sabato 18 dicembre 2010

La Russa il Fascista e l'omicidio dell'agente Marino


Nella foto si può "ammirare" il picchiatore fascista Ignazio La Russa "sorvegliato" dal sorridente capo del MSI, il nazifascista fucilatore di Partigiani, Almirante.







Si profila il "disegno" eversolo della destra

Si profila il "disegno" eversolo della destra Inchieste sulla morte dell'agente e l'attentato Si profila il "disegno" eversolo della destra Sette giovani sono in carcere: tre accusati di concorso in strage, tre di resistenza e radunata sediziosa, uno d'avere organizzato la manifestazione di Milano - La magistratura ricerca i mandanti - I disordini e l'attentato sembra siano stati preparati in piazza S. Babila - A Lodi il "deposito munizioni" dei commandos fascisti? Roma: l'estremista di sinistra si rifiuta di parlare (Dal nostro inviato speciale) Milano, 21 aprile. Breve battuta d'arresto nell'inchiesta sui tragici incidenti del 12 aprile in via Bellotti. Il sostituto procuratore della Repubblica dott. Viola, è partito stasera per Napoii, dove trascorrerà la Pasqua con la famiglia. Stamane il magistrato ha invano atteso nel suo ufficio Gaetano La Scala e Cristiano Rosati, due giovani neofascisti « sambabilini », che 1 avrebbero dovuto essere interrogati. Si è appreso che il dott. Viola attribuisce particolare importanza all'interrogatorio di La Scala, che sarebbe stato indicato come un « importante testimone » dei fatti accaduti quel giovedì. Gaetano La Scala, detto «Tanino», nel febbraio scorso è stato implicato in una rissa con aderenti alla sinistra extraparlamentare in piazza Cavour. Frequenta San Babila e ha partecipato a tutte le manifestazioni della «maggioranza silenziosa». Il Rosati, invece, è un personaggio di secondo piano, amico di Simona Aguzzi, la ragazza che ieri avrebbe ammesso di avere ospitato Loi e altri la notte dopo i disordini. Sembra anche che il dottor Viola nei prossimi giorni interrogherà altre persone. Martedì mattina il magistrato si recherà a San Vittore: forse sarà fatto il confronto fra De Andreis, Loi e Murelli. Le indagini sugli incidenti di Milano e quelle sul fallito attentato al diretto TorinoRoma del 7 aprile scorso, procedono parallelamente. Nei due episodi, infatti, sono coinvolti giovani estremisti di destra che sembrano appartenere al medesimo gruppo eversivo, con sede in San Babila. Gli scontri «a fuoco» con la polizia e le bombe sui treni farebbero dunque parte di un piano terroristico destinato a creare il panico che sarebbe stato messo a punto dai gruppuscoli della destra extraparlamentare. Molti degli arrestati, infatti, provengono da «Ordine nuovo», «Avanguardia nazionale», o hanno fatto parte delle «Sam» (Squadre d'azione Mussolini). Vi sono anche quelli del «Fronte della gioventù», l'organizzazione giovanile del msi. Sembra, infatti, che Vittorio Loi e Maurizio Murelli abbiano chiamato in causa anche Ignazio La Russa, figlio del senatore missino Antonino La Russa, che da qualche mese ha preso il posto di Radice ed è il responsabile provinciale del Fronte della gioventù. Questi, secondo i due arrestati, avrebbe partecipato attivamente alla manifestazione di giovedì, guidandoli all'assalto della polizia in due momenti: in piazza Ascoli di fronte al liceo Virgilio, ed in viale Romagna, vicino alla casa dello studente. Sembra inoltre confermato che le bombe a mano scagliate dal Loi e dal Murelli provengano proprio dal Car di Imperia, dove aveva prestato servizio Nico Azzi (quello dell'attenta to sul diretto Torino-Roma). Infine, ma anche questa notizia non è controllata, il dottor Viola avrebbe saputo, sembra da Davide Petrini, il «cucciolo» delle bombe a mano, dove si trova il «deposito munizioni» dei terroristi neri. In una zona del Lodigiano, secondo alcune indiscrezioni. L'inchiesta per accertare le responsabilità, scoprire i mandanti del «commando nero » che quel giovedì è sceso per le strade portando le bombe in tasca, ha già ottenuto positivi risultati. Sette persone sono in carcere, ima è indiziata di reato. Sette giovani: tre arrestati per resistenza aggravata e radunata sediziosa, un quarto indiziato per gli stessi reati. Altri tre, Vittorio Loi, Maurizio Murelli e Davide Petrini, accusati di concorso in strage, avrebbero la responsabilità — secondo gli inquirenti — dell'assassinio dell'agente. L'ultimo, il missino Mario De Andreis, è indicato come promotore ed organizzatore della manifestazione fascista degenerata nei violenti disordini. L'età degli arrestati va da 17 a 28 anni. Fra loro ci sono studenti ed operai. Sono tutti assidui frequentatori della zona attorno a San Babila, luogo di ritrovo dei giovani neo fascisti milanesi. Tutti hanno a disposizione molto denaro Fra questi giovani sono stati reclutati quelli che giovedì 12 aprile si sono dati appuntamento in piazza Oberdan per «provocare disordini». Quel giorno in piazza Tricolore doveva parlare il senatore missino Ciccio Franco ma il comizio era stato sospeso per ordine del prefetto. Così com'era stata negata l'autorizzazione ad un corteo. Ciononostante, i giovani neofascisti si sono radunati con l'intenzione precisa di contravvenire alle disposizioni della polizia. La parola d'ordine era «creare disordini». Hanno incominciato tirando pietre contro gli agenti, bloccando il traffico con barricate improvvisate. Poi sono comparse le pistole lanciarazzi, le bombe a mano. La consegna è stata rispettata fino in fondo. I «capi» volevano che quel giorno a Milano venisse ricordato in futuro. Francesco Fornari (Nostro servizio particolare) Roma, 21 aprile. Achille Lollo, lo studente di scienze politiche della sinistra extraparlamentare, indiziato del reato di strage in concorso con Marino Sorrentino per il rogo di Primavalle, è stato interrogato questa sera dal dott. Sica nel carcere di Rebibbia. Il giovane ha immediatamente proclamato la sua innocenza, dichiarandosi vittima di « una manovra contro la sinistra extraparlamentare », poi si è rifiutato di rispondere alle domande del sostituto procuratore della Repubblica. La decisione dello studente di tacere non ha stupito i giornalisti in attesa davanti a Rebibbia, sulla via Tibùrtina. La sua linea di condotta era stata preannunciata stamane dal difensore, avvocato Mancini: «E' mia intenzione evitare che Lollo^ risponda alle domande del magistrato. Perciò, non appena si inizierà l'attività istruttoria, consegnerò al giudice Sica un'istanza per chiedere che venga messo a verbale che io ho invitato il mio cliente a non rispondere alle contestazioni. Non faccio questo per intralciare il corso della giustizia, ma per evitare che indizi inconsistenti possano diventare, come è accaduto per altre clamorose vicen- Francesco Santini (Contìnua a pagina 2 in terza colonna)
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(22.04.1973) LaStampa - numero 96


Milano: oggi processo ai giovani fascisti per l'uccisione dell'agente di p.s. Marino

Milano: oggi processo ai giovani fascisti per l'uccisione dell'agente di p.s. Marino Milano: oggi processo ai giovani fascisti per l'uccisione dell'agente di p.s. Marino Davanti ai giudici ("concorso in omicidio volontario") Vittorio Loi e Maurizio Murelli • Imputati anche altri 39 estremisti di destra - E' probabile che la difesa chieda di attendere le conclusioni dello stralcio dell'istruttoria contro i due deputati missini Petronio e Servello, accusati d'istigazione nei reati di resistenza e di adunata sediziosa (Dal nostro inviato speciale) Milano, 9 aprile. In corte d'assise verrà rievocato da domani il « giovedì nero » di Milano, quando una bomba fascista uccise, il 12 aprile 1973, l'agente Antonio Marino, 23 anni, un ragazzo di Caserta, quinto di sette figli, che nella polizia aveva trovato il mezzo per poter aiutare la famiglia. Avvenne durante una manifestazione organizzata dal msi, per la quale la questura aveva annullato l'autorizzazione (pochi giorni prima v'era stato l'attentato al treno Torino-Roma e si temevano incidenti). Da un gruppo fascista furono lanciate tre bombe a mano contro la polizia: una esplose sul petto di Marino e lo uccise all'istante. Dell'omicidio devono rispondere due estremisti di destra: Vittorio Loi, 22 anni, figlio dell'ex campione di pugilato Duilio, e Maurizio Murelli, 20 anni, detenuti a San Vittore. Sono accusati di « concorso in omicidio volontario » per aver lanciato ciascuno una bomba a mano Srcm contro la seconda compagnia del Terzo Celere, che cercava di disperdere i dimostranti. Le schegge ferirono altre dodici guardie di ps (per Loi e Murelli v'è anche l'accusa di lesioni). Come imputati minori sono citati al processo altri 39 estremisti di destra, tra i quali Nico Azzi, Mauro Marzorati (già condannati per l'ordigno esploso nella toeletta del treno Torino-Roma il 7 aprile 1973), Ignazio La Russa, tìglio di un parlamentare del msi: a tutti sono contestati, a titolo diverso, reati che vanno dalla radunata sediziosa alla resistenza, dal porto di armi in luogo pubblico alla detenzione di armi improprie. Durante il dibattimento si parlerà anche di Giancarlo Rognoni, neofascista, capo del gruppo « La Fenice », rifugiato all'estero, ritenuto uno dei maggiori responsabili degli attentati della trama nera (anche di quello sul Torino-Roma) : egli avrebbe fornito, attraverso Nico Azzi, le bombe a mano ai dimostranti fascisti di Milano. Secondo la sentenza di rinvio a giudizio (il giudice istruttore era Vittorio Frascherelli, accusatore Guido Viola, che nel processo sarà pubblico ministero), Vittorio Loi avrebbe lanciato l'ordigno che dilaniò l'agente Marino, mentre il Murelli tirò le due bombe che non esplosero. Il giudice Viola aveva chiesto per i due fascisti la imputazione di concorso in strage; Frascherelli ha cambiato l'accusa dopo aver sentito il parere del perito balistico Teonesto Cerri sulla pericolosità della bomba Srcm. Cerri ha affermato che «la esplosione d'una bomba di quel tipo, lanciata contro un agglomerato di persone, causa ferite mortali esclusivamente alla persona sulla quale eventualmente impatta e esplode. Tutte le altre persone circostanti, ed entro il raggio di 15 metri, possono riportare ferite, anche numerose, la cui gravità e pericolosità è strettamente connesso alla zona del corpo colpita ». Frascherelli ha ritenuto che « non occorre affermare la sussistenza del reato di strage per retribuire adeguatamente un comportamento criminoso di tanta gravità... L'idea di lanciare una bomba contro un agglomerato di persone è infame e criminale e non abbisogna di ulteriori commenti ». Quasi certamente uno dei due difensori che assistono i principali imputati chiederà il rinvio del processo, sollecitando l'unificazione con l'inchiesta in corso contro i deputati msi Francesco Petronio e Franco Maria Servello (questo all'epoca degli episodi federale di Milano), accusati per i fatti del « giovedì nero » di istigazione nei reati di resistenza e di radunata sediziosa. Al di là della violenza, ormai accertata in tanti episodi, dell'estremismo di destra, questa è la parte più importante del processo. La posizione dei due parlamentari msi era stata stralciata dall'indagine in attesa che la speciale commissione della Camera si pronunciasse sull'autorizzazione a procedere; l'autorizzazione è giunta circa due mesi or sono e nei prossimi giorni il pubblico ministero dovrebbe depositare la requisitoria. I difensori degli imputati chiederebbero l'unificazione dei due processi, sostenendo che l'esame completo dei fatti potrebbe porre in evidenza circostanze attenuanti in favore dei due maggiori imputati (il supplemento di istruttoria deve anche chiarire la posizione di altri quattro fascisti: Nestore Crocesi, Pietro De Andreis, Gianluigi Radice e Giorgio Muggiani, tutti grossi nomi della destra milanese, non soltanto nel gruppo di picchiatori conosciuto come i « sanbabilini »). La corte dovrà decidere sull'eventuale istanza dei difensori. Su che cosa si baserà la richiesta? Ecco in sintesi alcune delle accuse indirette ai dirigenti missini. Requisitoria Viola: « Non vi è dubbio alcuno che i disordini siano stati preordinati» e i diri¬ genti msi « non fecero nulla per evitare gli incidenti ». Rinvio a giudizio di Frascherelli: « Gli incidenti e i disordini sono stati deliberatamente provocati. Furono condotti da una cinquantina di elementi appartenenti ai gruppi della destra extraparlamentare, all'organizzazione giovanile del msi e allo stesso msi »■ ancora: « Tutto l'antefatto e lo svolgimento dei fatti del 12 aprile smentiscono inoltre l'assenza di legami tra msi. Fronte della gioventù e forze extraparlamentari di destra ». Dichiarazione di Vittorio Loi (25-4-'73): « Prima ci mandano in piazza, poi ci buttano alle ortiche », riferita ai dirigenti del msi. E Grazia Loi, madre di Vittorio: « I dirigenti del msi hanno compiuto nei confronti di mio figlio una vergognosa operazione di scaricabarile. Io e mio marito abbiamo chiesto spesso ai dirigeriti msi che nostro figlio non fosse sfruttato ». Dichiarazione di Duilio Loi (10-5-'73): «Mio figlio ha fatto anche i nomi dell'on. Servello e dell'on. Petronio. Altroché se li ha fatti ». Rumor, allora ministro dell'Interno, alla Camera (13 aprile 1973): «La responsabilità dei gravissimi inciden¬ ti non è contestabile, è nei fatti », i missini sono scesi in piazza « con intendimenti provocatori ed eversivi, per mettere a repentaglio, con l'autorità dello Stato e della legge, la convivenza dei cittadini ». Pertini, presidente della Camera: « E' un atto criminalet che ricorda il fascismo degli Anni Venti ». Di contro, v'è una frase del senatore msi Nencioni: « Tutto ciò che è successo è una manovra contro la destra nazionale » (25-4-'73). Si deve anche ricordare un documento dei carabinieri di Milano (12 maggio '73) su come si arrivò all'arresto di Loi e Murelli. « / fascisti furono scoperti da indagini personali del colonnello Santoro e con l'aiuto di alcuni confidenti (sembra di Avanguardia nazionale; n.d.r.) » e il rapporto spiega poi che Loi confessò di aver tirato la bomba esplosa (in seguito ! negherà e dirà che fu Santoro a convincerlo a confessare: è anche accusato di calunnia), subito dopo il senatore Nencioni avrebbe telefonato al colonnello Santoro per rivelargli il nome di uno dei responsabili: Vittorio Loi. Disse anche di ignorare chi fosse Maurizio Murelli. Piero Cerati

LaStampa 10.04.1975 - numero 82 pagina 9



Milano: processo a dirigenti msi per l'uccisione dell'agente Marino

Milano: processo a dirigenti msi per l'uccisione dell'agente Marino Avrebbero contribuito a provocare i gravi scontri Milano: processo a dirigenti msi per l'uccisione dell'agente Marino (Nostro servizio particolare) Milano, 24 gennaio. (m. f.) E' cominciato stamane il processo stralcio per il giovedì nero (12 aprile 1973) quando l'agente di pubblica sicurezza Antonio Marino fu ucciso da una bomba a mano lanciata da estremisti di destra. Gli autori materiali dell'omicidio sono già stati condannati, anche in appello, a pene che vanno dai 15 ai 20 anni. Ora è la volta dell'onorevole Franco Maria Servello, già federale di Milano, attuale vicesegretario nazionale del msi, di Franco Petronio, ex parlamentare, Nestore Crocesi e Pietro De Andreis e di altri esponenti minori dello stesso partito, ritenuti responsabili di «avere contribuito a promuovere la radunata sediziosa», che poi portò agli scontri con la polizia, con l'aggravante di avere istigato persone minori degli anni 18 e di avere «collaborato nella predisposizione e nell'organizzazione dei disordini». All'inizio del dibattimento, che riprenderà domani, la difesa ha presentato un'eccezione di nullità, tendente a far rinviare il processo a nuovo ruolo, che è però stata respinta. Sono quindi cominciati gli interrogatori degli imputati. Servello si è proclamato innocente e ha affermato che, dopo il divieto della manifesta. zione da parte della questura, | i fatti accaddero «spontanea: mente» senza una preordinatone, anzi, il partito avrebbe fatto il possibile per calmare il malcontento che serpeggiava nei giovani a causa del divieto. Anche gli altri imputati hanno respinto ogni responsabilità. De Andreis ha detto I di non avere mai saputo che I Maurizio Murelli (condanna! to con Vittorio Loi per il lan| ciò delle bombe a mano) aveva con sé i tre ordigni. Ha persino negato di sapere che esistesse «Avanguardia nazionale». Secondo la sentenza di rinvio a giudizio, invece, «gli incidenti e i disordini furono deliberatamente provocati e vennero condotti da una cinj quantina di elementi dei ! gruppi della destra extrapari lamentare dell'organizzazione ; giovanile del msi e dello stesl so msi». De Andreis, si occu¬ pò la sera dell'll aprile di rastrellare nei bar del centro i «sanbabilini»: li invitò a concentrarsi il giorno seguente in vista di incidenti preordinati; seppe delle bombe a mano in possesso di alcuni di loro. Quanto a Crocesi egli accompagnò il De Andreis in questi incontri. Servello si è difeso sosteI nendo di avere fatto di tutto prima per allontanare dal partito gli extraparlamentari di destra, poi il 12 aprile per impedire incidenti. Sennonché lo stesso Servello alla fine del febbraio 1973 aveva convocato gli aderenti al gruppo neonazista «La Fenice» promettendo cariche ed appoggi. E fu proprio un aderente a «La Fenice», Nico Azzi, a fornire le 3 bombe a mano scagliate durante gli scontri. Da sinistra: Servello, De Andreis, Crocesi e Petronio
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(25.01.1978) LaStampa - numero 20

giovedì 16 dicembre 2010

La Fgci ed i Comunisti italiani di Vibo Valentia dicono ancora “No al Nucleare”

Dopo le due precedenti iniziative, svolte nei giorni passati, la federazione giovanile del PdCI di Vibo Valentia dà di nuovo appuntamento a sabato 18 dicembre, sul corso presso l’ufficio sanitario, per continuare e concludere la loro lotta (il 21 dicembre scade il termine di consegna) contro la proposta del governo Berlusconi per tornare a produrre energia nucleare sul territorio nazionale. Ha aderito anche l’Italia dei Valori di Vibo Valentia che condivide pienamente la nostra iniziativa e la nostra proposta e che sarà con noi a raccogliere firme e a diffondere informazioni su cosa significa veramente energia nucleare.
Ma non è solo un semplice “no al nucleare” ciò che i Comunisti Italiani vogliono dire al governo ed a chi crede ancora che la produzione di energia dalle centrali nucleari sia la soluzione più giusta. Le firme raccolte sono per una proposta di legge, di iniziativa popolare, dalle idee ben chiare. Una legge che pone l’attenzione allo sviluppo ed alla ricerca nel campo delle energie rinnovabili e pulite, che snellisce la burocrazia per l’installazione di piccoli impianti fotovoltaici sui tetti delle case, che si impegna a risolvere i problemi della mobilità e dei trasporti permettendo di ridurre l’emissione di gas serra con l’uso ad esempio di auto elettriche. Insomma una legge rivolta al cittadino, che porti i finanziamenti dello stato nelle tasche del cittadino e non in quelle delle grandi aziende. Nella costruzione delle centrali nucleari infatti sarebbero solo le grandi aziende a ricavare guadagni. Soldi, tantissimi, spesi nella costruzione delle centrali e per il mantenimento delle stesse.
Molti sono i dubbi che girano intorno al nucleare. L’uranio, ad esempio, che è il minerale essenziale per la produzione di energia, si sta esaurendo e quindi tra circa 50 anni le scorte saranno minime ed il prezzo, già altissimo, lieviterà ancora. Senza contare che in Italia non esistono giacimenti di uranio, quindi dipenderemmo ancora dagli stati esteri per la produzione di energia. Senza contare il rischio che salta alla mente di tutti cioè gli incidenti nelle centrali nucleari che potrebbero liberare una quantità enorme di radiazioni. Quelli avvenuti in passato, ad esempio a Černobyl', sono state tragiche fatalità che però dimostrano che può avvenire senz’altro la fusione del nocciolo con conseguenze drammatiche per i cittadini. Anche nella nostra terra, la Calabria, è stato identificato un sito per la costruzione di una centrale nucleare, a Sellia Marina in provincia di Catanzaro. Questo nonostante la nostra regione sia interamente un territorio a rischio sismico! E le scorie nucleari? Che fine gli faremmo fare? Di nuovo nelle mani della ‘ndrangheta che li affonderebbe con le altri navi dei veleni nei nostri mari?
Nelle altre nazioni hanno già capito che il nucleare non è una scelta che guarda al futuro nel campo della produzione di energia, basta sapere che gli Stati Uniti, il paese più spiccatamente nucleare al mondo, non si costruiscono nuove centrali dal 1979!
Diamo allora una spallata a questa idea scellerata del governo Berlusconi, che ignorando il referendum del 1987 che diceva no al nucleare nel territorio Italiano, vuole costruire nuove centrali ed avvelenarci tutti! Rinnoviamo l’invito, a tutti i compagni ed a chiunque abbia a cuore le sorti della terra e la salute delle persone, a firmare contro il nucleare in Italia. Diciamo “NO al nucleare, SI alle rinnovabili”.
Federazione Giovanile Comunisti Italiani – Partito dei Comunisti Italiani

Vibo Valentia    

martedì 14 dicembre 2010

Comunicato del PdCI su vittoria a Rosarno

Il popolo di Rosarno ritrova le radici, nel solco della sua ricca e straordinaria storia fatta di grandi lotte e di enormi conquiste democratiche, civili  e sociali. Credo che questo sia il significato più vero e più profondo della bellissima vittoria di Elisabetta Tripodi con la sua elezione a Sindaco della città di Rosarno. Si tratta di uno scatto di dignità e di una scelta di libertà. 
Per questo come Comunisti Italiani esprimiamo la più grande soddisfazione per il ritorno del centrosinistra al governo del comune, nella consapevolezza  che il lavoro da affrontare  è difficile e complicato ma che non mancheranno passione e entusiasmo per aprire una stagione di speranza e di cambiamento.
Nel rivolgere i migliori auguri di buon lavoro all’avv. Elisabetta Tripodi, vogliamo esprimere fin da subito il nostro apprezzamento per le sue prime dichiarazioni quando ha affermato che il suo impegno sarà all’insegna della
legalità e della trasparenza. Questo è quello che serve oggi a Rosarno e nella Calabria per contrastare efficacemente la ‘ndrangheta, per  dare impulso ad un progetto di sviluppo e di crescita e per affermare i diritti e la giustizia sociale.
Siamo certi che in tal modo Rosarno insieme ad altri comuni tornerà ad avere un ruolo centrale nelle battaglie democratiche per il futuro della Piana di Gioia Tauro.

Reggio Calabria, 14.12.2010


MICHELANGELO TRIPODI
Segretario regionale PdCI

venerdì 10 dicembre 2010

Iniziativa pubblica: Prove di dialogo per la Calabria del futuro

Iniziativa pubblica organizzata dal gruppo consiliare Sinistra per Vibo dal titolo: prove di dialogo per la Calabria del futuro

Introduce:
Stefano Luciano 
(Capogruppo Sinistra per Vibo al Comune di Vibo Valentia)

Intervengono:
Barbara Citton
(Consigliere provinciale Vibo Valentia)
Francesco De Nisi
(Presidente provincia di Vibo Valentia)
Sandro Principe
(Capogruppo PD Consiglio Regionale Calabria)
Gianni Speranza
(Sindaco di Lamezia Terme)
Michele Tripodi
(Sindaco di Polistena)

Modera:
Filippo Benedetti
(PdCI Vibo Valentia)



L'iniziativa si terrà nella Sala Consiliare del Comune di Vibo Valentia Martedì 14 Dicembre alle ore 17
Vi Aspettiamo numerosi

La prima battaglia và agli studenti!

Dopo settimane di estenuanti battaglie politiche e sempre all’insegna della civiltà ieri, gli studenti della Mediterranea giunti in corteo fino al rettorato ove erano in discussione “i contributi fissi di facoltà”  hanno urlato e protestato ottenendo, dopo ore estenuanti e decisive, l’abolizione dei contributi e l’instaurazione di un filo diretto con la classe dirigente universitaria .

L’abolizione dei suddetti contributi è una grande vittoria per gli studenti in quanto  essi erano uno degli ulteriori strumenti con i quali la classe dirigente voleva coprire i buchi nei bilanci facendoli pagare agli studenti. Perchè nelle loro molteplici inadeguatezze gestionali , almeno una cosa l’hanno capita.L’università va avanti solo grazie agli studenti.

Studenti che dall’occupazione dell’aula magna “Quistelli” finendo con il corteo ed il sit in di ieri, hanno dimostrato di amare la loro università e hanno dimostrato che loro non sono disposti a chinare la testa e a favorire le baronie.

Per questo  come membro del coordinamento nazionale della FGCI  esprimo ancora una volta la mia solidarietà nei confronti degli studendi, con i quali sto occupando ancora l’aula magna di cui sopra e invito tutti voi lettori , studenti e non , a scendere in piazza il 14 per dimostrare che noi un governo pilotato dalla P2, un governo colluso con la mafia, un premier travolto dagli scandali che attacca continuamente la costituzione poichè essa è “uno strumento di limitazione del potere”, un governo che non rappresenta più il popolo e che preferisce investire nella baronia invece che negli studenti, NON LO VOGLIAMO!

In conclusione, ieri gli studenti hanno dimostrato a tutti che le proteste servono e che questa società può cambiare, con una presa di coscienza delle classi più vessate.

Francesco Masè
coordinamento nazionale FGCI

Convegno del PdCI sulla controriforma Gelmini

Scuola e università: la controriforma Gelmini cancella i diritti e privatizza l'istruzione.
E' questo il titolo di un dibattito pubblico organizzato dalla Federazione Provinciale del Partito dei Comunisti Italiani di Reggio Calabria che si terrà venerdì 10 dicembre alle ore 17.00 nella sala convegni della Provincia di Reggio Calabria.
Ricordiamo che la controriforma voluta dalla Gelmini ha cancellato nel comprato scuola 150 mila posti in tre anni, ha previsto l'espulsione in massa dei precari, ha cancellato numerose materie, classi e sezioni a danno dei lavoratori, degli studenti, dei genitori e della stessa didattica.
Per quanto riguarda l'università, invece, ha tagliato drasticamente i fondi alle università pubbliche facendo così aumentare in maniera indiscriminata le tasse universitarie, ha soppresso numerosi corsi di laurea, ha penalizzato i ricercatori e gli assegnisti inventandosi nuove modalità di assunzione che non colpiranno per nulla i baroni e i baronati ma creeranno ulteriore confusione all'interno del sistema universitario.
A discutere di questi e di altri temi che riguardano il presente e il futuro delle nuove generazioni e per difendere e rilanciare  il sacrosanto diritto all'istruzione, che può passare solo attraverso la bocciatura in  Senato e, quindi, la cancellazione,  del progetto della Gelmini, venerdì 10 nei locali della Provincia di Reggio Calabria si confronteranno: 
Michelangelo Tripodi, Segretario Regionale del PdCI Calabria, 
Nino Chiriaco, Responsabile Scuola PdCI di Reggio Calabria, 
Silvana Borgese, Dirigente Scolastico Direzione Didattica “Nosside” di Reggio Calabria, 
Giampiero Cesareo, Responsabile Nazionale Scuola FGCI, 
Lorenzo Fascì, segretario Provinciale PdCI di Reggio Calabria, 
Domenico Gattuso, professore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Le conclusioni del dibattito saranno di Piergiorgio Bergonzi, responsabile nazionale scuola PdCI.

Reggio Calabria, 7 dicembre 2010                               

                                                                           Ufficio Stampa PdCI

martedì 7 dicembre 2010

Risposta di Michelangelo Tripodi a Scopelliti

La propaganda e le campagne mediatiche per vendere fumo non bastano più se adesso il Presidente della Giunta Regionale Giuseppe Scopelliti è costretto addirittura a”sfogarsi” per una situazione come quella reggina che gli è
sfuggita di mano e sulla quale stanno emergendo quotidianamente le sue gravissime e pesanti responsabilità politiche e personali, che sono talmente grandi che ormai irrompono nel circuito dell’informazione nonostante il
chiaro tentativo di indirizzare a senso unico le notizie e la comunicazione.
Non è, dunque, un caso se Scopelliti si è abbandonato ad una gratuita e indegna aggressione nei miei confronti e verso altri esponenti del centrosinistra che per la loro limpida azione politica e istituzionale sono stati fatti oggetto di attacchi di cattivo gusto e di bassa lega, tali da infangare lo stesso ruolo di Presidente della Regione che non era mai stato portato ad un simile livello di degrado e di squallore.
Per il Presidente della Giunta Regionale Giuseppe Scopelliti, garantista - nel senso che garantisce i suoi amici- le opposizioni fanno piovere fango su Reggio. Città tanto amata da lui da abbandonarla due anni prima della scadenza del suo mandato. Ma quell’accusa, accompagnata da un largo turpiloquio, non è assolutamente vera. 
Scopelliti, nel suo delirio di onnipotenza, semplicemente nega la concreta realtà.  
Non vede la città immersa nei rifiuti, i debiti fuori bilancio e il dissesto finanziario incombente come dichiarato da esponenti del governo nazionale, i lavoratori delle società miste che non ricevono neppure lo stipendio, le ditte e gli imprenditori che hanno inviato montagne di decreti ingiuntivi per i mancati pagamenti, i precari che non vengono stabilizzati, le tasse e i tributi che aumentano in maniera esorbitante mentre i servizi sono sempre più scadenti, la signora Orsola Fallara che si autoliquida parcelle milionarie, i consiglieri e assessori comunali della sua maggioranza presenti nelle più importanti inchieste di ‘ndrangheta, gli atti dell’amministrazione comunale negati ai consiglieri comunali, le amicizie discutibili e decisamente pericolose. In sostanza non vede il disfacimento di un modello che Scopelliti continua a vantare ma che io ritengo di poter definire in modo che tutti possano capire “Modello Scopelliti-Fallara”. Nè vede né legge. 
Proprio nel suo numero odierno Il Sole-24 ore informa che Reggio è l'ultima tra le province calabresi nella classifica sulla qualità della vita  e si attesta al 103/mo posto, perdendo dodici posizioni rispetto all’anno scorso. Da tutto ciò si difende, fantasticando una realtà diversa, che si sforza d’imporre con la ciarlatanerìa, con l’arroganza, con l’insulto, con il tentativo sciocco di spostare l’attenzione su altro.  
E’ davvero puerile il cosiddetto sfogo di Scopelliti, che, dopo aver lanciato in pista, consiglieri  regionali e comunali, prende lui stesso la parola per stabilire ciò che è vero e ciò che è falso. E inopinatamente attacca la stampa che sarebbe invasa dai giornalisti comunisti (affermazione che non fa più neanche il suo capo bunga-unga Berlusconi), che fanno la caccia alle streghe e intanto tacciono sul fatto che “Michelangelo Tripodi ha un consulente che ha rapporti con i Pelle”. E su questo “ha” o Scopelliti sbaglia il tempo grammaticale o è un incallito calunniatore, un mentitore che sa di mentire. E lo dimostro. 
Non sono più consigliere regionale, non sono più assessore regionale all’urbanistica. Come può, allora, affermare Scopelliti che “Tripodi ha un consulente che ha rapporti con  i Pelle”?  Avrebbe dovuto dire: che “aveva”.
E, ovviamente, neppure questo è vero. 
Il prof. Fera - lo ripeto per l’ennesima volta e non mi stancherò di farlo per rispondere alle volgari calunnie - non è mai stato mio consulente. Fu nominato nel 2005 in qualità di esperto urbanistico, insieme ad altri esperti, nel gruppo di lavoro per la redazione del QTR. Ci sono osservazioni sull’operato del prof. Fera nell’ambito di questo gruppo di lavoro? Io non ne conosco, ma se l’onniscente Scopelliti ha notizie in merito le faccia sapere. Infine, non mi pare che nel 2005 il prof. Fera  risultasse indagato o che accogliesse, tirandola dalla casa, qualche nipote di Mubarak, come fa il suo capo supremo, da Scopelliti difeso nelle porcherie private e nelle porcherie pubbliche.
Su questa linea potrei tranquillamente ricordare al Presidente Scopelliti la sua amicizia con tale Gioacchino Campolo, oggi detenuto nelle patrie galere: il famoso re dei video poker che ospitò in un immobile di sua proprietà la segreteria politica dello stesso Scopelliti nelle ultime elezioni comunali.
In tal modo, vogliamo dire al Presidente Scopelliti che deve togliersi dalla testa che può dire, impunemente e con arroganza, tutto quello che gli pare e piace diffamando le persone perbene.
Pertanto, respingo con la massima fermezza questa indegna azione diffamatoria e calunniosa di cui si è reso protagonista il presidente Scopelliti nel maldestro tentativo di infangare la mia credibilità e la mia immagine limpida, costruite in tanti anni di battaglie e di coerente impegno politico.
Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto nella massima trasparenza ed alla luce del sole, com’è nel mio costume.
Infatti, in tutta la mia vita non ho mai partecipato ad alcun banchetto nel quale era presente un boss della ’ndrangheta, oggi latitante, cosa che, come annotato dal ROS dei Carabinieri, ha fatto il presidente Scopelliti. Non ho chiesto voti ai mafiosi, né ho mai avuto frequentazioni con tali personaggi, anzi ho sempre combattuto a viso aperto ed in tutti i modi, pagando anche prezzi personali, con la mia azione politica ed amministrativa per affermare regole, trasparenza e legalità contro la prepotenza delle organizzazioni criminali e mafiose. 
Tutto ciò risulta molto lontano dalle logiche e dai comportamenti tenuti dal presidente Scopelliti. Di questo sono assai preoccupato e cominciano ad esserlo anche i cittadini calabresi.

Reggio Calabria, 6.12.2010                            

MICHELANGELO TRIPODI
Segretario regionale PdCI Calabria
                                                                          
Ex Assessore Regionale

sabato 4 dicembre 2010

Università: il vento torna a fischiare.

“Anche l’operaio vuole il figlio dottore” così cantava Paolo Pietrangeli nella sua “Contessa” ed insieme a lui un’intera generazione di studenti e studentesse che lottarono per il diritto all’università pubblica, per tutti.
Ad oltre quarant’anni di distanza, nuovi fermenti scuotono le università italiane. L’università pubblica italiana è minacciata dalle visioni neoliberiste del governo Berlusconi che oltre ad aver tagliato drasticamente i fondi in finanziaria (per mano del ministro Tremonti, intento nell’opera di distruggere lo stato sociale per far quadrare i conti), riforma, con il ddl Gelmini, la struttura stessa degli atenei in una prospettiva aziendalistica, con la conseguenza di sottoporre la ricerca e la formazione del sapere al pareggio di bilancio ed alla logica del profitto.
Tra i tanti atenei che si oppongono con la lotta a questo disegno criminoso c’è anche l’Università della Calabria, con sede ad Arcavacata di Rende (CS). In una terra soggetta al potere clientelare della malapolitica, alla ‘ndrangheta, l’ateneo risulta essere la più grande occasione di riscatto per la Calabria, il luogo in cui sviluppare saperi e coscienze critiche che permettano alla regione meridionale di uscire da una condizione di arretratezza e sottosviluppo.
In concomitanza con le proteste in tutta Italia, all’interno dell’ateneo vengono occupate dal movimento studentesco l’Aula Magna, da subito utilizzata come luogo di discussione e confronto, ed il Rettorato, sede del potere decisionale.
Nell’Aula Magna, in particolare, si svolgono assemblee molto partecipate, che vedono presenti anche ricercatori, studenti medi e docenti. E’ il luogo ideale per inserire la protesta studentesca in un contesto più ampio, per coordinare le lotte con soggetti esterni al mondo universitario come lavoratori precari, movimenti per l’acqua pubblica ecc.
In occasione dell’approdo alla Camera del ddl Gelmini, il 30 novembre, viene indetta dal movimento studentesco una giornata di mobilitazione nazionale. In particolare gli studenti dell’Unical organizzano una manifestazione che vede la partecipazione di oltre cinquemila tra studenti, ricercatori,docenti e personale amministrativo. Il corteo parte dall’Aula Magna occupata e si dirige verso l’autostrada A3, bloccando il traffico.
“Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città!!” cantano i manifestanti, insieme all’ormai famoso slogan “Noi la crisi non la paghiamo!!!” Un tripudio di striscioni colora il corteo.
Un grandissimo risultato per un movimento spontaneo, che nasce dal basso. Una bellissima pagina di partecipazione politica in Calabria.
Nonostante il ddl sia stato approvato dalla Camera, le lotte degli studenti in tutta Italia hanno sortito un piccolo ma sostanziale effetto: lo slittamento del passaggio della riforma al Senato a dopo il 14 dicembre, giorno in cui verrà votata la mozione di sfiducia al governo e in cui si pronuncerà la Consulta sulla costituzionalità del legittimo impedimento. Il ddl potrebbe finire su un binario morto a causa della caduta del governo e potrebbero ripartire i processi nei quali Berlusconi è imputato.
La dimostrazione del fatto che lottare per i propri diritti non è mai inutile.

Salvatore Schinello.