domenica 24 ottobre 2010

"Il territorio Vibonese e le frazioni sconvolte dal rischio idrogeologico nell’attesa che qualcuno prenda provvedimenti“

“Serve un urgente recupero del dissesto idrogeologico per il nostro territorio”. Uno slogan ormai ripetuto come un mantra da tutti dopo gli avvenimenti che l’anno scorso hanno sconvolto il nostro territorio. Dal governo nazionale, fino alle amministrazioni locali.
Ma cosa è successo nel frattempo? Quali sono stati i provvedimenti presi e le opere eseguite per evitare il ripetersi, anche quest’anno, degli stessi disastri? Niente! Sono rimaste solo belle parole.
Abbiamo assistito a vere e proprie sfilate degli amministratori con i loro bei vestiti e con le scarpe immacolate, ben lontani dall'immagine che danno gli sfollati che spesso si trovano a dover recuperare le loro cose nel fango. Bei discorsi, fatti ai giornalisti e ai tanti portaborse che seguivano le “autorità”. Visite nei luoghi interessati come fosse un evento da festeggiare con tanto di corteo in cui tutti sono pronti a fare a gara a chi per primo indica al vip del momento quali sono i danni. A questo punto ci dovremmo tutti chiedere, come possa questa gente, che da anni amministra e che ruota attorno al mondo della politica, essa stessa responsabile di qualsivoglia finanziamento e di lavoro non fatto in passato per il recupero del territorio, presentarsi davanti ai luoghi colpiti dalla forza della natura mostrandosi sorpresi da queste tragedie spesso già annunciate. Vogliamo almeno sperare che tutto questo sia dovuto all'ignoranza degli stessi, che spesso non avendo l'istruzione specifica, si trovano ad essere mal consigliati e sottovalutano i problemi che sono presenti sul territorio. Nemmeno questa però è una scusa che possiamo tollerare, non quando poi dobbiamo pagare a caro prezzo gli errori di questa gente.
Un esempio di cattivo investimento si può vedere oggi nella piccola frazione di Triparni del comune di Vibo Valentia, paese evidentemente figlio di un dio minore. Non risale nemmeno a 10 anni fa il lavoro di “recupero di dissesto idrogeologico” realizzato all'entrata del paese, lavoro più comunemente chiamato con soddisfazione “piazza” da tutti quelli che la guardavano pensando di avere davanti l'opera più bella mai realizzata nel piccolo paesino. Consultandosi con la gente si viene a conoscenza che quella zona è stata sempre soggetta a scivolamenti di parte del terreno verso valle, un'opera di recupero della zona era quindi necessaria ed indispensabile. Sembra però che la mentalità che accomuna molti, sia che il lavoro venga fatto, anche con pochi soldi anche in maniera poco adeguata ma che venga realizzato, in modo da avere qualcosa che attenda di esser migliorata nel futuro. “L'appetito vien mangiando”, è forse questa la frase più azzeccata per definire il modo con cui vengono studiate e finanziate la realizzazione di certe opere.
Ma di nuovo dovremmo domandarci, non fa più male alle tasche dello stato e quindi a noi cittadini l'esecuzione “alla carlona” di certi lavori? Tornando alla piazza di cui sopra possiamo ricordare che già dai primi scavi, il sospetto che l'opera non fosse stata studiata come si deve era già venuta a molti. Appena all'inizio dei lavori infatti il paese era stato messo in subbuglio dal cedimento verificatosi che aveva costretto al monitoraggio dell'area da parte dei vigili del fuoco, per non rischiare di trovarsi davanti a danni che interessassero le abitazioni nella zona circostante. Nonostante questo, i lavori sono poi continuati seguendo le specifiche iniziali. La natura però non ha tardato nel farsi sentire, ricordando di nuovo che il lavoro di “recupero” non era stato evidentemente ben studiato e realizzato. Tempo dopo infatti, quando ormai la “piazza” era stata già realizzata, si poteva assistere ad un nuovo cedimento della stessa. Nemmeno questo ha fatto venire il sospetto a chi di dovere che qualcosa di sbagliato in tutto quello che si era fatto ci doveva essere. Si è provveduto infatti ad un ripristino frettoloso, curando a questo punto, dato che erano stati stanziati soldi per il ripristino dell'opera, l'aspetto estetico più che quello funzionale. Un marciapiede completo di pavimentazione, panchine, bacheca per gli avvisi alla cittadinanza e tutto ciò con quattro alberelli messi per abbellire il tutto, forse anche con la speranza, da parte dei soliti esperti che se ne infischiano di qualsiasi legge di ingegneria, che questi avrebbero potuto opporsi ad eventuali cedimenti futuri della piazza. Ed invece tutto come previsto, oggi la piazza si può dire che non ci sia più, o più ottimisticamente che si sta “spostando” velocemente sotto il livello della strada, portando con se l'arredo urbano. Al danno poi si è aggiunta anche la beffa, durante la notte ignoti hanno portato via la maggior parte di quello che c’era, dalle panchine alle ringhiere di recinzioni fino alle piastrelle dei marciapiedi! Il cedimento continua ormai dall’anno scorso ed è continuato anche nel periodo estivo.
Ma non è solo quest’area a preoccupare gli abitanti della frazione di Triparni. Negli stessi giorni in cui a Maierato veniva giù una montagna intera, infatti, un’altra area nel territorio della frazione stava allarmando i cittadini che preoccupati hanno informato le autorità. Lungo la strada per Porto Salvo, verso Mantineo (frazione Di Cessaniti) la zona è interessata da un preoccupante movimento franoso. Uno “scivolamento” verso valle del terreno (come si intuisce dalla conformazione del corpo di frana). Nelle vicinanze molte sono le abitazioni che evidentemente sono a rischio, con famiglie che soprattutto quando ci sono forti precipitazioni, vivono nella paura immaginando uno scenario come quello di Maierato appunto.
Risalgono a luglio gli ultimi aggiornamenti per i cittadini Triparnesi dal mondo dalla politica, che ha accennato un interessamento al problema sollecitati da un comitato civico costituitosi per l’occasione (comitato di cui poi si sono perse le tracce!). Da fine luglio ad oggi però nessun segno di vita e nessun intervento. A cosa servono allora questi dibattiti (con tavoli lunghissimi!) se poi non portano nessun risultato concreto o comunque non continuano ad informare i cittadini sullo stato delle cose? È solo un altro modo per farsi pubblicità e portare avanti dispute personali tra rappresentati di diverse parti politiche (o presunte tali dato che poi nei fatti sembrano ragionare allo stesso modo!).
Le uniche opere di recupero a cui abbiamo insistito nel passato (vedi piazza su citata) hanno evidenziato solo l’incompetenza di chi pretende di poter amministrare e gestire le risorse pubbliche senza conoscere la materia su cui si cimenta. Stiamo sperimentando sempre più spesso che “l'esperienza” di cui tanto si vantano i nostri politici non serve a niente, ma d'altronde non è una sorpresa dato che anche Oscar Wilde diceva che “l'esperienza non ha nessun valore etico, è solo il nome che gli uomini danno ai propri errori”. Le priorità di intervento, come invece diceva qualcuno proprio nella riunione di luglio, non possono essere valutate dagli amministratori; sono i tecnici che basandosi su risultati di specifiche analisi decidono i provvedimenti da prendere e dove agire con celerità, in modo imparziale, che siano territori delle frazioni o della città.
Amministrare e gestire le risorse per il nostro territorio che purtroppo è soggetto a molteplici fattori di rischio è una grossa responsabilità. Con l’arrivo della stagione autunnale e le piogge incessanti di questi giorni, possiamo solo sperare che la situazione non precipiti ulteriormente. Noi del PdCI ed io in quanto abitante di Triparni, chiediamo al Sindaco Nicola D’Agostino ed al Presidente della provincia Francesco De Nisi (entrambi presenti al dibattito organizzato a Triparni) ed anche al Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, come si sta pensando di risolvere (in modo concreto, con fatti e non parole) tutte queste problematiche che affliggono e portano ansia nel cuore dei cittadini. Sappiamo bene che non esiste una bacchetta magica con cui risolvere i problemi tutti d’un botto, ma vorremmo almeno essere informati e sapere se possiamo dormire sonni tranquilli o continuare a pensare al peggio che può venire da un momento all’altro.
Giuseppe Ambrosio (PdCI Vibo Valentia)

Comunicato PdCI sulla centrale a carbone a Saline J.

Il parere favorevole espresso dalla commissione VIA del ministero dell’Ambiente sulla centrale a carbone di Saline Joniche rappresenta la conferma, ove ce ne fosse stato bisogno, di una scelta compiuta già da tempo dal governo Berlusconi che espropria la regione delle sue prerogative, penalizza per l’ennesima volta la provincia di Reggio Calabria, umilia un territorio che invece di ottenere risarcimenti subisce nuove aggressioni e mette a rischio la salute e l’incolumità dei cittadini del comprensorio jonico reggino.
La commissione ministeriale ha espresso il proprio parere favorevole calpestando il parere negativo espresso due anni fa dalla Commissione VIA regionale e le continue e ripetute posizioni contrarie espresse dalla precedente Giunta Regionale e dal Consiglio regionale nella precedente legislatura nonché i pronunciamenti contrari della provincia di Reggio Calabria e delle altre istituzioni locali.
A tal proposito voglio ricordare di essere stato il primo firmatario della mozione N. 41/8 approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale il 6 settembre 2007 che diceva no alla centrale e impegnava la Giunta Regionale ad attivare tutti gli strumenti disponibili per impedire la realizzazione della centrale a carbone.
Tuttavia, nonostante questo parere favorevole ampiamente annunciato e che sembra corrispondere ad una scelta di carattere squisitamente politico, la battaglia deve continuare a tutti i livelli per impedire la realizzazione di un impianto che avrebbe effetti devastanti in una delle zone di maggiore pregio e qualità della costa jonica reggina.
In tal senso, un ruolo fondamentale spetta alle popolazioni e alle associazioni oltrechè alle istituzioni locali che devono fare la propria parte fino in fondo così come la fecero pienamente gli enti locali della piana di Gioia Tauro quando l’ENEL e il governo dell’epoca volevano imporre la costruzione della megacentrale a carbone di Gioia Tauro. Sono passati tanti anni da allora ma sappiamo che la vittoria di quella battaglia ha consentito di aprire la strada ad una prospettiva diversa per la piana di Gioia Tauro e per la Calabria, consentendo la nascita e la crescita del più grande porto di transhipment del Mediterraneo.
Anche a Saline si può aprire un futuro di sviluppo, di crescita e di occupazione alternativo e sostenibile.
In tal senso, la Regione è chiamata ad assumersi fino le sue responsabilità, confermando pienamente la scelta strategica compiuta già da anni con il Piano Energetico Ambientale Regionale che esclude l’uso del carbone per la produzione di energia in Calabria.
Recentemente il Presidente Scopelliti ha riconfermato la sua posizione contraria alla centrale a carbone di Saline Joniche. E’ un fatto importante, ma adesso Scopelliti deve essere conseguente con le sue dichiarazioni.
La regione ha gli strumenti ed il potere per impedire che si vada avanti: neghi l’intesa preventiva e blocchi il procedimento di autorizzazione alla costruzione della centrale. Inoltre, visto che il governo nazionale ha lo stesso colore politico di quello regionale, Scopelliti ponga la questione direttamente a Berlusconi e chieda che venga rispettata la volontà della Regione, della provincia di Reggio,  degli enti locali e dei cittadini.
Questa è la base per costruire un’opzione alternativa e per realizzare un grande progetto di riconversione produttiva e di riqualificazione ambientale e turistica dell’area, utilizzando a tal fine i fondi strutturali europei. 
Se la regione raccoglierà questa sfida straordinaria, per Saline e per il comprensorio jonico reggino questa può diventare la grande opportunità ed occasione, per uscire dal degrado e dall’isolamento e per dare un futuro ai giovani di questo territorio

Reggio Calabria, 23.10.2010
MICHELANGELO TRIPODI
SEGRETARIO REGIONALE DEL PdCI
                                                                             

Comunicato PdCI su gestione gruppo FdS

L’offensiva e astratta replica del ristrettissimo vertice di Rifondazione ci obbliga a ritornare sull’argomento, ma non per portare all’infinito la polemica che certamente nuoce a tutti e spiace a tanti progressisti e democratici che vogliono, come noi, una Sinistra unita, forte e non litigiosa.
Sia chiaro: non metteremo punto e a capo fino a quando non sarà definita e chiarita la questione, per nulla pecuniaria, del vergognoso mancato rispetto di patti ed accordi, da parte del PRC, stipulati in merito alla gestione delle risorse economiche e della composizione della struttura del gruppo regionale. Si tratta di punti precisi sui quali i vertici del PRC svicolano e non rispondono, tentando, al contrario, di sollevare inutili e inconsistenti polveroni. Un atteggiamento che attesta e rende lampante il mancato rispetto dei patti.
Pertanto, torniamo a domandare.
È vero o è falso che il consigliere regionale De Gaetano non ha mai sentito il dovere politico di aprire una discussione sulla strategia di contrasto ed opposizione da attuare nel Consiglio regionale contro la giunta Scopelliti che, già in questi pochi mesi, sta dimostrando la sua pericolosità ? 
Temiamo, visti i silenzi e le azioni inesistenti di questi mesi, che De Gaetano abbia scelto, alla faccia dei lavoratori e dei meno abbienti, di tacere e di non disturbare Scopelliti e la destra calabrese.
È vero o è falso che il Segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero ha letteralmente definito “indecente” il comportamento del consigliere regionale, nonché Segretario regionale del partito, Nino De Gaetano in merito al comportamento avuto con il PdCI ?
È vero o falso che non vi è nessuna presenza del PdCI nelle strutture consiliari e del gruppo regionale della sedicente Federazione della Sinistra ? 
È vero o è falso che il Consiglio Nazionale della Federazione della Sinistra ha rivolto a tutti i comitati e gruppi consiliari regionali, quindi anche a quelli calabresi, l’invito a ripartire le risorse spettanti ai due partiti, PdCI e PRC, protagonisti del raggiungimento del quorum? E se vero è, come vero è, come spiega Rifondazione la palese inosservanza di codesto invito? Dobbiamo dedurre che la volontà negativa del consigliere De Gaetano sta al di sopra della volontà dei segretari nazionali del PRC e del PdCI ? Dobbiamo ritenere, in più, che, come in tutti i partiti fasulli, i gruppi consiliari o gli eletti contano più del Partito e dei suoi organismi dirigenti? Dobbiamo pensare che il consigliere eletto considera il patrimonio di voti e di risorse della FdS come una cosa propria, privata e personale?
Questo è successo. I tentativi di sviare i termini della questione e di non rispondere si commentano da soli.
In Calabria le ingenti risorse, che da maggio in poi sono arrivate al gruppo regionale della Federazione della Sinistra, che non può essere soggettivamente ridotto al monogruppo consiliare del PRC, non sono state assegnate agli organismi regionali dei due partiti, ma sono state trattenute e gestite unilateralmente dal consigliere De Gaetano.
Domandiamo: è questo un atteggiamento corretto e leale ? O non è, come in effetti è, un’appropriazione indebita, cioè una sconcezza sul piano politico e morale?
Queste erano le nostre semplicissime ed elementari domande alle quali, però, la segreteria reggina del Prc ha replicato di non avere ruolo a rispondere. 
E allora a che titolo parlano? A nome di chi replicano? 
Ripetiamo: i fatti sono banalissimi e su questi si deve rispondere. 
Non si può rivoltare la frittata, tentando la scorciatoia della risibile accusa che la nostra richiesta d’osservanza del patto nazionale non è che una misera volontà di “gestione del potere” e di soldi, che, guarda caso, il monogruppo del consigliere Nino De Gaetano intasca mensilmente e gestisce in perfetta solitudine e sicuramente non per devolverli agli orfani dei caduti dell’Afghanistan. 
La questione è prettamente politica. È la questione di come si guarda alla costruzione della FdS: o con l’occhio del custode del salvadanaio o con l’occhio ai problemi, enormi, dei lavoratori e dei disoccupati. 
Vi è un’evidente scollatura tra le tante compagne e i tanti compagni di base di Rifondazione di varie parti della Calabria, i quali, venuti a conoscenza dei fatti in questione, ci hanno manifestato la loro sincera solidarietà e il loro sdegno per il comportamento di un ristrettissimo gruppo di persone che, evidentemente, non vuole e teme l’unità dei comunisti e la costruzione della Federazione della Sinistra. 
Gli stessi che contestualmente millantano l’esistenza del gruppo consiliare della FdS: uno sfregio nei confronti di migliaia di militanti ed elettori che hanno permesso, alle recenti elezioni regionali, il superamento, d’un soffio, dello sbarramento.
I Comunisti Italiani non si sono fatti mai domare e, soprattutto, credono e perseguono l’unità dei comunisti, quelli veri. Se il consigliere De Gaetano pensa di domarli attraverso il mancato riconoscimento delle spettanti risorse finanziarie, si sbaglia di grosso. Come si sbaglia nel continuare a pensare che il patrimonio di tutti sia un bottino di parte. 
Perciò rimaniamo stupiti quando tutta la nostra posizione sulla mancanza di una politica di opposizione, sulle risorse del gruppo, sulla struttura del gruppo, sul personale del gruppo viene ridotta dal segretario provinciale di Rifondazione ad un “risentimento per aver perso il seggio di consigliere regionale a vantaggio del Prc”.  Noi pensiamo che, invece, il risentimento dovrebbero averlo nei confronti dell’altro consigliere regionale del sedicente gruppo della FdS, Ferdinando Aiello, il quale dopo avere preso i voti dei comunisti in maniera trasformistica ha cambiato partito ed è passato a Sel. Noi saremo anche miopi, come ci rimprovera il segretario del Prc, ma è indubbio che egli è affetto da cecità pilotata. 
Inoltre, dovere sopportare, da parte della segreteria del Prc, l’invito ad occuparci di politica è quanto di più osceno si potesse affermare, poiché sono notori il nostro quotidiano impegno e la nostra attività che ci permettono di essere, con orgoglio, uno dei pochi baluardi di denuncia e resistenza civile contro il decadimento morale e civile che attanaglia la società, reggina e calabrese, ostaggio della ’ndrangheta e delle sue pesanti collusioni trasversali con il sistema politico.  
Sulla politica e sulla coerenza non abbiamo bisogno di insegnamenti da alcuno. Semmai qualche lezione possiamo accettare da loro, ovviamente se ne sono in grado, sul rispetto dei patti e degli accordi. 
Sappiamo che la base, sia del PdCI che del PRC, vuole l’unità, ci ha chiesto insistentemente di fare l’unità e di stare uniti. Noi siamo stati sempre e vi rimarremo su questo terreno. Perseguiremo il progetto unitario. E perciò facciamo appello alle compagne e ai compagni che, giustamente, amano l’unità, ai dirigenti sinceri e ai compagni di base del PRC, affinchè facciano sentire la loro voce per l’unità dei comunisti, quelli veri e senza maschera, e per l’affermazione dell’indispensabile etica e costume comunista.


PARTITO dei COMUNISTI ITALIANI
Federazione Provinciale di Reggio Calabria

sabato 23 ottobre 2010

VENA: UN TERRITORIO ABBANDONATO.


Le violente piogge che hanno colpito in questi giorni la nostra amara provincia, hanno delineato come la situazione da quel famoso 3 luglio sia cambiata poco o nulla, e fa notare come ci sia ancora tanto lavoro da fare in quella direzione di messa in sicurezza del  territorio vibonese; comuni e province cercano di barcamenarsi come possono con i fondi stanziati negli ultimi anni in Calabria, contando solo su quelli antecedenti all’attuale manovra finanziaria, visto che nuovi fondi tardano ad arrivare con i continui tagli del governo centrale che ostenta nel cercare di tenere a bada i conti pubblici, perdendo di vista il rischio idrogeologico del nostro paese.

Il nostro territorio è dilaniato dalle acque piovane scese a “secchi” , come si dice dalle nostre parti ( anzi a “cati”, cosi tutti possono capire, amministratori e non) in questi ultimi giorni. In particolare tengo a testimoniare cosa è successo nella mio centro abitato, VENA INFERIORE, e zone limitrofe, dove un intera popolazione è stata bloccata ed isolata dal mondo esterno per 24 ore nella giornata del 19 ottobre. Le strade di comunicazione principale e secondaria difatti risultavano impraticabili, la prima per uno smottamento del terreno che ha occupato l’intera corsia, l’altra presentava ingenti allagamenti. Questo “disagio” ha impedito il proseguimento della vita quotidiana della popolazione delle vene, in particolare di Vena inferiore, nella quale vivo; disagi  come andare a lavoro, portare i figli a scuola, o anche, ad esempio, come la vicenda di alcuni cittadini che non si sono potuti recare in ospedale per urgenti trattamenti specialistici.

Fortunatamente, non vi sono stati episodi di emergenza, nessuno è rimasto ferito, ma qualora ci sarebbe voluto l’ausilio di mezzi d’emergenza( ambulanze, vigili del fuoco ecc) come sarebbero arrivati con le strade bloccate e  allagate? Come detto precedentemente, siamo stati fortunati che nessun abitante della nostra comunità abbia avuto necessità di mezzi d’emergenza. È vero comunque, per dovere di cronaca, che questa mttina vi erano mezzi che stavano eseguendo lavori di pulizia, ma questa filosofia che non va, io voglio che si risolva il problema a monte, e non che si continuino a mettere delle pezze per tappare i buchi.

Il sottoscritto, già consigliere comunale del PdCI nell’amministrazione SAMMARCO, si era impegnato assieme ad altri consiglieri del mio territorio, Cilurzo ad esempio, a reperire ed a far investire fondi per quel territorio. Ma badate bene, i fondi non erano destinati all’arredo urbano , o alla riqualificazione di piazze ecc.; i fondi erano destinati alla MESSA IN SICUREZZA del territorio. LA MESSA IN SICUREZZA.

Quindi come dice la parola stessa servivano, a poter garantire un minimo di agibilità e di “sicurezza” agli abitanti del territorio, i quali sarebbero stati un po meno spaventati ad uscire di casa al primo accenno di pioggia. Ma quei fondi, ribadisco stanziati dalla regione per la “messa in sicurezza del territorio e per il collegamento delle vene alla SP Triparni-Mantineo” e che l’amministrazione SAMMARCO aveva coerentemente destinato al mio territorio, nel Piano triennale delle OO. PP., ad oggi risultano spariti. L’attuale amministrazione, che avrebbe dovuto “semplicemente” dovuto mandare in gara d’appalto i lavori, ad oggi ha fatto sparire quei fondi. L’inesperienza in questa amministrazione è tanta, ma è comprensibile quando vi è passione e voglia di lavorare per la propria gente, ma se a questa inesperienza di fondo, si accosta una totale indifferenza verso il proprio territorio, allora si creano i guai. Si susseguono i vari Maierato, Cavallerizzo, l’alluvione del 3 luglio eccetera, ecetera eccetera. Caro sindaco mi rivolgo a lei da cittadino, e da uomo politico, perchè ritrovi quei fondi e li rimetta la dove erano, li destini cioè alla messa in sicurezza del territorio di Vena Inferiore. Ovviamente caro sindaco io do per scontato che lei sappia dov’è vena inferiore vero? C’è mai stato? ........................spero di si.

E si ricordi questo, è vero che la popolazione delle marinate meritava un “trattamento” particolare per l’alluvione del 3 luglio, e lo ha avuto ottenendo un alto numero di consiglieri nelle sue liste, ma si ricordi che il mio territorio ha un solo rappresentante in consiglio comunale, e non vorrei che questa poca rappresentanza politica e territoriale, possa sfociare in  una minore attenzione, e far diventare il territorio delle vene, quello che ieri , magari, erano le marinate. Lei è il sindaco di tutti, anche dei cittadini che hanno preferito votare un altro candidato.

Rispetti il piano triennale delle OO PP, lasciato in eredità dall’amministrazione SAMMARCO, una grande eredità e tanti fondi in cassa, e li destini a quello per cui erano stati richiesti.

Pino CONDOLEO, già consigliere comunale del PdCI Vibo Valentia

martedì 12 ottobre 2010

Reggio, Assemblea PdCI sul rischio idrogeologico

L’alluvione che lo scorso 3 settembre ha colpito pesantemente la città di Reggio ed il suo hinterland ha, incontrovertibilmente, dimostrato l’assoluta fragilità del territorio e il contestuale rischio per l’incolumità delle popolazioni.
Il nostro territorio è stato, per troppo tempo, violentato e deturpato da precise e nefaste scelte politiche ed amministrative.
Sono bastate soltanto due ore di pioggia torrenziale per provocare ingenti danni e seria preoccupazione.
Per discutere su questa scottante e, quanto mai, attuale tematica il Partito dei Comunisti Italiani si è reso promotore di una iniziativa pubblica.
Infatti, Giovedì 14 ottobre alle ore 16.30 presso il CENTRO CIVICO di ARGHILLA’ la Federazione provinciale del PdCI ha organizzato un’ASSEMBLEA PUBBLICA sul tema:

IL TERRITORIO DI REGGIO CALABRIA: PREOCCUPAZIONI PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO.  PROPOSTE E PROSPETTIVE.

L’incontro sarà moderato dall’Avv. Lorenzo Fascì, Segretario prov.le PdCI di Reggio Calabria.
Introdurrà l’Avv. Valentina Paviglianiti, della Segreteria Provinciale PdCI Reggio Calabria.
Interverranno:
Prof. Alberto Ziparo, docente università Firenze;
Prof. Giuseppe Fera, docente università Reggio Calabria;
Dott. Franco Violo, Presidente Regionale Ordine dei Geologi;
Concluderà i lavori l’On. Michelangelo Tripodi, Segretario regionale del PdCI.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

Reggio Calabria, 12 ottobre 2010


PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI
Federazione di Reggio Calabria

lunedì 11 ottobre 2010

Intervista al Segretario Oliviero Diliberto

«Abbiamo 22mila iscritti, prima del tragico 2008 erano 30mila, una struttura organizzata in tutto il territorio nazionale, da due anni facciamo le liste con Rifondazione ma quando ci siamo presentati da soli abbiamo preso il 3%, insomma ci siamo anche se fuori dal parlamento e dai mezzi di comunicazione». Oliviero Diliberto parla del partito dei Comunisti italiani del quale è segretario da dieci anni.

Perché ci sono ancora due partiti comunisti?

Non dovrebbero. Noi siamo pronti a rimettere insieme in un unico partito quelli che sono rimasti comunisti e a fare un’alleanza, una federazione, con tutte le forze della sinistra, innanzitutto con Sinistra e libertà. La Federazione della sinistra deve allargarsi, se resta la somma di Prc e Pdci, più altri compagni stimati, rischia di essere una finzione. Questa è la nostra posizione, il nostro congresso l’anno prossimo avrà al centro l’obiettivo di ricostruire il partito comunista. Per il resto rispettiamo il dibattito che c’è in Rifondazione e in Sinistra e libertà, tuttavia una risposta è urgente.

Senza mettere in discussione il nome e il simbolo comunista?

No, ci rivolgiamo innanzitutto a chi si sente ancora comunista. Che guarda cioè a un orizzonte dove ci sia il superamento degli assetti capitalistici. Naturalmente siccome questo non è all’ordine del giorno bisogna mettere in campo una strategia di alleanze per fare più forte la sinistra. E dare un segnale a quelli che sono disorientati in ragione delle nostre divisioni.

Che segnale?

Lancio una proposta: alle prossime elezioni la Federazione della sinistra e Sinistra e libertà si presentino insieme almeno al senato. Una lista che sia una «bicicletta» con i due simboli in modo tale che risulti chiaro che non stiamo unificando niente ma che facciamo un passo nella direzione dell’unità.

Com’è possibile, visto che Vendola correrà per diventare candidato premier e voi escludete di governare con il Pd?

La storia del mio partito dimostra che non siamo pregiudizialmente contrari ad andare al governo. Ma oggi non ci sono le condizioni per governare con il Pd e lo dico con rammarico. Il punto è che se provassimo un accordo organico faremmo del male al Pd e a noi. Esempio: per la Commissione europea l’Italia dovrà rientrare pesantemente dal suo debito. Dovesse vincere, sarebbe un problema del centrosinistra. Non siamo in condizione di farlo con equità, non con questo Pd dove prevale il rapporto con Marchionne. Anche se devo riconoscere che Bersani sta correggendo la rotta e parla di centralità del lavoro.

Questi problemi ci saranno anche fuori dal governo se intendete appoggiarlo in parlamento.

Con il Pd dobbiamo fare un patto su alcune grandi questioni democratiche – difesa della Costituzione, legalità, informazione. Poi dobbiamo fare un patto di legislatura su almeno tre cose che vogliamo portare a casa: lotta al precariato, scuola pubblica ed equità fiscale. Sono cose che anche il Pd può accettare. Un patto del genere ci eviterebbe di ripiombare nella situazione dell’Unione quando si aprivano fibrillazioni quotidiane.

Ma su quello che resta fuori dal patto come fate a impegnarvi?

La logica di questo accordo vuole che noi saremo leali complessivamente ma che porteremo a casa almeno questi risultati. È un po’ come la Lega con il federalismo rispetto al governo Berlusconi. Faremo dei compromessi, ma non vogliamo ripetere l’errore di dividerci come nel 2008 e neppure quello di litigare in continuazione.

Un bel pezzo del Pd continua a non fidarsi e non vuole comunisti nell’alleanza.

È Veltroni che conduce questa campagna con strumentalità delinquenziale. È lui che ha rotto con la sinistra consentendo a Berlusconi di avere la più grande maggioranza in parlamento. Lui che lo ha rimesso in sella scegliendolo come interlocutore per la riforme, lui che ha fatto cadere Prodi. Dopo tutto questo io mi sarei rifugiato nella foresta pluviale amazzonica che è più impenetrabile dell’Africa, Veltroni invece è ancora lì che pontifica. Immagino però che il Pd si renderà conto che un’alleanza è obbligatoria visto che verosimilmente si formeranno tre poli: Berlusconi con la Lega e Storace, Fini con Casini e Rutelli e Bersani con Di Pietro e la sinistra.

Uno schema che vi piace?

Sì perché non credo che il Pd sia in condizione di fare un accordo con Casini e Fini che perderebbero immediatamente i loro voti.

Come starebbe in piedi un governo di sinistra appoggiato dall’esterno e con due opposizioni?

Può provarci perché quel centro robustamente conservatore, immagino sostenuto da Confindustria e dalla Cei, toglierebbe voti alla destra. Anche il primo Prodi aveva due opposizioni visto che la Lega era divisa da Forza Italia e An.

Parteciperete alle primarie di coalizione?

Per noi lo escludo ed evito di indicare preferenze perché rischierei di danneggiare il prescelto.

Neanche Vendola?

Con Sel dobbiamo fare un patto di azione comune che renderebbe più forti anche loro nel caso dovessero entrare nel governo. Mi rendo conto che è un argomento delicato perché non è passato tanto tempo da una scissione, ma ho già proposto alla Federazione di sostenere Vendola alle primarie. In questo caso posso dirlo senza danneggiarlo perché è già percepito come il candidato più a sinistra. Due anni fa si è candidato alla guida di un partito che si chiama comunista.

di Andrea Fabozzi su il manifesto – 8 ottobre 2010

sabato 2 ottobre 2010

Aiello si deve dimettere

Nei giorni scorsi è diventata ufficiale e certa la notizia, che già circolava da tempo, del trasferimento di  Ferdinando Aiello, già dirigente cosentino del Partito della Rifondazione comunista, eletto  consigliere regionale nella lista PdCI - PRC, nella formazione politica di Sinistra Ecologia e Libertà, che per il valore e il significato dati ad essi dal compagno Nichi Vendola non può rischiare d’assomigliare ad una zattera, che imbarchi i naufraghi nel gran mare dell’opportunismo e del trasformismo con ancora il bottino sulle spalle.
Tale è il caso inquietante del consigliere regionale Ferdinando Aiello, che porta a SEL quello che non gli appartiene e che gli è stato conferito da tante compagne e tanti compagni, che si sono battuti con generosità, coraggio, entusiasmo, per fare superare alla lista PdCI-PRC lo sbarramento del 4%, con il raggiungimento dello scranno in Consiglio regionale, nel quale SEL non era riuscita ad entrare, nonostante l’alleanza con i socialisti, non avendo raggiunto il 4% dei voti.
Ora, poiché evidentemente non si può trasmettere in donazione ciò di cui non si è legittimamente possessori, la prima cosa, che doveva fare Ferdinando Aiello, e che noi chiediamo con forza, era questo: dimettersi da consigliere regionale.
E questo avrebbero dovuto chiedergli fin da subito i dirigenti del suo ex partito, cioè Rifondazione comunista, a partire dal Segretario Regionale di quel Partito, che invece si è chiuso in un silenzio tanto rumoroso da appalesarsi come vera e propria complicità nei confronti di un comportamento tipicamente trasformista che deve essere apertamente e chiaramente condannato, così come noi del PdCI facciamo senza reticenze e senza remore.
Ma ormai dimettersi è una parola dismessa a differenza  dell’opportunismo marcio e del trasformismo immortale e immorale, che non sono stati mai patrimonio dei comunisti italiani, e che, quando si sono manifestati, sono stati subito stroncati alle radici con provvedimenti severi e rigorosi. 
Ed è davvero incredibile il comportamento tenuto dai vertici regionali del PRC che, avendo scelto la linea di non dare conto a niente e a nessuno, non hanno sentito neanche il dovere etico e politico di invitare il transfuga alle dimissioni, condannandone, al contempo, la condotta ignobile sotto il profilo etico e politico.
Tuttavia Aiello, non solo non si è dimesso dal posto di Consigliere Regionale che continua ad occupare abusivamente, ma ritiene di poter continuare a gabbare i comunisti e i cittadini calabresi mantenendo in piedi una doppia appartenenza: in Calabria ha comunicato che sta con SEL mentre al Consiglio Regionale invece risulta ancora appartenente al Gruppo denominato “Federazione della Sinistra”, senza che l’altro consigliere regionale abbia nulla da dire ma anzi con il suo pieno consenso, visto che non pare per nulla turbato dal congedo, senza saluti, di Ferdinando Aiello dal PRC, ma non dalla carica elettiva alla quale lo hanno chiamato le liste congiunte PdCI-PRC.
Ma  non potrebbe essere altrimenti ove si tenga conto del fatto che come si suol dire “il pesce puzza dalla testa”: infatti, il Segretario Regionale del PRC è impegnato a continuare nella pratica furbesca ed ormai scoperta in cui da una parte mantiene il posto di Segretario Regionale e dall’altra avalla comportamenti così gravi tanto da far ipotizzare che ciò non è il frutto del caso ma bensì di un’incertezza di fondo sulla sua stessa appartenenza al PRC e d’altronde gli ostacoli insormontabili che lo stesso ha frapposto alla sviluppo della Federazione della Sinistra confermano questa valutazione.
Tutto questo ovviamente senza mollare il gruppo del Consiglio Regionale per evidenti e note ragioni.
Come mai avviene tutto questo? Quali sono le ragioni recondite di tali comportamenti inqualificabili politicamente e censurabili sul piano isitutuzionale? Quali sono le intese particolari che sono state stipulate tra i due consiglieri regionali?
La verità è che siamo di fronte ad un vero e proprio scandalo frutto di un’operazione grave e opportunistica, tutta legata alla gestione privatistica del personale, delle strutture e delle risorse finanziarie del gruppo consiliare.
Ed infatti, qualcuno già dice che ci sono più di 38.000 ragioni per giustificare comportamenti così politicamente discutibili e censurabili.
Noi pensiamo invece che non ci può essere nessuna benché minima possibilità di avallare un modo di fare politica che rappresenta tutto il contrario dell’etica e della moralità.
Vorremmo sapere sia da Aiello che da SEL come si possa giustificare questa doppia appartenenza, dettata esclusivamente da motivazioni poco nobili che non possono essere assolutamente tollerate.
E’ davvero incredibile che finora il Presidente del Consiglio Regionale non abbia ritenuto di assumere un’iniziativa per fare chiarezza e per garantire il massimo di trasparenza all’istituzione Consiglio Regionale ed all’uso delle risorse finanziarie.
Né questo solo: Ferdinando Aiello, in combutta con il Segretario regionale del PRC, gestisce personale, strutture e risorse che avrebbero dovuto essere utilizzate e gestite collegialmente dai due partiti che hanno dato vita alla lista PdCI-PRC e che dovevano servire per costruire la Federazione della Sinistra in Calabria come da accordo nazionale e regionale. Tutto ciò come sappiamo è naufragato per il comportamento grave, offensivo e provocatorio tenuto dai due consiglieri regionali che si sono ridotti a una gestione ristretta e privatistica del personale, delle risorse e delle strutture.
I Comunisti Italiani della Calabria sono fortemente preoccupati per quanto è avvenuto e sono ancora più convinti di prima di aver fatto la scelta giusta quando hanno deciso di sospendere in Calabria la Federazione della Sinistra.
Siamo consapevoli che questa situazione, provocata dai due consiglieri regionali, ha determinato e determina una vera e propria paralisi nella battaglia di opposizione oggi più che mai necessaria per dare forza e voce ai ceti deboli ed ai lavoratori ed ai giovani calabresi e per contrastare il governo Scopelliti che con le sue scelte dimostra di essere pericoloso ed antipopolare. Ciò suscita inquietudine e sgomento nel popolo di sinistra. 
Ma fino a quando Rifondazione Comunista non farà chiarezza al proprio interno, a cominciare dai propri vertici regionali, non sarà possibile alcun processo unitario perché prima ancora della politica ci sono principi e valori fondamentali come la lealtà, la collegialità, la pari dignità, l’etica e la moralità che in un rapporto unitario non possono assolutamente mancare, come invece oggi mancano nel rapporto con il PRC della Calabria.

Reggio Calabria, 1.10.2010
SEGRETERIA REGIONALE DEL PdCI

elezioni primarie a Reggio Calabria

L’attuale momento politico è caratterizzato da una gravissima incertezza rispetto alla pesante crisi economica e sociale che sta vivendo l’intero paese.
Una crisi mai affrontata dal governo Berlusconi che si è trasformata in una vera e propria macelleria sociale.   
Di fronte a questa inequivocabile realtà assistiamo esterrefatti allo spettacolo indecente e desolante portato avanti dal governo anti-meridionale di Berlusconi e Bossi che sta facendo precipitare l’Italia in una condizione di repubblica delle banane.
Ormai non si parla più dei tantissimi problemi della società, ma siamo costretti a subire quotidianamente un martellamento mediatico basato su: frequentazioni di escort, case di Montecarlo e dossier confezionati contro chiunque ostacoli il disegno autoritario di Berlusconi.
Contestualmente, nella nostra realtà, emerge, in maniera lampante, l’inconsistenza e la vacuità delle promesse elettorali del presidente della Regione Scopelliti, il quale, dopo gli slogan e i solenni impegni, già, in questi pochi mesi di attività di governo, procede, ogni giorno di più e nonostante le puerili giustificazioni, in un costante ed inarrestabile crollo dei consensi e del gradimento dell’opinione pubblica calabrese.
La pagliacciata inscenata nei mesi scorsi dal centrodestra reggino, con le dimissioni presentate e poi ritirate dal sindaco f.f. Raffa, ha evidenziato inconfutabilmente la lotta intestina del PDL reggino finalizzata esclusivamente all’accaparramento del potere e delle poltrone. Altro che modello Reggio o modello Scopelliti….
Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è rappresentato dal fatto che la città è immobile, accerchiata dalla ‘ndrangheta, in una condizione di pre-dissesto finanziario causato da una voragine di centinaia di milioni di euro nel bilancio comunale  e, purtroppo, senza alcuna reale prospettiva di sviluppo.
Quindi, ribadiamo, ancora una volta, che la cosa più utile da fare sarebbe quella di mandare immediatamente a casa, attraverso lo scioglimento del consiglio comunale, questa fallimentare classe dirigente del PDL.
Sarebbe l’unica risposta per tentare di realizzare un serio progetto di rinascita e rinnovamento di Reggio Calabria.
In ogni caso, a nostro avviso, è auspicabile costruire una forte ed ampia alleanza di centrosinistra per spazzare via il centrodestra e realizzare un programma di rottura e di cambiamento che restituisca finalmente, come ai tempi della Primavera di Italo Falcomatà, Palazzo S. Giorgio ai reggini.  
Infatti, per troppi anni, come è emerso, anche, dalle recenti inchieste della Magistratura, il Comune ha rappresentato una vera e propria  dependance per le varie “cricche” che dominano, da lungo tempo, la città.
Il vero Modello Reggio che dalle carte giudiziarie emerge è simile ad  un modello Melma che avviluppa e condiziona pesantemente in un intreccio clientelare e affaristico in cui è fortemente presente la ndrangheta tutto il sistema comunale, ivi comprese le società miste che ormai fanno il bello ed il cattivo tempo e sulle quali è necessario sviluppare e approfondire un’adeguata azione di monitoraggio politica, e non solo .  
Per realizzare il massimo di unità nella chiarezza e nella trasparenza, il PdCI, che pure non ha mai amato lo strumento delle primarie, ritiene che a questo punto ed ovviamente laddove vi siano più candidature si debba percorrere questa strada per sciogliere i nodi e per  ricercare la sintesi unitaria possibile e praticabile.
Ciò riguarda non solo il rinnovo del Consiglio Comunale della città, ma pure le elezioni provinciali su cui occorre confrontarsi ed aprire una discussione.
Questo peraltro è quanto abbiamo proposto al Commissario del PD in un recente incontro a Lamezia Terme, acquisendo la disponibilità da parte dello stesso sen. Musi.
In tal senso, crediamo che il buon lavoro amministrativo della giunta provinciale guidata dall’avv. Morabito non possa costituire il presupposto per l’indicazione automatica del candidato Presidente del centrosinistra.
E’ necessario, quindi, avviare un confronto vero ed applicare il metodo delle primarie alla fase politica che, nelle elezioni di primavera, il centrosinistra dovrà affrontare nella massima unità e condivisione delle candidature.
Del resto proprio in Calabria, si è registrato un recentissimo caso analogo, quando il Presidente uscente della Regione, qualche mese fa, fu ricandidato soltanto a seguito dello svolgimento delle elezioni primarie che lo videro vincitore.
Pertanto, proponiamo che si svolgano le elezioni primarie della coalizione di centrosinistra per l’individuazione dei candidati sindaco e presidente della provincia.
Dovranno, ovviamente, essere elezioni primarie vere e trasparenti.
Per accelerare il percorso politico ed organizzativo, ci faremo, rapidamente, promotori della convocazione di una riunione collegiale tra le forze del centrosinistra durante la quale fissare il percorso che, con tempi e modalità condivise, conduca alla convocazione ed allo svolgimento delle elezioni primarie per decidere le candidature a Sindaco della città di Reggio Calabria e a Presidente della provincia.
  
Reggio Calabria, lì 27 settembre 2010

LA SEGRETERIA PROVINCIALE DEL PdCI DI REGGIO CALABRIA