martedì 20 novembre 2007

40 anni

L'UOMO CHE VISSE DUE VOLTE

«Il nostro ruolo è nella capacità del movimento operaio di esercitare appieno la propria egemonia su quei settori dei giovani delusi dall’esperienza estremista. È necessario quindi per il movimento operaio ed il suo partito d’avanguardia rendere più esplicito il rapporto tra lotta quotidiana e prospettiva di trasformazione dello stato, far comprendere alle giovani generazioni il proprio patrimonio teorico ed esplicare alcune questioni centro della elaborazione del marxismo italiano [...] Solo così sarà possibile recuperare alla milizia rivoluzionaria i giovani delusi dall’estremismo».
(Walter Veltroni, “Una vita da cambiare: la droga”, articolo pubblicato su “Roma Giovani”, periodico della FGCI del novembre 1974)

«Ogni volta che tra i partiti politici si parla di socialismo alcuni di essi, in primo luogo la DC, partono in voli pindarici descrivendo a tinte fosche, come in un libro di Carolina Invernizio, il carattere dittatoriale e le soppressioni della libertà che a parere loro vigerebbero nei paesi socialisti. Non abbiamo mai esitato a far sentire alta la nostra voce quando abbiamo ritenuto che in questo o quel paese un intervento esterno comprimesse la libertà di quel popolo, così come non abbiamo mai mancato di sviluppare un dibattito serrato sulle questioni della democrazia socialista. Ma sempre in questi dibattiti si è affermato il carattere franco e aperto che caratterizza le discussioni tra partiti fratelli».
(Walter Veltroni, “I giovani, la libertà, il socialismo”, su Roma Giovani n. 4/5, maggio 1975)

«Si esalta nell’originale elaborazione italiana l’affermazione di Lenin secondo la quale la democrazia e il socialismo si saldano fortemente e la rivoluzione democratica apre la strada a quelle socialiste, mentre la soluzione socialista porta a compimento quella democratica».
(W. Veltroni, ibidem)

«I compagni vietnamiti ci hanno detto: “La nostra lotta è giusta, uniti vinceremo”. Ed hanno sconfitto la grande potenza americana e sono entrati a Saigon dove lavorano per costruire un Vietnam pacifico e indipendente. [...] Sui muri di Saigon i soldati del GRP hanno scritto le parole che Ho Ci Min pronunciò nel ’68 prima dell’offensiva del TET: “Questa primavera sarà migliore di ogni altra; la notizia delle vittorie riempie di gioia tutto il paese, Nord e Sud, gareggiando in coraggio sconfiggono lo Yankee. Avanti, la vittoria è nelle nostre mani”. L’Indocina, l’Africa, l’America latina, la Cina, Cuba Socialista, il Portogallo, la Grecia, i paesi socialisti dell’Est europeo, tutto il mondo si colloca sulla strada della libertà e del progresso. Libertà, progresso, giustizia sociale, valori che si affermano in dimensioni sempre più ampie tra i giovani e che vanno tutte nella direzione del socialismo. Esso, lo sappiamo, non è dietro l’angolo. Coscienti di questo nel chiedere ai giovani il voto al PCI sentiamo di dover proporre qualcosa di più: un impegno coerente di coscienza e di lotta. Questa è la linea che prospettiamo ma non ne esistono, ne siamo convinti, altre».
(W. Veltroni, ibidem)

«Occorrerebbe, per svolgere un’opera di reale rinnovamento, che la DC condannasse sé stessa per il suo passato, per l’espulsione dei comunisti dal governo dopo la guerra, per aver venduto agli americani il proprio partito, e il nostro paese, per aver giocato la carta della legge truffa. [...] La domanda di una società nuova si è fatta “senso comune” nell’animo della gioventù, spetta a noi tradurla nella lotta conseguente per la rivoluzione italiana».
(W. Veltroni, articolo su “Roma Giovani”, 1976)

«Per trent’anni siamo stati dipendenti economicamente e politicamente dagli Stati Uniti, la DC è stata connivente con la guerra nel Vietnam. Kissinger può indisturbato rivolgere apprezzamenti sulla situazione politica italiana, i ministri DC e chissà chi altro prendono i soldi dalle fabbriche di aerei americane. Alla faccia dell’indipendenza e dell’autonomia! Diceva Togliatti, parlando alla Federazione Romana nel ’44: “A coloro, agenti di questa politica antinazionale, che dicono: la nostra rovina sono i comunisti, sono i socialisti; cacciamo i socialisti e i comunisti dal potere, poi vedrete tutto quello che riceveremo, gli Stati Uniti ci manderanno i dollari, l’Inghilterra ci darà chissà quanti chilometri di sabbia nell’Africa sui quali potremmo ricostruire ancora una volta un nuovo e bellissimo impero… a costoro diciamo: voi siete dei nemici per l’Italia”».
(W. Veltroni, ibidem)

«Occorre comprendere come oggi stesso “fare politica” significa edificare mattone per mattone una società nuova, significa partecipare al progetto ambizioso della vittoria della rivoluzione proletaria in occidente, di quella rivoluzione che noi portiamo avanti e che tutti i giovani debbono vivere e far vivere da oggi».
(W. Veltroni, ibidem)

"Il Kennedismo è stato, con la socialdemocrazia svedese, la più alta forma di governo sperimentata dai democratici in società occidentali avanzate [...]. A questa specie non appartengono, per me, i governi socialisti che si sono succeduti negli anni 80 in Europa".
(W. Veltroni, prefazione al suo libro “Il sogno spezzato” su Robert Kennedy, fratello di John sotto la cui presidenza iniziò l’aggressione statunitense al Vietnam che provocò quasi cinque milioni di morti, 1999)

"Quelle foto sono agghiaccianti [riferito alle foto dei campi di concentramento in Cambogia pubblicate sul libro “L’illusione del bene” di Cristina Comencini, NdR] e non sono diverse da quelle che fra dieci giorni vedrò andando ad Auschwitz. Sono diversi i colori delle bandiere, sono diverse le motivazioni, ma le vite degli esseri umani sono le stesse. [...] Quel che bisogna dichiarare per essere creduti rispetto a ciò che è stata la storia del comunismo si trova nella vita concreta di milioni di persone. La vita non merita di essere archiviata sotto diverse specie in ragione delle motivazioni che hanno spinto a fare l'una o l'altra cosa, perché il significato di entrambe è lo stesso e cioè la riduzione della libertà, la soppressione della possibilità di vivere la propria vita manifestando le proprie idee e avendo la propria religione".
(W. Veltroni, dichiarazione del 29 ottobre 2007 alla presentazione del libro della Comencini)

«Comunismo e libertà sono stati incompatibili. Io ero un ragazzo, allora, ma consideravo Breznev un avversario, la sua dittatura un nemico da abbattere ».
(W. Veltroni, altra dichiarazione recente)

Alla direzione del neonato Partito Democratico:
ci congratuliamo con tutti voi per la scelta di Walter Veltroni come segretario della nuova formazione politica, alla quale daremo sicuramente il voto alle prossime elezioni. In un momento in cui la denigrazione gratuita del comunismo sta prendendo sempre più piede nella vulgata comune, la scelta di un personaggio che sappia difendere con tanto coraggio la lotta proletaria e l’avversione all’imperialismo americano suscita la nostra gioia più profonda. Grazie per aver restituito forza all’orgoglio di tanti comunisti.

P.S.: Il Walter Veltroni che avete scelto alla guida del PD è quello del 1975-76, vero?

lunedì 12 novembre 2007

Un ragazzo è stato ucciso dalla polizia. "Adesso siate coraggiosi"!

Lettera aperta della redazione di Contropiano

Le parole con cui l´avvocato di Gabriele Sandri, 28 anni, tifoso della Lazio ucciso da un agente di polizia ad una stazione di servizio dell´autostrada, è forse il messaggio più importante da raccogliere. L´avvocato si è rivolto così ai giornalisti accorsi sul luogo dell´uccisione. "Siate coraggiosi questa volta". E da qui occorre partire per sottolineare almeno tre questioni dirimenti, tre questioni che fanno da spartiacque tra un paese ancora formalmente democratico e uno stato di polizia, tra un paese ormai assuefatto a rendere normalità l´emergenza e a rendere l´emergenza normalità.
1) La dinamica dell´uccisione di Gabriele Sandri, che ha fatto esplodere "unitariamente" la rabbia dei tifosi di almeno cinque città diverse, è molto chiara e terribilmente simile a quella di centinaia di altri episodi analoghi in cui né i giornalisti né i magistrati hanno dimostrato di "essere coraggiosi". Le cronache ci consegnano centinaia di episodi di colpi sparati in aria dalle forze dell´ordine che si conficcano mortalmente nella schiena di giovani e meno giovani. Le versioni ufficiali vengono prese per buone, la stampa cessa immediatamente di chiedere, la politica tace e soprattutto acconsente e la magistratura archivia ed assolve. Solo due giorni fa a Perugia c´è stata la manifestazione per chiedere la verità sull´uccisione in carcere di un ragazzo fermato per un po´ di marijuana, mentre è ancora aperta l´inchiesta di Ferrara per la morte di Federico Aldrovandi durante l´arresto. Potremmo richiamare centinaia di casi in cui medici compiacenti hanno stilato referti di fronte a cadaveri tumefatti dalle percosse in cui si limitavano a parlare di morte dovuta ad "arresto cardiocircolatorio" e di magistrati e giornalisti che hanno preso per buone queste versioni ufficiali.
Si tratta dunque di essere innanzitutto coraggiosi per ridare - se possibile in un paese come il nostro - dignità alla giustizia, anche quando si tratta di giudicare uomini in divisa o uomini degli apparati dello Stato. In questo il processo in corso a Genova per la macelleria messicana nelle strade, alla Diaz o a Bolzaneto sarà uno spartiacque storico e morale.
2) Il fatto che i tifosi avversari di squadre diverse si siano uniti in una reazione prevedibilmente rabbiosa contro le forze dell´ordine in tre stadi diverse, dando vita a cortei comuni, deve far interrogare seriamente ed in modo non ipocrita la politica e i sostenitori della sicurezza. Il rapporto tra forze di polizia, carabinieri, vigili urbani e società è diventato un rapporto difficile e per molti versi ostile. Chi ha una divisa vede in tutti gli altri degli imbelli o dei criminali, dei rompipalle o dei nemici. E´ una sorta di fronte interno speculare a quelli che si combattono nei teatri di guerra come l´Afghanistan. Da questo punto di vista, gli stadi sono diventati come le banlieus francesi in cui comunità sociali consolidate o provvisorie subiscono e attaccano i rappresentanti "più a portata a di mano" di un potere ostile. Indicativa in tal senso è una intervista raccolta da Emilio Quadrelli con un tifoso del Catania successiva all´uccisione dell´agente Raciti che spiega molto dello scenario che abbiamo visto realizzarsi quasi contemporaneamente negli stadi di Roma Milano e Bergamo:"Guarda è una cosa molto semplice. Tu abiti in un posto, un altro da un´altra parte e quello da un´altra parte ancora però, in un modo o nell´altro, gli sbirri ti hanno rotto i coglioni e allora, invece di affrontarli singolarmente, in una situazione di debolezza, la questione te la risolvi allo stadio dove la forza che puoi mettere in campo è cento volte superiore. Questo per tanti motivi ma uno è il più importante. Allo stadio, quando partono gli scontri con gli sbirri, coinvolgi praticamente tutti perché, la maggior parte, non aspetta altro che togliersi qualche soddisfazione. Se fai la guerriglia in quartiere per loro è facile localizzarti e isolarti e in più sono capaci di mettere a ferro e fuoco l´intera zona, terrorizzando gli abitanti. Allo stadio, invece, lo spazio di manovra è molto più vasto e loro non possono rifarsi sugli abitanti, soprattutto contro i vecchi e le donne".
3) Liberare lo sport dal business al momento appare impossibile. Ma liberare le curve e gli stadi dagli avvoltoi della politica è possibile e necessario. E´ emblematico e fa ribrezzo il modo con cui due colonnelli di Alleanza Nazionale si sono gettati sui fatti seguiti all´uccisione di Gabriele Sandri. La sera stessa, Ignazio La Russa ha chiamato in diretta Controcampo su Italia 1 e Andrea Ronchi ha chiamato in diretta la Domenica Sportiva sul canale "amico" del TG2. Lo hanno fatto per criticare il governo (nella persona del ministro degli interni Amato), per dire che andavano sospese tutte le partite e soprattutto per cavalcare il popolo delle curve notoriamente influenzato dai gruppi di destra. GLi stadi diventano così concentrazione , diffusione, interlocuzione etarget mediatico per operazioni poco pulite, sciacalli e politici spregiudicati. Dieci giorni fa , infatti, sono stati mandati in campo i giocatori della Roma e della Lazio impegnati nel derby con il lutto al braccio nonostante che la signora Reggiani - aggredita a Tor di Quinto da un immigrato rumeno- non fosse ancora morta. Anche in quel caso lo stadio, le società e il calcio si sono prestati ad una operazione politica e mediatica apertamente preordinata e che ha atteso solo "il caso clamoroso" per mettere in moto gli strumenti di costruzione di una campagna d´ordine e razzista.
Ma è proprio questa campagna sulla sicurezza che ha creato le condizioni affinché un agente di polizia premesse il grilletto contro un ragazzo sull´altro lato dell´autostrada, a decine di metri di distanza e le freddasse. Quell´agente, era convinto che stava facendo quello che la politica, la stampa, il senso comune, la mancanza di coraggio e una consolidata impunità gli avevano chiesto di fare e autorizzato a fare. Da qui dobbiamo partire per riflettere e per mettere a nudo le ipocrisie e i pericoli delle campagne sulla sicurezza.

La redazione di Contropiano, giornale della Rete dei Comunisti

LA "COSA ROSSA" VOTA PER FARE IL NUOVO VERTICE G8 IN ITALIA ALLA MADDALENA

La vergogna della "Cosa Rossa" e' tale che nessuno vuol far sapere che lamaggioranza dei suoi senatori ha respinto l'emendamento alla Finanziariapresentato da Franco Turigliatto per la soppressione del finanziamento di 30milioni per realizzare il vertice G8 alla Maddalena: tutta SinistraDemocratica, tutto il Pdci, quasi tutti i Verdi (esclusi Bulgarelli eSilvestri) e - nonostante l'invito di voto a favore di Haidi Giuliani - unabuona parte di Rifondazione, hanno votato contro.Come si puo' votare in questo modo e poi presentarsi a Genova a manifestareil 17 novembre?Dopo l'astensione (che al Senato significa voto contro) sull'emendamento percancellare la berlusconiana esenzione dell'Ici per la Chiesa e dopo ilrespingimento di tutti gli emendamenti sociali (recupero fiscal drag,tassazione rendite, tobin tax, taglio delle spese per armamenti e missionimilitari, ) la "Cosa rossa", in nome della fedelta' all'alleanza di governo,produce ora uno strappo con la sua storia anche su un provvedimento politicoe simbolico, che tra l'altro farebbe risparmiare alle casse dello Stato 30milioni di euro. E non si dica che su questo sarebbe caduto il governo (215tra contrari e astenuti, 86 favorevoli all'emendamento)! Siamo all'appiattimento totale sulle politiche liberiste e di guerra del governo, comeanche il sostegno al decreto sicurezza dimostra inequivocabilmente.

CONTRO IL RAZZISMO, CONTRO IL "PACCHETTO SICUREZZA" DEL GOVERNO, PER L'UNITA' TRA LAVORATORI IMMIGRATI ED ITALIANI

In questi giorni la campagna razzista che punta a criminalizzare noi lavoratori immigrati ha subito un vero e proprio salto di qualità.Le misure varate dal governo colo cosidetto "pacchetto sicurezza", le urla e le richieste dell'opposizione di centrodestra e le aggressioni squadristiche contro i lavoratori rumeni, sono tutte facce della stessa medaglia. L'obiettivo di fondo è quello di dividere e terrorizzare noi immigrati e di suscitare e far crescere tra i lavoratori italiani diffidenza ed odio nei nostri confronti. Vogliono scatenare una guerra tra poveri!Nell'edilizia, nel settore alberghiero, nella ristorazione, nel lavoro di cura verso i bambini e gli anziani, nell'agricoltura e nelle fabbriche del Nord siamo ormai in tanti e le aziende e le famiglie italiane non possono fare a meno di noi.Padroni e padroncini hanno bisogno di noi come del pane, ma ci vogliono tenere come bestie da fatica con pochi o senza diritti.Contro tutto ciò il 27 e il 28 ottobre siamo scesi in piazza in migliaia a Brescia e a Roma (manifestazioni ben riuscite di cui non a caso praticamente nessun giornale ha dato notizia) e contro tutto ciò continueremo a batterci.Invitiamo tutti a partecipare allariunione che si terrà martedì 12 novembre alle 20,00 a Via Nino Bixio, 12per decidere e organizzare insieme le iniziative di lotta da prenderecontro il "pacchetto sicurezza" contro le aggressioni razziste e una sanatoria generalizzata per tutti gli immigratiQuanto più saremo ricattati noi immigrati, tanto più sarete ricattati voi italianiQuanto più saremo forti noi lavoratori immigrati, tanto più sarete forti voi lavoratori italianiComitato Immigrati in Italia - Roma

domenica 11 novembre 2007

Contro la repressione. Per il diritto al dissenso. Solidarietà ai compagni di Spoleto arrestati

L’Associazione marxista “Unità Comunista”, aderente al Coordinamento per l’Unità dei Comunisti, esprime sdegno e costernazione per l’ennesimo episodio intimidatorio messo in atto dalle forze della repressione al soldo del governo imperialista italiano, teso a colpire per l’ennesima volta quanti lottano e si oppongono alle politiche guerrafondaie, antisociali ed antipopolari perpetrate dai vari governi di centro destra e centro sinistra. Con un blitz notturno in stile film poliziesco hollywoodiano con tanto di elicotteri e ROS in passamontagna, cinque compagni di Spoleto sono stati prelevati dalle loro case ed arrestati con la solita accusa di associazione sovversiva. Sulla base di un teorema ridicolo, e servendosi dell’articolo 270 bis ereditato dal Codice Rocco promulgato in era fascista, le forze repressive, con l’appoggio della stampa e dei mass media ad esse asserviti, hanno etichettato i compagni spoletini come “pericolosi anarchici insurrezionalisti pronti a passare dalla fase del proselitismo e diffusione delle proprie idee, a quella della lotta armata”. In realtà Michele, Fabrizio e gli altri compagni di Spoleto sono colpevoli semplicemente di opporsi, con la loro attività quotidiana e alla luce del sole, alle logiche di speculazione e di maltrattamento ambientale, colpevoli di combattere, al fianco dei movimenti e delle popolazioni locali, ogni tentativo portato avanti dai governi nazionali e locali di consegnare beni pubblici fondamentali nelle mani di affaristi senza scrupoli, colpevoli di lottare per una società libera dal profitto e dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura. Contro questi compagni si è levato il plauso bipartisan da parte di esponenti di centrosinistra, nazionali e locali, con in testa il Presidente della Regione Umbria Lorenzatti, i quali si sono congratulati con le forze dell’ordine per l’efficacia dell’operazione“antiterrorismo”: l’ipocrisia e la sfacciataggine di questi mestieranti della politica sono davvero senza limiti! Tutto ciò in un contesto caratterizzato negli ultimi mesi da un’ondata repressiva indiscriminata e a trecentosessanta gradi: prima gli arresti nel nord-est, finalizzati a depotenziare l’ondata di mobilitazioni contro la base NATO Dal Molin di Vicenza; poi la repressione dei compagni dei centri sociali, Gramigna e Askatasuma; quindi gli sgomberi di case e centri sociali a Roma e Milano; infine, negli ultimi giorni, prima l’ondata di licenziamenti e di intimidazioni nei confronti di operai e compagni del sindacalismo di base a Milano, Melfi e Taranto, e infine l’ignobile sentenza con cui la magistratura borghese decreta, per i compagni indagati per i fatti di Genova, pene per oltre due secoli di galera. Sembra essere tornati indietro di 50anni all’epoca del maccartismo, quando sotto l’accusa di essere comunisti o anarchici, centinaia di persone venivano arrestate senza neppur disporre delleforme più elementari di tutela legale. Questo è il nuovo modello disocietà che ci prospetta il nuovo Partito Democratico: legge, ordine e repressione per i proletari e per chiunque lotti per i diritti sociali, profitti, favori e protezioni di ogni tipo per padroni, affaristi e politicicorrotti. Oggi centrodestra e centrosinistra e i loro lacchè dei massmedia di regime, per coprire agli occhi del popolo le loro vergogne, si inventano una nuova categoria sociologica: la categoria del terrorista. Non più quindi il tradizionale dualismo tra proletariato e borghesia, tra lavoratori e padronato, tra sfruttati e sfruttatori, ma la sostituzione della prima con una nuova classe: quella dei terroristi. Terroristi sono coloro che lottano contro le politiche di distruzione ambientale; terrorista viene definito chi si oppone alle politiche che vanno contro gli interessi dei lavoratori; terroristi sono quelli che lottano per veder riconosciuti i propri diritti, che lottano per il diritto allo studio, al lavoro, alla casa, all’assistenza; terrorista è chi si oppone all’occupazione della propria terra; in poche parole terrorista è chi non si assoggetta alle politiche delle elité borghesi e che ha ancora la forza, la volontà di lottare per un mondo diverso. Un’etichetta, quella di terrorismo, utilizzata dai governi borghesi per legittimare la repressione delle avanguardie delle lotte, e della quale abusano i mass-media borghesi per incutere tra l’opinione pubblica un clima di paura e di costante tensione e apprensione, e per scoraggiare i settori della popolazione che manifestano una certa sensibilità alle problematiche sociali. In realtà, pensiamo che questa escalation repressiva sia sintomo di debolezza e nervosismo da parte del governo Prodi e del centrosinistra nazionale e locale, i quali evidentemente iniziano a rendersi conto del malcontento montante nel paese e della loro impotenza di fronte alla ripresa delle lotte sociali e delle mobilitazioni popolari contro le loro politiche di guerra e precarietà, e, non riuscendo a contenere il dissenso, usano la repressione come unica arma che gli resta adisposizione. Non è un caso se questo ed altri atti intimidatori avvengano proprio alla vigilia dello sciopero generale del sindacalismo di base del 9 novembre contro l’ignobile accordo tra governo-Confindustria e Cgil-Cisl-Uil, teso ad aumentare l’età pensionabile e ad introdurre norme ancor più schiavistiche e precarizzanti nei rapporti lavorativi. Come compagni e compagne dell’Associazione Unità Comunista, ci stringiamo attorno al nostro compagno Aurelio Fabiani, padre di Michele e lui stesso vittima di un intollerabile atto intimidatorio attraverso il sequestro del computer e del materiale politico da esso prodotto, nonché alle famiglie degli altri quattro compagni arrestati.Certi che tale operazione, dalla connotazione più politica e mass-mediatica che giuridica, si sgonfierà nei prossimi giorni e restituirà i compagni colpiti ai loro quotidiani compiti di lotta e mobilitazione, cogliamo l’occasione per ribadire con forza la nostra ferma volontà di opporci a qualsiasi forma di repressione delle lotte.
LIBERTA’IMMEDIATA PER I COMPAGNI ARRESTATI

CONTRO LA REPRESSIONE E LA VIOLENZA BORGHESE

SOLO LA LOTTA DI CLASSE PAGA

PER IL 90° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA

A 90 anni dalla Rivoluzione proletaria dell’Ottobre 1917, riteniamo importante riflettere collettivamente sulla validità di alcuni dei princìpi e dei valori universali che quella ricca esperienza storica ci ha lasciato. Uno di questi, ultimamente trascurato, risiede nel fatto stesso che fu la prima, duratura, vittoria proletaria contro il dominio della borghesia. L’Ottobre del ’17 ha dato avvio all’epoca, ancora aperta, delle Rivoluzioni proletarie contro un sistema in putrescenza, il capitalismo monopolista, ossia l’imperialismo, in pieno declino. Un sistema basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, delle nazioni sulle nazioni, che non è in grado di garantire la stessa sopravvivenza dell’umanità e del pianeta, incapace di rispondere alle più elementari necessità sociali, quali l’acqua, il cibo, la casa, il lavoro e che, nella bramosa ricerca del profitto, sta cannibalizzando la società in un tragico binomio fatto di guerra e miseria.Nella volontà e capacità di farla finita con un tale, ingiusto sistema, secondo noi risiede il valore fondamentale della Rivoluzione bolscevica. A questi valori universali, riteniamo che vadano aggiunti i princìpi politici generali contenuti nella Rivoluzione bolscevica, che rappresentano un fondamentale patrimonio politico ed ideologico, che il proletariato non deve fare l’errore di sottovalutare, peggio ancora dimenticare. Questi mantengono intatta la loro validità storica e possono rappresentare un importante stimolo di riflessioni per chiunque voglia cimentarsi seriamente con l’elaborazione di una filosofia della prassi, in grado di far agire le contraddizioni insite nel capitalismo, per il suo stesso superamento.Per questo abbiamo deciso di promuovere ed organizzare un Incontro nazionale che, nella fase attuale, tenti di rileggere l’esperienza bolscevica, dibattendo sui temi:

- la costruzione dell’avanguardia politica del proletariato, come tappa strategica leninista del processo rivoluzionario;- la dialettica tra lotta politica e lotta economica, nel quadro dello sviluppo della contraddizione antagonista tra Stato (borghese) e Rivoluzione (proletaria); - la Rivoluzione bolscevica e l’Autodecisione delle nazioni;- la Rivoluzione proletaria nei paesi della “periferia”: l’esempio del Nepal.

Lo scopo di questa iniziativa politica, rivolta a tutti quelli che si battono genuinamente per cambiare lo stato presente delle cose, è quello di contribuire a rimettere in circolo ed attualizzare politicamente categorie troppo frettolosamente accantonate. Nello sfondo dell’egemonia borghese ed opportunista, in un conflitto di classe artificiosamente mantenuto a bassa intensità, soprattutto dallo sforzo concentrico condotto da apparati repressivi, il sistema dei mass-media e sindacati confederali, che insieme rappresentano punti strategici su cui poggia il piano del moderno Stato imperialista. A questo abbiamo voluto aggiungere la voce degli oppressi che vivono nei paesi della “periferia” del sistema, che vivono doppiamente, sulla loro pelle, gli effetti nefasti delle politiche di rapina internazionale e della guerra imperialista.

Domenica 18 novembre ore 10,30c/o il CPO “La Fucina” - Sesto San Giovanni, via Falck 44

All’Incontro sarà presente il Presidente del Democratic Repubblic Fronte of Europe del Nepal

9 NOVEMBRE: SCIOPERO E CORTEI OLTRE LE PIU' ROSEE PREVISIONI

Eravamo fiduciosi che lo sciopero generale e generalizzato di oggi e i cortei in 32 città avrebbero dato buoni risultati: ma la realtà è andata oltre le nostre più rosee previsioni. Gli scioperanti nei principali comparti del lavoro pubblico e privato hanno abbondantemente superato i due milioni: ma tantissimi precari, che operano in situazioni ove è difficile quantificare con precisione, si sono aggiunti allo sciopero. In piazza più di quattrocentomila lavoratori/trici, precari e studenti hanno affollato i cortei, con presenze particolarmente rilevanti a Roma e Milano dove si sono superate le 50 mila persone. I trasporti urbani nelle principali città sono rimasti bloccati con punte del 70% e medie intorno al 50%. Bloccato l'aereoporto di Roma e gravi difficoltà per il traffico di altri aereoporti nonchè a quello ferroviaro. Nelle più importanti città il 50% delle scuole non ha funzionato o ha visto presenze minime al lavoro. Buoni i risultati negli ospedali, nel pubblico impiego in generale e in tante e importanti fabbriche (quelle del gruppo Fiat in primo luogo). Ma tante presenze studentesche, di migranti e movimenti per la casa nei cortei e la massiccia partecipazione dei precari dei Centri sociali dimostrano che questo sciopero ha unito giovani e meno giovani, lavoratori relativamente stabili e precari, stanziali e migranti in una corale protesta contro le politiche economiche, sociali e securitarie del governo Prodi. I Cobas e gli altri sindacati di base come Cub e SdL sono stati il fulcro della protesta per cancellare il Protocollo del 23 luglio che massacra il sistema pensionistico e rende permanente la precarietà del lavoro; per abrogare la legge 30 e il pacchetto Treu; contro la Finanziaria, che dà soldi solo al padronato, e la politica economico-sociale del governo Prodi; per il diritto al lavoro stabile e al reddito; per difendere e potenziare la scuola, la sanità e i servizi sociali pubblici; per il taglio drastico delle spese militari; contro le politiche securitarie, li decreto nazistoide "anti-romeni e anti-rom", il razzismo e la xenofobia; per dire no al monopolio Cgil-Cisl-Uil sui diritti sindacali e per la democrazia nei luoghi di lavoro. Il monito ad un governo che pratica il berlusconismo senza Berlusconi è fortissimo. Ma la lotta non si ferma qui: da domani, unitariamente, concorderemo altre iniziative di protesta che esercitino la massima pressione nei confronti di un Parlamento sordo alle esigenze dei salariati e dei settori popolari e ad un governo che dà soldi solo al padronato e per le spese militari mentre impoverisce sempre più salari e servizi sociali.

Confederazione Cobas

giovedì 8 novembre 2007

Comunicato stampa contro lo strumentalismo del PRC

Lo sciopero generale e generalizzato del 9 Novembre è convocato su una piattaforma di opposizione alle politiche antipopolari del governo Prodi. Riteniamo perciò contraddittoria la partecipazione organizzata del Partito della Rifondazione Comunista. Non si può sostenere che lo sciopero del 9 sia, come afferma il PRC in una nota, "un richiamo forte e significativo al programma dell'Unione". Al contrario si tratta di uno sciopero convocato su una piattaforma che contiene al suo interno, ad esempio, l'abolizione della legge 30 e del pacchetto Treu che nè le politiche, nè il programma di questo governo mettono in discussione.
Riteniamo quindi strumentale la partecipazione del PRC che evidentemente utilizza la piazza come contraltare di concertazione col governo.
Se il PRC volesse dimostrare un atto di coerenza politica con la piattaforma di convocazione dello sciopero del 9 dovrebbe immediatamente abbandonare il governo confindustriale di Prodi e porsi all'opposizione al fianco dei lavoratori che scenderanno in piazza. Non un appoggio estrerno, come successo in Regione, ma una collocazione strategicamente alternativa ad entrambi gli schieramenti.

- Coordinamento per l’Unità dei Comunisti – CUC Calabria
- Mc Partito Comunista dei Lavoratori - Cosenza

domenica 4 novembre 2007

Sciopero generalizzato contro il governo Prodi e le sue politiche antipopolari

Con la firma degli accordi del 23 Luglio, governo Prodi e Cgil-Cisl-Uil hanno gettato definitivamente la maschera, confermandosi ancora una volta i principali avversari del movimento dei lavoratori, dopo aver messo in atto lo scorso anno la scandalosa operazione di furto del TFR.
All’indomani di un primo anno di centrosinistra tutto all’insegna di tagli, finanziarie lacrime e sangue, aumenti alle spese militari e regali di ogni tipo ai padroni amici di Confindustria, ora è la volta delle pensioni. L’obiettivo del padronato era quello di alzare l’età pensionabile. Detto…fatto… Al posto del famigerato “scalone”, previsto dalla Legge Maroni (che dal 1/1/2008 prevedeva il passaggio da 57 a 60 anni per accedere alla pensione di anzianità), si introduce un accordo addirittura peggiore con 4 “scalini” che innalzano l’età pensionabile fino a 61 anni con 36 anni di contributi o 62 anni con 35 anni di contributi fino al 2013: dunque addio pensione di anzianità!
Al danno si aggiunge la beffa del taglio delle pensioni attraverso una riduzione automatica dei coefficienti a partire dal 2010, che penalizzerà fortemente chi andrà in pensione col metodo contributivo.
Non solo: ben lungi dal cancellarla, questo “Protocollo d’intesa” riconferma gran parte delle figure contrattuali precarie della Legge 30 (apprendistato, contratti a termine, lavoro a tempo parziale, a progetto, occasionale…), prevedendo addirittura la possibilità per il padrone di reiterare oltre i tre anni i contratti a tempo determinato.
Con lo stesso accordo, ancora una volta, si regalano i soldi dei lavoratori ai padroni utilizzando la cassa dell’INPS per “gli sgravi del costo del lavoro” e si regala a Confindustria la detassazione degli straordinari, che provocherà una diminuzione delle entrate all’INPS, una riduzione delle assunzioni e forti aumenti di profitto per i padroni! Anche la riduzione della spesa pubblica passerà attraverso l’accorpamento degli enti previdenziali (INPS-INAIL) che produrrà tagli di posti di lavoro e un probabile aumento dei contributi che gravano sulle busta paga.
Questo è il governo della repressione e dei licenziamenti delle avanguardie.
I padroni, quando non possono gestire o corrompere gli attivisti sindacali, li licenziano!
Chiunque si è opposto ai piani di ristrutturazione dell’azienda o si è impegnato in prima fila nel difendere gli interessi e i diritti dei propri compagni di lavoro, è stato licenziato, e nel caso dei sindacati confederali, espulso dall’organizzazione. E’ il caso di moltissimi operai e delegati dal Nord al Sud, da Pomigliano a Termoli, da Vibo Valentia a Milano. Eppure, le contestazioni ad Epifani, Pezzotta, Angeletti e ai loro soci nel corso delle assemblee sindacali nelle principali fabbriche, sono la dimostrazione di un malcontento diffuso a cui abbiamo l’obbligo di dare voce e rappresentanza, a livello sia sindacale che politico.

In primo luogo, va resa esplicita la nostra opposizione a questo governo. Da che mondo è mondo, le grandi mobilitazioni si rivolgono non solo contro i singoli provvedimenti di un governo, ma contro il governo stesso in quanto artefice di quelle leggi, dunque controparte per definizione di chi scende in piazza.
Noi dobbiamo dire con chiarezza che scendiamo in piazza contro questo governo, poichè esso si è dimostrato per i lavoratori non molto diverso dal governo Berlusconi, in quanto è riuscito a portare avanti con la complicità dei sindacati di regime e della cosiddetta “sinistra radicale” quelle politiche di macelleria sociale che a Berlusconi erano state impedite con le mobilitazioni di piazza, e che gli sarebbero impedite comunque se tornasse al potere.

Chi ha sottoscritto e sostenuto l’accordo (Prc, PdCI, Verdi e SD erano e sono al governo), ipocritamente, vorrebbe farci credere che l’ennesima truffa perpetrata ai danni dei lavoratori possa essere emendata e resa quindi accettabile, barattando magari qualche lavoro usurante in più o qualche mese di proroga per i tempi determinati in meno.
Al di là delle evidenti stonature fra le dichiarazioni dei manifestanti e quelle dei politicanti, il vero scopo della manifestazione del 20 ottobre è stato quello di ridar fiato ad una sinistra sempre più di governo e sempre meno “radicale”, di far recuperare credibilità ai vari Bertinotti, Giordano, Diliberto, Mussi, ecc., oramai screditati anche presso la base dei loro stessi partiti.

In occasione del referendum-farsa indetto da Cgil-Cisl-Uil, le organizzazioni politiche e sindacali di base si sono presentate in ordine sparso (talune lavorando a rafforzare il fronte del NO, altre praticando il boicottaggio della consultazione), ma ora siamo tutti chiamati a proseguire le mobilitazioni sui territori e nei singoli luoghi di lavoro, affinché la giornata del 9 novembre non rappresenti un appuntamento isolato, ma sia il punto di approdo e di convergenza di una campagna di massa, che attraversi i rinnovi del contratto dei metalmeccanici e di altri importanti settori e le iniziative di opposizione alla guerra e allo scempio dei nostri territori, come quella di Vicenza a metà dicembre.
Per questa ragione invitiamo a costruire dal basso, in ogni luogo di lavoro e su ogni territorio, comitati di lotta unitari contro il governo Prodi e tutte le sue politiche, del lavoro, sociali e di guerra.


- NO ALL’ACCORDO TRUFFA DEL 23 LUGLIO;
- CONTRO TUTTI I LICENZIAMENTI;
- CONTRO IL CARO VITA, RIVENDICHIAMO FORTI AUMENTI SALARIALI;

- NO ALLA PRECARIETA’: PER LA CANCELLAZIONE DELLA LEGGE 30, DEL
PACCHETTO TREU E DI TUTTE LE NORME PRECARIZZANTI;
- RIPRISTINO DELLA SCALA MOBILE;
- SALARIO GARANTITO A DISOCCUPATI E PRECARI;
- RIDUZIONE GENERALIZZATA DELL’ORARIO DI LAVORO A PARITÀ DI

SALARIO E SENZA CONTROPARTITE DI FLESSIBILITÀ;
- NO ALLE GRANDI OPERE (TAV, INCENERITORI, ECC.) CHE INQUINANO E

UCCIDONO PER SODDISFARE LA FAME DI PROFITTI;
- CONTRO IL GOVERNO PRODI E LE SUE POLITICHE ANTIPOPOLARI;
- CONTRO OGNI GUERRA IMPERIALISTA: FUORI LA NATO DALL’EUROPA;
- RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE DA TUTTI I FRONTI DI GUERRA;

FUORI E CONTRO IL BIPOLARISMO
PER UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE POLITICA COMUNISTA


Coordinamento per l’Unità dei Comunisti - CUC CALABRIA
Cosenza 9 Novembre 2007
Partenza corteo P.zza Fera ore 9.30
SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO

Contro il governo del capitale e dei padroni


CONTRO LA DERIVA SECURITARIA, LIBERTA’ PER I COMPAGNI DI SPOLETO E VERITA’ PER ALDO BIANZINO!

Con il passare dei giorni, la montatura contro i cinque giovani compagni di Spoleto mostra tutta la sua inconsistenza. Nessun elemento concreto è stato portato a riscontro di un teorema sfociato in un’operazione tanto spettacolare, quanto provocatoria, e questo legittima la prospettiva che non di “antiterrorismo” si tratti, ma di una manovra tutta politica sulla pelle di cinque persone e rivolta contro le battaglie per la salvaguardia dell’ambiente che i cinque compagni hanno contribuito ad animare, contro gli scempi perpetrati in nome del profitto di speculatori locali e multinazionali.
Nonostante la sempre più evidente strumentalità dell’operazione Brushwood, i cinque compagni rimangono in carcere, lo stesso carcere dove ha perso la vita Aldo Bianzino, arrestato per possesso di alcune piantine di marijuana e poi trovato morto nella sua cella, con evidenti segni di percosse che fanno pensare ad un vero e proprio pestaggio.
Lanciati nella loro rincorsa alla destra sul terreno dell’autoritarismo e delle leggi liberticide, in troppi a “sinistra” stanno tacendo su quello che accade in Umbria, e non solo: vogliamo ricordare che, con accuse simili a quelle dell’operazione “Brushwood”, sono stati inquisiti (e licenziati) alcuni operai della Fiat di Melfi, anche qui nel silenzio generale della “sinistra”. E’ dunque in atto un processo che, con il pretesto della “sicurezza”, sta mettendo a rischio i più elementari diritti democratici di tutte e tutti noi.
La convocazione di una manifestazione nazionale a Perugia, il prossimo 10 novembre, per pretendere la verità sulla morte di Aldo Bianzino e rivendicare la liberazione dei cinque compagni di Spoleto è la dimostrazione che ci si può e ci si deve opporre con la lotta alla deriva securitaria che sta investendo questo Paese e con la quale i poteri forti e il governo che li rappresenta tentano di nascondere il drammatico peggioramento delle condizioni materiali di milioni di lavoratori e di famiglie.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla manifestazione del 10 novembre a Perugia, perché il conflitto sociale e la mobilitazione di massa sono le sole garanzie contro ogni involuzione antidemocratica ed autoritaria.

LIBERTA’ PER I COMPAGNI DI SPOLETO!

VERITA’ PER ALDO BIANZINO!

SABATO 10 NOVEMBRE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A PERUGIA
Partenza alle ore 15 Piazzale Bove

Coordinamento per l’Unità dei Comunisti