della mobilitazione contro l’accordo: se è vero che in occasione del referendum-farsa indetto da Cgil-Cisl-Uil le organizzazioni politiche e sindacali presenti oggi si sono presentate in ordine sparso (talune lavorando a rafforzare il fronte del NO, altre praticando il boicottaggio della consultazione), è altrettanto vero che, all’indomani del 10 ottobre, comunque vada il referendum e certi di un risultato truccato dalle burocrazie sindacali a favore del SI, saremo tutti chiamati a proseguire, o meglio a iniziare le mobilitazioni sui territori e nei singoli luoghi di lavoro. Ciò affinché la giornata del 9 novembre non rappresenti un appuntamento isolato, ma sia al contrario il punto d’approdo e di convergenza di una vera e propria “campagna d’autunno” messa in campo dalle realtà riunitesi oggi in assemblea.
Per questa ragione facciamo nostra la proposta, già lanciata da numerosi gruppi di lavoratori (tra cui l’ “Appello per la convocazione di uno sciopero generale unitario contro il protocollo su welfare e pensioni” sottoscritto da più di cento tra lavoratori e delegati sindacali appartenenti alle più svariate sigle del sindacalismo di classe), a costruire dal basso, in ogni luogo di lavoro e su ogni territorio dove siamo presenti, comitati di lotta unitari contro lo scippo delle pensioni, al fine di sviluppare iniziative e mobilitazioni congiunte nel corso del mese che ci separa dallo sciopero.

• NO ALL’ACCORDO TRUFFA DEL 23 LUGLIO
• CONTRO TUTTI I LICENZIAMENTI
• CONTRO IL CARO VITA, RIVENDICHIAMO FORTI AUMENTI SALARIALI
• NO ALLA PRECARIETA’: PER LA CANCELLAZIONE DELLA LEGGE 30, DEL PACCHETTO TREU E DI TUTTE LE NORME PRECARIZZANTI
• RIPRISTINO DELLA SCALA MOBILE
• SALARIO GARANTITO A DISOCCUPATI E PRECARI
• LAVORARE TUTTI LAVORARE MENO
• CONTRO OGNI GUERRA IMPERIALISTA: FUORI LA NATO DALL’EUROPA
• NO ALLE GRANDI OPERE (TAV, INCENERITORI, ECC.) CHE INQUINANO E UCCIDONO PER SODDISFARE LA FAME DI PROFITTI.

PER LA CACCIATA DEL GOVERNO PRODI

Coordinamento per l’Unità dei Comunisti
Associazione Marxista Unità Comunista
SLAI- Cobas Coordinamento Provinciale di Napoli

martedì 9 ottobre 2007

manifestazione del 20 ottobre: NOI NON CI SAREMO!!!

I partiti della cosiddetta sinistra radicale hanno indetto per il 20 ottobre una manifestazione contro l’accordo di luglio, ma per – dicono – il sostegno al governo Prodi. I dirigenti di Rifondazione Comunista e del PdCI continuano nella loro politica schizofrenica “di lotta e di governo” e vorrebbero, con questa nuova conta di piazza, presentarsi ai loro militanti con una veste più accettabile: loro, nella maggioranza, ci stanno per senso di responsabilità, mica per convenienza, e il loro cuore sta sempre e comunque dalla parte dei lavoratori…
Non è bastata la lezione del 9 giugno, quando il popolo di sinistra, in gran parte elettori e militanti o ex-militanti del PRC e del PdCI, ha disertato la loro manifestazione contro/per ed ha preferito partecipare a quella antimperialista della sinistra extra parlamentare; i burocrati di partito, ora, ci riprovano con rinnovata faccia tosta.
Il consiglio dei ministri, il parlamento: queste sono le piazze in cui dovete gridare le vostre ragioni! Perché – immaginiamo – i vostri “obbedisco” saranno pronunciati con un filo di voce appena udibile e con gli occhi rivolti a terra, vergognosi… Forse avete bisogno che la piazza, la piazza dei vostri elettori, vi dia la forza di scegliere, una buona volta, tra la lotta e il governo, tra la coerenza e l’opportunismo? Ma non dovreste essere voi a guidarci? Vi abbiamo delegato per far sentire la nostra voce e voi scaricate su di noi le vostre responsabilità, chiedendoci di dire no, tra le altre cose, all’innalzamento dell’età pensionabile a 62 anni (con la farsa dei lavori usuranti e l’esclusione di una quota minima di lavoratori destinata anch’essa a scomparire), al peggioramento dei coefficienti della riforma Dini, che saranno rivisti al ribasso ogni tre anni, con una sorta di scala mobile al contrario, all’aumento dei contributi previdenziali e alla conferma della legge 30 e dei contratti a termine, che potranno durare anche oltre 36 mesi? E tutto questo dopo lo scippo del TFR ai lavoratori, senza che nulla abbiate fatto per invertire la rotta di questa politica al massacro dello stato sociale? Ma per quanto tempo ancora vorrete prenderci in giro? Ritrovate in fondo a voi stessi – molto in fondo, perché è lì che l’avete ricacciata – un briciolo di onestà intellettuale e assumetevi le vostre responsabilità: smettete di menare per il naso quelli che in buona fede credono ancora in voi, gettate la maschera e mostrate a tutti la vostra faccia. Tornate a sorridere orgogliosi ai lavoratori oppure continuate a guaire ossequiosi a Prodi e a Confindustria, ma lasciate che il movimento comunista si ricompatti e si riorganizzi su basi nuove e costruisca una vera opposizione di classe ai governi (neo)liberisti che in nome del mercato, giorno dopo giorno, stanno svendendo le conquiste dei lavoratori. Noi a queste pagliacciate non ci saremo, non più.

Unità Comunista - Vibo Valentia

LA RAZZIA NOTTURNA DI ZAPATERO !

Durante le prime ore della notte centinaia di agenti della Polizia Nazionale Spagnola hanno cinto d'assedio diverse località basche che sono state per ore completamente isolate. Sono stati arrestati decine di dirigenti della sinistra indipendentista. Decine di abitazioni perquisite e molte persone identificate durante gli arresti.
Il disegno del governo Zapatero è evidentemente quello di annientare con la repressione il diritto del popolo basco all'autodeterminazione, di impedirgli di vivere in pace sulla propria terra, distruggendo ogni forma di organizzazione di massa:ma il popolo Basco viene da lontano ed è ormai chiara a tutti la sua stupefacente capacità di resistenza simile a quella del popolo palestinese.Ai tempi dell'illegazione di Batasuna, che nei Paesi Baschi è una forza politica di massa, di ispirazione comunista ed indipendentista, che raccoglieva centinaia di migliaia di voti, che amministrava città e province e che esprimeva decine di sindaci, Presidenti di Provincia e Parlamentari, organizzammo una colorata e riuscita manifestazione che si concluse sotto il Consolato Spagnolo di Ventimiglia. Nel frattempo in Spagna non governa più la destra franchista di Aznar ma il rosso Zapatero: Icona della Sinistra nostrana grazie al "socialismo dei cittadini", ma questo socialismo non è flessibile e non comprende il popolo basco.
Zapatero rimane sordo e cieco davanti alle circostanziate denunce di ricorso sistematico alla tortura da parte della polizia spagnola ai danni dei baschi detenuti, avanzate dalle organizzazioni basche e da Amnesty International.Occorre poi aprire una parentesi sul grande inquisitore e carnefice del popolo basco, quel Baltazar Garzon, degno erede dei torturatori franchisti, che sino a non molto tempo fa veniva a pontificare sulla "giustizia" ai vari Social Forum tra gli applausi dei delegati.
Governo di destra o Governo di sinistra per il popolo basco esiste solo fascismo, repressione, torture e arresti per reati di opinione come aver partecipato ad una manifestazione o aver preso parola pubblicamente.
SI SCRIVE ASKATASUNA SI LEGGE LIBERTA'!
LIBERTA' PER IL POPOLO BASCO CHE RESISTE! LIBERTA' PER GLI ARRESTATI E I PRIGIONIERI POLITICI! LIBERTA' PER BATASUNA! Solidarietà. Internazionalismo. Resistenza.

lunedì 1 ottobre 2007

Aria di Cambiamento?

E' in questi giorni, dopo l'annunciato trasferimento del magistrato De Magitris, che la stampa a gran furore strilla nelle pagine dei propri giornali che in Calabria si respira aria di cambiamento.
Il famigerato movimento dei mille a Catanzaro sarebbe la espressione di tale cambiamento. Quello che prima era il movimento c.d "ammazzateci tutti", ora è divenuto quello c.d "trasferiteci tutti".
Diremmo che è arrivato il momento di preparare le valige e partire via da questa terra. Perché se è questo il segno del cambiamento che si respira qui in Calabria, di chi ancora una volta utilizza i media, strumentalizzato dalla falsa politica, per cercare un audience inutile alla società calabrese, ma utile alla politica ad personam; diremmo che lor signori del movimento ex ammazzateci tutti, ora trasferiteci tutti, avranno vita lunga in quello che sarà la nuova democrazia massonica cristiana il Partito Democratico, e contribuiranno alla lunga allo sfacelo della politica Calabrese.
Ci viene da chiedere, perchè quando da Vibo è stato trasferito Ruperti, non c'è stata nessuna raccolta firme, nessun movimento del trasferiteci tutti ecc? Forse perché a Vibo la mafia è talmente meccanizzata nella quotidianità, nelle istituzioni, che la rassegnazione è cosi forte che una iniziativa mediatica come quella di Catanzaro, pur utile per qualche passerella politica, è stata snobbata..
Diremmo che siamo veramente al collasso. Una città dove i Prefetti cambiano con una periodicità allarmante, dove testimoni di giustizia vengono abbandonati a se stessi, dove la politica comunale è morta e sepolta ,tranne per i portafogli degli assessori,consiglieri ecc; una città dove nascono comitati per la difesa del cento storico solo per motivi propagandistici perché se non ci sbagliamo si sapeva già da tempo dell'inizio dei lavoro di riqualificazione del corso, ma come sempre bisogna battere il ferro quando è caldo, altro che prevenzione...
Una città dove il lavoro non esiste,a meno che non si fa affidamento al collocamento privato figlio delle logiche del clientelismo,e della mafia; una città dove è impossibile tentare cause di lavoro per difendere lavoratori sfruttati ed in nero, una città dove si rileva una speculazione edilizia incredibile a discapito dell'ambiente, una città dalle mille banche ma che risulta essere una delle più povere d’Italia .Qualcosa non torna…..
Se non ora, quando bisogna scendere in piazza per rivendicare tutti insieme una società libera dalla Mafia, una società dove si possa parlare di Democrazia e Libertà?In Birmania c’è la dittatura militare, qui abbiamo la mafia e non crediamo che le differenze siano poi cosi enormi, cosa aspettiamo per rivendicare i nostri diritti? Qualche strage di stato? Aspettiamo che tutta la nostra generazione emigri via perché qui non ha futuro per lasciare questa Terra in mano ai mafiosi ed a chi li sostiene anche indirettamente? Se non ora quando si deve scendere in piazza per dire Basta a questo marciume? La politica attuale, con tutti i suoi partiti di destra sinistra, e sinistra radicale, hanno stancato; si sono rivelati tutti uguali speculando sulla disperazione della gente comune.
La risposta a ciò può essere solo una componente politica vera che sia espressione del non compromesso con le “istituzioni,” e tutto questo non lo sarà il nascente Partito Democratico, ne la Cosa Rossa . Si sta verificando una ricomposizione, forse la peggiore degli ultimi cinquanta anni si salvi chi può…
Invitiamo tutti a riflettere e prendere una volta per tutte coscienza dello stato disastroso delle cose attuale,e di non stupirsi se alle prossime elezioni politiche ci sarà un astensionismo di grandi proporzioni.


Unità Comunista - Vibo Valentia (aderente al coordinamento nazionale per l’unità dei comunisti)


Barone Marco - Coordinamento nazionale PCL