mercoledì 30 gennaio 2008

Sabato 2 Febbraio tutti a Cosenza!!!!!

Erano passati pochi giorni dalla manifestazione di un milione di persone contro la guerra in Iraq che aveva concluso il Forum Sociale Europeo di Firenze, una delle più importanti esperienze di partecipazione democratica realizzate nel nostro paese.

La notte del 15 novembre 2002 venti persone che erano state fra gli organizzatori di quel Forum furono arrestate dai reparti speciali dei ROS e dei GOM. Ad altri cinque furono notificati gli arresti domiciliari. Quarantatre persone finirono indagate nel filone di inchiesta. Le irruzioni di uomini armati fino ai denti e con il volto coperto terrorizzarono molte famiglie a Cosenza, Napoli e Taranto.

Tredici persone furono rinviate a giudizio, accusate di aver voluto “sovvertire violentemente l’ordine economico costituito nello stato” per essere stati fra gli animatori delle grandi manifestazioni di popolo in occasione del vertice OCSE di Napoli e del G8 di Genova nel 2001.

Quel processo, iniziato il 2 dicembre 2004 presso la Corte di Assise di Cosenza, è alle sue battute finali. La requisitoria del Pubblico Ministero è prevista per il 23 gennaio, e poco dopo sarà emessa la sentenza.

Solo un mese fa il Tribunale di Genova ha comminato più di un secolo di carcere a ventiquattro manifestanti. Sono stati inflitti fino a 11 anni di carcere utilizzando reati da codice di guerra come l'accusa di "devastazione e saccheggio".

Al contrario, nessuno ha pagato per le inaudite violenze compiute dalle forze dell’ordine sui manifestanti a Genova, giudicate da Amnesty International la più grave violazione dei diritti umani in Europa dal dopoguerra.

Nessuno dei dirigenti responsabili ha dovuto rendere conto degli errori ed orrori commessi: al contrario, sono stati tutti promossi. I processi per la macelleria della Diaz e le torture a Bolzaneto si avviano alla prescrizione per decorrenza dei termini. L’omicidio di Carlo Giuliani è stato archiviato senza un processo. Il Parlamento ha respinto la richiesta di istituzione di una Commissione di Inchiesta. Al contrario, gli imputati di Cosenza rischiano pene severissime.

Ancora una volta c’è bisogno di difendere la dignità calpestata del nostro paese e le garanzie democratiche –nel sessantesimo della Costituzione. Una volta ancora bisogna pretendere verità e giustizia sui fatti di Genova, e difendere il diritto a costruire un “un altro mondo possibile”.

Il nostro paese è pieno di lotte, vertenze nazionali e locali, resistenze e proposte per i diritti umani, sociali, civili, politici, ambientali, per la difesa dei beni comuni, contro la guerra e il riarmo. L’attivismo civile e la mobilitazione sociale dovrebbero essere considerati una risorsa di questo paese.

Al contrario, questi conflitti finiscono sotto processo e tante persone rischiano di vedersi rovinata la vita per il loro impegno sociale. Crediamo sia necessario allargare la riflessione, la solidarietà e l’iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva securitaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso.

Agli imputati di Cosenza viene contestato di essere protagonisti attivi del movimento altermondialista e delle lotte per il cambiamento, attività che viene quindi considerata sovversiva e cospirativa.

Questo processo riguarda perciò fino in fondo tutti coloro che credono doveroso impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a praticare e vivere alternative.

E’ tempo di tornare a Cosenza da ogni parte d’Italia, come facemmo il 23 novembre del 2002 protestando insieme a tutta la città.

Unità Comunista – Vibo Valentia (aderente al Coordinamento Nazionale per l’Unità dei Comunisti) è vicina ai compagni che stanno vivendo questa tristissima vicenda di repressione fascista della libertà di espressione individuale e collettiva; parteciperemo a questa manifestazione come abbiamo partecipato, negli anni scorsi, a tutte le iniziative di proposta alternativa al sistema capitalistico e borghese di cui siamo tutti “prigionieri”.

Andremo alla manifestazione anche per ricordare a tutti che ci sono altri compagni in carcere: infatti lo scorso 23 ottobre sono stati arrestati a Spoleto 5 giovani incensurati. Si contesta loro il reato di violazione dell’art. 270 bis del codice penale contro “le associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale e di eversione dell’ordine democratico”. I cinque avrebbero costituito, organizzato, partecipato a un gruppo di ispirazione anarchico-insurrezionalista denominato Coop-Fai, a Spoleto, dal marzo 2007 all’arresto.

Non sono accusati di nessun reato specifico, ma soltanto indagati per associazione sovversiva prendendo a pretesto azioni non provate o a loro provocatoriamente attribuite. Ma lo scopo dichiarato dell’operazione non è tanto quella di identificare e punire gli autori di tali contestazioni, bensì quello di prevenire l’innalzamento dello scontro. Non esiste infatti uno straccio di prova che attribuisca ai 5 giovani (tutti ventenni) la responsabilità dei reati contestati loro: un tentativo di incendio ad una centralina, una busta con dentro alcuni proiettili recapitata al Presidente della Regione Umbria Lorenzetti e qualche scritta sui muri.

E’ necessario allargare la riflessione, la solidarietà e l'iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva securitaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso.
La giornata di oggi rappresenta un doveroso impegno per tutti coloro che credono fondamentale impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a praticare e vivere alternative.
Costruiamo insieme una nuova grande manifestazione a Cosenza sabato 2 febbraio
per liberare chi è sotto processo da accuse inaccettabili.

DIFENDIAMO IL DIRITTO A VOLER CAMBIARE IL MONDO

Libertà per tutti gli imputati!!!

Libertà per i Compagni Umbri!!!

Siamo tutti Sovversivi!!

lunedì 28 gennaio 2008

Contro la repressione, per le libertà, per la giustizia sociale.


27 Gennaio: la Giornata della Memoria....corta!

Il 27 Gennaio 1945, sessantatre anni fa, l’Armata Rossa (i soliti comunisti) liberavano Auschwitz. Nel commando perirono 231 soldati sovietici. Ma in totale, alla fine della seconda guerra mondiale, per scacciare dall’Europa il flagello nazista ed i figli della Lupa (alcuni di loro ebbero pure un rigurgito Repubblichino ma, secondo la vulgata purificatrice, erano troppo giovani per sapere. Fatto strano, cresciutelli, divennero seguaci di Almirante. Piccole incongruenze della logica), l’URSS aveva lasciato sul campo oltre 21.000.000 di morti (13.600.000 militari, 7.500.000 civili). Da tutto ciò ne consegue, per Copyright, che siamo stati liberati esclusivamente dagli Americani (che poi, per la precisione, sarebbero gli Statunitensi). Il 27 Gennaio, per ricordare giustamente quel fatto, onorare le vittime del nazismo e dell’Olocausto ( possibilmente, senza nominare le zecche liberatrici), è stato istituito dal Parlamento Italiano il “Giorno della Memoria”. In realtà, sarebbe meglio dire “Giornata della Memoria Corta”, visto che mancano all'appello gli ultimi sessant’anni di storia contemporanea. In effetti, se dal 1945 in poi il mondo viene rappresentato come immobile, tanto che dobbiamo ricordare solo l’Olocausto, non è che poi ci si può lamentare se i giovani non contestualizzano oppure se vivono con distacco gelido la trapassata crudeltà dei campi di sterminio nazisti. Si potrebbe invece andare incontro alle nuove generazioni, magari informando gli ultimi arrivati con la scheda aggiornata dei crimini commessi dai soliti noti. Non sarebbe male, per esempio, in un’ipotetica “Giornata della Memoria Lunga” ricordare come, oggigiorno, i Sionisti stiano facendo una brodaglia con il Popolo Palestinese, dannato a subire un’infame occupazione lunga una vita. (Naturalmente, se ti occupano per oltre quarant’anni la casa e tu fai resistenza armata continuata, sei un terrorista: mi pare ovvio!) In particolare, se mai si può dire così, gli esseri umani della Striscia di Gaza, solo 1.500.000 (1 milione e cinquecentomila), dotati di pelle ed ossa come quelli che ha così mirabilmente raccontato Primo Levi, sono stati ridotti a vivere ammassati in un recinto, il cui perimetro è stato doviziosamente sigillato da Sharon (quello di Sabra e Chatila: il partigiano Sandro Pertini lo definì un Criminale!) ed Olmert con Muri e Check-Point . Per capire di chi stiamo parlando, si ricordino quelle galline umane che l’altro giorno, in preda a sete, fame e disperazione, hanno pensato bene di sfondare il confine con l’Egitto, per acquistare qualche genere di prima necessità (un po’ d’acqua, qualche fetta di pane, roba del genere). E’ proprio di loro che stiamo parlando! Magari si potrebbero ricordare anche gli oltre due milioni e mezzo di morti irakeni per l’embargo Bush (senior e junior), condito con due guerre d’occupazione aeroterrestri all’uranio impoverito; l’embargo cubano che attanaglia l’isola dal 1961 con un danno stimato in oltre 100 miliardi di dollari (e che si riverbera, poi, nelle cose essenziali, sebbene Cuba abbia tuttora il primato in molti campi: scuola, sanità, università, sport. E questo la dice lunga sulla forza di volontà che i popoli oppressi autoriproducono; si pensi anche al Vietnam). Nella Giornata della Memoria Lunga si potrebbe ricordare il Napalm, l’Uranio impoverito, il Fosforo Bianco, le Bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nakasaki ( solo 200.000 morti senza tirare il fiato), qualche milione di Pellerossa sterminato, qualche Guantanamo, qualche ESMA, qualche Pinochet con Papa Boy al seguito, qualche Darfur, qualche Ruanda (con i suoi machete, che provocarono nel 1994 più o meno un milione di morti di sgozzati su ordinazione, ovviamente, dei papponi imperialisti), qualche Abu Ghraib con annessi prigionieri sodomizzati con lampade chimiche e manici di scopa dal glorioso corpo dei marines (di cui vanno pazzi gli psicotici democristianei di destra e sinistra italiani e di cui non nutre riserve il Baffo cresciuto a Frattocchie, quello della guerra umanitaria in Kosovo). Il Kosovo, i bombardamenti umanitari su Belgrado: perché non ricordiamo pure quelli una volta tanto?

scritto dal compagno Francesco Fumarola

Solidarietà al Popolo di Gaza e di tutta la Palestina giornate pisane di una memoria incompleta

comunicato stampa

Nel giorno della memoria in cui si ricorda il genocidio del popolo ebraico da parte del nazismo con la complicità dei fascisti italiani, il pensiero dei comunisti va anche alle altre vittime di quella barbarie: dagli omosessuali ai comunisti stessi, dagli zingari ad altre minoranze.

Ma il nostro pensiero e la nostra solidarietà oggi va in particolare al Popolo di Gaza e di tutta la Palestina vittima della lunga nefasta, irresponsabile e disumana politica di Israele, appoggiata dagli Stati Uniti e da una Europa servile - Italia compresa -, che sembrano non aver imparato nulla dalla loro stessa esperienza.
Il popolo palestinese reclama terra, cibo, energia e la fine dell'occupazione da parte dello stato di Israele, per questo abbiamo organizzato un volantinaggio per le vie del centro in occasione della giornata mondiale contro la guerra di sabato 26 gennaio

Coordinamento per l'unità dei Comunisti Pisa

La crisi del governo Prodi e le prospettive dei comunisti

Venti milioni di lavoratori sotto pagati; cinque milioni di famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese; prezzi alti come in Germania e salari bassi come in Grecia. Queste sono le vere ragioni della caduta del governo Prodi. Non altro, non i Mastella o i Dini!


Il governo Prodi è caduto perchè ha dissipato l’illusione di molti lavoratori e di molta altra gente che nel giugno del 2006 lo avevano votato.


Nella sua breve vita questo governo ha dimostrato di fare moltissimo per le imprese e molto poco per gli operai ed i lavoratori.


Ha governato anticipando lo scippo del TFR, tagliando le pensioni e aumentando l’età pensionabile, ha accelerato la privatizzazione dei beni comuni come l’acqua ed è rimasto immobile di fronte agli aumenti delle tariffe, della benzina, della luce e del gas. Ha persino introdotto nuovi ticket sanitari.


Ha rifinanziato le missioni di guerra in Afganistan ed in Kossovo e ne ha deciso una di nuova in Libano. Ha aumentato le spese militari, ha autorizzato fregandosene del parlamento l’ampliamento della base americana di Vicenza.
Ha mantenuto ed aumentato i privilegi economici alla chiesa cattolica come l’esenzione dall’ICI, non ha abrogato nè la legge Biagi, mantenendo la precarietà, né la Bossi-Fini ed anzi ha cercato (ed in parte c’è riuscito) di introdurre nella legislazione italiana norme di sicurezza razziste ed il reato di povertà.
Con la finanziaria del 2007 ha proseguito la politica berlusconiana di trasferimento di risorse dai salari ai profitti, alle rendite finanziarie chiedendo sacrifici immediati ai lavoratori a fronte di promesse i cui effetti sono ancora tutte sulla carta.
Solo un po’ di carità per incapienti e le oramai poche famiglie numerose. Se risanamento dei conti pubblici c’è stato l’hanno pagato ancora una volta i lavoratori ed i ceti medio-bassi in generale..


Così il governo Prodi non poteva avere nessun futuro!


Se i lavoratori sono usciti impoveriti da questa esperienza, ne esce sconfitta una classe sindacale confederale inetta che in nome del “governo amico” si è fatta paladina delle compatibilità della Confindustria, ha soffocato le lotte dei lavoratori, ha ridotto al minimo le richieste salariali – pochi euro in tanti anni -, ha negoziato accordi penalizzanti come quello sullo walfare. Le tantissime morti sul lavoro non possono non essere considerate il frutto anche di questa politica sindacale!


Ad essere sconfitta è anche la sedicente “sinistra radicale” che prima fra tutti ha svenduto le speranze dei lavoratori in cambio di un ruolo di secondo piano nel teatrino della politica!


La strada tutta politicista di una nuova legge elettorale, che il centro-sinistra auspica per uscire da questa situazione, è sbagliata e soprattutto pericolosa. Per evitare l’attuale “porcellum” sarebbe sufficiente rivedere i meccanismi di ripartizione dei seggi per il Senato e reintrodurre le preferenze.
La nuova legge elettorale reclamata in sintonia da Veltroni e Berlusconi mira a ridurre spazi di democrazia e non a rispondere in positivo (come forma autocritica) ai disastri delle loro scelte politico-economiche sbagliate.
Non c’è democrazia laddove una minoranza pretende di poter decidere come fosse maggioranza! La stabilità di governo assunta come valore e non come opportunità rappresenta soltanto la rincorsa verso la conservazione del potere, verso una politica dalle mani libere anche sotto il profilo etico-morale affrancata da ogni controllo democratico.


Il fallimento della Cosa Rossa ancora prima della sua nascita sta lasciando dietro di sé un esercito di militanti delusi passivizzati, senza prospettive politiche.


Ma non tutti hanno ceduto alle lusinghe e ai tentativi di corruzione. Non tutti hanno accettato la logica del regime bipolare né sono disponibili ad accettare tutto, anche il peggio, per paura del “ritorno” di Berlusconi.


Le manifestazioni di Roma in occasione della visita di Bush in Italia e di Vicenza contro la nuva base Usa, così come le manifestazioni dei metalmeccanici ma anche quella del 20 ottobre imposta ai dirigente de PRC e PDCI dai loro militanti di base, hanno dimostrato che c’è una vasta rete di organizzazioni politiche, di sindacalismo non concertativo, di strutture popolari di base, di lavoratori coscienti che ha continuato a resistere alla prevalenza degli interessi del capitale anche quando si è fatto rappresentare dal governo della borghesia "illuminata" quale ha cercato di essere il governo Prodi.


Si tratta di una rete che è purtroppo divisa e frammentata e che per questo rischia di rimanere un semplice insieme di microorganizzazioni politiche e sindacali cristallizzate ed autoreferenziali senza possibilità di evolvere verso forme più avanzate e più rispondenti alle necessità della classe lavoratrice.


Se queste dimensioni organizzative potevano avere una loro ragion d’essere quando rappresentavano la “sinistra della sinistra” - mentre il corpo centrale rappresentativo della classe era costituito nei partiti e nei sindacati “storici” - in quanto esercitavano la funzione di pungolo e di ostacolo alla deriva revisionista dei partiti storici della sinistra, oggi questa funzione non è prioritaria.


Oggi, la maggior parte della classe non è organizzata e rischia di perdere coscienza di sé e della sua potenziale forza di cambiamento. Oggi i partiti storici della sinistra non esistono più. Oggi la fase politica è fortemente cambiata.


E’ necessario un forte salto in avanti: i lavoratori, e i movimenti popolari hanno bisogno di avere una sola loro organizzazione politica e non decine di organizzazioni. Hanno bisogno di un “Partito nuovo” e non dell’ennesimo “nuovo partitino”.


Il nostro è un appello esplicito ai lavoratori e alle lavoratrici, alle organizzazioni politiche non sottomesse al regime bipolare, alle organizzazioni sindacali non concertative e a quanti sono mobilitati in difesa dei beni comuni e del proprio territorio, ad avviare insieme il processo di costruzione della loro organizzazione, della loro autonomia politica, del loro Partito.


Un processo che ha alla sua base l’unità dei comunisti, cioè di quanti lavorano per l’organizzazione autonoma del proletariato come strumento di trasformazione sociale, per il ribaltamento dei rapporti di forza tra le classi – senza negare l’esistenza di alcuna – per l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo a qualsiasi titolo, e della schiavitù del lavoro salariato, per la riappropriazione sociale dei beni comuni.


Siamo consapevoli che si tratterà di un processo lungo e tutt’altro che semplice, ma siamo convinti che i tempi siano maturi per cominciare questo percorso comune di speranza e di riscossa.


Coordinamento nazionale per l'Unità dei Comunisti

mercoledì 23 gennaio 2008

sabato 2 febbraio tutti a Cosenza!!! Appello alla mobilitazione

Erano passati pochi giorni dalla manifestazione di un milione di persone contro la guerra in Iraq che aveva concluso il Forum Sociale Europeo di Firenze, una delle più importanti esperienze di partecipazione democratica realizzate nel nostro paese.
La notte del 15 novembre 2002 venti persone che erano state fra gli organizzatori di quel Forum furono arrestate dai reparti speciali dei ROS e dei GOM. Ad altri cinque furono notificati gli arresti domiciliari. Quarantatre persone finirono indagate nel filone di inchiesta. Le irruzioni di uomini armati fino ai denti e con il volto coperto terrorizzarono molte famiglie a Cosenza, Napoli e Taranto.
Tredici persone furono rinviate a giudizio, accusate di aver voluto “sovvertire violentemente l’ordine economico costituito nello stato” per essere stati fra gli animatori delle grandi manifestazioni di popolo in occasione del vertice OCSE di Napoli e del G8 di Genova nel 2001.
Quel processo, iniziato il 2 dicembre 2004 presso la Corte di Assise di Cosenza, è alle sue battute finali. La requisitoria del Pubblico Ministero è prevista per il 23 gennaio, e poco dopo sarà emessa la sentenza.
Solo un mese fa il Tribunale di Genova ha comminato più di un secolo di carcere a ventiquattro manifestanti. Sono stati inflitti fino a 11 anni di carcere utilizzando reati da codice di guerra come l'accusa di "devastazione e saccheggio".
Al contrario, nessuno ha pagato per le inaudite violenze compiute dalle forze dell’ordine sui manifestanti a Genova, giudicate da Amnesty International la più grave violazione dei diritti umani in Europa dal dopoguerra.
Nessuno dei dirigenti responsabili ha dovuto rendere conto degli errori ed orrori commessi: al contrario, sono stati tutti promossi. I processi per la macelleria della Diaz e le torture a Bolzaneto si avviano alla prescrizione per decorrenza dei termini. L’omicidio di Carlo Giuliani è stato archiviato senza un processo. Il Parlamento ha respinto la richiesta di istituzione di una Commissione di Inchiesta. Al contrario, gli imputati di Cosenza rischiano pene severissime.
Ancora una volta c’è bisogno di difendere la dignità calpestata del nostro paese e le garanzie democratiche –nel sessantesimo della Costituzione. Una volta ancora bisogna pretendere verità e giustizia sui fatti di Genova, e difendere il diritto a costruire un “un altro mondo possibile”.
Il nostro paese è pieno di lotte, vertenze nazionali e locali, resistenze e proposte per i diritti umani, sociali, civili, politici, ambientali, per la difesa dei beni comuni, contro la guerra e il riarmo. L’attivismo civile e la mobilitazione sociale dovrebbero essere considerati una risorsa di questo paese.
Al contrario, questi conflitti finiscono sotto processo e tante persone rischiano di vedersi rovinata la vita per il loro impegno sociale. Crediamo sia necessario allargare la riflessione, la solidarietà e l’iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva securitaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso.
Agli imputati di Cosenza viene contestato di essere protagonisti attivi del movimento altermondialista e delle lotte per il cambiamento, attività che viene quindi considerata sovversiva e cospirativa.
Questo processo riguarda perciò fino in fondo tutti coloro che credono doveroso impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a praticare e vivere alternative.
E’ tempo di tornare a Cosenza da ogni parte d’Italia, come facemmo il 23 novembre del 2002 protestando insieme a tutta la città.
Costruiamo insieme una nuova grande manifestazione a Cosenza sabato 2 febbraioper liberare chi è sotto processo da accuse inaccettabili.

DIFENDIAMO IL DIRITTO A VOLER CAMBIARE IL MONDO

Le adesioni collettive e individuali vanno inviate a: liberitutti@inventati.org

sabato 19 gennaio 2008

Fermiamo il massacro di Gaza




A POCHI GIORNI DI DISTANZA DAL VERTICE DI ANNAPOLIS E’ CHIARO A TUTTI COSA INTENTENDEVANO ISRAELIANI ED AMERICANI PER LA RIPRESA DEL PROCESSO DI PACE IN PALESTINA.

RIPRESA DELLA COSTRUZIONE DI COLONIE EBRAICHE INTORNO GERUSALEMME E IN CISGIORDANA,ARRESTI ,RAPIMENTI E UCCISIONI DI COMBATTENTI E CIVILI PALESTINESI, IN UNA ESCALATION CHE MIRA ALLA ELIMINAZIONE FISICA DELLA RESISTENZA PALESTINESE.

IL 15 GENNAIO, L’ESERCITO DI OCCUPAZIONE ISRAELIANO HA COMPIUTO UNA STRAGE A GAZA CAUSANDO 20 MORTI E OLTRE 50 FERITI, FACENDO USO DI ARMI NON CONVENZIONALI : BOMBE CON CHIODI E A FRAMMENTAZIONE, CHE STRAPPANO E BRUCIANO I CORPI DELLE VITTIME. 20 MORTI CHE SI AGGIUNGONO AGLI OLTRE 5700 PALESTINESI ASSASSINATI NEGLI ULTIMI SETTE ANNI DALL’ESERCITO E DALLA POLIZIA DELLO STATO ISRAELIANO.

OLTRE UN MILIONE E MEZZO DI PERSONE A GAZA SOFFRONO PER L’EMBARGO ATTUATO DAL GOVERNO DI TEL AVIV CON IL SOSTEGNO DI TUTTI I GOVERNI DELLA UE .

E’ UN EMBARGO PIU’ IGNOBILE DI ALTRI, PERCHE ‘ SI ACCANISCE CONTRO UN POPOLO SOTTOPOSTO DA OLTRE 60 ANNI AD UNA DURISSIMA OCCUPAZIONE MILITARE .

CHIEDIAMO CON FORZA LA FINE DELL’EMBARGO A GAZA. LO FAREMO SABATO 19 DAVANTI L’AMBASCIATA ISRAELIANA E TORNEREMO A FARLO A MAGGIO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO QUESTANNO INGIUSTAMENTE STATO DEDICATO AD ISRAELE , I CUI SERVIZI SEGRETI HANNO ASSASSINATO MOLTI SCRITTORI E INTELLETUALI PALESTINESI TRA CUI GHASSAN KANAFANI .

• BASTA CON IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANO

• SOSTENIAMO LA RESISTENZA DEL POPOLO PALESTINESE

• LIBERTA’ PER GLI 11.000 PRIGIONIERI PALESTINESI

• CHIEDIAMO LA FINE DELL’EMBARGO A GAZA

• DENUNCIAMO GLI ACCORDI ECONOMICI, CULTURALI E MILITARI TRA ITALIA ED ISRAELE

martedì 15 gennaio 2008

ECCO IL VERO PIANO MARCHIONNE

Solidarietà a Vittorio Granillo e a tutti i lavoratori licenziati
La ristrutturazione alla Fiat è stata sempre intesa come riduzione della forza-lavoro.
Oggi, grazie alla trasformazione e alle abiure dei cosiddetti partiti della sinistra e alle politiche di concertazione dei sindacati, la FIAT stà puntando all’azzeramento delle libertà sindacali, delle tutele e dei diritti dei lavoratori, e ad un’ulteriore stretta repressiva attraverso i licenziamenti delle avanguardie e dei rappresentanti sindacali che non si piegano ai diktat e continuano a difendere i diritti dei lavoratori.
L’azienda, attraverso l’aumento dei ritmi di lavoro, stà cercando di imporre anche a Pomigliano la “melfizzazione” dei rapporti lavorativi, e per arrivare a questo obiettivo non esita a rispolverare il vecchio metodo della militarizzazione con un utilizzo massiccio ed asfissiante di vigilantes e “controllori” vari all’interno della fabbrica.
Ancora una volta la FIAT, azienda privata che vive da anni parassitariamente grazie ai finanziamenti dello Stato, invece di investire gli utili per garantire nuova occupazione, li usa per aumentare i profitti e gli stipendi (già faraonici) dei propri dirigenti.

Quando i lavoratori si uniscono per contrastare questi progetti, ecco che arrivano puntuali i licenziamenti: questo è quello che è successo a Vittorio Granillo, a Luigi Aprea e a tanti compagni che hanno “osato” sfidare il padrone.

La Fiat per l’ennesima volta licenzia Vittorio in quanto quadro storico del sindacalismo di base e leader indiscusso dello Slai-Cobas di Pomigliano, e in quanto tale evidentemente incompatibile con i disegni di Marchionne.

L’Associazione Unità Comunista, e il Coordinamento per l’Unità dei Comunisti esprimono la propria sincera solidarietà militante a Vittorio e a tutti i compagni vittime di quest’ennesima aggressione padronale, e invitano tutte le forze sane del sindacalismo e della sinistra di classe ad unirsi contro licenziamenti e mobilità e a rilanciare una battaglia comune contro il piano Marchionne e contro le politiche di sfruttamento e precarietà del governo Prodi.

Associazione Marxista Unità Comunista
Coordinamento Campano per l’Unità dei Comunisti

sabato 12 gennaio 2008

comunicato dello Slai Cobas di Vibo Valentia sulla vicenda del lavoratore Martelli

Ci risiamo.
Per la seconda volta in pochi mesi il Giudice del Lavoro di Vibo Valentia ha smascherato l’inconsistenza e l’illegalità delle trame ordite dalla Ecocall di Vazzano al solo fine di “liberarsi” di un lavoratore non gradito colpevole evidentemente di essersi fatto sparare mentre svolgeva il proprio lavoro.
Stiamo parlando della vicenda di Martelli Domenico, lavoratore in forza alla Ecocall di Vazzano che annovera tra i suoi soci imprenditori del calibro di Pippo Callipo, Antonio Gentile e Rocco Letizia, tra l’altro esponenti di spicco dell’Assindustria di Vibo Valentia, che, evidentemente non hanno niente di meglio da fare che combattere una guerra personale nei confronti di un singolo lavoratore.
Non altrimenti può spiegarsi l’accanimento con cui da oltre un anno l’azienda ha preso di mira il Martelli non fermandosi di fronte a nulla pur di liberarsi della sua presenza poco gradita per motivi francamente incomprensibili.
L’unica colpa del Martelli, infatti, è quella di essere rimasto vittima, anni fa, di un ferimento all’interno dell’azienda medesima le cui conseguenze è destinato a portare con se tutta la vita.
Al ritorno dalla convalescenza l’azienda provvide subito a dare il “bentornato” al lavoratore dicendogli chiaramente che il rapporto si sarebbe dovuto interrompere a causa delle sue condizioni di salute!!
Di fronte al legittimo rifiuto del Martelli delle nuove penalizzanti condizioni impostegli, cominciò per lui un periodo molto difficile all’interno dell’azienda che culminò nel dicembre 2006, in un clamoroso licenziamento, prontamente impugnato e annullato dal Giudice del Lavoro con un provvedimento poi confermato anche dal Tribunale in sede di reclamo.
Morale della favola: lavoratore reintegrato ed Ecocall smascherata nelle sue reali intenzioni.
Ma che pensava che il discorso fosse finito là sbagliava.
Poteva mai l’Ecocall e con essa i suoi “potenti” soci – Callipo, Gentile, Letizia – accettare la sconfitta da parte di un singolo lavoratore?
Giammai.
Ed ecco che di fronte all’apparente normalizzazione della situazione, l’azienda brigava nell’ombra per cercare in ulteriore licenziamento intimato nel mese di agosto 2007 a pochi mesi dal precedente!
Incredibile: due licenziamenti a carico dello stesso lavoratore intimati in pochi mesi.
Se non è persecuzione questa!
Ma andiamo avanti: una nuova impugnazione, nuova causa e nuovo provvedimento di illegittimità del licenziamento emesso nello scorso mese di dicembre 2007, con un nuovo clamoroso smascheramento delle intenzioni dell’azienda disposta a tutto, anche a perdere la faccia, pur di allontanare il lavoratore.
L’unica differenza – che a ben vedere finisce con il rendere ancor più palesi le vere intenzioni dell’azienda – è che il Giudice del Lavoro, in questa occasione, con la propria decisione, ha ritenuto applicabile la tutela obbligatoria invece di quella reale e , quindi, non ha disposto la reintegrazione ma la riassunzione.
Obbligo del quale l’azienda può liberarsi pagando al lavoratore l’indennità prevista dal medesimo Giudice, ed evitando così la riassunzione.
E che cosa ha fatto l’Ecocall? Neanche a dirlo: lungi dal riassumerlo ha deciso guarda caso di liberarsi di lui pagandogli l’indennità!
Più palese di così non crediamo potesse manifestarsi la vergognosa intenzione dell’Ecocall di liberarsi del lavoratore.
Inutile dire che non è finita qui: il provvedimento verrà impugnato dallo Slai-Cobas perché se a marzo 2007 l’Ecocall rientrava nel campo di applicazione della tutela reale, per come stabilito dallo stesso Tribunale, non si vede perché ad agosto 2007 la stessa debba rientrare nell’ambito della tutela obbligatoria.
A ciò si aggiunga che il lavoratore Martelli, sabato 12 gennaio 2008, è stato invitato a rendere testimonianza della propria clamorosa e aberrante vicenda dal Coordinamento Nazionale dello Slai-Cobas per decidere in quella sede tutte le iniziative da intraprendere a tutela del lavoratore e contro l’Ecocall.
Ciò che preme sottolineare in questa sede è come ancora una volta il licenziamento, che non è niente di più di un pretesto, sia stato dichiarato illegittimo e come le reali intenzioni dell’azienda siano state da sempre quelle di liberarsi a ogni costo e con qualsiasi mezzo del Martelli.
Perché, e questo non può negarlo nessuno, in Calabria i lavoratori che vengono sparati durante il lavoro e dentro i locali dell’azienda devono essere allontanati e colpiti a costo di farne una guerra personale in cui senza alcuna vergogna, imprenditori cosiddetti “di successo” sono disposti a perdere la propria faccia ed il proprio nome, proprio quegli stessi imprenditori come Pippo Callido parlano di legalità ad ogni piè sospinto salvo, poi, perseguitare un povero lavoratore.
Ancora una volta Davide contro Golia, ma chi ne conosce la storia sa come è finita!!

Il Coord. Prov. dello Slai Cobas
di Vibo Valentia

venerdì 11 gennaio 2008

Resoconto sulla situazione presente nella città di Napoli

riceviamo un comunicato dai compagni di UC di Napoli sulla situazione di emergenza in Campania.....


Da vari giorni, nel quartiere di Pianura e nei comuni di Quarto e Pozzuoli si è mobilitata tutta la cittadinanza per la salvaguardia dei diritti, che in un paese civile dovrebbero essere sempre tutelati da un governo o istituzioni locali e che dovrebbero avere come principale obiettivo la tutela della salute dei cittadini; ma purtroppo gli interessi economici che confluiscono in questo squallido settore, ha portato la classe politica a calpestare ogni diritto e fare solo l'interesse di una ristretta classe e della camorra. Questa mal gestione dei politicanti si protrae da molti anni, solo tante parole e promesse mai mantenute che hanno portato ad una situazione esasperata ed in questi giorni si è verificata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e tutti nodi sono venuti al pettine, adesso il boccone amaro non si può più ingoiare. Non è possibile nascondere nulla, la gente non è più disposta ad aspettare la mano dal cielo; adesso è scesa in piazza per pretendere dei diritti che devono essere inalienabili in un sistema cosiddetto democratico.Dai telegiornali e le varie testate giornalistiche traspare solo la violenza e il caos, gli scontri con la polizia ed scuole bruciate, ma per fortuna non è solo questo, ci sono cittadini che scendono in piazza per reclamare i loro diritti facendo uso della non violenza, gridando ad alta voce che non hanno più nessuna intenzione di farsi prendere più in giro.Adesso il governo, per sopperire temporaneamente alla situazione di emergenza rifiuti ha individuato una sede di stoccaggio, presso l'ex discarica Pisani, sita per l'appunto a Pianura, quartiere molto popoloso di Napoli. L'ex discarica, chiusa dal 97, dopo varie battaglie, portate avanti dai cittadini, costretti a respirare il puzzo di immondizia adesso a loro si posta un contesto già vissuto. La reazione ha portato alla mobilitazione,adesso si svolgono cortei in tutta il quartiere, e vi sono presenti migliaia di persone, che hanno innalzato barricate, esasperate da una situazione allo stremo, e lottano per i loro diritti da sempre calpestati da troppo tempo. Un'indagine fatta da alcuni studiosi ha portato alla luce che l'immondizia sarebbe stoccata in un cratere artificiale, creato per lo sfogo dei gas, visto che l'area flegrea è un vulcano ancora attivo, si creerebbe una situazione del tipo ''tappo da spumante''. La mobilitazione continuerà ad oltranza, finché non avremo la verità, finché non sarà fatta luce sul malgoverno regionale e finché non sarà fatta luce sul continuo aumento dei morti per malattie inerenti ad i veleni sprigionati dalla spazzatura. Il popolo di pianura non è un serbatoio di voti, ma sono delle persone che pretendono una vita normale per loro e per i loro figli.

SOLO LA LOTTA PAGA

giovedì 10 gennaio 2008

Monnezza italiana, Monnezza di Sistema

Secondo Prodi l’Italia non è stata superata dalla Spagna: "il nostro prodotto interno lordo", ha dichiarato a Capodanno il premier, "è ancora superiore di circa la metà". Nel duello all’ultimo euro Italia-Spagna al sapor di mortadella, come si vede, non traspare molto di quello “spirito europeista-che-supera-le-frontiere ” di cui dice essere impregnato l’ex Presidente della Commissione Europea, il quale farebbe carte false pur di tenere dietro di sé il giovine capitalista illuminato Josè Luis Rodriguez (Maria Miguel Fernando Martin Ugo) Zapatero. E’ proprio il caso di dire che “business is business”. Ma c’è anche un secondo parametro, direttamente legato al primo, che conferma la paesana supremazia: la monnezza! Sì, perché noi Italiani effettivamente di monnezza ne produciamo così tanta che spesso non sappiamo dove metterla: spesso finisce a Pianura, quasi sempre pure in Parlamento. In genere, quando non è possibile smaltirla come sopra, precocemente si arresta nei gangli della burocrazia locale (Consorzi, Enti Locali, choffeur tuttofare, amichette che fanno le “coccole” ai lestofanti di turno). Quando è troppa, arriva comunque l’Esercito, e spala un po’ più in là: hai visto mai sparisce. E non solo ne produciamo montagne (di monnezza) ma, contrariamente a quanto si pensa, siamo anche capaci di valorizzarne così tanta che, per dirla alla Napolitano, la fiducia nel futuro non ci deve mancare. Siamo infatti riusciti a valorizzare i fascisti, che oggi spingono per le dimissioni di Bassolino, omettendo di ricordare Antonio Rastrelli, ex Presidente della Regione Campania ed iscritto al MSI dal 1948 fino alla sua apoteosi in Alleanza Nazionale; i razzisti padani, che ogni hanno si abbeverano nelle sacre acque del Po dopo aver portato qualche vacca, ma solo per provocazione, davanti ad una moschea; i comunisti interclassisti, che oggi si nascondono tra Democratici, Rifondaroli e non meglio specificate Cose Rosè; i comunisti-CIA, che oggi fanno i giornalisti affermati; i socialisti, che oggi fanno i parrucconi settantenni; i cattolici-in-seconde-nozze, che difendono la prima famiglia; i cattolici-mai-sposati-per-aver-pagato-la-Sacra-Rota che si sposano verginalmente in Chiesa; i Cuffaro, gli Andreotti, i Ganzer (ora capo dei Ros, coinvolto una quindicina di anni fa in un’indagine della magistratura che intendeva capire come poteva essere stato possibile omettere il sequestro di una consistente partita di droga ammontante a 502 milioni di vecchie lire). Siamo riusciti a valorizzare gli yacht e le ville cafone dei farabutti miliardari, permettendo loro di fare della Costa Smeralda uno scempio; abbiamo valorizzato il patrimonio culturale pubblico svendendolo ai papponi privati; abbiamo valorizzato fondi pensione integrativi, assicurazioni di ogni tipo, cliniche, casette dimesse che non riesci a pagare nemmeno se campi cento volte. Quello che rimane, se rimane, va alle banche come interesse sul debito pubblico: nazionalizziamole, e non avanzeranno nulla… La monezza di questo Paese, mi pare evidente, non può sparire con le dimissioni di Bassolino…Scaviamo più in profondità: troveremo un modello sociale marcio..

volantino sull'emergenza rifiuti in Campania

Prodi-Berlusconi-Rastrelli-Bassolino-Pecoraro-Jervolino…
AVETE FALLITO TUTTI:
ANDATEVENE TUTTI!!!

Dopo 13 anni di promesse e di piani regionali di “emergenza” i governanti di centro-destra prima (Rastrelli) e centrosinistra poi (Bassolino e Jervolino) hanno trasformato i nostri territori in una enorme discarica di monnezza a cielo aperto.

Dopo 13 anni gli unici a beneficiare di questa situazione sono stati la FIBE, che dopo aver speculato parassitariamente sul ciclo dei rifiuti continua ancor oggi a fare soldi grazie all’affare delle ecoballe, e i vari subcommissari, “esperti”, consulenti, immobiliaristi legati ai politici di turno, che si sono mangiati in questi anni la bellezza di 1.825.000.000 di euro di denaro pubblico!

Dopo 13 anni, gli stessi che sono responsabili di questi fallimenti hanno pure la faccia tosta di chiedere nuovi sacrifici alle popolazioni residenti imponendoci la riapertura della discarica dei Pisani.

Non sono bastati 40 anni di veleni respirati e di morti di tumore causati dalla discarica: centrodestra e centrosinistra, uniti più che mai, vorrebbero portare in dono ai pianuresi e ai cittadini flegrei per il 2008 nuovi veleni e nuovi morti!

Ma le proteste e i blocchi di questi giorni hanno dimostrato che
con la lotta è possibile fermarli!

· No alle discariche di morte: né a Pianura né altrove

· Si alla raccolta differenziata, che tutela la salute e l’ambiente e crea nuovi posti di lavoro

Solo la lotta paga
Uniti si vince
Associazione marxista Unità Comunista
Coordinamento campano per l’Unità dei Comunisti

emergenza rifiuti in Campania

Riceviamo questa mail dai compagni di UC di Napoli che da giorni seguono e partecipano alle proteste sull’emergenza rifiuti a Pianura….



Carissimi

Sto partecipando ai presidi a Pianura dal 2 gennaio quasi ininterrottamente, insieme ad altri compagni di UC-CUC di Napoli e a vari nostri simpatizzanti.

Vi scrivo questa mail poiché mi sembra che la spazzatura, oltre che straripare nelle strade di Napoli, abbondi anche (come al solito) nel mondo della (dis)informazione ufficiale.

A quanto stò capendo, nel resto d’Italia, ma anche nella stessa Napoli, si stà facendo passare l’idea secondo cui la rivolta dei Pisani sia orchestrata ad hoc dalla camorra affiancata da qualche “testa calda”…

La verità è estremamente diversa: ai Pisani sono presenti in presidio ogni giorno migliaia di persone (negli ultimi giorni si è arrivati anche a 5000 in corteo), e più si va avanti più la mobilitazione cresce. Un’intera cittadinanza, dunque, incazzata nera per la decisione di riaprire una discarica a cielo aperto che per 40 anni, fino al 1996, ha avvelenato un intero quartiere: pensate che può significare vivere quotidianamente in una zona dove la puzza di immondizia invade permanentemente strade, case, campagne, ed impregna persino gli indumenti stesi fuori ad asciugare.

Nei primi giorni la protesta è stata di fatto egemonizzata dalla destra più becera di AN, la quale nei Pisani registra consensi pressoché bulgari, ma sono bastate le parole a dir poco “ambigue” di alcuni consiglieri comunali fascistoidi a fare una prima ripulitura all’interno del movimento: già la settimana scorsa il consigliere Diodato (lo stesso dei raid anti immigrati e delle campagne per lo sgombero di Officina) è stato senza troppi complimenti cacciato dal presidio ed invitato a non ripresentarvisi.

I comitati cittadini dove sono presenti i compagni (Pianura, Quarto, Comitato Salute Ambiente legato alla Rete No Global) dopo qualche iniziale tentennamento, stanno facendo un buon lavoro, e sono riusciti dopo più di una settimana di lavoro ad introiettare nel movimento le parole d’ordine a favore della raccolta differenziata e il NO alla discarica non solo a Pianura ma ovunque: passi avanti importanti, se si pensa che nei primi giorni di raccolta differenziata non ne parlava nessuno e ci si limitava a dire “Pianura ha già dato, la discarica fatela altrove”.

Quanto alla camorra, questa a Napoli è dovunque: nelle scuole, negli uffici, sullo stadio, nei movimenti dei disoccupati e soprattutto nelle istituzioni (e il governatore della Campania Bassolino, sotto inchiesta proprio per lo scandalo rifiuti e i presunti favoreggiamenti nei confronti della FIBE, ne sa di sicuro qualcosa).

E’ evidente quindi che, tra migliaia di manifestanti, e per di più in un movimento tanto eterogeneo, possa annidarsi anche qualche losco individuo animato da obbiettivi che nulla hanno a che fare col NO alla discarica.

Ma il trasformare l’intera protesta in una strumentalizzazione della malavita organizzata, come fanno Pecoraro Scanio e compagnia, è una mistificazione, un’infamia che va smontata sul nascere, e con determinazione, da tutti i compagni su tutto il territorio nazionale.

Un’infamia nella quale provano a sguazzare anche i “sinistri” del Prc, PdCI e SD locali e nazionali, i quali, eccezion fatta per qualche sparuto rappresentante istituzionale di quartiere, si stanno tenendo ben lontani dai presidi, e a fronte della loro totale inconsistenza quanto a visibilità e proposte politiche, cercano di tenersi a galla agitando il facile, oltre che trito e ritrito, refrain “della camorra che strumentalizza la lotta” e della ”discarica quale male minore per evitare il peggio”.

I veri criminali, non dimentichiamolo, siedono a Palazzo San Giacomo (sede del comune) a Santa Lucia (Regione Campania) e a Montecitorio, e sono quelli che in questi anni hanno bruciato miliardi di Euro in Piani Rifiuti che non hanno fatto altro che trasformare la Campania in una pattumiera.

Qui intanto, come dicevo, la mobilitazione va avanti. Da diversi giorni la situazione è pressoché identica: all’alba scontri provocati dai tentativi da parte delle forze dell’ordine di forzare i presidi per far entrare le ruspe e i camion carichi di stabilizzante per il terreno; il pomeriggio ogni giorno dal 3 gennaio parte un corteo per le strade del centro di Pianura; la sera, da 2 giorni a questa parte, il settore più radicale del movimento cerca di riprendersi le strade del quartiere.

Ieri sera ci sono stati scontri a causa della rabbia della gente per gli esiti del vertice istituzionale che ha confermato la scelta della discarica, e dello sfondamento da parte della Polizia del blocco stradale all’ingresso del quartiere, e si sono protratti fino a notte fonda.

Oggi c’è stata la conferenza stampa giù al presidio per lanciare il corteo di domani per le strade del centro di Napoli che si dirigerà alla prefettura. L’appuntamento domani, per tutti è a piazza del Gesù alle ore 17. Faccio appello a tutti i compagni di Napoli a non mancare!

Allo stato attuale la lotta sembra non arrestarsi, anzi come dicevo stà continuando a crescere. Stasera (sono appena tornato dal presidio) eravamo oltre 5000 tra presidio e corteo. L’unico problema è come al solito la notte dove si diventa sempre meno di 100. Per questo faccio l’appello ai compagni di Napoli, se possibile, a rendersi disponibile per qualche notte.

Saluti rivoluzionari

P.D.