martedì 28 settembre 2010

Controreplica all'articolo dell'Assessore Pasquale La Gamba


Molte sono le cose che non convincono nella risposta dell’assessore La Gamba alle nostre riflessioni sulle attività della protezione civile del comune di Vibo Valentia. Innanzitutto non riusciamo a capire come mai, la replica, non sia venuta dal sindaco che ha la delega alla protezione civile; dall’assessore ai lavori pubblici, che avrebbe potuto rispondere sul problema posto relativamente ai progetti messi in atto per l’adeguamento sismico delle strutture pubbliche; avremmo capito un cenno di vitalità anche dall’assessore al personale che ci spiegasse come e se intende risolvere i problemi relativi all’organico del settore 7.

Ma non ci saremmo mai aspettati una risposta ai nostri dubbi, sulla capacità o meno di gestire un’emergenza da parte del comune di Vibo Valentia, dall’assessore allo spettacolo. Ma forse un nesso c’è. Allontanandosi infatti da quello che era il tema principale del dibattito, viene quasi annunciata una “cerimonia” di premiazione per i volontari della protezione civile che si sono adoperati durante l’alluvione del 2006. Quasi a difendere, da quale attacco poi, tutte quelle persone che hanno lavorato e senza le quali davvero non ci sarebbe stata nessuna speranza per i nostri concittadini colpiti dal disastro ed abbandonati dalle istituzioni.

In quei giorni dell'alluvione anche noi, tra i tanti altri, eravamo tra i volontari accorsi a dare una mano, in forma anonima, senza bandiere di partito o vantandocene in giro, ed è per questo che sappiamo quanto sia utile uno strumento di pianificazione delle emergenze. Per troppi anni abbiamo aspettato e purtroppo pianto. Non diciamo che la colpa di tale situazione sia di questa o di quell'amministrazione ma di tutte quelle che si sono susseguite negli anni, che troppe volte hanno chiuso gli occhi e fatto finta di non vedere quello che succedeva sul loro territorio e c'è voluta un'alluvione prima e la magistratura poi. Potremmo, a tal proposito, ricordare i casi della tangenziale est (amministrazione provinciale) o della tangenziale ovest (amministrazione comunale ante Sammarco).

Possiamo dirci contenti di questa rivelazione in anteprima, ma sinceramente non capiamo come questa manifestazione di ringraziamento ai volontari, possa aiutare a risolvere i problemi dovuti alla carenza di personale nel settore 7 ed alla mancanza del “piano comunale di emergenza”.

Serve un organico che sia composto da personale tecnico e competente sulle materie di antisismica, rischio idrogeologico e prevenzione degli incendi, componenti essenziali per un settore di protezione civile in un comune che presenta tutti i rischi suddetti.

Non si può sopperire alla carenza di personale dipendente coinvolgendo il volontariato! Non possiamo aspettare che siano i volontari ad occuparsi dei compiti di “routine” che devono essere propri dei membri dell’ufficio di protezione civile!

Non a caso, nelle linee guida della protezione civile per la redazione del piano comunale di emergenza si legge:

“il Piano deve essere redatto comunque sulla base delle conoscenze scientifiche possedute al momento, senza attendere studi in corso o futuri incarichi o perfezionamenti. Un piano "speditivo", sia pure impreciso e cautelativo, è meglio che nessun piano. Appena possibile, si farà una revisione del Piano, lo si migliorerà, lo si completerà con più dati e più basi scientifiche.”

Viene da chiederci: come facciamo noi che non ce lo abbiamo per niente? Quanto ancora dovremo aspettare? Magari sarà meglio avvisare madre natura e dirgli di starsene buona intanto che i nostri tecnici redigono questo benedetto piano. Ma soprattutto, e cosa probabilmente più importante, di darci tempo perché ora siamo impegnati ad organizzare una festa per i volontari del 2006! Tra l’altro adesso pretendiamo che non rimanga solo uno spot pubblicitario!

Ma se le nostre preghiere non venissero ascoltate? Allora forse, bisogna subito prevedere un’altra manifestazione di encomio per i prossimi volontari, che dovranno intervenire e sopperire alle mancanze della gestione comunale. Ma, cosa più grave, programmarne una alla memoria di altre vittime dell’inefficienza.

Dopo la replica senza contenuti quindi, i dubbi rimangono tali: cosa si ha intenzione di fare per gli edifici pubblici? Vogliamo cogliere i suggerimenti del dipartimento nazionale di protezione civile e fare assemblee cittadine per informare la gente sui rischi? Quando saranno programmate delle esercitazioni che coinvolgano tutto (e con tutto intendiamo anche le frazioni) il territorio comunale?

La politica ha più volte dimostrato di non avere gli stessi tempi delle emergenze territoriali. In questo caso la “metodologia burocratica e dipendentistica”, criticata dall’assessore La Gamba, è l’unica che può aiutare. La redazione del piano comunale e la presenza di personale qualificato a farlo ed a metterlo in atto non sono uno scherzo! La pianificazione, la scelta delle priorità, la prevenzione spettano alla tecnica ed alla scienza. È l’unica che può analizzare e valutare i fatti in modo pienamente imparziale e preciso.

Insomma, preferiremmo che la prossima volta, alle nostre domande si rispondesse con delle risposte. Ma d’altronde il primo a risolvere tutto con uno “show” ad oc, è il nostro “caro” presidente del consiglio. Gli esponenti del PDL sanno ben apprendere gli insegnamenti del loro guru, la mela non può cadere lontano dall’albero.

Concludiamo insistendo nel voler sperare che prima dell’anno siano veramente attivati progetti seri per le emergenze. Ricordiamo anche che proprio adesso stiamo entrando nella stagione delle piogge ed il pericolo frane incombe inevitabile data la noncuranza del passato.

Nicola Iozzo (coordinatore PdCI Vibo Valentia)

Giuseppe Ambrosio (PdCI Vibo Valentia)

giovedì 23 settembre 2010

Rischio sismico: la spada di Damocle che pende sulle nostre teste.

La Calabria, secondo la classificazione del territorio nazionale (ordinanza n.3274 del 20 marzo 2003), è l'unica regione d'Italia ad avere il territorio tutto compreso nelle zone 1 e 2. Le zone a più elevato rischio sismico. Il comune di Vibo Valentia, fa parte della zona 1, il rischio qui è massimo.
Ad oggi nessuna tecnica scientifica ci permette di prevedere un terremoto, ogni secondo che passa potremmo sentirci scuotere da una forte scossa. C'è da chiedersi allora: bisogna avere paura? No, ma dobbiamo essere pronti all'eventualità che un sisma di forte intensità si verifichi.
Grande attenzione devono avere le istituzioni in collaborazione con gli organi di protezione civile.
Secondo le direttive nazionali ogni comune, che appartiene a quelle zone ad elevato rischio sismico, deve redigere un “piano comunale di emergenza”. La stesura e l'informazione rivolta ai cittadini dei contenuti del piano di emergenza è essenziale per prevedere grandi disastri. Ogni cittadino che è ben istruito sui contenuti sul suddetto piano saprebbe come comportarsi in caso di allarme, in questo modo gestire l'emergenza per le istituzioni diventerebbe quindi più agevole e funzionale.
A questo proposito, il 23 marzo del 2010, il capo dipartimento della protezione civile Guido Bertolaso, ha inviato una lettera ad ogni comune interessato dal rischio sismico con un invito a convocare (il 6 aprile 2010, precisamente un anno dopo la tragedia che ha colpito l'Aquila) un consiglio comunale aperto per verificare ed eventualmente aggiornare il piano comunale di emergenza ed informare i cittadini.
In quel periodo a Vibo Valentia c'era un gran movimento nel palazzo municipale dovuto alle imminenti elezioni comunali, quindi non è stato possibile accettare e mettere in pratica i suggerimenti del dipartimento della protezione civile nazionale. Dato però il rischio a cui il nostro territorio è sottoposto non dovrebbe essere necessario aspettare di ricordare eventi accaduti altrove e nel passato per proporre questo tipo di iniziative.
Nel bilancio di previsione approvato qualche mese fa i fondi destinati ai servizi di protezione civile sono molto più sostanziosi di quelli impiegati in precedenza. Il problema però sembra essere l'organico. Il settore n°7, quello destinato ai servizi di protezione civile (istituito nel recente passato, nell'anno 2002, con deliberazione di Giunta Comunale n°365 del 7.11.2002), da quanto risulta nella “Relazione Previsionale e Programmatica 2010” ha carenze gravi nel numero di impiegati, senza contare che poi in effetti quelli con compiti di protezione civile sono solamente il dirigente ed un geometra che tra l'altro deve svolgere anche altre funzioni (tra cui suo malgrado quelle del messo!). Dando un'occhiata poi ai mezzi in dotazione scendiamo nel ridicolo. I mezzi di trasporto dedicati per la protezione civile sono: una panda 4x4 (tra l'altro non nuova) ed una fiat punto, gli altri sono “prestati” agli altri settori. Se vogliamo essere pignoli, ci viene quasi il dubbio che non siano adeguati per funzioni di protezione civile e non sufficienti nemmeno per le normali funzioni ordinarie di controllo del territorio!
I fondi destinati alla protezione civile sono, quindi, circa 1'250'000 € (molto di più della cifra ridicola di 12'000 € spesi nel 2009), con diversi progetti da realizzare nel biennio 2010-2012. Guardandoci un po’ intorno però ci rendiamo subito conto che nemmeno questa somma è necessaria per farci dormire sonni tranquilli e per fare un buon lavoro di prevenzione.
Gli edifici che dovrebbero essere quelli più sicuri, scuole ed uffici pubblici, sono quelli più a rischio. Progettati e realizzati quando non esisteva nessun criterio di costruzione antisismica, non hanno mai avuto adeguamenti a riguardo. Basta guardare il palazzo municipale per capire che tutti quelli che ci lavorano sono continuamente in pericolo, dal nostro punto di vista non è una struttura sicura. Non potrebbe certo resistere ad un sisma di forte intensità.
Non dimentichiamo quello che è successo a San Giuliano di Puglia, quando hanno perso la vita molti bambini. Sciagura causata da lavori di manutenzione illogici. Purtroppo, a Vibo, ogni giorno a scuola si rischia la vita. Proprio in questo periodo sentiamo che molti edifici scolastici del comune aspettano lavori di manutenzione. Tempo fa l’assessore ai lavori pubblici aveva detto: “mandiamo i bambini della scuola di Piscopio a far lezione in tenda”. Una provocazione forse, ma anche un segnale della grave situazione in cui versano gli istituti. Non è solo la scuola di Piscopio ad essere a rischio, sono tutti gli edifici scolastici del comune che sono vecchi ed inadeguati. A seguito del terremoto in Abruzzo sono stati istituiti fondi appositamente dedicati alle opere di adeguamento sismico per edifici pubblici. Adeguamento che non vuol dire, come molto spesso succede nel comune di Vibo Valentia, rifacimento di intonaci e lavori superficiali di manutenzione ordinaria quando si fanno, inutili per il recupero strutturale dei fabbricati. Bisogna affrettarsi ad attuare una progettazione seria e ottenere qualche finanziamento, iniziare subito lavori che rendano sicuri gli edifici pubblici.
Rimane il dubbio con quali mezzi e persone il comune di Vibo Valentia potrà realizzare questi, eventuali, buoni propositi. Speriamo non si concluda l’anno. O la legislatura, con un niente di fatto. Non dobbiamo aspettare di subire ulteriori disastri per accorgerci che la protezione civile a Vibo Valentia è inefficacie e quasi inesistente. Non dimentichiamoci che nel 2006 i soccorsi nelle zone alluvionate arrivarono con forte ritardo e molto disorganizzati.
Nelle scuole i bambini devono conoscere a memoria le procedure in caso di sisma. Bisogna programmare periodicamente e ripetutamente esercitazioni ed incontri per preparare la gente e renderla pronta e consapevole. Il lavoro di coinvolgimento della popolazione deve includere tutti, i cittadini di Vibo città ed anche quelli delle frazioni, ebbene si le frazioni lo ricordiamo a tutti fanno parte di Vibo Valentia.
Si spera di veder presto anche a Vibo Valentia una realtà che somigli almeno un po' a quella del Giappone o della California, dove il terremoto è vissuto in modo molto diverso dall'Italia, con più serenità. Gli eventi sismici non devono più far paura e tenere sotto scacco la nostra comunità.
L'appello che rivolgiamo alle coscienze degli amministratori è di fare qualcosa di concreto, prima che qualche disastro ci sorprenda, per non piangere lacrime di coccodrillo. È necessario rendere l'ufficio di protezione civile del comune di Vibo Valentia migliore e più funzionale, aumentando il numero di addetti ai lavori servendosi di tecnici veramente esperti in materia antisismica. Soprattutto non bisogna perdere altro tempo, devono essere subito programmati ed iniziati gli interventi necessari per rendere sicuri gli edifici pubblici della città.
Le parole d'ordine sono: non farsi cogliere impreparati, vigilare sul territorio contro l’abusivismo e augurarsi che eventi del genere non accadano.

Nicola Iozzo (coordinatore PdCI Vibo Valentia)
Giuseppe Ambrosio (PdCI Vibo Valentia)

domenica 19 settembre 2010

Acqua azzurra Acqua chiara? Macché

È passato quasi un mese e non è stata messa la parola fine al grave problema che ha colpito e che continua a colpire Vibo Valentia. Ufficialmente l’acqua che esce tutti i giorni dai nostri lavandini è tornata potabile ma nella realtà è ancora un ammasso di porcherie che compromettono la salute. Non servono analisi, anche se sono state fatte e smentiscono sia Sorical che Sindaco, basta vedere ancora oggi il suo colore e il suo odore nauseabondo aprendo un semplice rubinetto.

Viviamo in una città dove ogni centro metri c’è una tubatura dell’acqua rotta, con un impianto fatiscente vecchio di decenni rattoppato qua e la. In una città dove l’acqua corrente è presente, chi non ha un’autoclave lo sa molto bene, poche ore al giorno e quindi con le tubature che quando non sono sotto pressione si riempiono di terra o di “altro” e per saperlo e vederlo basta aprire un’autoclave e controllarne il fondo, pulirla e poi ricontrollare dopo un mese per sapere che niente è cambiato.

Scusi signor Sindaco ma lei con quale acqua si lava? Con quale acqua cucina? Quale acqua beve? Non pensiamo che a casa sua ci sia una linea diretta da un altro acquedotto oppure ha un pozzo e quindi il problema non la tange? Ci faccia sapere come mai lei non riesce a sentirne l’odore e vederne il colore. Possibile che su tanti consiglieri comunali di maggioranza non ce ne sia uno che sollevi il problema? Nemmeno tra l’opposizione consiliare si alzano voci, tranne qualche caso singolo, hanno perso un'altra occasione per dare battaglia.

Tutto questo succede mentre a Vibo cominciano ad arrivare le bollette pazze “salate” proprio per l’acqua, in una città dove l’acqua è presente nelle case per poche ore al giorno, una città “armata” di autoclavi dove oltre il costo dell’acqua c’è il costo per il suo mantenimento (pulizia autoclave, corrente elettrica per la pompa) oltre al costo passato per il suo acquisto e il suo montaggio. Sommando tutto questo la popolazione arriva a pagare l’acqua 3 volte.

Mentre la gente si adegua e compra cassette di acqua su cassette la politica, quella dei palazzi, sta in silenzio, non tira fuori il coraggio che servirebbe per dare uno scossone e proprio l’attuale maggioranza criticava questa mancanza alla precedente amministrazione ma ci sembra che non vi sia poi una grande differenza.

L’amministrazione comunale dovrà rendere conto alla popolazione della sua superficialità e del suo pressapochismo perché un’emergenza del genere non si può gestire in maniera così tranquilla.

L’amministrazione comunale deve dare una risposta ai cittadini deve dire cosa fare quando arriveranno le bollette dell’acqua dove sarà tariffata una potabilità che non esiste.

L’amministrazione comunale deve cominciare anche a provvedere alla sistemazione della rete idrica, dove gran parte dell’acqua si perde veramente per strada, e non accetteremo frasi del tipo “siamo appena arrivati” o “amministriamo da 4 mesi” o “è una situazione ereditata dal passato” perché nel passato ci siete stati anche voi (8 anni prima dell’avvento Sammarco) e una componente dell’attuale maggioranza ha amministrato in maniera “pesante” anche con il centrosinistra (Daffinà l’uomo di qua e di là).

Si tratta di un bene comune di vitale importanza. Non si può vivere senza acqua. Anche il governo nazionale lo sa e per questo che ha deciso di cederla ai privati e quindi alle grandi multinazionali ma non avevano previsto una così enorme partecipazione alla raccolta firme per i referendum abrogativi.

Caro Sindaco faccia una cosa tiri fuori l’audacia che tanto sbandierava in campagna elettorale ed emetta questa ordinanza di non potabilità perché nei campioni fatti analizzare dal Forum dei Movimenti per l'Acqua erano presenti enterococchi, che non dovrebbero esserci per nulla, e manganese in quantità superiore al consentito.

Se lei invece è al corrente del contrario emetta almeno un’ordinanza per la pulizia delle autoclavi ma ce lo faccia sapere così nel frattempo ci prenoteremo una visita dall’oculista (per il colore dell’acqua) e una visita dall’olfattologo (per l’odore dell’acqua marrone) e saremo tutti felici.

Nicola Iozzo
Coordinatore PdCI Vibo Valentia
responsabile regionale Comunisti Uniti


Sotto le bandiere del meridionalismo

L’anno scorso l’ex  socialista lagunare , prof. Renato Brunetta, ministro del  governo Bossi- Berlusconi, aveva preso congedo dall’estate tra la frescura di Cortina , additando, con profumato linguaggio, i nemici del progresso e del rinnovamento d’Italia nell’ "èlite di merda", rappresentata  dagli intellettuali radical-chic. Ora, poiché come  tutti i geni, il ministro, formato tascabile, non si ripete mai, quest’anno  ha messo il muso nel ripostiglio delle vecchie  anticaglie razziste contro il Mezzogiorno e la Calabria e le è venute sparpagliando nel cortile a nutrimento dei polli coltivati, che non sanno né di storia né di cultura, e neppure che la politica è politica del "particulare".
 Infatti, il prof. Renato Brunetta, esempio meraviglioso di come tanta intelligenza feroce possa albergare in un corpo così addomesticato dalla natura, ammonisce  che senza la Calabria e la circoscrizione  Caserta-Napoli- governate rispettivamente dai pdiellini Scopelliti  e Caldoro. Oh, la dimenticanza!-,  l’Italia sarebbe prima in Europa, insomma, avrebbe una velocità indiavolata soprattutto sotto il profilo economico.
Ce ne dispiace  per gli ammiratori del genio apocalittico del ministro Brunetta , ma l’ efferata frase, che lo espone ad una molesta visibilità,  non è che il pessimo rifacimento dell’“avviso“; ( sulla Frankfurter Zeitung1908) che un giornalista  tedesco manifestò, all’indomani del terremoto di Messina e Reggio e riportato  da Benedetto Croce nella sua Storia del Regno di Napoli, uscita nel 1925: fate attenzione :1925. ; che suona così: “ Sarebbe grande fortuna per l’Italia se tutta quella parte di essa  che va da Roma in giù ,  discendesse, una volta per sempre, nel grembo del mare”. Qual altro,  del resto, il destino della zavorra se non quello  di essere buttata nel grembo del mare, del nostro mare. mica della laguna veneta?
Affacciarsi sul Mezzogiorno   oggi, con argomenti  ripresi da giornali tedeschi di 102 anni or sono, fa semplicemente pena e indigna per la pigrizia mentale, forma sofisticata di cinismo, di cui dà splendido saggio l’intelligente ministro Brunetta. Il quale, nello stabilire i parametri di civiltà d’un territorio, bada solo al dato quantistico , quando come insegna Benedetto Croce  “nella considerazione storico-politica non si tratta di vedere dove ci sia stato o non  ci sia stato il benessere e la felicità, e maggiore o minore felicità ( ricerca d’altronde priva d’interesse, oltreché  sempre malsicura), ma dove ci sia stata o no attività etico-politica” (Storia del Regno di Napoli, pag. 32).
Ecco, attività etico-politica . Qui, da noi,nel Mezzogiorno, questa attività etico-politica è stata oltremodo dispiegata  dai Magni Spiriti  del meridionalismo, che non vale la pena d’elencare e dei quali  interessa,  però, sottolineare   che tutti, proprio tutti,  considerarono l’inferiorità del Mezzogiorno o come il risultato della povertà naturale del suolo e del Clima (Fortunato) o come l’effetto della sua struttura economico-sociale ( Ciccotti, Salvemini, Gramsci, il calabrese Fausto Gullo) o come il  prodotto dell’assenza d’una classe dirigente (Croce)  o come il portato dello stato accentratore ( Dorso) o come  la conseguenza dello sfruttamento del Nord sul Sud, colonia economica e colonia politica (  Nitti,il calabrese Mancini il Grande). E a nessuno dei quali venne in mente di fare i conti della lavandaia, del dare e dell’avere, “delle infermità e delle colpe da imputare a ciascuno”, essendo importante “ doversene  liberare , tutti in concordia di sforzi”( Storia del Regno di Napoli, pag. 260). Tutti, meno uno, il ministro Brunetta, il quale, con le lancette dell’orologio, rivoltate all’indietro, continua a  pensare il Mezzogiorno come una “palla di piombo” . Anche questa una cosa da più di 100 anni fa e su cui Gramsci ha speso parole indimenticabili a difesa del Mezzogiorno come parte essenziale della costruzione d’una Italia nuova.
Per concludere. Non è uno scandalo l’uscita dell’intelligente Brunetta. È un segno, un marchio d’infamia,  del governo  Bossi-Berlusconi ,  d’un governo, non solo nemico del Mezzogiorno, ma anche governo, che primo e unico nella storia d’Italia, guida la gazzarra razzista contro il Mezzogiorno. Fatto questo che nessun governo ha posato dal 1860 ai giorni nostri, se persino il regime fascista  ebbe una proposta, anche se sbagliata, per la soluzione della questione meridionale e non ritenne il Mezzogiorno una “zavorra”.
Che fare? Detto in poche e rapide, ma perspicue parole: non limitarsi alle lagne, persino alle contumelie, contro il ministro, che a adesso ci tratta come <  contro il governo Bossi-Berlusconi bisogna  rialzare la bandiera del meridionalismo attivo, che i comunisti italiani non hanno mai abbassato. Il che significa esattamente una lotta continua e a fondo conto il governo Bossi-Berlusconi, che, secondo il vecchio costume, ruba i fondi al Sud per destinarli al Nord, come i fondi Fas; accresce anche la separazione fisica tra le due Italie, sopprimendo i treni; lascia nell’acqua e nel fango  intere città, tentando la fantasia dei meridionali con il Ponte sullo Stretto; respinge nel lavoro domestico e nella disoccupazione migliaia e migliaia di figli del popolo con il diploma e la laurea con il taglio  dei precari; stimola irresponsabilmente il risentimento dei Settentrionali contro i Meridionali;  innesta il federalismo fiscale come rimedio al Sud, che mangia e non produce. E mantiene nel Consiglio dei Ministri il prof. Brunetta che, ove possedesse  il comune sentimento della vergogna, dovrebbe rassegnare subito le dimissioni, essendo costituzionalmente chiaro che non si è ministri d’una laguna, ma di tutto il territorio nazionale. 
Michelangelo Tripodi
responsabile nazionale per il Mezzogiorno del PdCI
Pasquino Crupi
meridionalista comunista

mercoledì 8 settembre 2010

SOSPESA LA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA IN CALABRIA

DOCUMENTO  POLITICO




La grave e pesante sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali del 28/29 marzo richiederebbe una forte riflessione critica ed autocritica e una ripresa dell’iniziativa politica e della presenza nel territorio.
Ciò a partire dalle forze più consapevoli e responsabili. In particolare, un rinnovato impegno unitario nella battaglia politica sarebbe necessario da parte della sinistra calabrese , a cominciare dalla Federazione della Sinistra che, nonostante un quadro di gravissima sconfitta generale, è riuscita ad eleggere due propri rappresentanti al Consiglio Regionale.
Sarebbe davvero auspicabile un ruolo attivo e protagonista della FdS in Calabria, anche in conseguenza dei primi mesi del governo regionale Scopelliti che già nelle sue scelte e decisioni, conferma la sua pericolosità  per il territorio e per la società calabrese.                                                             
Purtroppo, però gli auspici  e le necessità non trovano riscontri nei comportamenti dei singoli dirigenti e delle forze politiche interessate.
Infatti, In Calabria  si verificano condizioni che vanno nella direzione opposta alla necessità di rafforzare il processo unitario a sinistra. In concreto nella nostra regione, registriamo con rammarico un comportamento di grave chiusura del ristretto vertice regionale del Partito della Rifondazione Comunista.
Prima delle elezioni regionali  era stato raggiunto un accordo e un’intesa con i vertici regionali del PRC per una gestione unitaria e collegiale della fase successiva a prescindere da chi sarebbero stati gli eletti al Consiglio Regionale.
Dopo le elezioni che hanno visto l’elezione di due consiglieri regionali, entrambi di Rifondazione Comunista, con la lista della Federazione della Sinistra, abbiamo semplicemente richiesto il rispetto degli accordi per garantire, come previsto, una gestione collegiale del gruppo consiliare e delle risorse.
Sono passati oltre cinque mesi dalle elezioni e dall’incontro con i vertici regionali del PRC e le nostre richieste sono state totalmente inevase (addirittura non si sono degnati neppure di dare un cenno di risposta).
La stessa costituzione del gruppo regionale della FdS, pertanto, rappresenta un’operazione di mera facciata, senza alcun contenuto e pratica unitaria, poiché i due consiglieri regionali con il loro operato negano l’essenza stessa della FdS e si comportano come se la FdS non esistesse.
È evidente che tutto ciò rende assolutamente impraticabile in questo momento il prosieguo della costruzione della Federazione della Sinistra in Calabria.
A tal proposito, riteniamo opportuno ricordare che il PdCI calabrese rappresenta un’organizzazione  politica presente e radicata nel territorio e tra le più forti del PdCI in Italia. Ed è davvero incredibile che si possa pensare di colpire il PdCI proprio in una delle situazioni di maggiore forza.


Abbiamo atteso pazientemente per tutto questo tempo sperando in un segnale positivo che non è mai arrivato. A questo punto prendiamo atto dell’ostacolo insormontabile che il ristretto vertice regionale del PRC ha frapposto con un ridicolo atteggiamento che, di fatto, punta a indebolire il PdCI, nonostante il nostro contributo sia stato determinante per il raggiungimento del quorum del 4% e per l’elezione dei due consiglieri regionali.
Tutto ciò è ben conosciuto anche a livello nazionale, dove c’è una piena consapevolezza di questa situazione, poiché la questione calabrese è stata sollevata e discussa anche nelle sedi unitarie della FdS, tant’è che il Segretario Nazionale del PRC, Paolo Ferrero, che ringraziamo pubblicamente, prendendo atto della situazione, nelle sedi ufficiali, ha criticato apertamente con parole pesanti il comportamento dei vertici regionali calabresi del PRC.
A questo punto per salvaguardare l’immagine, la credibilità, la dignità, l’onestà, la trasparenza, la coerenza tra le parole e i fatti, l’intransigenza sul piano politico e morale dei Comunisti Italiani della Calabria contro l’inutile tentativo di oscuramento, occorre assumere una decisione divenuta ormai inevitabile che ha un carattere momentaneo, nella speranza che vi sia un segnale di svolta da parte dei vertici regionali di Rifondazione Comunista.
Pertanto, noi Comunisti Italiani, pur ritenendo di fondamentale importanza politica e strategica la scelta di costruire la Federazione della Sinistra, riteniamo che in Calabria fino a quando non ci sarà una modifica radicale dell’atteggiamento dei vertici regionali e dei consiglieri regionali del PRC, non ci sono momentaneamente le condizioni per andare avanti nel processo della Federazione della Sinistra.
In tal senso, in Calabria, a tutti i livelli, è formalmente sospesa momentaneamente la costruzione della Federazione della Sinistra e non saranno avviate, fino a quando non si verificheranno i cambiamenti richiesti e necessari, le procedure riguardanti l’attivazione della fase congressuale della FdS.
E’ del tutto evidente che tale decisione comporta immediate conseguenze, a partire dallo stesso uso della sigla della Federazione della Sinistra.
Il nostro auspicio è che tutto questo possa finire al più presto per riprendere il cammino comune. Per tale ragione facciamo appello alle compagne e ai compagni del PRC della Calabria affinché si impegnino per ricollocare la linea politica regionale nella direzione di rilanciare il processo unitario a sinistra, ovviamente ripristinando le necessarie condizioni di lealtà, collegialità e pari dignità con il PdCI.
Tutto ciò richiama al massimo la responsabilità  dei Comunisti italiani che  da subito  devono sentirsi  impegnati, più che mai,  in un lavoro continuo, senza respiro,  per la ripresa della crescita e del peso del PdCI calabrese senza la cui forza è destinata ad allontanarsi la prospettiva , voluta dai lavoratori, dell’unità dei comunisti.
Lamezia Terme, 7 settembre 2010





comitato regionale PdCI della Calabria

1^ Festa dell’ Unità dei Comunisti - Locandine dibattiti e programma completo