mercoledì 9 giugno 2010

NON CI RESTA CHE PIANGERE

Ci vuole la licenza!
Nella mitica scena di “ Non ci resta che piangere”, il boia Ugolone, spiegava, ad un incredulo Benigni, la necessità della licenza per intraprendere una qualsiasi attività. "Oggi" in Italia, invece, il governo intende, innanzitutto modificando l’ art. 41 della Costituzione, eliminare i permessi e le autorizzazioni, necessari per aprire un impresa, sostituendoli con autocertificazioni. Secondo Tremonti e Berlusconi, questo servirebbe a snellire le procedure per “liberare piccole e medie imprese e gli artigiani dal peso soffocante della burocrazia”. In realtà è l’ ennesimo tentativo di trasformare il Paese in una giungla, nella quale le regole non solo si possono non rispettare, ma spesso non ci sono neppure. A questo punto ci chiediamo: sarà sufficiente l’ autocertificazione anche per il certificato antimafia?

OLTRE LA CRISI: COSTRUIRE INSIEME UN FUTURO MIGLIORE

Dal rapporto annuale dell’Istat presentato nei giorni scorsi emerge un quadro drammatico per il nostro Paese, ed in particolare per la condizione di tantissimi giovani: sono 2 milioni, più della metà nel Mezzogiorno, le ragazze ed i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che sono esclusi contemporaneamente sia dal mondo del lavoro sia da quello della formazione. Nella fascia di età immediatamente successiva, tra i 30 e i 34 anni, il 28,9% vive ancora a casa con i propri genitori, un dato più che triplicato dal 1983. Non si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di una libera scelta, ma di una dura necessità imposta dalla mancanza di un reddito stabile.
Siamo in fondo ad un precipizio nel quale ci hanno condotto vent’anni di politiche liberiste, di privatizzazioni, di compressione dei diritti e dei salari. Dall’abolizione della scala mobile alla trasformazione del sistema pensionistico, dagli attacchi all’articolo 18 al Pacchetto Treu e alla legge 30, sino all’ultima straordinaria offensiva contro il contratto collettivo nazionale di lavoro.

A questa vera e propria lotta di classe del capitale contro il lavoratori si è accompagnata un’offensiva sul terreno culturale che ha modificato nel profondo il senso comune del nostro Paese, distruggendo l’idea, banalmente progressista, che l’avanzamento delle condizioni di vita di ciascuno potesse realizzarsi attraverso lotte collettive. Il tutto anche per tramite di ampi settori della sinistra politica e sociale italiana che, invece che attrezzarsi ad una reazione all’altezza dell’offensiva, hanno accompagnato questa deriva, assumendo strategicamente (nelle proposte politiche, negli atteggiamenti pubblici e persino in quelli privati) il punto di vista dell’avversario.

In questo contesto desolante di mercato senza regole, di precarietà diventata norma, di una solitudine e di una frammentazione sociale che viene imposta a tutti e in primo luogo ai più giovani e ai più deboli, si colloca la Finanziaria: una manovra che chiede sacrifici ancora una volta ai lavoratori, mentre propone per i ricchi e i furbi l’ennesimo condono (edilizio).

Nella scuola le conseguenze saranno irreparabili. Il blocco del turn over e il nuovo tetto di spesa significheranno 26mila insegnanti licenziati, che si aggiungeranno ai 20mila che perderanno il lavoro il 1° settembre prossimo a causa dei tagli contenuti nella legge 133 del ministro Gelmini.

Questi pochi numeri sono il segno tangibile di un progetto di società. Un Paese meno istruito e più ignorante è più facilmente abbindolabile dalle palle a reti unificate del padrone o dall’Uomo della Provvidenza di turno.

E, come si diceva prima, accanto al dramma sociale (la Grecia è vicinissima, misure identiche a quelle del governo del Pasok in Grecia sono la logica conseguenza, in tempi brevissimi, della Finanziaria di Berlusconi) c’è l’emergenza democratica, l’imbarbarimento culturale e civile.

Il Parlamento è totalmente svuotato dei suoi poteri (il 93% delle leggi sono di provenienza governativa), la magistratura è quotidianamente sotto attacco, pezzi di classe dirigente sono in costante odore di corruzione, le pulsioni xenofobe e omofobe vengono istituzionalizzate e propagandate ossessivamente, la ricerca e la formazione svilite e dileggiate da modelli culturali violenti e asserviti ai poteri economici.

Il compito di chi non si rassegna è produrre uno scarto tra la contemplazione disillusa della realtà e l’organizzazione politica del conflitto di classe.

Ancor di più nella nostra generazione, privata del diritto al futuro e costretta, come si diceva, ad una solitudine esistenziale prima ancora che politica e civile probabilmente inedita per la stessa storia del capitalismo.

Allora proviamoci: individuiamo i terreni di lotta comuni ed unificanti delle tante solitudini del Paese, e incarichiamoci – insieme a tanti altri, alle forze migliori della società – di incanalarle in una prospettiva di cambiamento radicale, con proposte di mobilitazione e agitazione immediate (la manifestazione dei sindacati di base del 5 giugno, lo sciopero generale della Cgil, con una piattaforma nostra che chieda investimenti massicci nella formazione, la cancellazione della legge 30, un salario dignitoso, sanzioni durissime contro il lavoro nero) e con la costruzione di un nuovo immaginario rivoluzionario, che torni a parlare ai giovani e ai lavoratori di un processo non più rinviabile di democratizzazione dal basso di tutti gli ambiti della società: democrazia operaia in fabbrica, democrazia studentesca nelle scuole e nelle Università, autogestione, autogoverno, socialismo.

Proprio nell’intreccio stretto di questi due livelli (rivendicazioni immediate e battaglie di prospettiva) decliniamo l’identità comunista del terzo millennio. Una rinnovata cultura politica della trasformazione al servizio delle lotte e del conflitto sociale.

Le nostre organizzazioni, nella Federazione della sinistra, devono essere uno strumento per invertire la rotta e costruire un futuro diverso e migliore.

Flavio Arzarello - coordinatore nazionale FGCI
Simone Oggionni - portavoce nazionale Giovani Comuniste/i

GIOVANI E LAVORO: FERMIAMO IL SACCHEGGIO AI DANNI DELLA NOSTRA GENERAZIONE!

I nuovi dati Istat sull’occupazione sono l’ennesimo campanello d’allarme per la sorte della nostra generazione.
La disoccupazione complessiva in Italia in Aprile si è attestata all’ 8,9%, con un +0,4% rispetto a fine 2009 e un +0,1% rispetto a marzo 2010.
Il dato quindi è ancora in trend di crescita e parla di un paese che è ben lontano dall’uscita o dalla “fase calante” della crisi. Come avevamo detto più volte, controcorrente rispetto alla messa cantata dei media ufficiali che predicavano ottimismo, la crisi deve ancora far vedere i suoi effetti più catastrofici.La disoccupazione giovanile è al 30%, un dato mostruoso: inizia a crearsi una nuova categoria generazionale di dimensioni rilevanti, quella dei “giovani morti”, disoccupati a carico delle famiglie che non hanno più ambizioni o vie d’uscita per rendersi indipendenti.
A tutto ciò cosa risponde il governo?

Risuonano ancora le parole di Sacconi, quando ha suggerito (bontà sua) ai giovani italiani di accettare qualsiasi lavoro veniva loro offerto, non pretendendo più di ricevere impieghi o salari commisurati alle loro passioni e titoli di studio.
Una affermazione solo debolmente ammantata della retorica del “sii umile e datti da fare” che in realtà sottende la più becera della visioni padronali: “La classe dirigente è al completo e non si tocca, tutti gli altri si preparino ad essere rotelle della macchina senza pretese e aspettative.”
Da anni la classe dirigente liberale e liberista italiana non ha la più pallida idea di come investire sullo sviluppo e scommette sull’abbassamento del costo del lavoro per reggere la concorrenza di paesi più “economici” come l’est Europa o la Cina.
Oltre a non funzionare, è facile capire che con questa visione la direzione che prende il benessere sociale non è in avanti ma all’indietro, con l’abbassamento medio dei salari, la precarizzazione dei posti di lavoro, l’aumento della disoccupazione e – cosa che vediamo chiaramente già da tempo – il blocco di qualsiasi ascensore sociale.
La nostra generazione è la prima della storia della nostra Repubblica che starà sicuramente peggio di quella precedente.
Tutto ciò è inaccettabile tanto più che nel clima di disorientamento e passività generale noi giovani del 2000, con la scusa della tenuta del sistema, stiamo subendo una ruberia di diritti sociali, retribuzione e garanzie per il futuro senza precedenti.
Va da sé che se il "sistema" per reggere deve dissanguarci, non è un sistema che ci rappresenta, che ci è utile, che vogliamo.
Occorre per prima cosa un investimento serio su istruzione e ricerca per riportare il sistema produttivo in Italia sul mercato della qualità e non della quantità; bloccare la proliferazione dei contratti precari che stanno impedendo a milioni di giovani di progettare il proprio futuro oltre che frantumare qualsiasi identità di lavoro.
Adattare il welfare alle necessità del presente: oggi noi precari di norma non possiamo accedere ad un mutuo, non possiamo prevedere spese a lungo termine, costruire una famiglia. Siamo carne da macello ad ogni oscillazione del mercato, privi di cassa integrazione e invisibili alle statistiche dei licenziamenti.
Per far fronte a tutto ciò serve un cambio di rotta radicale, una alternativa di sistema, che miri alla qualità della vita e alla giustizia sociale, per rilanciare il progresso di questo martoriato e stagnante paese ma anche per fermare il saccheggio che una classe politica e imprenditoriale vecchia, corporativa e irresponsabile sta perpetuando a nostre spese.
È ora di smettere di farci mungere in silenzio, serve una piattaforma di rivendicazioni chiara e precisa su cui ricostruire una battaglia di vertenze. Su presto molto presto diremo la nostra con delle proposte ufficiali su welfare, salari, istruzione.
È in gioco il nostro futuro e non intendiamo tirarci indietro.

Alessandro Squizzato - responsabile nazionale lavoro FGCI

LA FGCI CONTRO IL TERRORISMO DI STATO DI ISRAELE

La FGCI condanna duramente il vile attaco compiuto questa mattina da Israele, ai danni del convoglio navale di pacifisti che portavano aiuti alla popolazione palestinese di Gaza. Un vero e proprio atto terroristico ancor più deprecabile, proprio perchè peprpetrato ai danni di persone disarmate, colpevoli solo di voler raggiungere una popolazione da mesi rinchiusa in una prigione a cielo aperto e sottoposta al blocco degli aiuti internazionali.
E' evidente ormai
da tempo che Israele non ha nessuna intenzione di risolvere il conflitto e l' uso della forza militare è l' unica risposta di cui è capace.
Israele non può continuare ad agire indisturbato ed impunito; chiediamo alla comunità internazionale, di agire affinchè cessino
le vessazioni ai danni dei palestinesi e vengano presi provvedimenti contro le azioni criminali dello stato di Israele.
Dalla parte della Palestina sempre!

PENSIONI - DILIBERTO: "QUESTA EUROPA NON CI PIACE, URGE CONFLITTO SOCIALE"

"Questa Europa, che chiede sacrifici ai lavoratori e ai pensionati, non ci piace.
La crisi la paghi chi l'ha prodotta: padroni e speculatori in primis. Il governo italiano non usi l'Europa come pretesto per ridurre i diritti dei lavoratori: ora più che mai c'è bisogno di conflitto sociale". E' quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI.

GRAZIE AI MAGISTRATI, AI MEDICI, A TUTTI QUELLI CHE LOTTANO PER CACCIARE LA CRICCA

"I "politici" di destra per denigrare le lotte le chiamano politiche. C'è una logica, visto che la loro è la politica del malaffare.
Io voglio invece ringraziare i magistrati edi medici per aver proclamato sciopero ridando valore alla "politica" e dimostrando una piena sensibilità nei confronti di tutti i cittadini. In Italia non c'è giustizia perché c'è un premier indaffarato ad impedirla. Non c'è una sanità adeguata perché i tagli si stanno facendo sulla pelle di tutti i cittadini. Non c'è più scuola pubblica - per anni ed anni vanto della Repubblica italiana- perché il governo opera tutti i giorni per distruggerla. Grazie ancora ai magistrati ed ai medici. Saremo e siamo al loro fianco. La cricca che s'è impadronita dell'Italia deve essere cacciata a calci.

Oliviero Diliberto
segretario nazionale PdCI

Sciopero Generale unitario contro la macelleria sociale. Facciamo pagare ai padroni la loro crisi!

La nuova manovra economica “anti-crisi” del governo Berlusconi contiene misure “lacrime e sangue” contro i lavoratori dipendenti e i pensionati: tagli alla spesa sociale e ai salari, congelamento delle liquidazioni, blocco totale del turn-over, negazione del diritto al contratto nazionale, furto sul salario accessorio, chiusura delle finestre di uscita per i pensionamenti. I lavoratori ancora una volta dovranno compiere nuovi sacrifici e si approfondirà la forbice economica fra le masse popolari e i gruppi oligarchici/finanziari.

Dopo la propaganda berlusconiana della ripresa e dell’uscita dalla crisi, il Governo porta un attacco senza precedenti a milioni di lavoratori con licenziamenti, cassa integrazione, ristrutturazioni, delocalizzazione e con il famigerato “collegato lavoro” per smantellare lo Statuto dei Lavoratori.

L’obiettivo di queste misure è quello di scaricare sulle masse lavoratrici il peso della crisi e dei debiti del capitalismo per difendere gli interessi di una minoranza di banditi/sfruttatori.

Difatti nessuna misura viene presa contro i monopoli capitalistici che continuano a fare profitti enormi, gli speculatori finanziari e gli evasori fiscali, i grandi patrimoni, le rendite fondiarie e finanziarie, i mafiosi e i boiardi di stato. Nessun taglio alle spese militari, alle inutili grandi opere, al Vaticano, ai privilegi di manager!

A questa vera e propria macelleria sociale perpetrata dal governo Berlusconi e dalla Confindustria i lavoratori devono dare una risposta dura, decisa e immediata.

Costruiamo un ampio movimento d’opposizione e di resistenza su un programma minimo in difesa degli interessi economici e politici del proletariato.
Dispieghiamo e organizziamo il conflitto nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei quartieri contro questa nuova offensiva capitalista.
Rilanciamo la lotta di classe contro la barbarie del capitale, ricostruiamo il Partito Comunista, unico strumento politico e sociale di difesa e rappresentanza della classe operaia.
I lavoratori non sono i responsabili della crisi. Che la paghino i padroni!

Siamo di nuovo in piazza il 12 Giugno alla manifestazione della CGIL per sostenere tutte le mobilitazioni contro gli attacchi del padronato e del Governo.

Sciopero generale unitario, subito!

Roma, 12 Giugno 2010

COMUNISTI UNITI

www.comunistiuniti.it

info@comunistiuniti.it

MANOVRA - DILIBERTO: "MERITA OPPOSIZIONE UNITA IN PIAZZA"

"Caro Bersani, la Manovra merita una risposta forte e compatta di tutta l'opposizione, parlamentare e non, in piazza.
E' il momento di agire sulla strada dell'opposizioone unitaria. Il governo, sotto i colpi di una crisi economica, sociale e politica straordinaria, si sta sfarinando e tenta di scaricare le sue responsbailità sui ceti sociali meno abbienti. Serve un'altra idea di politica economica e un altro governo, e solo un fronte ampio e partecipato può riuscire a buttar giù questa cricca di incapaci". E' quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI.

Intercettazioni - PDCI: "Fiducia è ennesimo atto di regime"

"La fiducia al Ddl è l'ennesimo atto di regime. Chiediamo all'Ue di vigilare sull'Italia, sempre più a rischio democrazia.
E' una legge che manda al macero la libertà di stampa e la civiltà giuridica: l'Europa si svegli prima che sia troppo tardi". E' quanto afferma Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del PdCI - Federazione della sinistra.

Protezione Civile - Licandro: "Premier fomenta clima di odio"

"Se il premier ha elementi li riferisca alla magistratura altrimenti le sue sono solo parole pericolossisime ed eversive.
Chi usa un tale linguaggio non può fare il Primo Ministro di un Paese civile". E' il commento di Orazio Licandro, della segreteria nazionale del PdCI - Federazione della sinistra, in merito alle dichiarazioni dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sull'inchiesta sulla Protezione Civile attivata dalla Procura dell'Aquila, che continua: "Berlusconi sta fomentando un clima di odio e non sappiamo dove voglia davvero arrivare".

Rai - Pignatiello: "Parole premier dimostrano che livello di allarme è alto"

"La Rai non è di sua proprietà: le parole del premier non fanno che acuire il suo già enorme conflitto di interessi".
E' quanto afferma Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del PdCI - Federazione della sinistra, che continua: "O la pensate come me oppure non firmo il contratto di servizio significa minacciare la libertà di espressione e il concetto stesso di democrazia. Siamo oltre il livello massimo d'allarme: questo premier fa male all'Italia".

ufficio stampa PdCI