mercoledì 30 marzo 2011

Meridionalismo a Tavola


Pasqua è alle porte, ed è concorrenza spietata nel settore alimentare. I marchi più importanti invadono le catene di distribuzione e si rendono protagonisti di una feroce guerra dei prezzi. 
E' consueto, dunque, che nelle imprese i dipendenti vengano salutati dal datore di lavoro con colombe pasquali, così come accade con il panettone e il pandoro per le festività natalizie. Accade anche che questi prodotti siano i regali da visita più gettonati tra amici e parenti: il costo non è eccessivo, e del resto, vale il pensiero.
Si ricordi come, secondo uno studio della Confederazione Italiana Agricoltura riferito al 2008, nel periodo natalizio si vendono circa 120 milioni di pandori e panettoni, per un giro d’affari di quasi 650 milioni di euro.
In tempi di crisi per le aziende, in particolare per quelle del Sud, e di federalismo non sarebbe il caso di favorire le imprese meridionali?
Al posto della colomba pasquale, del pandoro e del panettone, allora, è meglio regalare un prodotto tipico calabrese: potrebbe essere un modo alternativo per dare gli auguri ad un amico e, allo stesso tempo, una mano alle imprese del Meridione. 
Ad esempio i quazunìelli, letteralmente calzoncini, una delle ricette più antiche; i turdilli, dolci tipici natalizi calabresi alla cannella, fritti e ricoperti di miele; le scalille (scaliddre, scaliddri, scalilli), fritti al miele; i chinunilli, fagottini di pasta ripieni di mostarda, miele e noci. Onnipresenti sulle tavole sono anche degli gnocchetti fritti, passati nel vino (o nel mosto) cotto, farciti con noci e canditi e quindi ricoperti di miele di fichi o di castagne: i cannaricoli.
Molto apprezzata dai turisti delle aree montane è anche la Pitta ‘nchiusa (Pitta Impigliata), un panetto di pasta frolla al miele arrotolato su se stesso e farcito con canditi, noci e uva passa. Senza dimenticare i biscotti, tra cui ricordiamo quelli più vicino a noi, i Ciciriati del Vibonese e del Reggino, il cui impasto contiene ceci (da cui il nome), caffé, noci e cacao, e le susumelle con la caratteristica forma ovale, ottenute da un’equilibrata mistura di cacao e spezie, specie la cannella.
Chi invece ama i biscotti morbidi deve assolutamente assaggiare i mostaccioli, dolci al miele di fichi (o di castagne) farciti con noci e mandorle ed aromatizzati con scorza di limone. E come non menzionare la famosa Pignolata, dolce preparato ormai in più occasioni durante le varie festività annuali: si tratta di pallini di pasta fritti (detti appunto “pigne”) ricoperti per metà da glassa bianca al limone (o bergamotto) e per la restante metà da glassa di cioccolato vanigliato.
Con questa nota non si vuole sancire per l'ennesima volta la contrapposizione (spesso improduttiva) tra il Meridione ed il Nord, ma si vogliono introdurre solo elementi di riflessione riguardo l'economia del Mezzogiorno che, per vari motivi, vive una preoccupante fase di stallo. Del resto, se alla base del federalismo c’è il principio che le ricchezze prodotte in una determinata regione devono restare in loco, è bene attrezzarsi per tempo, favorendo – quando possibile – imprese del proprio territorio.
In questo modo aiutiamo l’economia locale, ma anche l’ambiente (i prodotti a chilometro zero abbattono l’inquinamento dovuto al trasporto).
IO NON ACCATTU ‘A COLOMBA (E MANCU U PANETTONI)!

di Brunella Chiarello

giovedì 24 marzo 2011

Replica all’assessore comito

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La conferma che l’assessore non conosce il significato del termine “decoro” arriva proprio dalla sua replica! Come può infatti, un rappresentante del PDL, il partito del “Bunga Bunga” che ci ha reso ridicoli agli occhi dell’intero pianeta, pensare di poter dare lezioni di etica e onore a chi difende con orgoglio le proprie idee e i propri ideali come chi si definisce comunista. È vero in questo periodo storico in Italia, i media e i berluscones, hanno cercato di gettare del fango sui comunisti e sui loro ideali. Ma come si possono screditare i principi di uguaglianza, di libertà, di diritti civili e umani che da sempre ne sono la bandiera?

Invitiamo l’assessore Comito a replicare ai nostri quesiti con risposte pertinenti, senza deviare da quelle che erano le problematiche da noi sollevate. Se non si è nemmeno capace di dialogare sui contenuti di una critica, come si può pretendere di amministrare un territorio?

Sinceramente siamo stanchi di avere a che fare con gente che non capisce nemmeno le domande che gli vengono poste. Non dimentichiamo infatti nemmeno quella che fu la replica dell’assessore La Gamba alla nostra critica sulla mancanza del Piano di emergenza comunale. In quell’occasione anziché dare risposte concrete, dichiarò che aveva intenzione di organizzare un evento per premiare i volontari dell’alluvione del 2006. Ma di quest’evento non si hanno avuto mai notizie!

Ci sembra quindi fatica sprecata cercare di spiegare all’assessore ed a tutti i suoi simili, che di libertà proprio non se ne intendono (a meno che non si parli di quella vigilata) e che provengono da partiti le cui idee si avvicinano molto, e pericolosamente, a quelle del ventennio fascista, il significato del termine “comunismo”. Probabilmente non lo capirebbero, dato che la loro limitata capacità di pensiero liberale glie lo vieta.

Tralasciando quindi tutto il resto, ci vogliamo soffermare sulle affermazioni sconcertanti fatte dall’assessore in merito alle condizioni in cui versa la città di Vibo Valentia. Ci viene da chiederci, ma l’assessore da quant’è che non esce per le strade del comune di Vibo? Davvero riesce ad affermare, senza crisi di coscienza, che le strade e la città sono in buone condizioni?

Forse i suoi colleghi amministratori e politici gli hanno raccontato delle frottole, forse l’assessore Comito, dichiara in buona fede quanto scritto nella sua replica al quotidiano. Ma in questo caso, l’invitiamo a farsi un giro, anche solo in macchina, per le strade della città (mettendo a rischio gli ammortizzatori della sua automobile). A quel punto crediamo che, a meno che non abbia problemi di vista, l’assessore possa rendersi conto da solo delle condizioni miserabili in cui versa la città.

Da comunisti e soprattutto da cittadini di Vibo Valentia, ci vergogniamo di avere voi come nostri rappresentanti e siamo certi che in tanti provano lo stesso sentimento, anche moltissimi di quelli che avevano visto in voi i giusti amministratori di questa città. Sicuramente si sono già pentiti di avervi dato fiducia, errore che difficilmente ripeteranno. Per cui cercate almeno di terminare degnamente la vostra avventura “disastrosa” nel comune di Vibo Valentia, risparmiateci le vostre liti con l’UDC per i vari posti di assessore e soprattutto lasciate amministrare la città a chi voglia e capacità per farlo. Una vostra ammissione di incapacità sarebbe per voi un gesto di responsabilità.

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia
Federazione Giovanile Comunisti Italiani - Vibo Valentia

mercoledì 23 marzo 2011

No al decreto Romani sulle energie rinnovabili

Mentre in tutto il mondo, specie a seguito della catastrofe giapponese e dell’emergenza nucleare che si è determinata, crescono dubbi, perplessità e contrarietà nei confronti dell’energia nucleare, il governo italiano continua la sua marcia inesorabile contro la produzione di energia  da fonti rinnovabili.
E’ davvero incredibile che tutto questo accada mentre in tutti i paesi dell’Unione europea si accelera in questa direzione e aumenta la produzione di energia pulita, anche per i vincoli stringenti che  gli stati membri debbono osservare ( ricordiamo a tal proposito che occorre. ridurre la dipendenza dalle fonti combustibili fossili e le emissioni di CO2 e che le direttive comunitarie impongono all'Italia l'obbligo di raggiungimento degli obiettivi del 17 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020).
Purtroppo, il neo ministro dello sviluppo economico Romani si è fatto subito conoscere con due provvedimenti che sono uno peggio dell’altro: con il primo ha messo il sigillo sulla devastante centrale a carbone di Saline Joniche a cui si vuole dare il via libera con una scelta grave ed in netto contrasto con il territorio, con il secondo provvedimento lo stesso ministro, in virtù della sua dichiarata fede nuclearista, ha stampato il suo nome su un decreto iniquo, assurdo e incostituzionale che passerà alla storia come il decreto “Romani/ENEL/Petrolieri”.
Si tratta del famigerato decreto del 3 marzo 2011 che, negando il buonsenso e l’evidenza, segna la fine dell’energia fotovoltaica e delle energie rinnovabili in Italia, eliminando gli incentivi statali e lasciando centinaia di migliaia di persone senza lavoro.
Quindicimila famiglie rischiano di perdere in pochi mesi il posto di lavoro, un indotto che occupa altre 100.000 persone sarà colpito. E' un prezzo altissimo, in termini sociali ed economici, che verrà pagato da uno dei pochissimi settori produttivi non colpiti dalla crisi e da un numero importante di lavoratori e famiglie.
Per una regione come la Calabria oltre al danno si aggiunge la beffa. Innanzitutto, perché  noi siamo potenzialmente una delle regioni italiane più produttive di energia solare e fotovoltaica e, quindi, il decreto Romani ci taglia le gambe e rappresenta una forte penalizzazione per la nostra regione che potrebbe vedere in questo settore uno dei fattori del proprio rilancio. In secondo luogo perché lo sviluppo e la promozione degli investimenti nelle energie rinnovabili potrebbe innnescare una spinta propulsiva per  la crescita dell’economia e dell’occupazione, coniugando sviluppo, sostenibilità ambientale e valorizzazione delle risorse naturali e favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro stabili e puliti in una regione che ha il tasso di disoccupazione più alto d’Italia.
Chiediamo, pertanto, che il ministro Romani e il governo Berlusconi fermino questo scempio, revocando il decreto antirinnovabili del 3 marzo 2011.
E’ un’altra la strada da percorrere. Vengano finanziati i progetti strategici per far crescere in Calabria e in Italia la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si faccia un grande investimento a sostegno del progetto sperimentale dell’Autostrada Solare tra Scilla e Bagnara che ho lanciato alcuni anni fa nella mia qualità di Assessore Regionale all’Urbanistica. Esso potrebbe costituire la più grande centrale nazionale diffusa sul territorio per la produzione di energia fotovoltaica.
Salvare e potenziare la produzione energetica da fonti rinnovabili significa guardare al futuro e dare fiducia e speranza alle nostre famiglie e ai nostri figli che si trovano oggi incolpevoli nella precarietà e nell'incertezza.

Reggio Calabria, 22.3.2011
Michelangelo Tripodi
Segretario regionale PdCI Calabria
                                                                       

domenica 20 marzo 2011

"Il Brigante" edizione on-line n° 3

On line il nuovo numero del nostro organo di stampa "Il brigante"

numero 3 marzo 2011
La prima pagina è dedicata a D'Agostino e De Nisi, all'interno articoli che vanno dalla situazione internazionale a quella locale.
Per consultarlo/scaricarlo/stamparlo è sufficiente cliccare sulla foto di seguito



Il brigante n°3



Buona lettura e fateci sapere cosa ne pensate
un saluto a pugno chiuso!

sabato 19 marzo 2011

La minaccia più grave per il territorio di Vibo Valentia? L’amministrazione targata D’Agostino!

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Immobile, inetta, incapace, menefreghista, bugiarda, fallita. Quanti altri aggettivi potremmo trovare ed usare per descrivere quest’amministrazione comunale? Sicuramente la peggiore che il comune di Vibo Valentia abbia mai avuto. Forse la loro missione era proprio questa: far precipitare vertiginosamente la situazione sociale, economica e territoriale della città e delle frazioni. In questo caso possiamo affermare con certezza che si stanno impegnando in modo pieno su tutti i fronti.

Da tempo ormai le strade sono invase dalla spazzatura, nonostante i continui proclami e le promesse di Pietro Comito, assessore all’ambiente ed al “decoro Urbano”. Sembra proprio che l’assessore in questione non sappia cosa vuol dire “decoro” ne urbano, ne personale. Perché se avesse avuto decoro personale si sarebbe dimesso già da un bel po’! L’unica cosa buona pensata ed attuata dalla giunta  Sammarco era la raccolta differenziata, sospesa prontamente dall’attuale amministrazione che si è però affrettata di stipulare un protocollo d’intesa con la casa circondariale di Vibo Valentia per iniziare li la raccolta differenziata. Forse giustamente vogliono fare esperienza, vogliono allenarsi, smaltire piccole quantità di rifiuti prima di riprendere quello che era già stato iniziato: la raccolta differenziata “nell’intero” territorio.

Ma non è solo la spazzatura, l’amministrazione D’Agostino pecca e sa distruggere ogni cosa! Il piano strutturale comunale è stato ormai abbandonato, nonostante i continui richiami anche da parte nostra, del PdCI. L’assessore Falduto è diventato assente ed anonimo, eppure i primi tempi sembrava pieno di idee e di programmi, sciolti come neve al sole!

Del “piano di emergenza comunale” non se ne parla nemmeno! La protezione civile è totalmente ferma, nessun progresso, nonostante il piano di emergenza sia una cosa obbligatoria e di vitale importanza per un territorio come il nostro, soggetto a rischio sismico, idrogeologico, alluvioni ed incendi! Anche qui l’assessore La Gamba dimostra più attenzione nell’organizzare spettacoli e teatrini, che nell’occuparsi della protezione civile comunale. Forse questo è dovuto al fatto che in un primo tempo il suo assessorato era solo “turismo, spettacolo, grandi eventi, sport”; magari anche lui è rimasto spiazzato da un incarico tanto oneroso e di grande responsabilità come la protezione civile. Deve però cercare di farsi passare lo shock, oppure ammettere la sua incapacità nella materia e passare la mano e l’incarico.

Non basterebbe un libro per descrivere tutte le atrocità che questa amministrazione sta commettendo! Dalle varie assunzioni che si portano dietro un alone di “mistero” per le modalità con cui sono concepite, alle voci di un bilancio in rosso che è riuscito, a dicembre, a mettere a rischio lo stipendio dei dipendenti e per dirne ancora le politiche sociali che si sono mosse tardi nell’occasione dell’emergenza idrica, per altro tutt’ora in corso. Questi esempi sono solo per dare un assaggio dell’inettitudine di questa amministrazione.

Nemmeno le emergenze, dove più che il colore politico dovrebbe contare la buona coscienza, sono ben gestite nell’interesse dei cittadini. Molti sono infatti gli esempi di gravi emergenze idrogeologiche totalmente dimenticate, nel territorio della città di Vibo (la zona di cancello rosso) e nei territori delle frazioni tutte. Sicuramente ci vorrebbe un miracolo per risolvere tutto in un batter d’occhio, ma quantomeno ci si dovrebbe impegnare, stare vicino ai cittadini, tenerli informati e rendersi partecipi dei problemi della gente delle loro ansie e delle loro paure.

Non ultimo è il problema dell’acqua potabile a Vibo Valentia. Un problema che affligge i cittadini ormai da agosto ed a cui l’attuale amministrazione non sa dare risposte. L’acqua, un bene primario, un bene essenziale, un bene che ai cittadini di Vibo Valentia viene negato. Non riuscite a garantire ai cittadini nemmeno la cosa più naturale per un paese civile, come se fossimo nel terzo mondo. Il vostro prossimo obbiettivo qual è? L’acqua non è potabile (è vietato anche il solo uso umano), il comune è una discarica a cielo aperto, il territorio sta franando e in più volete fare un inceneritore al cementificio. Cos’altro state preparando per i vostri cittadini? La nostra fantasia non ci permette di immaginare l’orrido, ma sappiamo che in questo voi siete molto preparati e bravi!

Invece di stare li a pensare come spartirvi le poltrone (vedi il recente caos con la richiesta dell’Udc di un terzo assessore) cercate di “capire” come si amministra un comune. Se vi sembra che gestire il comune di Vibo sia difficile vi diamo un bel consiglio: DIMETTETEVI! Nessuno vi ha chiesto di presentarvi alle elezioni e di fare promesse che non siete in grado di mantenere! Noi vi chiediamo solamente di fare il vostro lavoro, il lavoro per cui noi cittadini vi paghiamo, niente di straordinario.

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia
Federazione Giovanile Comunisti Italiani - Vibo Valentia

martedì 8 marzo 2011

Vene perennemente dimenticate e ignorate

«Forse - conclude amaro Condoleo - tra i nostri amministratori comunali (Sindaco, consiglieri di maggioranza e minoranza, assessori) molti non sanno nemmeno dove si trova Vena inferiore, per tanti di loro il comune si ferma alla periferia di Vibo. Siamo disposti ad accompagnare il sindaco D'Agostino per un piccolo ma illuminante giro qui intorno. Per molti di loro noi non siamo cittadini come gli altri, siamo considerati pecore senza voce, senza importanza. Siamo buoni solo a portare voti in tempo di elezioni, poi per loro possiamo andare tranquillamente in malora». Con queste parole terminava l’intervento di Pino Condoleo sul Quotidiano della Calabria del 3 febbraio, già consigliere comunale del PdCI con l’amministrazione Sammarco.
Da allora ad oggi è passato solamente il tempo, ma il passaggio che si chiedeva era quello degli amministratori, che di Vena Inferiore, probabilmente ne hanno dimenticato l’esistenza. Il Partito dei Comunisti Italiani si è sempre schierato dalla parte dei più deboli, difendendone sempre i diritti e le necessità. Diritti che in questo caso sono stati violati, perché da allora la popolazione di Vena Inferiore, ma anche quella di Vena Media, versa in uno stato di totale abbandono, e con la paura di dormire nelle notti di pioggia, potendo verificarsi un altro disastro idrogeologico, comune ad altre parti di territorio vibonese e calabrese.
Il centro urbano di Vena risulta ad oggi, isolato, ma questo termine, non vuole essere  un eufemismo, per indicare l’indifferenza degli amministratori, che comunque c’è, nei confronti del piccolo centro di Vena Inferiore; Vena Inferiore, lo vogliamo ribadire è ISOLATA dal resto del mondo, perché le strade di collegamento sono state poste sotto sequestro dalla questura, l’ultima venerdì 25 febbraio 2011. La SP11 che collega la frazione al resto del vibonese era stata posta sotto sequestro nei giorni addietro, ma ad oggi non si sa se la strada è percorribile o meno, ovviamente la si percorre per necessità, ma dal punto di vista giudiziario non si riesce bene a capire se la strada sia stata riaperta o sia ancora chiusa. Discorso diverso invece per le strade “uliveto” e “mulini” strade interpoderali inaccessibili, che non permettono a parte della popolazione di recarsi nei propri appezzamenti di terra dai quali, in questa situazione di crisi mondiale che ha aumentato la disoccupazione, si traeva quel poco di profitto per poter vivere. Teniamo inoltre a comunicare che i cittadini di Vena Inferiore hanno raccolto circa 200 firme nel mese di gennaio, inviate al Sindaco, al prefetto ed alla protezione civile regionale. Ma ancora nessuna risposta
Il nostro partito ha apprezzato comunque l’impegno da parte della amministrazione comunale nell’affrontare i temi, e al giro di perlustrazione delle frazioni effettuate nei mesi scorsi, e più in particolare dell’assessore Scianò che si è recato nella frazione di Vena ad ascoltare lo stato d’umore dei cittadini, i quali hanno esposto vari problemi, uno su tutti il rischio idrogeologico, ed inoltre la mancanza di una adeguata rete fognaria, con fogne, addirittura, a cielo aperto. L’assessore si è dimostrato attento ed interessato ai problemi della cittadinanza, annuendo ad ogni singolo intervento, accompagnando inoltre con commenti del tipo: “non capisco come possiate ancora aver votato questa gente”, “questi problemi li risolveremo subito”, indicando una tempistica di sei mesi, per carità , sappiamo contare, e conosciamo anche i tempi tecnici per interventi simili, ma da allora nulla si è mosso, il problema della fogna a cielo aperto, o dei tubi dell’acqua difettosi, là erano là sono rimasti. Noi con questo, non vogliamo fare processi alle intenzioni, ma vogliamo semplicemente ricordare all’amministrazione, ed alla persona dell’assessore Scianò, elemento di spicco della giunta D’Agostino, che le promesse si mantengono, e che i Comunisti, come gli abitanti di Vena Inferiore e di tutte le altre frazioni hanno una memoria buona e lunga. Vogliamo anche ricordare quelle 2 famose opere che l’amministrazione Sammarco aveva stanziato, 400 mila euro (per la messa in sicurezza del territorio di Vena Inferiore e per l’ammodernamento della strada dei mulini), e 385 mila euro (per la strada di collegamento detta “scannapieco” che collega le tre vene) finanziamenti spariti dalle voci di bilancio, e dal piano triennale delle OO.PP. ed anche in quella occasione l’assessore Scianò ci aveva detto che erano stati si reindirizzati verso altri investimenti, ma sarebbero comunque stati reinseriti in bilancio per le opere di vena al più presto; intanto li avete tolti a Vena per darli ad altri, SBAGLIATO; fondi già destinati, che aspettavano di andare in appalto; avete scippato 785 mila euro ad una comunità, forse perché troppo schierata alle passate elezioni con l’allora candidato Soriano. Vi ricordiamo che l’amministrazione deve tutelare i diritti di tutti i cittadini, indistintamente dall’orientamento politico di un territorio. Vogliamo sperare inoltre che passati i sei mesi, e ne rimangono poco più di due, si vedano i primi frutti, che i 785 mila euro possano subito ritornare a Vena, e che magari non si faccia come per i fondi destinati all’alluvione di Vibo Marina, i  quali sono stati destinati dal sindaco D’Agostino alla messa in sicurezza del cancello rosso, tra l’altro su questa questione ci ricordiamo bene chi ha fatto il grave danno. Vogliamo ricordare ancora che sappiamo cosa significa amministrare, soprattutto per le nostre realtà povere, tra l’altro ancor più povere grazie al FEDERALISMO MUNICIPALE, votato da voi in questi giorni al parlamento, e dal vostro alleato LEGA.
Amministrare significa trasparenza ed onestà; morale e normativa.
Aggiustate le strade, fate in modo che si possano accompagnare i figli a scuola, che si possa andare al lavoro, che i mezzi di soccorso possano raggiungere quelle frazioni, di cui supponiamo ignoriate persino l’ubicazione sulla carta geografica, in totale tranquillità. Amministrate in modo normale, senza artifiziarvi su nuove proposte, restate con i piedi per terra, ed invece di sbandierare navi da crociera, come nella campagna elettorale, risolvete i problemi reali della gente.
  

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia
Federazione Giovanile Comunisti Italiani - Vibo valentia

domenica 6 marzo 2011

Ecco arrivato il nuovo nemico dell’occidente: Gheddafi

Tutto il mondo si interroga e si allarma sulla sua crudeltà. I giornali sfornano titoli sui presunti o veritieri bombardamenti della sua aviazione sul popolo e sugli innocenti e allo stesso tempo invocano l’intervento militare della Nato per scongiurare altri morti. Eh già; se abbiamo capito bene per scongiurare altri morti…di Gheddafi però.

Per gran parte del mondo politico la morale è a senso unico, si preoccupano dei civili solamente quando non è un paese alleato che bombarda come se il popolo soffrisse in maniera totalmente diversa nel ricevere bombardamenti a seconda della bandiera di turno.

C’è una frase del Compagno Hugo Chavez che vogliamo riportare e che racchiude nella sua semplicità e in poche righe tutto il falso moralismo della politica mondiale e anche della cosiddetta sinistra democratica italiana: “Quelli che hanno condannato immediatamente la Libia rimangono sempre muti per i bombardamenti di Israele su Gaza e per la morte di migliaia di persone. Rimangono con la bocca chiusa per i bombardamenti e i massacri in Iraq e Afghanistan, perciò non hanno morale per condannare a nessuno.”

Tutti a stracciarsi le vesti per il popolo libico in nome di una democrazia da esportare ma che si voltano dall’altro lato quando a morire sono gli uomini, le donne e i bambini palestinesi bombardati, con bombe al fosforo bianco, dal governo israeliano o che ritengono giustissima la guerra d’invasione Afghana che ha provocato un numero di morti incalcolabile in quasi 10 anni o quella in Iraq che forse ne ha provocati ancora di più. Ma si sa, la Nato usa le bombe intelligenti, quelle che sventrano ospedali, mentre Gheddafi no. Che differenza c’è tra una bomba di un bombardiere Nato e una Libica? A parte che delle prime abbiamo le prove mentre delle seconde  solamente notizie cartacee, magari anche veritiere, ma le prime non appaiono nei telegiornali o nelle parole di qualsivoglia leader politico filo-americano mentre delle seconde ne sentiamo sempre parlare, come fu per le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein di cui tutti parlavano ma che nessuno ha mai trovato.

Cosa che fa molta rabbia è l’ipocrisia del Partito Democratico che si lancia contro il trattato Italia-Libia e ne chiede l’annullamento e glissa in maniera assurda sul fatto che quel trattato anche da loro è stato votato. Ma si sa che il PD le idee chiare non ce l’ha e nel caso di un attacco Nato contro la Libia ci metterà poco nel dare l’assenso in nome di una guerra umanitaria come già avvenuto in passato.

Ecco cosa diceva sulla Libia giorno 21 febbraio il Leader Maximo Fidel Castro: “Quello che per me è assolutamente evidente, è che il Governo degli Stati Uniti non è affatto preoccupato per la pace in Libia, e non vacillerà nel dare alla NATO l’ordine d’ invadere questo ricco paese, forse è questione di ore o di pochi giorni.”
Quel giorno tutto il mondo politico, compresa la pseudo sinistra italiana, disse che tutto ciò non era vero e che di certo non era nelle intenzioni degli USA di attaccare la Libia e qualcuno, addirittura, ne approfittò subito per attaccare Cuba e la sua rivoluzione. Quel qualcuno si chiama Nichi Vendola e si sa che per una poltrona si evita di guardare al di la del proprio naso.  

Tutti, compresi i tanti che facevano affari, hanno voltato le spalle a Gheddafi in nome di una via democratica per la Libia e non perché senza del Colonnello si aprono scenari di speculazione economica enorme. Forse non si sa, o si fa finta di non sapere, ma la Libia, così come l’Iraq per esempio, è ricchissima di petrolio e di gas naturali che fanno gola ai soliti noti che in nome del profitto si sentono autorizzati a tutto. Sia chiaro però che non siamo dalla parte di Gheddafi ma di certo non ragioniamo a senso unico. Siamo dalla parte dei popoli in lotta ma in questo caso ci sembra che la lotta non sia del popolo ma di interessi molto più alti che andranno a discapito del popolo nord-africano.

Possibile che Chavez, che propone una soluzione pacifica per la Libia, venga descritto come un dittatore guerrafondaio, Castro, che avverte delle intenzioni degli USA, venga descritto come un carnefice di oppositori, mentre Obama, che propone l’uso della forza un po’ ovunque, è un vincitore del premio Nobel per la Pace?

L’occidente per poter nascondere le sue nefandezze deve avere un nemico (anche perché molto spesso quel nemico è un figlioccio dell’imperialismo americano) per unire il suo popolo, deve guerreggiare per portare la pace e bombardare per esportare il suo concetto di democrazia, ma la pace si fa con la pace, la democrazia (quella vera) si esporta con la solidarietà e il sapere e i popoli vanno rispettati e non sfruttati.

sabato 5 marzo 2011

Discorso di Gramsci pronunciato alla Camera dei Deputati (il 16 maggio 1925)

Si dibatte: la legge fascista sulle associazioni segrete.


Il disegno di legge contro le società segrete è stato presentato alla Camera come un disegno di legge contro la massoneria; esso è il primo atto reale del fascismo per affermare quella che il partito fascista chiama la sua rivoluzione. Noi, come partito comunista, vogliamo ricercare non solo il perché della presentazione del disegno di legge contro le organizzazioni in generale, ma anche il significato del perché il partito fascista ha presentato questa legge rivolta prevalentemente contro la massoneria.

Noi siamo tra i pochi che abbiano preso sul serio il fascismo, anche quando il fascismo sembrava fosse solamente una farsa sanguinosa, quando intorno al fascismo si ripetevano solo i luoghi comuni sulla «psicosi di guerra», quando tutti i partiti cercavano di addormentare la popolazione lavoratrice presentando il fascismo come un fenomeno superficiale, di brevissima durata.

Nel novembre 1920 abbiamo previsto che il fascismo sarebbe andato al potere - cosa allora inconcepibile per i fascisti stessi - se la classe operaia non avesse fatto a tempo ad infrenare, con le armi, la sua avanzata sanguinosa.

Il fascismo, dunque, afferma oggi praticamente di voler «conquistare lo Stato». Cosa significa questa espressione ormai diventata luogo comune? E che significato ha, in questo senso, la lotta contro la massoneria?

Poiché noi pensiamo che questa fase della «conquista fascista» sia una delle più importanti attraversate dallo Stato italiano e per ciò che riguarda noi che sappiamo di rappresentare gli interessi della grande maggioranza del popolo italiano, gli operai e i contadini, così crediamo necessaria un'analisi, anche se affrettata, della quistione.

Che cos'è la massoneria? Voi avete fatto molte parole sul significato spirituale, sulle correnti ideologiche che essa rappresenta, eccetera; ma tutte queste sono forme di espressione di cui voi vi servite solo per ingannarvi reciprocamente, sapendo di farlo.

La massoneria, dato il modo con cui si è costituita l'Italia in unità, data la debolezza iniziale della borghesia capitalistica italiana, la massoneria è stata l'unico partito reale ed efficiente che la classe borghese ha avuto per lungo tempo. Non bisogna dimenticare che poco meno che venti anni dopo l'entrata a Roma dei piemontesi, il Parlamento è stato sciolto e il corpo elettorale da circa 3 milioni di elettori è stato ridotto ad 800 mila.

Ê stata questa la confessione esplicita da parte della borghesia di essere un'infima minoranza della popolazione, se dopo venti anni di unità essa è stata costretta a ricorrere ai mezzi più estremi di dittatura per mantenersi al potere, per schiacciare i suoi nemici di classe, che erano i nemici dello Stato unitario.

Quali erano questi nemici? Era prevalentemente il Vaticano, erano i gesuiti, e bisogna ricordare all'onorevole Martire come, accanto ai gesuiti che vestono l'abito talare, esistono i gesuiti laici, i quali non hanno nessuna speciale montura che indichi il loro ordine religioso.

Nei primi anni dopo la fondazione del regno i gesuiti hanno dichiarato espressamente in tutta una serie di articoli pubblicati da Civiltà cattolica quale fosse il programma politico del Vaticano e delle classi che allora erano rappresentanti del Vaticano, cioè delle vecchie classi semifeudali, tendenzialmente borboniche nel meridione, o tendenzialmente austriacanti nel Lombardo-Veneto, forze sociali numerosissime che la borghesia capitalistica non è riuscita mai a contenere, quantunque nel periodo del Risorgimento essa rappresentasse un progresso, e un principio rivoluzionario. I gesuiti della Civiltà cattolica, e cioè il Vaticano, ponevano a scopo della loto politica come primo punto il sabotaggio dello Stato unitario, attraverso l'astensione parlamentare, l'infrenamento dello Stato liberale per tutte quelle sue attività che potevano corrompere e distruggere il vecchio ordine; come secondo punto, la creazione di un'armata di riserva rurale da porre contro l'avanzata del proletariato, poiché fin dal '71 i gesuiti prevedevano che sul terreno della democrazia liberale sarebbe nato il movimento proletario, che si sarebbe sviluppato un movimento rivoluzionario.

L'onorevole Martire ha oggi dichiarato che finalmente è stata raggiunta, alle spese della massoneria, l'unità spirituale della nazione italiana.

Poiché la massoneria in Italia ha rappresentato l'ideologia e l'organizzazione reale della classe borghese capitalistica, chi è contro la massoneria è contro il liberalismo, è contro la tradizione politica della borghesia italiana. Le classi rurali che erano rappresentate nel passato dal Vaticano, sono rappresentate oggi prevalentemente dal fascismo; è logico pertanto che il fascismo abbia sostituito il Vaticano e i gesuiti nel compito storico, per cui le classi più arretrate della popolazione mettono sotto il loro controllo la classe che è stata progressiva nello sviluppo della civiltà; ecco il significato della raggiunta unità spirituale della nazione italiana, che sarebbe stato un fenomeno di progresso cinquanta anni fa; ed è oggi invece il fenomeno più grande di regressione...

La borghesia industriale non è stata capace di infrenare il movimento operaio, non è stata capace di controllare né il movimento operaio, né quello rurale rivoluzionario. La prima istintiva e spontanea parola d'ordine del fascismo, dopo l'occupazione delle fabbriche, è stata perciò questa: «I rurali controlleranno la borghesia urbana, che non sa essere forte contro, gli operai».

Se non m'inganno, allora, onorevole Mussolini, non era questa la vostra tesi, e tra il fascismo rurale e il fascismo urbano dicevate di preferire il fascismo urbano...

(Interruzioni)

Mussolini. Bisogna che la interrompa per ricordarle un mio articolo di alto elogio del fascismo rurale del 1921-22.

Gramsci. Ma questo non è un fenomeno puramente italiano, quantunque in Italia, per la più grande debolezza del capitalismo abbia avuto il massimo di sviluppo; è un fenomeno europeo e mondiale, di estrema importanza per comprendere la crisi generale del dopoguerra, sia nel dominio dell'attività pratica che nel dominio delle idee e della cultura. L'elezione di Hindenburg in Germania, la vittoria, dei conservatori in Inghilterra, con la liquidazione dei rispettivi partiti liberali democratici, sono il corrispettivo del movimento fascista. italiano; le vecchie forze sociali, ma non assorbite completamente da esso, hanno preso il sopravvento nell'organizzazione degli Stati, portando nell'attività reazionaria tutto il fondo di ferocia e di spietata decisione che è stata sempre loro propria; ma in sostanza noi abbiamo un fenomeno di regressione storica che non è e non sarà senza risultanza per lo sviluppo della rivoluzione proletaria. Esaminata su questo terreno, l'attuale legge contro le associazioni sarà una forza o è invece destinata ad essere completamente irrita e vana? Corrisponderà essa alla realtà, potrà essere il mezzo per una stabilizzazione del regime capitalistico o sarà solo un nuovo perfezionato strumento dato alla polizia per arrestare Tizio, Caio e Sempronio?... Il problema pertanto è questo: la situazione del capitalismo in Italia si è rafforzata o si è indebolita dopo la guerra, col fascismo? Quali erano le debolezze della borghesia capitalistica italiana prima della guerra, debolezze che hanno portato alla creazione di quel determinato sistema politico massonico che esisteva in Italia, che ha avuto il suo massimo sviluppo nel giolittismo? Le debolezze massime della vita nazionale italiana erano in primo luogo la mancanza di materie prime, cioè, l'impossibilità della borghesia di creare in Italia una industria, che avesse una sua radice profonda nel paese e che potesse progressivamente svilupparsi, assorbendo la mano d'opera esuberante. In secondo luogo, la mancanza di colonie legate alla madre paria, quindi l'impossibilità per la borghesia di creare una aristocrazia operaia che permanentemente potesse essere alleata della borghesia stessa. Terzo: la quistione meridionale, cioè la quistione dei contadini, legata strettamente al problema dell'emigrazione, che è la prova della incapacità della borghesia italiana di mantenere... (Interruzioni)

Mussolini. Anche i tedeschi sono emigrati a milioni.

Gramsci. Il significato dell'emigrazione in massa dei lavoratori è questo: il sistema capitalistico, che è il sistema predominante, non è in grado di dare il vitto, l'alloggio e î vestiti alla popolazione, e una parte non piccola di questa popolazione è costretta ad emigrare...

Rossoni. Quindi la nazione si deve espandere nell'interesse del proletariato.

Gramsci. Noi abbiamo una nostra concezione dell'imperialismo e del fenomeno coloniale, secondo la quale essi sono prima di tutto una esportazione di capitale finanziario. Finora l'«imperialismo» italiano è consistito solo in questo: che l'operaio italiano emigrato lavora per il profitto dei capitalisti degli altri paesi, cioè finora l'Italia è solo stata un mezzo dell'espansione del capitale finanziario non italiano. Voi vi sciacquate sempre la bocca con le affermazioni più puerili di una pretesa superiorità demografica dell'Italia sugli altri paesi; voi dite sempre, per esempio, che l'Italia demograficamente è superiore alla Francia. Ê una quistione questa che solo le statistiche possono risolvere perentoriamente, ed io qualche volta mi occupo di statistiche; ora una statistica pubblicata nel dopoguerra, mai smentita, e che non può essere smentita, afferma che l'Italia di prima della guerra dal punto di vista demografico si trovava già nella stessa situazione della Francia dopo la guerra; ciò è determinato dal fatto che l'emigrazione allontana dal territorio nazionale una tal massa di popolazione maschile, produttivamente attiva, che i rapporti demografici diventano catastrofici. Nel territorio nazionale rimangono vecchi, donne, bambini, invalidi, cioè la parte della popolazione passiva, che grava sulla popolazione lavoratrice in una misura superiore a qualsiasi altro paese, anche alla Francia.

È questa la debolezza fondamentale del sistema capitalistico italiano, per cui il capitalismo italiano è destinato a scomparire tanto più rapidamente quanto più il sistema capitalistico mondiale non funziona più per assorbire l'emigrazione italiana, per sfruttare il lavoro italiano, che il capitalismo nostrale è impotente a inquadrare.

I partiti borghesi, la massoneria, come hanno cercato di risolvere questi problemi?

Conosciamo nella storia italiana degli ultimi tempi due piani politici della borghesia per risolvere la quistione del governo del popolo italiano. Abbiamo avuto la pratica giolittiana, il collaborazionismo del socialismo italiano con il giolittismo, cioè il tentativo di stabilire una alleanza della borghesia industriale con una certa aristocrazia operaia settentrionale per opprimere, per soggiogare a questa formazione borghese-proletaria la massa dei contadini italiani, specialmente nel Mezzogiorno. Il programma non ha avuto successo. Nell'Italia settentrionale si costituisce difatti una coalizione borghese proletaria attraverso la collaborazione parlamentare e la politica dei lavori pubblici alle cooperative; nell'Italia meridionale si corrompe il ceto dirigente e si domina la massa coi mazzieri... (Interruzioni del deputato Greco) Voi fascisti siete stati i maggiori artefici del fallimento di questo piano politico, poiché avete livellato nella stessa miseria l'aristocrazia operaia e i contadini poveri di tutta Italia.

Abbiamo avuto il programma che possiamo dire del Corriere della sera, giornale che rappresenta una forza non indifferente nella politica nazionale: 800.000 lettori sono anch'essi un partito.

Voci. Meno...

Mussolini. La metà! E poi i lettori dei giornali non contano. Non hanno mai fatto una rivoluzione. I lettori dei giornali hanno regolarmente torto!

Gramsci. Il Corriere della sera non vuole fare la rivoluzione.

Farinacci. Neanche l'Unità!

Gramsci. Il Corriere della sera ha sostenuto sistematicamente tutti gli uomini politici del Mezzogiorno, da Salandra ad Orlando, a Nitti, a Amendola; di fronte alla soluzione giolittiana, oppressiva non solo di classi, ma addirittura di interi territori, come il Mezzogiorno e le Isole, e perciò altrettanto pericolosa che l'attuale fascismo per la stessa unità materiale dello Stato italiano, il Corriere della sera ha sostenuto sempre un'alleanza tra gli industriali del Nord e una certa vaga democrazia rurale prevalentemente meridionale sul terreno del libero scambio. L'una e l'altra soluzione tendevano essenzialmente a dare allo Stato italiano una più larga base di quella originaria, tendevano a sviluppare le «conquiste» del Risorgimento.

Che cosa oppongono i fascisti a queste soluzioni? Essi oppongono oggi la legge cosiddetta contro la massoneria; essi dicono di volere così conquistare lo Stato. In realtà il fascismo lotta contro la sola forza organizzata efficientemente che la borghesia avesse in Italia; per soppiantarla nella occupazione dei posti che lo Stato dà ai suoi funzionari. La «rivoluzione» fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale.

Mussolini. Di una classe ad un'altra, come è avvenuto in Russia, come avviene normalmente in tutte le rivoluzioni, come noi faremo metodicamente! (Approvazioni.)

Gramsci. È rivoluzione solo quella che si basa su una nuova classe. Il fascismo non si basa su nessuna classe che non fosse già al potere.

Mussolini. Ma se gran parte dei capitalisti ci sono contro, ma se vi cito dei grandissimi capitalisti che ci votano contro, che sono all'opposizione: i Motta, i Conti...

Farinacci. E sussidiano i giornali sovversivi! (Commenti)

Mussolini. L'alta banca non è fascista, voi lo sapete!

Gramsci. La realtà dunque è che la legge contro la massoneria non è prevalentemente contro la massoneria; coi massoni il fascismo arriverà facilmente ad un compromesso.

Mussolini. I fascisti hanno bruciato le logge dei massoni prima di fare la legge! Quindi non c'è bisogno di accomodamenti.

Gramsci. Verso la massoneria il fascismo applica, intensificandola, la stessa tattica che ha applicata a tutti i partiti borghesi non fascisti: in un primo tempo ha creato un nucleo fascista in questi partiti; in un secondo periodo ha cercato di esprimere dagli altri partiti le forze migliori che gli convenivano, non essendo riuscito ad ottenere il monopolio come si proponeva...

Farinacci. E ci chiamate sciocchi?

Gramsci. Non sareste sciocchi solo se foste capaci di risolvere i problemi della situazione italiana...

Mussolini. Li risolveremo. Ne abbiamo già risolti parecchi.

Gramsci. Il fascismo non è riuscito completamente ad attuare l'assorbimento di tutti i partiti nella sua organizzazione. Con la massoneria ha impiegato la tattica politica del noyautage, poi il sistema terroristico dell'incendio delle logge, e infine impiega oggi l'azione legislativa, per cui determinate personalità dell'alta banca e dell'alta burocrazia finiranno per l'accordarsi ai dominatori per non perdere il loro posto, ma con la massoneria il governo fascista dovrà venire ad un compromesso. Come si fa quando un nemico è forte? Prima gli si rompono le gambe, poi si fa il compromesso, in condizioni di evidente superiorità.

Mussolini. Prima gli si rompono le costole, poi lo si fa prigioniero, come voi avete fatto in Russia! Voi avete fatto i vostri prigionieri e poi li tenete, e vi servono! (Commenti)

Gramsci. Far prigionieri significa appunto fare il compromesso: perciò noi diciamo che in realtà la legge è fatta specialmente contro le organizzazioni operaie. Domandiamo perché da parecchi mesi a questa parte, senza che il partito comunista sia stato dichiarato associazione a delinquere, i carabinieri arrestano i nostri compagni ogni qualvolta li trovano riuniti in numero di almeno tre...

Mussolini. Facciamo quello che fate in Russia...

Gramsci. In Russia ci sono delle leggi che vengono osservate: voi avete le vostre leggi...

Mussolini. Voi fate delle retate formidabili. Fate benissimo! (Si ride).

Gramsci. In realtà l'apparecchio poliziesco dello Stato considera già il partito comunista come un'organizzazione segreta .

Mussolini. Non è vero!

Gramsci. Intanto si arresta senza nessuna imputazione specifica chiunque sia trovato in una riunione di tre persone, soltanto perché comunista, e lo si butta in carcere.

Mussolini. Ma vengono presto scarcerati. Quanti sono in carcere? Li peschiamo semplicemente per conoscerli!

Gramsci. È una forma di persecuzione sistematica che anticipa e giustificherà l'applicazione della nuova legge. Il fascismo adotta gli stessi sistemi del governo di Giolitti. Fate come facevano nel Mezzogiorno i mazzieri giolittiani che arrestavano gli elettori di opposizione... per conoscerli.

Una voce. Ce ne è stato un caso solo. Lei non conosce il meridione.

Gramsci. Sono meridionale!

Mussolini. A proposito di violenze elettorali io le ricordo un articolo di Bordiga che le giustifica a pieno!

Paolo Greco. Lei, onorevole Gramsci, non lo ha letto quell'articolo.

Gramsci. Non le violenze fasciste, le nostre. Noi siamo sicuri di rappresentare la maggioranza della popolazione, di rappresentare gli interessi più essenziali della maggioranza del popolo italiano; la violenza proletaria è perciò progressiva e non può essere sistematica. La vostra violenza è sistematica e sistematicamente arbitraria perché voi rappresentate una minoranza destinata a scomparire. Noi dobbiamo dire alla popolazione lavoratrice che cosa è il vostro governo, come si comporta il vostro governo, per organizzarla contro di voi, per metterla in condizioni di vincervi. È molto probabile che anche noi ci troveremo costretti ad usare gli stessi vostri sistemi, ma come transizione, saltuariamente (Rumori, interruzioni) Sicuro: ad adottare gli stessi vostri metodi, con la differenza che voi rappresentate la minoranza della popolazione, mentre noi rappresentiamo la maggioranza. (Interruzioni, rumori)

Farinacci. Ma allora, perché non fate la rivoluzione? Lei è destinato a fare la fine di Bombacci! La manderanno via dal partito!

Gramsci. La borghesia italiana quando ha fatto l'unità era una minoranza della popolazione, ma siccome rappresentava gli interessi della maggioranza anche se questa non la seguiva, così ha potuto mantenersi al potere. Voi avete vinto con le armi, ma non avete nessun programma, non rappresentate niente di nuovo e di progressivo. Avete solo insegnato all'avanguardia rivoluzionaria come solo le armi, in ultima analisi, determinano il successo dei programmi e dei non programmi... (Interruzioni, commenti)

Presidente. Non interrompete!

Gramsci. Questa legge non varrà affatto ad infrenare il movimento che voi stessi preparate nel paese. Poiché la massoneria passerà in massa al partito fascista e ne costituirà una tendenza, è chiaro che con questa legge voi sperate di impedire lo sviluppo di grandi organizzazioni operaie e contadine. Questo è il valore reale, il vero significato della legge.

Qualche fascista ricorda ancora nebulosamente gli insegnamenti dei suoi vecchi maestri, di quando era rivoluzionario e socialista, e crede che una classe non possa rimanere tale permanentemente e svilupparsi fino alla conquista del potere senza che essa abbia un partito ed una organizzazione che ne riassuma la parte migliore e più cosciente. C'è qualcosa di vero in questa torbida perversione reazionaria degli insegnamenti marxisti. È certo molto difficile che una classe possa giungere alla soluzione dei suoi problemi e al raggiungimento di quei fini che sono insiti nella sua esistenza e nella forza generale della società, senza che un'avanguardia si costituisca e conduca questa classe fino al raggiungimento di tali fini.

Ma non è detto che questa enunciazione sia sempre vera, nella sua meccanicità esteriore ad uso della reazione! Questa è una legge che serve per l'Italia, che dovrà essere applicata in Italia, dove la borghesia non è riuscita in nessun modo e non riuscirà mai a risolvere in primo luogo la questione dei contadini italiani a risolvere la questione dell'Italia meridionale. Non per nulla questa legge viene presentata contemporaneamente ad alcuni progetti concernenti il risanamento del Mezzogiorno.

Una voce. Parli della massoneria.

Gramsci. Volete che io parli della massoneria. Ma nel titolo della legge non si accenna neppure alla massoneria, si parla solo delle organizzazioni in generale. In Italia il capitalismo si è potuto sviluppare in quanto lo Stato ha premuto sulle popolazioni contadine, specialmente nel Sud. Voi oggi sentite l'urgenza di tali problemi, perciò promettete un miliardo per la Sardegna, promettete lavori pubblici e centinaia di milioni a tutto il Mezzogiorno; ma per fare opera seria e concreta dovreste cominciare col restituire alla Sardegna i 100-150 milioni di imposte che ogni anno estorcete alla popolazione sarda! Dovreste restituire al Mezzogiorno le centinaia di milioni di imposte che ogni anno estorcete alla popolazione meridionale.

Mussolini. Voi non fate pagare le tasse in Russia!...

Una voce. Rubano in Russia, non pagano le tasse!

Gramsci. Non è questa la quistione, egregio collega, che dovrebbe conoscere almeno le relazioni parlamentari che su tali quistioni esistono nelle biblioteche. Non si tratta del meccanismo normale borghese delle imposte: si tratta del fatto che ogni anno lo Stato estorce alle regioni meridionali una somma di imposte che non restituisce in nessun modo, né con servizi di nessun genere...

Mussolini. Non è veto.

Gramsci. ... somme che lo Stato estorce alle popolazioni contadine meridionali per dare una base al capitalismo dell'Italia settentrionale (Interruzioni, commenti). Su questo terreno delle contraddizioni del sistema capitalistico italiano si formerà necessariamente, nonostante la difficoltà di costituire grandi organizzazioni, la unione degli operai e dei contadini contro il comune nemico.

Voi fascisti, voi governo fascista, nonostante tutta la demagogia dei vostri discorsi, non avete superato questa contraddizione che era già radicale; voi l'avete anzi fatta sentire più duramente alle classi e alle masse popolari. Voi avete operato in questa situazione, per le necessità di questa situazione. Voi avete aggiunto nuove polveri a quelle già accumulate dallo sviluppo della società capitalistica e credete di sopprimere con una legge contro le organizzazioni gli effetti più micidiali della vostra attività stessa (Interruzioni). Questa è la quistione più importante nella discussione di questa legge!

Voi potete «conquistare lo Stato», potete modificare i codici, voi potete cercare di impedire alle organizzazioni di esistere nella forma in cui sono esistite adesso; non potete prevalere sulle condizioni obiettive in cui siete costretti a muovervi. Voi non farete che costringere il proletariato a ricercare un indirizzo diverso da quello fino ad oggi più diffuso nel campo dell'organizzazione di massa. Ciò noi vogliamo dire al proletariato e alle masse contadine italiane da questa tribuna: che le forze rivoluzionarie italiane non si lasceranno schiantare, che il vostro torbido sogno non riuscirà a realizzarsi (Interruzioni). Ê molto difficile applicare ad una popolazione di 40 milioni di abitanti i sistemi di governo di Tsankov. In Bulgaria vi sono pochi milioni di abitanti e tuttavia, nonostante gli aiuti dall'estero, il governo non riesce a prevalere sulla coalizione del partito comunista e delle forze contadine rivoluzionarie, e in Italia ci sono 40 milioni di abitanti.

Mussolini. Il partito comunista ha meno iscritti di quello che abbia il partito fascista italiano!

Gramsci. Ma rappresenta la classe operaia.

Mussolini. Non la rappresenta!

Farinacci. La tradisce, non la rappresenta.

Gramsci. Il vostro è un consenso ottenuto col bastone.

Farinacci. Parla di Miglioli!

Gramsci. Precisamente. Il fenomeno Miglioli ha una grande importanza appunto nel senso di ciò che ho detto prima: che le masse contadine anche cattoliche si indirizzano verso la lotta rivoluzionaria. Né i giornali fascisti avrebbero protestato contro Miglioli se il fenomeno Miglioli non avesse questa grande importanza dell'indicare un nuovo orientamento delle forze rivoluzionarie in dipendenza della vostra pressione sulle classi lavoratrici.

Concludendo: la massoneria è la piccola bandiera che serve per far passare la merce reazionaria antiproletaria! Non è la massoneria che vi importa! La massoneria diventerà un'ala del fascismo. La legge deve servire per gli operai e per i contadini, i quali comprenderanno ciò molto bene dall'applicazione che ne verrà fatta. A queste masse noi vogliamo dire che voi non riuscirete a soffocare le manifestazioni organizzative della loro vita di classe, perché contro di voi sta tutto lo sviluppo della società italiana (Interruzioni).

Presidente. Ma non interrompano! Lascino parlare. Lei però onorevole Gramsci, non ha parlato della legge!

Rossoni. La legge non è contro le organizzazioni!

Gramsci. Onorevole Rossoni, ella stesso è un comma della legge contro le organizzazioni. Gli operai e i contadini debbono sapere che voi non riuscirete ad impedire che il movimento rivoluzionario si rafforzi e si radicalizzi (Interruzioni, rumori). Perché esso solo rappresenta oggi la situazione del nostro paese... (Interruzioni)

Presidente. Onorevole Gramsci, questo concetto lo ha ripetuto tre o quattro volte. Abbia la bontà! Non siamo dei giurati, a cui occorre ripetere molte volte le stesse cose!

Gramsci. Bisogna ripeterle, invece, bisogna che lo sentiate fino alla nausea. Il movimento rivoluzionario vincerà il fascismo.

Berlusconi col fazzoletto verde

Sulla vicenda del federalismo municipale Berlusconi alla fine ha gettato la maschera, evidenziando ancora una volta, ove vi fossero ancora dubbi, il vero volto di un personaggio politico che rappresenta l’essenza
dell’antimeridionalismo.
Non era bastato che l’altra sera, alla vigilia della partita Milan-Napoli, se ne fosse uscito, con l’infelice battuta “andiamo a battere il Sud”, che ha suscitato un coro di proteste nei napoletani e nei meridionali che hanno
schiena dritta.  
Ieri alla Camera dei Deputati si è davvero superato quando nel taschino della giacca ha sfoggiato il fazzoletto verde dei leghisti, simbolo di spaccatura e di divisione del paese.
E’ davvero incredibile che l’Italia possa ancora avere un Presidente del Consiglio che si abbandona a manifestazioni così deprecabili, disgustose ed offensive.
Specialmente ove si consideri che il provvedimento approvato a colpi di voto di fiducia rappresenta un ulteriore passo in avanti sulla strada della spaccatura definitiva e radicale del paese, allargando ancora di più il
divario fra il Nord e d il Sud.
Cosa che, peraltro, i cittadini meridionali hanno capito bene. Tant’è vero che solo il 18 %, e cioè un’infima minoranza, ha dichiarato di essere favorevole ad un provvedimento che rappresenta un attacco senza precedenti
ai diritti e alle conquiste del  Sud e dei suoi cittadini.
Nonostante il martellamento mediatico del pensiero unico della classe politica  e dei mezzi di informazione che  ne esaltano  le virtù come se il federalismo fosse la panacea di tutti i mali, i cittadini dimostrano di avere una coscienza critica capace di riflettere e di esprimere giudizi autonomi.
Anche le pietre hanno ormai capito che il federalismo è il provvedimento più leghista per eccellenza e, quindi in quanto tale, quello più antimeridionalista  ed anticalabrese. Non a caso nei giorni scorsi i vari Bossi, Berlusconi, Calderoli e Tremonti si sono sperticati nelle dichiarazioni trionfalistiche  parlando addirittura di svolta storica.
Certo per costoro si porta a compimento un disegno che coltivano da anni: quello di affondare definitivamente il Sud del paese,  abbandonandolo al suo destino, scippando e rapinando le sue risorse e utilizzandolo tutt’al più
come sito per i rifiuti che il nord produce.
E’ davvero paradossale, ma fino ad un certo punto, che tutto questo accada mentre siamo alla vigilia del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Si celebra retoricamente l’unità mentre il paese è più diviso che mai ed il Sud
non è mai stato così distante dal Nord.
Altro che “svolta storica”, il federalismo municipale rappresenta un colpo definitivo alle speranze della Calabria e del Sud.
I fazzoletti verdi sventolati da Berlusconi, Bossi, Calderoni e dagli altri leghisti sono l’ emblema ed il suggello di questa vergognosa operazione.
Concretamente ciò significa più tasse sulle spalle di tutti i cittadini e meno servizi, meno sanità, meno istruzione, meno assistenza, meno welfare, meno tutela sociale per i cittadini del Sud e della Calabria.
Di questo dovranno rispondere e rendere conto, innanzitutto, tutti  quei parlamentari del centrodestra che sono stati eletti con i voti della Calabria e del Sud e che adesso votando per il federalismo, hanno rinnegato il mandato ricevuto, tradendo il territorio e dimostrandosi servi degli interessi nordisti.


Michelangelo Tripodi
Segretario Regionale PdCI Calabria