mercoledì 13 agosto 2008

Lavoro minorile - Lo sfruttamento non avviene solo in Cina

Oggi, e per i prossimi 16 giorni, la Cina è il centro del mondo. Le olimpiadi di Pechino offrono un′ottima occasione: il miglior palcoscenico che esista, una platea stimata, da alcuni sponsor, in 40 miliardi di telespettatori. Riferimenti al più popolato paese del pianeta incorreranno in qualsiasi discorso che interessi l′opinione pubblica nei cinque continenti. L′occasione, in primis, è dei cinesi, che vogliono liberarsi dai cliché e trasmettere l′immagine di una vera superpotenza. Ma l′occasione sanno coglierla anche le Organizzazioni non governative (Ong) occidentali, che reclamano, per contro, il mancato rispetto dei più elementari diritti umani.

I sostenitori di Play Fair, da anni in prima in linea nella lotta allo sfruttamento del lavoro, sono riusciti a catturare l′attenzione dei mass media. Indossati i loro cartelli, accusano il Cio (Comitato olimpico internazionale) di «fare orecchie da mercante». C′è una crisi di giustizia - dicono - che pervade il sistema produttivo su cui si reggono le olimpiadi. Ad Hong Kong, dove i suoi attivisti hanno organizzato un′intera giornata di mobilitazione, Guy Ryder, segretario generale dell’International trade union confederation, ha usato parole forti. «Sono passati cinque anni - ha dichiarato - da quando il Cio è stato chiamato in causa per la prima volta, affinché agisse in difesa dei diritti dei lavoratori impegnati nelle filiere dei suoi prodotti, ma il business è l′unica cosa che conta per loro».

La denuncia principale è quella di sfruttamento del lavoro minorile. Ma la campagna sostenuta da molte Ong documenta anche altri abusi delle aziende occidentali in Cina: salari da fame, orari impossibili, sicurezza inesistente. Trattamenti che rappresentano pesanti violazioni degli standard internazionali e della stessa legge del lavoro cinese, modificata quest′anno con significativi miglioramenti a favore dei lavoratori. Ecco perché sbaglia chi pensa che il problema sia tipicamente asiatico. In realtà è mondiale: il Cio non è un organismo nazionale e se le leggi in Cina stanno migliorando è segno che le olimpiadi, veicolando valori e tradizioni di origine europea, qualche effetto positivo, pur se minimo, lo stanno provocando.

Dunque il vero nemico dei diritti umani è più vicino di quanto immaginiamo. Una tesi, questa, che trova conferma osservando altri recenti fatti.

Notizia di poche settimane fa, a tutt′altra longitudine, nel Midwest: le guardie federali statunitensi, irrompendo a sorpresa nel più grande impianto di macellazione dell′Iowa, hanno trovato 389 immigrati clandestini costretti a lavorare in turni di lavoro massacranti, con misere retribuzioni e senza alcuna garanzia. Negli ultimi giorni il New York Times ha pubblicato gli esiti delle indagini seguite al blitz: da esse risulta che 20 bambini del Guatemala erano stati ridotti in schiavitù dalla Agriprocessors Inc. I dirigenti della società, ora, saranno chiamati a rispondere d′una lunga serie di incriminazioni.

Le cose non vanno meglio in casa nostra. E′ vero che quest′estate una decina di adolescenti, reclusi nel carcere minorile di Palermo, sono stati impiegati nella coltivazione dei campi confiscati a quegli stessi padrini che li usavano come manovalanti armati. Ma la piaga dello sfruttamento del lavoro dei bambini e dei ragazzi non è limitata all′azione della criminalità organizzata. Una recente ricerca dell′Ires-Cgil racconta che in Italia sono più di 500 mila i minorenni che vengono distolti dalla scuola e dal gioco per essere occupati in laboratori artigianali, officine, distributori, cantieri edili, allevamenti e campi agricoli.

http://www.consorzioparsifal.it/notizie.asp?id=1928&commento_id=589

Il raid delle fortezze volanti

Sessantacinque anni fa il primo bombardamento di Terni, centinaia di vittime

Il raid delle fortezze volanti

di LUIGI CORRADI

L'11 AGOSTO 1943, Terni subisce il suo primo, devastante, bombardamento.

Seguiranno, nel territorio del Comune che comprende le località di Papigno, Cesi, Rocca San Zenone, Piediluco, Torre Orsina, Giuncano, prima del giugno 1944, altre 56 incursioni, che danno la misura della tragedia affrontata dalla città e dalla sua popolazione.

I testimoni stanno sparendo, le tante domande che ci eravamo poste all'indomani dell'11 agosto, se gli incursori fossero inglesi o americani, da dove venissero, quanti fossero, perché Terni, perché l'11 agosto quando la guerra sembrava finita, e mentre erano in corso le trattative di resa a Cassibile, rischiavano di rimanere senza risposta. Ma oggi con la divulgazione dei diari di guerra (Combat Chronology of the US Army Air

Forces) delle grandi unita aeree alleate che operavano nei cieli italiani negli anni 1942-1945 qualcosa sta cambiando.

L'11 agosto 1943 la visibilità in quota, sulla conca ternana è perfetta. La prima ondata di bombardieri US-B17, le fortezze volanti, costituita da 12 velivoli, si presenta sulla città a 6000 metri di quota, alle 10,29. Alle

10,33 tutto è finito. La seconda ondata, costituita da 32 B17, arriva alle 12. Lascia il cielo di Terni alle 12,04. Sono sganciate circa 100 tonnellate di bombe da 300 libbre. Con le informazioni oggi disponibili, cade un primo mito, quello del mitragliamento della città dopo il bombardamento, ad opera di apparecchi da caccia scesi a volo radente. In realtà le due formazioni di bombardieri non erano accompagnate da caccia. Gli Spitfires e i P40 in dotazione alla NASAF (Northwest African Strategic Air Force, il gruppo cui appartengono i bombardieri dell'11 agosto) non hanno l'autonomia per il volo di 1600 chilometri fra le basi tunisine e Terni.

Le basi del NASAF nell'agosto del 1943 sono intorno a Tunisi a Oudna, (squadrons 301,302, 414, 99) a Messicault (squadron 2 ) e Port du Fahs (squadrons 434 e 341). Il gruppo è costituito da caccia, Spitfires inglesi e P40, da bombardieri leggeri B25 Mitchell, e, soprattutto, da bombardieri pesanti US-B17, americani, le fortezze volanti. Da qui decollano gli incursori sulla Sicilia, su Napoli, Roma, Viterbo e Terni.

Nell'agosto 1943 a Terni non c'era, ancora, la guerra. Sì, gli aerei alleati sorvolavano la città con allarmante frequenza, le sirene ululavano, di notte si sentiva il rombo sordo di lontane formazioni, ma gli aerei andavano in un'altra direzione. Con la caduta del regime il 25 luglio 1943 e l'imminente uscita del paese dal conflitto la città viveva in un clima di speranza che il peggio fosse stato evitato. Il clima in città era disteso: il trauma del

25 luglio non si era ancora trasformato in risentimento e odio contro il fascismo, come avvenne dopo il bombardamento e dopo il 9 settembre con l'occupazione tedesca. La vita si svolgeva quasi normalmente. Le scuole erano state chiuse il 15 maggio, quando gli Alleati si apprestavano a sbarcare in Sicilia. L'Acciaieria, la Bosco, la fabbrica d'armi lavoravano a ritmo ridotto per le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e di energia elettrica. In realtà era in atto, con i bombardamenti di Roma e Littoria del 19 luglio, di Catanzaro del 6 agosto e di Napoli il 31 luglio, una nuova strategia alleata volta a intensificare l'offensiva aerea per aprire la strada all'invasione terrestre, devastando non più, e non solo, le strutture industriali, ma i nodi stradali e ferroviari. In questa logica, Terni, Roma, Orte , Viterbo, poi Narni, Allerona, Attigliano e Orvieto, sarebbero diventati gli obbiettivi immediati.

L'obbiettivo dell'incursione dell'11 agosto è il “marshalling yard” di Terni”, il nodo di traffico di Terni. L'attacco giunge inatteso. Tutta la zona dalle 8,15 è in allerta, ma il segnale di allarme precede di poco lo sgancio delle bombe. La città è quasi del tutto indifesa. Le perdite più crudeli si hanno fra la popolazione ammassata agli ingressi dei rifugi. La formazione appare all'improvviso sui monti Martani, effettua un solo passaggio sulla città a 6000 metri di quota, nel tempo, brevissimo, di 4 minuti La relazione al ministero del prefetto Antonucci parla di direzione di volo da Nord Ovest verso Sud Est (da Cesi verso le acciaierie, per intendersi).

Altri giurano su una rotta più da nord, con il sorvolo dei monti Martani sulla verticale di Montemaggiore. La prima zona ad essere colpita è la stazione ferroviaria, seguono la Bosco, la Fabbrica d'armi, l’acciaieria.

Sull'altro lato dell'asse di attacco, le prime bombe cadono su porta Sant'Angelo, poi sul centro storico, il quartiere Clay, piazza Valnerina.

Sono distrutti, la Stazione, il Municipio, l'Ospedale, il Palazzo di giustizia, banche, scuole, chiese, estese zone residenziali del centro storico. Meno colpiti, forse perché addossati alle colline di S.Carlo, gli stabilimenti siderurgici, la fabbrica d'armi, le infrastrutture industriali della periferia est.

I morti pietosamente raccolti all'aperto e nei rifugi, subito inumati per ragioni igieniche in fosse comuni, sono 500. I feriti ricoverati 493. 450 corpi verranno disseppelliti dalle macerie nei mesi successivi fin dopo l'ingresso in città degli alleati nel giugno 1944.

I diari di guerra della NASAF descrivono l'attacco con dovizia di particolari. Port du Fahs, Tunisia, 11 agosto, ore 6 a.m. Piloti e navigatori, in tutto 132 persone, sono stati svegliati all'alba. Li aspetta un volo di 800 chilometri, circa 3 ore. La sveglia è alle 4, il decollo, alle 6, l'arrivo sull'obbiettivo è previsto per le 10. Al “briefing”: un ufficiale parla ai piloti avendo alle spalle una grande pianta di Terni: si distinguono via Cesare Battisti, che diviene l'asse di attacco della prima formazione, le acciaierie, la Bosco, la stazione. Piloti e navigatori, tutti ufficiali, sono molto giovani: in media 21 anni. Nell'agosto 1943 molti di loro sono alla prima uscita bellica. Hanno in media non più di 100 ore di volo alle spalle, volate nei campi di addestramento. Provengono da tutti gli stati degli Usa, rappresentano le più varie condizioni sociali.

Sulle perdite subite dagli attaccanti, mancano dati certi.

Malgrado la relazione del prefetto Antonucci parli di due abbattimenti nel cielo di Piediluco, (ma non c'erano postazioni contraeree DICAT nella zona), la NASAF non denuncia perdite nell'incursione su Terni. Il 9° stormo caccia italiano e il bollettino di guerra tedesco non registrano vittorie l'11 agosto 1943.

“Gli stabilimenti sono completamente fermi riferiva il Prefetto Antonucci al Ministero - La città del lavoro è divenuta una città morta. Gli operai come tutti i cittadini, presi da enorme panico hanno abbandonato la città, priva ormai di tutti i servizi essenziali. Manca la luce, l'acqua e la farina. Il pane ci deve essere fornito con la collaborazione dei prefetti di Rieti e di Perugia»


Come rifugio la “forma” Sersimone

"Io c'ero"


di ALVARO VALSENTI



DI ALLARMI ce ne erano stati tanti, specialmente dopo lo sbarco in Sicilia avvenuto il 9 e 10 luglio del 1943. Non si credeva che fosse possibile colpire Terni, si diceva: “non la trovano”, c’è la nebbia, ci sono le montagne. Ma dopo il bombardamento di Roma, avvenuto il 19 luglio, si cominciò ad andare nei rifugi anche di notte.

Noi giovani che lavoravamo alle Officine Bosco, ogni volta che suonava l’allarme andavamo di notte a Colle dell’Oro, e aspettavamo che suonasse il cessato allarme.

Una notte ci fu un fascista che ci volle far entrare per forza nel rifugio di via Piemonte, ma noi volevamo proseguire verso casa per andare a dormire perché il mattino seguente alle 6 dovevamo recarci a lavoro. Cessato l’allarme incontrammo di nuovo il fascista che ci affrontò con prepotenza e parole offensive, la nostra reazione fu violenta. Quando suonavano gli allarmi, nella nostra fabbrica non ci facevano uscire per andare ai rifugi esterni, e ci riparavamo in una trincea costituita da fascine e terra.

L’11 agosto, all’allarme, protestammo ed ottenemmo di uscire; la direzione della Bosco pensava che anche quella volta sarebbe stato un falso allarme; se noi saremmo usciti si sarebbe perso tempo, secondo loro. Ma che prima dopo avrebbero bombardato anche Terni era da prevedere dopo che erano state bombardate Napoli, Taranto, Bari, Roma e tante altre città.

Nella strategia degli alleati i bombardamenti servivano anche a costringere il governo italiano a rompere coi tedeschi ed a firmare l’armistizio.

Il 25 luglio Mussolini era stato arrestato. I bombardamenti servivano a far capire a tutti gli italiani che ormai la guerra voluta dai nazifascisti e dalla monarchia sabauda, era destinata alla sconfitta.

Entro questa dimensione politica e militare, iniziarono i bombardamenti anche su Terni. La mattina dell’11 agosto del 1943, al suono dell’allarme, noi giovani decidemmo di trovare rifugio a Colle dell’oro, pensando, in verità, di andare a di fare il bagno nella forma di Sersimone.

Arrivati presso il cavalcavia della ferrovia di via Piemonte, sentimmo il rumore degli aerei e guardando verso ovest, direzione San Gemini-Narni, vedemmo alcune formazioni di fortezze volanti ad un’altezza di circa 8 mila metri. Gli aerei lasciavano scie di fumo bianco.

Noi ci trovavamo sotto la direzione precisa del percorso degli aerei, comprendemmo il pericolo e cercammo di correre con tutte le nostre forze per sfuggire alle bombe che intanto cominciavano a cadere verso la zona di Ponte le Cave. Io ebbi l’istinto di gettarmi nella “forma” del Sersimone, attaccandomi ad una saracinesca di irrigazione; i miei compagni, continuarono a correre verso il convento di Colle dell’Oro.

Le bombe di oltre 100 Kg, cadevano a grappoli, la terra tremava, il sibilo delle bombe ed il loro rumore, erano terrificante: Una bomba cadde a circa trenta metri da me. Rimasi ferito di striscio al fianco. Fortunatamente mi ero riparato dietro al muretto della saracinesca.

Decisi che lì non ero ben riparato, perché dal cielo, oltre le bombe, pioveva materiale di ogni genere, causato dallo scoppio delle bombe e dei residui dei proiettili, sparati contro i bombardieri dalle contraeree che erano a qualche chilometro da me.

C'era una palazzina di fronte a me e cercai di raggiungerla. Mentre correvo verso di essa, una bomba cadde sul caseggiato. Udii pianti e grida di dolore e di terrore di donne e bambini. Non c’era posto per potersi salvare, ti sentivi inerme e braccato dalla morte. Scelsi allora di fuggire più in alto, anch’io verso il convento, raggiunsi i miei compagni che si erano distesi lungo il margine della strada e dissi loro di scappare ancora più in alto mentre il rumore e il fischio delle bombe degli aerei si allontanavano e noi eravamo ricoperti da polvere e nuvole di fumo.

I miei compagni mi dissero: “Sei ferito!” Io non sentivo nulla mentre mi usciva il sangue dalla fronte e dal fianco.

Ero conciato male, ero tutto bagnato e avevo perso una scarpa. Fuggimmo ancora più in alto verso il convento. Avevamo paura che glia aerei tornassero, e così fu.Dopo una mezz’ora dal primo lancio, ci fu una seconda ondata di altre formazioni, che gettarono un’infinità di bombe.

In città molti cittadini erano usciti dai rifugi per vedere cosa era successo ai loro familiari, alle loro case e rimasero colpiti dalla seconda ondata, così ai morti ed ai feriti se ne aggiunsero altre centinaia.

DIFENDERE E RILANCIARE IL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO

Nel suo discorso di investitura il nuovo presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha esposto le richieste del padronato italiano per la prossima fase: i profitti devono continuare a crescere a discapito dei salari, l’età pensionabile va ulteriormente innalzata, la spesa sociale va tagliata, il contratto nazionale di lavoro va “riformato”.

Il governo Berlusconi ha risposto prontamente varando il DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) per i prossimi tre anni: una manovra da 35 miliardi che prevede un ulteriore sviluppo delle privatizzazioni e tagli a trasporto pubblico locale, scuola, sanità pubblica.

Nella scuola si annuncia il taglio di 100.000 insegnanti e nella sanità la reintroduzione del ticket sulla specialistica. Da parte loro i ministri del lavoro europei, tra cui quello italiano Sacconi, hanno annunciato la volontà di portare l’orario massimo di lavoro fino a 65 ore settimanali.

NEL FRATTEMPO IL 18 GIUGNO È INIZIATO IL CONFRONTO SULLA “RIFORMA” DEL CCNL TRA CONFINDUSTRIA E LE BUROCRAZIE SINDACALI DI CGIL, CISL E UIL.

L’obiettivo fondamentale che il padronato vuole raggiungere con la “riforma” del CCNL è quello di realizzare il controllo totale sulla forza lavoro, frantumare la solidarietà di classe, dividere e indebolire i lavoratori per costringerli a contrattare individualmente il loro salario.

L’obiettivo è quello di subordinare sempre più strettamente il salario al profitto delle imprese: “salario in cambio di produttività” dicono i padroni, ma in Italia il tasso di produttività è già altissimo mentre il salario è bassissimo. Infatti i dati pubblicati recentemente dall’OCSE (i 30 paesi industrialmente più sviluppati) dimostrano chiaramente che in Italia il numero di ore lavorate è tra i più alti dell’area OCSE, ma i salari sono tra i più bassi (circa 6.000 dollari all’anno in meno della media).

Le affermazioni del padronato sono solo chiacchiere per spillare ancora più sudore e per riempirsi sempre di più le tasche.

Mettere in discussione il CCNL significa, per cominciare, abbandonare a sé stessi i lavoratori delle imprese piccole e medie (e anche di tante imprese più grandi) che non hanno la contrattazione di secondo livello (in Italia solo il 20% dei lavoratori ce l’ha) o non hanno la forza di realizzare accordi accettabili (e oggi che è sempre più difficile strappare accordi decenti il CCNL rappresenta un minimo di tutela per il salario e i diritti).

Significa dare il via libera alle “gabbie salariali” cioè al fatto che due operai che fanno lo stesso lavoro in due posti diversi hanno due salari e due “diritti” diversi.

E quando si sarà consumata definitivamente la rottura della solidarietà tra lavoratori (italiani contro immigrati, vecchi contro giovani, sud contro nord, privato contro pubblico, garantiti contro precari…) chi avrà vinto?

Ogni lavoratore sarà solo. Solo e debole di fronte al singolo padrone e alle associazioni dei padroni e allora la sua ulteriore costrizione al lavoro coatto sarà inevitabile. Così come sarà inevitabile la schiavizzazione dei propri figli. E che razza di uomo è quell’uomo che non lotta e preferisce fare la “cicala” con i diritti e la dignità dei propri figli?

Invece di opporsi a questa situazione il 12 maggio scorso i vertici di CGIL-CISL-UIL hanno approvato un documento nel quale si dà il via libera alla revisione dei già pessimi accordi del luglio 1993 con un accordo per la “riforma del modello della contrattazione” che ridurrà il contratto nazionale di lavoro a pura formalità spostando tutto il peso della contrattazione sul secondo livello (decentrato), ovviamente per chi ce l’ha.

Cosa riceverebbe il sindacato, in cambio della propria disponibilità ad andare incontro alle richieste del padronato? Una riforma della rappresentanza nei luoghi di lavoro che legherebbe ancora di più i delegati alle segreterie e impedirebbe loro di assumere posizioni diverse da quelle dei vertici, anche se approvate dai lavoratori. Un’ulteriore riduzione della già pochissima democrazia che c’è nei luoghi di lavoro.

20 ANNI DI ATTACCO AL SALARIO E AI DIRITTI DEI LAVORATORI

Sono oltre 20 anni che i lavoratori sono sotto attacco: prima la riduzione di 4 punti l’indennità di contingenza, la Scala Mobile, per mano dell’attuale ministro Renato Brunetta, allora socialista (1984), poi l’abolizione della “scala mobile”(governo Amato 1992), poi gli accordi sulla flessibilità (Ciampi 1993), poi la controriforma delle pensioni (Dini) nel 1995, poi il pacchetto Treu (Prodi 1997), poi l’attacco al diritto di sciopero (D’Alema 1999), poi la legge 30 (Berlusconi 2002), poi lo scippo del TFR verso i fallimentari fondi pensione integrativi attraverso la truffa del silenzio-assenso (Berlusconi 2006 - Prodi 2007), poi i protocolli sul welfare per aumentare l’età pensionabile e allungare la precarietà (Prodi 2007). Ora l’attacco frontale al CCNL.

Tutti questi passaggi sono stati “concertati” dai padroni, dai vari governi e dalle burocrazie di CGIL-CISL-UIL spesso con l’appoggio di tutti i partiti, di destra come di “sinistra” (compresi quelli della sedicente “sinistra radicale”).
E’ sempre più chiaro che nei parlamenti e nelle segreterie sindacali i lavoratori non hanno amici.

Con l’indebolimento del Contratto Nazionale ogni anno una percentuale sempre più alta della ricchezza prodotta è stata tolta ai salari dei lavoratori e regalata ai profitti dei padroni.

Nel 1983 il 77% della ricchezza prodotta (il PIL) andava ai salari e il 23% ai profitti, nel 2005 ai salari va meno del 69% mentre ai profitti oltre il 31%. L’8% del PIL in più ai profitti rispetto a vent’anni fa. Una cifra pari a 120 miliardi di euro. Che significa 5 mila 200 euro del salario di ogni lavoratore. E questo ogni anno, tutti gli anni.

Ma questo furto continuo non sazia la fame degli industriali e dei pescecani della finanza, che dopo aver derubato i lavoratori del TFR e delle pensioni, ora vogliono ridurre ulteriormente i salari, e con questo obiettivo tentano ogni giorno di aizzare i lavoratori contro i loro fratelli di classe immigrati per distoglierli dai loro veri nemici: padroni, sindacati di regime, partiti-casta.

Ai padroni che vogliono dividere per meglio comandare va risposto con forza che tra i lavoratori non ci sono stranieri e che l'unico straniero è il capitalismo.

DIFENDERE E RILANCIARE IL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO

Sulla difesa del CCNL sono in gioco il salario e i diritti per i prossimi venti anni.
Tutto è nelle mani dei lavoratori. Dissentire non basta, è necessario mobilitarsi, informare tutti e tutte, prendere la parola nelle assemblee, contestare i sindacati venduti (come hanno fatto i lavoratori di Mirafiori, di Melfi, di Arese, di Pomigliano), costruire assieme la campagna per la difesa e il rilancio del Contratto Nazionale di Lavoro, costruire comitati di lotta unitari e indipendenti dei lavoratori nei posti di lavoro e nel territorio, per fare della difesa del CCNL una questione sociale, per una nuova stagione di lotte salariali e sociali.

Il Pane e le Rose - foglio di collegamento tra i lavoratori
EMAIL pane-rose@tiscali.it
TEL. 380 3999961 / 339 3964862
WEB www.pane-rose.it


Redazione veneta di Primomaggio - foglio per il collegamento tra lavoratori, precari e disoccupati
Piazzetta S.Gaetano 1, SCHIO (VI)
EMAIL
primomaggio.veneto@alice.it
TEL. 348.2900511 - 340.4063172
WEB http://xoomer.virgilio.it/pmweb

ADERISCONO :

Assemblea dei Lavoratori autoconvocati

EMAIL info@assemblealavoratori.it
TEL 349.7756468 - 335.6334721
WEB http://www.assemblealavoratori.it


Delegati/e che si riconoscono nel movimento: per un “Coordinamento Nazionale delle RSU”
EMAIL alma@coordinamentorsu.it

WEB http://www.coordinamentorsu.it

Costruiamo il partito comunista rivoluzionario

La crisi economica devastante che dilania il sistema capitalistico dominato dalla borghesia finanziaria e il possibile collasso del sistema che sembra avvicinarsi sempre di più impongono a tutti coloro che si sentono comunisti il dovere della costruzione del partito comunista rivoluzionario.

Il futuro prossimo non sembra avere alternative, o prevarranno le istanze di classe dei lavoratori o ci sarà un esito repressivo della crisi dagli aspetti inimmaginabili e imprevedibili.

Gli interessi di classe dei lavoratori hanno bisogno di uno strumento politico forte, determinato, incorruttibile, gli strumenti sindacali e movimentisti, anche radicali , non hanno alcuna possibilità di arginare l’attacco che il capitale sta scatenando contro i lavoratori.

Costruire il partito comunista presuppone il superamento dell’esperienza storica di Rifondazione Comunista. Il clawnesco gruppo dirigente bertinottiano ha portato al massacro la sinistra di classe partecipando in modo scellerato e capitolardo all’ultimo governo Prodi.

Hanno assecondato la borghesia in tutti i suoi progetti di stabilizzazione, si sono accodati alla guerra imperialista in Afghanistan, hanno votato finanziarie da massacro sociale, hanno svenduto pensioni, salari e milioni di lavoratori in lotta scesi nelle piazze. Alle elezioni si sono presentati senza la bandiera rossa, la falce e martello, l’insegna comunista, sotto l’arlecchinesco simbolo dell’arcobaleno, sono stati giustamente abbandonati dai lavoratori, Rifondazione Comunista è morta, non ha più alcuna credibilità politica e rappresentatività, ciò che rimane di questo partito è solo un residuo di piccoli posti e carrierucole istituzionali che tentano disperatamente di difendere rialzando, in modo ridicolo, la bandiera rossa e la lotta di classe.

Il Partito Comunista da costruire non può basarsi sulle anticaglie e residui burocratici del passato, ma deve costruirsi sui lavoratori, i movimenti di lotta, l’antagonismo sociale, le avanguardie rivoluzionarie, non deve inseguire e perseguire rappresentanze istituzionali o alleanze con i partiti della borghesia( PDL o PD), un partito che abbia come obiettivi fondamentali l’abolizione della proprietà privata, del liberismo, la lotta all’imperialismo, l’abolizione del concordato, la redistribuzione della ricchezza, uno sviluppo compatibile con le esigenze ambientali.


Collettivo Karl Marx Cardarelli
Movimento per la Costituente Comunista/ Unità Comunista

Rete dei Comunisti - Una pericolosa guerra nel Caucaso

E' estremamente pericolosa la guerra che si è riaccesa nel Caucaso tra la Russia (che sostiene le istanze indipendentiste di Ossetia del Sud e
Abkhazia) e la Georgia che si è sentita le spalle coperte dagli USA e dall'Unione Europea per scatenare il proprio avventurismo militare.

E' una guerra pericolosa per moltissimi motivi che sono venuti via via accumulandosi nell'ultimo quindicennio e che hanno mostrato concretamente come il mondo sia ormai entrato pienamente nella fase della competizione globale a tutto campo - inclusa quella militare - tra le varie potenze.

1. Nella drammatica guerra riapertasi nel Caucaso (riaperta perché in realtà è in corso dalla seconda metà degli anni Novanta), la posta in gioco non sono più solo gli oleodotti e le rotte delle risorse energetiche tra Asia ed Europa. Questi ne sono stati il motivo scatenante ma nel tempo si sono accumulati a queste contraddizioni i nuovi squilibri e riequilibri nei rapporti di forza a livello mondiale. In tal senso, il multilateralismo invocato come soluzione a questi squilibri, si rivela più conflittuale di quanto lo fosse stato il bipolarismo USA-URSS prima e l'unilateralismo USA poi.

2. In questi giorni sono in molti a chiedersi le ragioni per cui un satrapo caucasico come l'attuale presidente della Georgia abbia ritenuto di poter scatenare una offensiva militare contro la piccola Ossetia del sud legata alla Russia ed in cui erano presenti centinaia di soldati russi in funzione di peacekeeper sulla base di un accordo internazionale. A questi molti interrogativi sarà bene che se aggiungano altri a chiedersi come mai la data per scatenare la ridicola offensiva militare della Georgia abbia coinciso con quella dell'apertura delle Olimpiadi a Pechino.

La Georgia è un vassallo totalmente dipendente dagli USA. Da essi dipende economicamente, politicamente, militarmente. Dunque gli USA non potevano non sapere le intenzioni di Saakashvili. Perché dunque non hanno fermato l'avventurismo del loro satrapo di turno in un giorno in cui il mondo celebrava un evento di segno completamente diverso come l'apertura dei Giochi Olimpici?

La cerimonia inaugurale delle Olimpiadi a Pechino- organizzata in modo fastoso nel segno della storia imperiale e secolare del paese piuttosto che in quella del socialismo - ha rivelato al mondo lo status di nuova potenza mondiale della Cina. Dopo giorni di crescenti polemiche e attacchi anticinesi, di fronte alla cerimonia dell'8 agosto tutti gli osservatori mondiali hanno dovuto prendere atto che la Cina oggi è una potenza da rispettare, da temere, da studiare, da non sottovalutare, una potenza capace di prendersi la ribalta internazionale anche in un clima da guerra fredda come quello che respiriamo ormai da mesi. Lo scatenamento della nuova fase della guerra caucasica ha ottenuto l'effetto di oscurare questo evento sul piano politico e di ricondurlo alla sua dimensione sportiva.

3. L'avventurismo militare di un presidente-fantoccio come Saakashvili, indotto e coperto dalle complicità USA (ma anche di parte dell'Unione
Europea) ha aperto così la nuova fase di uno scontro globale tra gli Stati Uniti verso Russia e Cina. Ed erano non pochi in questi anni ad indicare che il terreno di questo scontro non potevano che essere i territori cerniera tra Europa ed Asia centrale.

E' dal 1997 che gli USA attraverso il "Silk Road Strategy Act"(Documento strategico per la Via della Seta) hanno di fatto avviato quella offensiva nell'area fatta di accordi economici tesi ad escludere Russia e Iran dal sistema di pipelines che porteranno le risorse di petrolio e gas dall'Asia centrale in Europa, ma fatta anche di accordi militari come il GUUAM (Georgia, Ucraina, Uzbekistan, Azerbijan, Moldavia) e interventi bellici come in Afghanistan, in funzione apertamente antirussa e anticinese.

Il 13 luglio 2006 è stato poi inaugurato quell'oleodotto BTC che ha sancito l'esclusione della Russia e dell'Iran dalla nuova Via della Seta (quella degli idrocarburi) per far arrivare gas e petrolio da Baku direttamente nel porto mediterraneo turco di Ceyhan.

Di fronte al fallimento del GUUAM per la defezione di alcuni stati e la controffensiva russa nell'area, gli USA hanno giocato direttamente la carta dell'ingresso nella NATO di Ucraina e Georgia (vedi il recente vertice di
Bucarest) ma si sono trovati di fronte alla riluttanza e all'opposizione delle potenze europee aderenti alla NATO.

In questo caso, i governi europei sono stati più lungimiranti della Casa Bianca, perché se la Georgia fosse entrata nella NATO oggi le truppe e gli aerei dell'alleanza sarebbero già impegnati al fianco di un presidente avventurista nella più pericolosa guerra di questa fase della storia del XXI° Secolo. Assai meno lungimiranti sono stati i governi europei quando si sono resi complici dello smantellamento violento della Jugoslavia e della recente secessione del Kosovo. Sarà bene - in un contesto regionale che tende a farsi sempre più a rischio escalation - non sottovalutare neppure la domanda che si è posto oggi un giornale finanziario: "Quale momento migliore per attaccare l'Iran?".

4. Con il conflitto nelle aspre montagne caucasiche, siamo entrati a pieno titolo nella fase della instabilità e della competizione. Sarà bene che nessuno a sinistra continui a sottovalutare quanto sta accadendo e venga meno alla funzione che i comunisti hanno sempre avuto durante i conflitti bellici che oppongono tra loro le varie potenze: impedire ogni complicità politica, diplomatica, militare, economica del proprio paese con i disegni geopolitici dell'imperialismo e denunciare le conseguenze sociali devastanti della competizione tra le diverse potenze, nessuna esclusa.



11 agosto 2008

la Rete dei Comunisti

martedì 5 agosto 2008

Il dopo congresso PRC

Il congresso di Rifondazione Comunista si è concluso con la vittoria, da molti annunciata, di Ferrero. Ex ministro del governo Prodi che dopo vari mea culpa ha ora incredibilmente mutato la propria posizione sostenendo che bisogna uscire da tutte le giunte, o quasi, per salvaguardale la morale (ma quale?), dove si è alleati con il PD.

Bertinotti , che di fatto ha maturato una ennesima sconfitta, avendo lui sostenuto Vendola ( corrente meridionale del PRC che ora è diviso tra area del nord e area del sud...), può dire addio al suo progetto politico della sinistra arlecchino.

Nel frattempo il PDCI con Diliberto, da buon menscevico, sostiene che sarebbe da pazzi rompere le alleanze con il PD. I Verdi stanno li a guardare un po’ appoggiando il PD un po’ criticandolo...

Summa dei fatti? Siamo proprio alla frutta.

Che senso ha tenere in vita un Partito morto come quello di Rifondazione?
Diliberto ha lanciato la sua costituente dei comunisti, che come volevasi dimostrare ha lo scopo benemerito di voler acquisire la leadership nella ipotetica futura nascita di una nuova sinistra arlecchino...

Nel frattempo il PCL, continua a sostenere la linea di nessun accordo con i morti viventi...il che è comprensibile e anche giusto. Ma occorre mutar linea strategica per lavorare affinché si possa dare luogo ad una vera opposizione comunista.

Ed il resto del movimento è li che si guarda le spalle cercando di capire se ha ancora un senso oggi lottare...

Dimenticavo il legalitario Di Pietro e populista Grilliano che ora addirittura sembrano voler colmare quel vuoto enorme lasciato dai nostri compagni spariti dalle istituzioni che contano e anche dalla piazza..

Dove stiamo andando a finire?

E' possibile oggi dare luogo alla Costituente dei Comunisti?

Ritengo necessario e doveroso un percorso unitario almeno sul campo dell'azione sociale, ma credo che la strada che si è intrapresa sia quella sbagliata.
A questo punto è doveroso chiedersi cosa fare? Stare li ancora a guardare? Ritirarsi a vita privata?
Io credo che un buon passo sia quello di iniziare da zero. Partire dai territori dai quartieri e denunciare e proporre in linea con i nostri principi una idea altra di società.

Siamo alla frutta, ma quella marcia però.

Questo autunno sarà importante sia per alcune parvenze di lotte sociali che ci saranno, sia perché si parlerà di Europee e dove si porrà necessariamente ancora una volta per fini elettorali la creazione di un gruppo unitario!

Dissociamoci da tutto ciò lavoriamo sul territorio attraverso la forma di collettivi, associazioni, gruppi organizzati coordinati da un unico intento quello di cambiare veramente lo stato delle cose.

Il sindacalismo di base a tal proposito, con l'assemblea dei mesi scorsi a Milano ha dato un buon segnale, ovvero quello della necessità di dover mutare strategia di porre fine alla frammentazione politica. Ma purché il tutto avvenga con coerenza.

Fino a quando Rifondazione e il PDCI continueranno ad avere vita, ritengo personalmente infattibile qualsiasi percorso unitario con tale strutture politiche autrici della disfatta della sinistra Italiana.

Il percorso unitario deve essere intrapreso solo con chi è stato alla opposizione chi non si è mai venduto per le poltrone, e queste soggettività politiche esistono.
Ma perché ciò sia fattibile occorre evitare la chiusura nel proprio giardino di casa proclamando di essere la guida della Classe Comunista Italiana.

Le costituenti lanciate sino ad ora sono state solo dei proclami, che per ragioni oggettive di difficoltà organizzative ed anche economiche diversamente avranno seguito immediato.
Occorre invece lavorare nel territorio dal basso , con umiltà !
Nessuna alleanza con il PRC con il PDCI , lasciamoli marcire nelle loro false convinzioni, Ferrero, Vendola, Diliberto non rappresentano un bel niente. Anzi il suggerimento che darei a loro è quello di entrare nel PD e fare una corrente di opposizione all'interno di quel partito di ex comunisti!

Marco Barone

ospitava la figlia del Presidentissimo

Arrestato Latitante che ospitava la figlia del Presidentissimo Ottavio Bruni…

Certo che nella nostra amata Terra di sorprese non ne mancano. Sembra quasi una soap opera stile Beautiful, una storia d’amore incompresa tra un pericoloso criminale di una ‘ndrina sant’onofrese con la figlia dell’ex Presidente della Provincia Vibonese, braccio destro e sinistro…di Loiero, che a sua volta è il Presidente della Giunta più incriminata, criticata e misteriosa che la Regione Calabria abbai mai avuto, ma che continua ancora stranamente a resistere.

Il povero Bruni che ha avuto tanta solidarietà da parte di politici, anche di sinistra, locali sostiene che sono solo errori di gioventù e che non sapeva…

Ma viene da chiedersi se siamo tutti rincoglioniti , se siamo tutti annichiliti oppure se siamo tutti complici.

Io da Comunista e Vibonese non mi reputo ne annichilito, ne complice e ne tanto meno rincoglionito.

Come poteva non sapere il Presidentissimo che la sua Figliola, poveretta, aveva una love story con un delinquente che dovrebbe marcire in galera cosi come tutti i mafiosi e politici corrotti che hanno rovinato la nostra Terra?
Come poteva non sapere che ospitava o frequentava in periodo di latitanza un pericoloso mafioso?

Ma vogliamo veramente crederci? Vibo è piccola e tutti sanno di tutti …
Confido nella magistratura buona e sana che porrà luce a questo scandalo di mezza estate…e che spero porterà dietro le sbarre anche chi ha appoggiato tale latitante e lo ha coperto o ha fatto finta di non sapere…

Beh d'altronde l’amore è amore…

Marco Barone