lunedì 31 ottobre 2011

Sostegno del PdCI e partecipazione al sit-in/raccolta firme per la lapide del partigiano Papandrea

Liberiamo il partigiano Saverio Papandrea.        
Questo è quello cui siamo chiamati a fare la mattina di sabato 29 ottobre. Per cui noi del PdCI saremo in piazza Garibaldi a Vibo Valentia, insieme all’ANPI l’associazione promotrice dell’evento, per partecipare ed offrire tutto il nostro sostegno al sit-in ed alla raccolta firme per ridare la dignità che merita alla memoria del compagno partigiano Saverio Papandrea.
Dopo i numerosi interventi sui quotidiani e gli ultimatum lanciati all’amministrazione comunale è arrivata l’ora di muoversi in modo più concreto ed efficace, per superare quel muro di silenzio da parte dell’amministrazione stessa che sembra non voler capire cosa rappresenta per Vibo Valentia quella lapide che ricorda il partigiano Papandrea. Un compagno morto eroicamente per difendere la sua brigata da un attacco nazista, immolatosi per far si che i suoi compagni si potessero salvare, un partigiano dal cuore d’oro e dotato di enorme coraggio.
In un momento difficile come quello che l’Italia sta attraversando ci sembra più che giusto ricordare chi in passato ha lottato per far venir fuori l’Italia dal suo periodo più buio, il ventennio fascista. Il suo ricordo ci può dare speranza per il futuro, ma soprattutto ci insegna a lottare per un futuro migliore.
Quello che noi possiamo e dobbiamo fare, per onorare la sua memoria, è lottare affinché venga “liberato” dal quel gazebo che lo imprigiona e far si che la lapide commemorativa ritorni ad avere la visibilità e la dignità che merita.
L’appello è quello di scendere tutti in piazza per partecipare al sit-in ed alla raccolta firme per la liberazione “del partigiano Saverio Papandrea” tutti insieme, associazioni, partiti e cittadini per far sentire la nostra voce e arrivare a vincere questa battaglia civile.
Partito dei Comunisti Italiani – Vibo Valentia

giovedì 27 ottobre 2011

NO carbone day

Il Partito dei Comunisti Italiani di Reggio Calabria aderisce alla giornata nazionale di mobilitazione “NO CARBONE DAY” contro il carbone e parteciperà al presidio che si terrà sabato 29 ottobre davanti ai cancelli dell'ex Liquichimica di Saline Ioniche per ribadire in modo fermo e deciso il nostro NO alla centrale a carbone di Saline: un’impianto impianto dannoso, inquinante e devastante che rappresenterebbe la pietra tombale sul futuro del territorio del basso jonio reggino.
Il PdCI si unisce  in questa battaglia alle popolazioni locali, ai sindaci dell'area grecanica, agli enti locali, alle associazioni ambientaliste e di salvaguardia del territorio che già in diverse occasioni hanno manifestato il loro netto rifiuto nei confronti di quest’opera che si vuole imporre a tutti i costi per soddisfare gli interessi rapaci di chi vuole realizzare solo i propri profitti. Il PdCI reggino il 29 ottobre sarà accanto ai cittadini, alle associazioni ed ai comuni che si battono contro questa scelta scellerata calata dall'alto, che mette a serio rischio la salute dei cittadini e che umilia il territorio.
Una scelta che è stata avallata anche dal colpevole assenso del governo Berlusconi-Bossi che in tal modo dimostra ancora una volta di considerare la nostra regione alla stregua di una pattumiera nella quale si può buttare di tutto.
Respingiamo con forza e con sdegno questo disegno criminale contro il popolo e contro il territorio che aggredisce uno dei territori più belli della provincia di Reggio Calabria..
Per Saline Joniche e per i comuni vicini ci vuole ben altro. In particolare occorre  uno sviluppo basato sulla salvaguardia del territorio, sul turismo, sulla valorizzazione dei prodotti e delle colture tipiche, che crei lavoro sicuro, stabile, un modello, basato sulle nuove energie rinnovabili, alternativo e sostenibile.

Partito dei Comunisti Italiani
Reggio Calabria, 26 ottobre 2011

Sostegno del PdCI alla lotta di Verbicaro

I Comunisti Italiani della Calabria sono incondizionatamente vicini alla giusta lotta portata avanti dal coordinamento dei disoccupati di Verbicaro e dell’Alto Jonio cosentino, i quali protestano contro la vergognosa insensibilità della giunta regionale guidata da Scopelliti, che non ha proceduto all’attuazione di alcuni specifici progetti occupazionali che riguardano circa 70 lavoratori.
L’azione di lotta portata avanti dai disoccupati è sfociata nella decisione, assunta da circa una settimana, di salire sul campanile della chiesa di S. Giuseppe di Verbicaro.
Nonostante i vari incontri e le promesse verbali, i disoccupati hanno deciso di proseguire l’azione di lotta e la permanenza nel campanile della chiesa che sta ospitando, con grande senso di solidarietà, la drammatica protesta dei disoccupati.
La battaglia per il lavoro dei disoccupati di Verbicaro è la battaglia di tutta la Calabria che vuole cambiare l’attuale condizione e che lotta contro il palese tentativo, portato avanti dal PDL di Scopelliti, di trasformare la Regione in una indegna macelleria sociale.
I Comunisti Italiani calabresi sono, pertanto, fino in fondo e senza alcuna esitazione, accanto ai coraggiosi disoccupati di Verbicaro e alle loro sacrosante rivendicazioni.

Michelangelo Tripodi (segretario regionale PdCI) 
Reggio Calabria, lì 23 ottobre 2011



Aggressione alla stampa

Gli episodi di vera e propria intimidazione nei confronti di alcuni giornalisti ed operatori radiotelevisivi avvenuti durante lo svolgimento dell’odierno Consiglio comunale di Reggio Calabria, rappresentano una gravissima minaccia al normale esercizio della libertà di stampa.  Libertà di stampa che, fino ad oggi, nonostante il comportamento anti-democratico tenuto dal sindaco Arena, è ancora costituzionalmente garantita. Anzi, è bene ricordare, si tratta di un pilastro della nostra democrazia.
Pertanto, la decisione, dispotica e intimidatoria, adottata da Arena, il quale ha inviato la Polizia Municipale per procedere all’identificazione di un giornalista del Corriere della Calabria e dell’operatore della troupe televisiva di Telereggio, rappresenta un episodio gravissimo ed inquietante. Si tratta di pericolosi segnali, tangibili e drammaticamente concreti, che evidenziano la mancanza del benché minimo rispetto delle basilari regole democratiche. Un triste punto di non ritorno.
Siamo arrivati ad un momento nel quale la libera stampa - colpevole, nei fatti, di informare la cittadinanza sull’enorme disastro amministrativo e sulla voragine finanziaria causati dal PDL di Scopelliti e Arena - non può svolgere la sua funzione e il suo ruolo.
Ci troviamo di fronte a fatti ed episodi di una gravità eccezionale che si inseriscono in una strategia, scientemente studiata, che mira a imbavagliare, anche a Reggio, la stampa e i giornalisti.
Ovviamente questo disegno non passerà, poiché troverà un muro invalicabile costituito dalla stragrande maggioranza del popolo libero, a partire dai Comunisti Italiani.
In tal senso, siamo vicini a tutti i giornalisti e a tutte le testate per quanto accaduto e li invitiamo a proseguire nel loro difficile impegno e nel duro lavoro quotidiano per informare ed informarci su tutto lo sfascio provocato dal decrepito “modello Reggio”: un modello utilizzato per truffare e rubare il denaro pubblico e della collettività.
Infine, suggeriamo al sindaco Arena, evidentemente particolarmente acerbo nella conoscenza della Costituzione, sulla quale, però, da sindaco, ha solennemente giurato, di andare a leggere e, eventualmente, imparare a memoria l’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.
E’ evidente che ne ha tanto ed enorme bisogno.

Partito dei Comunisti Italiani 
Reggio Calabria lì 21ottobre 2011

Sciogliere le società miste a Reggio

Le pesantissime macerie provocate dal disastro finanziario e dal fallimento del “modello Reggio” di Scopelliti e Arena, con il pesantissimo buco di oltre 170 milioni di euro rilevato ufficialmente dagli ispettori del Ministero dell’Economia e Finanze, rischiano di travolgere ed affossare definitivamente la città e tutti i soggetti che, a qualsiasi titolo, hanno avuto rapporti con l’amministrazione comunale.
E’, assolutamente, insopportabile, sotto ogni punto di vista, il vergognoso “trattamento” che stanno subendo i lavoratori della Multiservizi.
Come noto i lavoratori della Multiservizi non percepiscono gli stipendi dal lontano mese di agosto. Si tratta di una situazione assurda e inammissibile. Un’insostenibile condizione di difficoltà e disperazione che sta drammaticamente mettendo in ginocchio centinaia di famiglie che non hanno alcuna fonte di reddito.
La prima richiesta che formuliamo è che tutti i lavoratori vengano pagati immediatamente, liquidando le spettanze dovute, che ammontano ormai a tre mensilità di stipendio.
Ma ciò non basterà perché ormai è un susseguirsi di ritardi, inadempienze, sprechi e buchi di bilancio.
E’, quindi, venuto il momento di fare definitivamente chiarezza rispetto a questi carrozzoni clientelari che sono state le società miste. Società come la Multiservizi che, secondo quanto accertato dalla Procura della Repubblica Italiana di Reggio Calabria, in una recente inchiesta, aveva tra i soci privati, addirittura, le cosche della ‘ndrangheta reggina.
Vale a dire, una vergogna politica e morale: senza se e senza ma.
Insomma, fatti ed episodi gravissimi che ci impongono di dire, una volta per tutte, basta.
In tal senso, i Comunisti Italiani chiedono, ufficialmente, che si chiuda, rapidamente, la tristissima stagione delle società miste, a partire da Multiservizi, Leonia, Reges e Recasi.
Si proceda, pertanto, alla necessaria salvaguardia di tutti i posti di lavoro, nessuno escluso, attraverso l’assunzione e il rapido assorbimento di tutti i lavoratori negli organici del Comune di Reggio e, contestualmente, alla formalizzazione dell’uscita del Comune da queste società. Non c’è più tempo da perdere.
E’, infatti, inaccettabile che il Comune di Reggio continui a mantenere in vita società che, nei fatti, hanno provocato costi, esorbitanti e ingiustificati, per la collettività a fronte di servizi insufficienti o, in alcuni casi, inesistenti.
La grande mangiatoia sulla pelle dei reggini deve immediatamente finire.
Con il ritorno alla gestione diretta dei servizi comunali che noi chiediamo ci sarà sicuramente una fortissima riduzione delle spese enormi ed ingiustificabili che sono state causate dal saccheggio di risorse pubbliche operato dalle società miste. 
Si apra, quindi una nuova stagione che rimetta al centro i reali interessi della città, dei reggini e degli esausti lavoratori che attendono gli stipendi. Stipendi che servono, semplicemente, per sopravvivere.
E’ questa la limpida e lineare posizione del Partito dei Comunisti Italiani che, come la stragrande maggioranza dei reggini, è stanco di assistere al disastro amministrativo provocato dal centrodestra e dal Pdl di Scopelliti e Arena e sulla quale chiede il consenso e l’adesione di tutta la cittadinanza.
Se la nostra richiesta non sarà accolta, il PdCI proporrà alle altre forze della sinistra di promuovere congiuntamente un referendum popolare per l’abolizione delle società miste e per rompere un sistema di potere clientelare e affaristico che taglieggia i lavoratori e mortifica la città.

Partito dei Comunisti Italiani 
Reggio Calabria lì 19 ottobre 2011

venerdì 21 ottobre 2011

Eletto il segretario e il nuovo direttivo della sezione di Vibo Valentia

Nei giorni scorsi si è riunito il direttivo cittadino della sezione del Partito dei Comunisti Italiani chiamato a raccolta per l’elezione del segretario cittadino in seguito al congresso svoltosi qualche giorno prima in cui erano stati convocati tutti gli iscritti per il rinnovo degli organismi dirigenti.
Il direttivo eletto il giorno del congresso è così composto: Nicola Iozzo, Filippo Benedetti, Francesco Colelli, Francesco Masè, Alfredo Federici, Francesco Cortese, Giuseppe Borrello, Giuseppe Ambrosio, Aurelio Raniti, Giovanni De Sossi e Giuseppe Condoleo.
Il direttivo all’unanimità ha riconfermato il segretario uscente Nicola Iozzo.
Questa conferma rimarca la volontà di proseguire con quel progetto politico iniziato due anni e mezzo fa dal PdCI di Vibo Valentia, e cioè quell'idea di far posto ai giovani nella politica.
Giovani appunto, quello che forse è la novità maggiore in questo nuovo direttivo cittadino, un gruppo unito e con tanta voglia di fare che già nel passato si è fatto notare per le iniziative prodotte.
Iniziative che contiamo di riprendere al più presto, come i dibattiti aperti al pubblico e i vari banchetti informativi sui temi e sui problemi che interessano la gente. Perchè l'obbiettivo dei compagni del PdCI è proprio quello tornare a parlare alla gente e con la gente, per sentire quali sono i loro bisogni e le difficoltà dei cittadini. Un modo di fare politica che rifiuta i compromessi e gli accordi sottobanco e promuove la politica dei contenuti e dei temi che più interessano alla piazza.
Questo nuovo direttivo risulta significativo a testimonianza del fatto che esiste ancora e vive in molti giovani il pensiero, la dottrina, la dignità di un popolo comunista che si pone come obbiettivo primo cambiare lo stato di cose presenti.

Calato di nuovo il silenzio su Triparni

Dopo un periodo di forte presenza mediatica è calato di nuovo il silenzio sui molteplici problemi che interessano la piccola cittadine del comune di Vibo Valentia. Ma ad un mese di distanza dagli appelli lanciati sul quotidiano da alcuni cittadini, dal capogrupppo del Pd al consiglio comunale Michele Soriano e da noi del PdCI (non era la prima volta che ci occupavamo di Triparni) niente si è mosso, nemmeno la più semplice operazione di manutenzione ordinaria è stata fatta!
A che serve allora rivolgerci ai nostri amministratori ci chiediamo? Ma soprattutto perché certi amministratori, se non hanno voglia di rispondere alle domande dei cittadini, si candidano a rappresentarli e si battono per occupare un posto di comando, salvo poi scaldare la poltrona su cui ci si è comodamente seduti?
Ormai stiamo veramente perdendo la speranza, la rabbia sale come del resto in ogni altra parte d’Italia. I cittadini si sentono abbandonati dalle istituzioni che sono cieche e sorde ed in alcuni casi, come ad esempio comune e provincia di Vibo, anche mute. Dovunque il centrodestra sta distruggendo la storia e non rispetta i territori, ma d’altronde anche alcuni governi del centrosinistra come il nostro della provincia, stanno combinando di tutto e di più, tranne appunto che governare nell’interesse dei cittadini!
Ma noi comunisti siamo dei testardi e per l’ennesima volta vogliamo portare all’attenzione di questi “politicanti” gli innumerevoli problemi che il territorio di Triparni sta affrontando. Vogliamo ricordare ad esempio quella spada di Damocle che pende sulle persone che abitano vicino a quella che ormai è una spaventosa voragine, e ci riferiamo alla famosa piazza franata. Qualche tempo fa il Sindaco D’Agostino era venuto a Triparni per incontrare i cittadini, da allora non è più tornato dai cittadini di Triparni, forse considerati cittadini di serie B, troppo impegnato il Sindaco per dare retta a dei “paesanotti”. Ma ancora vogliamo fare una domanda più diretta: quelle lastre di eternit sul ciglio della strada, quando le porterete via? Questo sicuramente è un problema che può essere risolto in modo immediato e comunque ricordiamo che è un’emergenza sanitaria, per cui va risolta in tempi brevi. Sono passati quasi tre mesi ormai eppure nessuno se ne è mai preoccupato!
Che dire poi della strada provinciale per Porto Salvo? Non ci sono aggettivi che possano definire le condizioni penose in cui si trova, un vero colabrodo, una strada di campagna al confronto è più comoda e sicura da percorrere. Ma se l’amministrazione provinciale non poteva asfaltare la strada dopo aver fatto quei “lavori di ripristino” (se così si possono chiamare) perché ha scavato tutti quei metri di asfalto? Possibile che non sappiano farsi due conti? Quando una cosa si deve fare, si deve fare bene, inutile metterci mano per poi rendere le cose peggiori. Sicuramente il presidente De Nisi non è mai passato per quella strada altrimenti avrebbe notato, da ingegnere, che le cose non sono come dovrebbero essere e che la strada è pericolosissima soprattutto dopo queste prime piogge.
Tempo fa qualcuno aveva detto di avere la “ricetta per far rinascere Triparni”, tessendo le lodi dell’amministrazione comunale (nonostante questo fosse all’opposizione in consiglio) e immaginando grandi opere eseguite nel paese. Come in una televendita si prometteva una piazza al centro del paese (che però i cittadini non hanno mai chiesto e della quale non sentono il bisogno), il recupero del campetto e della palestra e strade sistemate qua e la. Ma come le tante televendite che rifilano patacche sappiamo che nessuna di queste cose sarà mai fatta a Triparni, soprattutto con questi amministratori e con questi rappresentanti!
La gente non chiede la luna e non vuole essere presa in giro. Sappiamo che non è un momento facile per tutta l’economia italiana e sicuramente non è il momento per chiedere lavori troppo onerosi. Quello che chiedono i cittadini sono cose semplici, spesso di manutenzione ordinaria come la sistemazione della strada provinciale e la pulizia delle cunette lungo la stessa, la rimozione di quelle lastre di eternit e lavori che ridiano decoro e dignità ad un paese che si sente depredato. Agli amministratori chiediamo una maggiore attenzione verso il territorio e verso il paese, ma soprattutto rispetto. Perché soddisfare i bisogni dei cittadini è una forma di rispetto degli amministratori e se non sono capaci di farlo allora che se ne vadano a casa, sicuramente nessuno sentirà la loro mancanza.

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia

Testamento politico di Muammar Gheddafi, Guida della Rivoluzione della Grande Jamahiriya Araba Libica Popolare Socialista

"Riteniamo sia giusto pubblicare questa lettera e lasciamo a voi ogni commento, lo lasciamo a chi si indigna per dei sampietrini lanciati contro dei blindati ma che volta il proprio sguardo altrove quando a morire sotto le cannonate è il popolo palestinese, quella stessa gente che chiedeva di arrestare di black bloc e allo stesso tempo chiedeva di bombardare il popolo libico. Noi non abbiamo più insulti da mandarvi cari moralisti a senso unico."






In nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso;
Per 40 anni, o magari di più, non ricordo, ho fatto tutto il possibile per dare alla gente case, ospedali, scuole e quando aveva fame, gli ho dato da mangiare convertendo anche il deserto di Bengasi in terra coltivata.
Ho resistito agli attacchi di quel cowboy di nome Reagan anche quando uccise mia figlia, orfana adottata, mentre in realtà, tolse la vita a quella povera ragazza innocente cercando di uccidere me.
Successivamente aiutai i miei fratelli e le mie sorelle d’Africa soccorrendo economicamente l'Unione africana, ho fatto tutto quello che potevo per aiutare la gente a capire il concetto di vera democrazia in cui i comitati popolari guidavano il nostro paese; ma non era mai abbastanza, qualcuno me lo disse, tra loro persino alcuni che possedevano case con dieci camere, nuovi vestiti e mobili, non erano mai soddisfatti, così egoisti che volevano di più, dicendo agli statunitensi e ad altri visitatori, che avevano bisogno di "democrazia" e "libertà", senza rendersi conto che era un sistema crudele, dove il cane più grande mangia gli altri.

Ma quelle parole piacevano e non si resero mai conto che negli Stati Uniti non c’erano medicine gratuite, né ospedali gratuiti, nessun alloggio gratuito, senza l’istruzione gratuita o pasti gratuiti, tranne quando le persone devono chiedere l'elemosina formando lunghe file per ottenere un zuppa; no, non era importante quello che facevo, per alcuni non era mai abbastanza.

Altri invece, sapevano che ero il figlio di Gamal Abdel Nasser, l'unico vero leader arabo e musulmano che abbiamo avuto dai tempi di Saladino, che rivendicò il Canale di Suez per il suo popolo come io rivendicai la Libia per il mio; sono stati i suoi passi quelli che ho provato a seguire per mantenere il mio popolo libero dalla dominazione coloniale, dai ladri che volevano derubarci.

Adesso la maggiore forza nella storia militare mi attacca; il mio figliuolo africano, Obama, vuole uccidermi, togliere la libertà al nostro paese, prendere le nostre case gratuite, la nostra medicina gratuita, la nostra istruzione gratuita, il nostro cibo gratuito e sostituirli con il saccheggio in stile statunitense, chiamato "capitalismo", ma tutti noi del Terzo Mondo sappiamo cosa significa: significa che le corporazioni governano i paesi, governano il mondo e la gente soffre, quindi non mi rimangono alternative, devo resistere.

E se Allah vuole, morirò seguendo la sua via, la via che ha arricchito il nostro paese con terra coltivabile, cibo e salute e ci ha permesso di aiutare anche i nostri fratelli e sorelle africani ed arabi a lavorare con noi nella Jamahiriya libica.
Non voglio morire, ma se succede, per salvare questo paese, il mio popolo e tutte le migliaia che sono i miei figli, così sia.

Che questo testamento sia la mia voce di fronte al mondo: che ho combattuto contro gli attacchi dei crociati della NATO, che ho combattuto contro la crudeltà, contro il tradimento, che ho combattuto l'Occidente e le sue ambizioni coloniali e che sono rimasto con i miei fratelli africani, i miei veri fratelli arabi e musulmani, come un faro di luce, quando gli altri stavano costruendo castelli.

Ho vissuto in una casa modesta ed in una tenda. Non ho mai dimenticato la mia gioventù a Sirte, non spesi follemente il nostro tesoro nazionale e, come Saladino, il nostro grande leader musulmano che riscattò Gerusalemme all'Islam, presi poco per me ....

In Occidente, alcuni mi hanno chiamato "pazzo", "demente": conoscono la verità, ma continuano a mentire; sanno che il nostro paese è indipendente e libero, che non è in mani coloniali, che la mia visione, il mio percorso è, ed è stato, chiaro per il mio popolo : lotterò fino al mio ultimo respiro per mantenerci liberi, che Allah Onnipotente ci aiuti a rimanere fedeli e liberi.

Colonnello Muammar Gheddafi, 5 aprile 2011

mercoledì 19 ottobre 2011

Liberiamo il partigiano Saverio Papandrea

La resistenza non è solo un momento storico del nostro paese e della nostra cultura, non è una guerriglia tra uomini con idee diverse risolta con la sopraffazione dei buoni sui cattivi, LA RESISTENZA è un valore che appartiene a tutti gli italiani. È uno stato di appartenenza che ha modificato lo stato di cose di una popolazione e che ha permesso la riacquisizione di tutti quei diritti fondamentali che sono stati sopraffatti dal ventennio fascista; è come se in quel momento TUTTI gli italiani fossero rinati, ponendo le basi della democrazia repubblicana che oggi abbiamo nel nostro paese. È stato un punto di partenza che ha aperto le porte all’Italia sul mondo moderno e democratico ponendola libera dallo stato di oppressione di una dittatura e da una fantomatica monarchia. Alla resistenza dobbiamo la libertà di espressione, la libertà di parola, la libertà di poter svolgere ul lavoro che meglio ci permette di esprimerci, proprio il lavoro, il diritto sul quale si fonda la nostra costituzione. Questo valore (la resistenza) che si è acquisito, troppe volte viene messo da parte, accantonata  e vista in un ottica che la pone come appartenente ad  una sola parte politica, ma cosi non è; perche alla resistenza hanno partecipato uomini di tutte le parti democratiche del tempo, comunisti, socialisti, democristiani, liberali, repubblicani e liberi cittadini. Questo valore oggi va rivalutato m soprattutto non possiamo dimenticarlo. Non possiamo cancellare quel momento storico, non possiamo accantonarlo per mere opportunità economiche e personali.
Cosi succede che nel nostro comune un libero commerciante, che deve la sua libertà come tutti noi proprio a quel valore, chiede ed ottiene una autorizzazione a poter costruire, legittimamente e seguendo tutti gli obblighi di legge, un gazebo in legno; questa autorizzazione viene concessa in modo libero trasparente e democratico, proprio di uno stato di diritto e non di una dittatura, dall’ufficio Urbanistica del nostro comune. Sicuramente saranno stati presi tutti gli accorgimenti di legge per questa concessione, e non vogliamo mettere in dubbio i termini legali dell’autorizzazione richiesta dal commerciante e concessa dal comune.
Ma una cosa la vogliamo chiedere ai nostri amministratori, ai capigruppo in consiglio comunale del Pdl ( Mario Mazzeo), dell’UDC ( Tonino Daffinà), del PD ( Michele Soriano) e di Sinistra per Vibo ( Stefano Luciano). Ai capigruppo consiliari che siedono negli scranni del civico consesso del comune di Vibo Valentia, affinché, per non dimenticare la resistenza, per non dimenticare la morte di uomini e donne, per non dimenticare il coraggio di chi si è difeso per consegnarci oggi uno stato di diritto che permette anche a VOI di sedere ed occupare democraticamente quegli scranni. A voi capigruppo chiediamo di attrezzarvi e trovare i modi affinché, in accordo con le parti interessate, quel gazebo venga rimosso, e si possa così ammirare, guardare e ricordare SAVERIO PAPANDREA, leggendo la lapide che lo ricorda come uno di quegli uomini di animo nobile e coraggioso, morto alla giovanissima età di 23 anni a Torino, per affermare il diritto di libertà intrinseco della natura umana. Noi cittadini vibonesi non possiamo mettere da parte la nostra memoria, coprendola con un gazebo in legno. Chiediamo ai nostri amministratori, nelle persone dei capigruppo consiliari, anche alla luce delle limitazioni che la politica ha avuto in seguito alla modifica introdotte dal  DL 267 del 2000, rispetto alla pianificazione territoriale; anche alla luce di tutto ciò la politica non può delegare agli uffici tecnici, giustificandosi come se fosse una cosa che non gli appartiene ma  deve prendersi la responsabilità di fronte alla storia per  ridare lustro e visibilità alla lapide di SAVERIO PAPANDREA. NON CANCELLATE LA STORIA!!!

Rimpasto in giunta? No grazie, al sindaco va bene così.

Qualche giorno fa il Sindaco Nicola D’Agostino, faceva sapere dalle pagine del quotidiano, che il rimpasto della giunta e la verifica chiesta in via ufficiosa da alcune “frange” di Pdl e Udc non si farà. A suo modo di vedere le cose vanno bene così, e sembra essere parecchio contento di quello che la sua giunta (non) ha prodotto. Sinceramente ci chiediamo dove sia vissuto fino ad oggi il nostro “caro” sindaco! Eppure i problemi irrisolti che attanagliano tutto il territorio comunale sono tanti, e se anche non riuscisse a capirli da solo, basta leggere il giornale per capire che ogni giorno c’è qualcosa di nuovo.

Per questo si, dobbiamo ringraziare la sua inoperosa giunta, che è bravissima nel turarsi il naso e tapparsi le orecchie per essere cieca e sorda ai problemi del comune di Vibo Valentia! Noi comunisti non ne saremmo capaci. Ma anche noi ci sentiamo di dire grazie agli 11 assessori del comune di Vibo Valentia.

Questa giunta ha affrontato al meglio il problema dell’acqua potabile che, ricordiamo, ancora non è stato risolto. Ha combattuto ma ha miseramente perso contro i rifiuti che ormai invadono con prepotenza le nostra strade! Per far fronte ai tagli fatti dai loro stessi amici (degli amici) del governo nazionale e regionale, il grandissimo economo Scianò (colui che qualche mese fa faceva il saluto romano davanti alla statua di Luigi Razza) magicamente è riuscito a far sparire 5milioni di euro, in meno di un anno e mezzo, dalle casse del comune! Hanno affrontato il dramma del dissesto idrogeologico e ne sono usciti dissestati! Hanno brillantemente pensato di fronteggiare il problema della disoccupazione assumendo gente a propria discrezione e senza concorsi. Ma ricordiamo ancora l’inquinamento del litorale, la questione del blocco dell’edilizia, la  viabilità, ilavori pubblici. Questa è la migliore giunta possibile secondo D’Agostino? Non osiamo pensare ad una giunta peggiore. Hanno affrontato tutto questo e hanno risolto qualcosa? Nulla!!! Una manica di incapaci, e meno male che uno dei più inutili l’hanno regalato a De Nisi per alzare di livello quell’altra giunta, per il quale non sappiamo se ridere o piangere.

Ma qualcosa è stata prodotta, tipo l’utilissima campagna di sterilizzazione dei cani di cui sicuramente saranno contenti gli animalisti! Ma anche il censimento per l’eternit che oggi ci ritroviamo allegramente depositato sulle strade della città! A Triparni ed alla biblioteca comunale ormai ci hanno fatto l’abitudine e gli abitanti limitrofi hanno già prenotato le sicure sedute di chemioterapia! Sponsorizzate dall’attuale amministrazione comunale! Senza parlare della fogna che invade le campagne tra Vena inferiore e Triparni. Non contiamo poi le strade-groviera piene di buchi, da dove ogni tanto, (vedi zona Terravecchia) si affaccia qualche ratto per rivendicare il territorio, ratti talmente tanto grossi che dovrebbero chiedere la concessione edilizia per le loro tane!

Ecco cosa hanno fatto: hanno trasformato la città in uno scenario post apocalittico. Il nostro comune sembra Tripoli, peccato però che da noi non ci siano gli insorti, quello che vediamo è solo colpa di inettitudine ed apatia!
Quello che invece avrebbero dovuto affrontare sono i rimorsi di coscienza per aver messo in ginocchio una intera città ma ci rendiamo conto che  gli viene altamente difficile ammettere i propri errori e tornare mestamente a casa e questo è anche colpa dell’opposizione consiliare che invece di fare le barricate in consiglio preferisce scaldare le poltrone.

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia

lunedì 17 ottobre 2011

6° congresso provinciale PdCI - Reggio Calabria

“Battere la destra, unire la sinistra e ricostruire il Partito Comunista”. Con queste parole d’ordine si è svolto, alla presenza del segretario regionale Michelangelo Tripodi e del segretario nazionale Oliviero Diliberto, il 6° Congresso provinciale del Partito dei Comunisti Italiani di Reggio Calabria. Un Congresso molto partecipato che i Comunisti Italiani hanno deciso di dedicare al giovane operatore di Emergency Francesco Azzarà di Motta S. Giovanni, rapito lo scorso 14 agosto nel Sud Darfur. Questo piccolo e simbolico gesto del PdCI è finalizzato a mantenere viva l’attenzione mediatica e a sollecitare un intervento concreto del governo italiano che sulla vicenda di Francesco Azzarà sembra alquanto silenzioso e distratto. Il PdCI – come ha affermato Michelangelo Tripodi - ha evidenziato la necessità di rilanciare in Calabria e nei territori una forte opposizione politica e sociale contro le false promesse della giunta Scopelliti e contro il disastro economico-finanziario provocato dal modello Reggio e dal Pdl. Una lotta di opposizione trasparente e lineare che, però, non potrà essere portata avanti da personaggi trasformisti e voltagabbana che, come avvenuto recentemente, hanno rubato i consensi dei Comunisti e della Federazione della Sinistra e poi hanno tradito gli ideali e in maniera spudorata hanno fatto il salto della quaglia, come per esempio il transfuga consigliere regionale De Gaetano.
Molto applauditi sono stati gli interventi del sempre puntuale intellettuale meridionalista prof. Pasquino Crupi e dello scrittore Gioacchino Criaco, calabrese di Africo, il quale, con la sua trilogia noir, è ormai diventato un fenomeno editoriale in campo nazionale. Criaco si è definito un comunista dormiente pronto a riprendere la battaglia delle idee per un’indispensabile giustizia sociale.
Elevate e di grande spessore sono state le conclusioni del segretario nazionale del PdCi Oliciero Diliberto, il quale partendo dalla constatazione della drammatica crisi provocata dal governo anti-meridionale di Bossi e Berlusconi, ha fatto emergere l’esigenza di costruire una grande alleanza democratica per mandare a casa Berlusconi e la destra. Un’alleanza che – secondo Diliberto – dovrà, anche, rappresentare il mondo del lavoro e delle ampie fasce sociali più deboli.  La novità politica della proposta di Oliviero Diliberto è rappresentata dal fatto che la Federazione della Sinistra, che comprende il Pdci e il Prc, garantirà la governabilità dell’eventuale nuovo governo attraverso l’impegno su tre specifici punti programmatici, vale a dire: interventi sull’assurda precarietà, investimenti di ingenti risorse nel mondo della cultura, della scuola e dei saperi e una politica fiscale che combatta l’evasione a partire dall’inserimento di una indispensabile patrimoniale.
Riguardo le prospettive dei Comunisti Italiani, il leader del PdCI ha evidenziato che, dopo la fase buia seguita dall’uscita dal Parlamento del 2008, inizia a vedersi un barlume di luce in fondo al tunnel. Infatti, il PdCI è un partito in salute e in crescita che vede una straordinaria e, per molti versi inaspettata, adesione di tantissimi giovani e ragazze.
Al termine del dibattito politico il 6° Congresso del PdCI di Reggio Calabria ha eletto il nuovo Comitato Federale formato da 60 componenti e ha nominato i 23 delegati reggini che parteciperanno al Congresso Nazionale che si terrà a Rimini dal 28 al 30 ottobre prossimi che sono: Arevole Giuseppe, Cimato Franco, De Lorenzo Francesco, Fascì Lorenzo, Tripodi Ivan, Femia Rosanna, Filardo Emilio, Gallo Massimo, Iacopino Caterina, Labate Daniela, Laguteta Daniele, La Maestra Nicola, Malgeri Bruno, Marcone Angelo, Morena Natale, Policaro Marco, Politanò Rosamaria, Priolo Francesco, Racobaldo Fabio, Sciglitano Pino, Tripodi Girolamo, Tripodi Michele, Valenzisi Bruno. Infine, l’avv. Lorenzo Fascì è stato rieletto all’unanimità segretario provinciale dei Comunisti italiani.

Reggio Calabria lì 18 ottobre 2011

Il berlusconismo di De Nisi

Il Pd nazionale nel momento in cui il Premier BERLUSCONI “raccatta” parlamentari per mantenere la propria maggioranza grida allo scandalo, alla vergogna ed alla indignazione, facendone una questione morale. Poi succede che a alla provincia di Vibo Valentia per restare in piedi e continuare a “governare” si inserisce in maggioranza, e nella giunta, un uomo candidato ed eletto, 340 voti, nelle elezioni comunali di Vibo Valentia del 2010, con una lista, l’Udc, avversa in entrambi i turni alla coalizione di centro sinistra guidata dal candidato a sindaco Michele Soriano. Stiamo parlando di un uomo che può essere considerato, con il suo consistente bacino di voti, tra gli artefici del mancato successo al primo turno della coalizione di centro sinistra. Stiamo parlando dello scorso anno, 19 mesi orsono. Ma il problema non è il neo assessore Vincenzo Pasqua, ma è il perpetrare di questa politica, su modello berlusconiano, che mira all’autoconservazione e al non rispetto delle regole ogni volta che si deve mirare al primo fondamentale obiettivo della buona parte degli eletti, LA POLTRONA. Il problema caro presidente De Nisi è il suo modello di politica.
Allora ci chiediamo, il mondo è in rivolta, il vento della protesta parte dall’africa mediterranea, passa per la Grecia, attraversa la ricca Israele, arriva nella penisola araba, ritorna in Europa passando per Germania, Francia, Italia e Spagna; arriva nel cuore dell’economia Americana (New York, Wall street), si spinge in Sudamerica. Ed a Vibo Valentia cosa succede? Che un manipolo di uomini, per conservare il proprio posto arriva a mettere da parte ogni regola della buona politica costruita su un principio come la coerenza, e chiama a partecipare nella propria giunta un uomo, giovane, espressione del centro destra vibonese? Questa è la soluzione Presidente De Nisi? Lei crede che sia stata proprio questa la scelta migliore? Ma nel momento in cui ha chiesto a Vincenzo Pasqua di partecipare alla sua squadra, non le è minimamente passato per la testa il fatto per cui un bel po’ di cittadini, stanchi della politica dei nominati, delle veline, delle poltrone da difendere a tutti i costi, si possa incazzare nel vedere questo tentativo estremo di autoconservazione che lei incarna in questo momento? Che sia chiara una cosa, il PdCI federale, anche nei passati incontri nell’estate del 2010 non le ha mai chiesto nulla, abbiamo sempre chiesto invece un cambiamento di rotta, ma a distanza di un anno vediamo che la rotta è sempre la stessa (anzi peggiorata perché fa la politica del “prendi-tutto” del Premier Berlusconi).
Quando il suo partito parla di Berlusconismo da sconfiggere, da accantonare da abbattere , vorremmo darvi un consiglio: non vi “indignate”, non vi arrabbiate, non ponetevi come alternativa, perché siete la stessa cosa! Berlusconi tenta di sopravvivere distribuendo incarichi in modo arbitrario e senza criterio, azzerando le regole. VOI fate lo stesso, offrendo posti di governo, ai primi disposti a sostenervi, e poco importa la loro provenienza politica, se prima erano candidati in schieramenti avversi ai suoi, l’importante non è la coerenza politica, ma è solo la SOPRAVVIVENZA e la conservazione della POLTRONA. La politica sta a zero, i giovani vanno via e quei pochi che rimangono, laureati e non, vengono presi a pesci in faccia. Voi con questo modo di intendere la politica continuate ad essere gli artefici del nulla, di un territorio senza futuro, dove vengono premiati gli amici, ed i serbatoi di voti come detto, nella sua giunta, seppur con qualche piccolo barlume di luce, la politica continua a stare a zero allontanando i cittadini da essa, e quando poi i cittadini vogliono e chiedono l’abolizione delle province, non vi nascondete dietro il dito dei criteri, perché non è stato fatto nulla per dimostrare che la provincia meriti di continuare a vivere.

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia

Auguri Compagno Federici

Il comitato federale del Partito dei Comunisti Italiani di Vibo Valentia, nella persona del suo segretario Filippo Benedetti, ha appreso con grande gioia e soddisfazione la nomina avuta dal compagno Alfredo Federici, dirigente dello stesso PdCI, quale nuovo segretario regionale dell’ORSA.  
Ad Alfredo vanno i migliori auguri ed un grande “bocca in lupo” per il lavoro che andra ad affrontare con la sua grande passione e devozione politica già dimostrata negli anni passati in tutti gli incarichi di partito ed istituzionali che gli sono stati affidati.  La nomina di un uomo di sinistra, un comunista alla guida regionale di un cosi’ importante e sempre impegnato sindacato testimonia il fatto  che la sinistra vera di alternativa, di lotta e di classe in Italia è viva e vegeta ed èd è pronta a dare il suo contributo, attraverso le tante compagne ed i tanti compagni, alla tutela dei diritti dei lavoratori, senza mai scendere a compromessi. Il compagno Federici Incarna fedelmente questa politica senza compromessi, che lo ha visto sempre dalla parte dei lavoratori e dei più deboli.

Il segretario Federale del PdCI
Filippo BENEDETTI

Comunicato FGCI sulla Piscina Comunale di Vibo Valentia

In quest’epoca di degrado, culturale e sociale, mentre assistiamo al graduale e rapido “imbarbarimento” della società civile, la ricerca di quelle che possono essere delle ancora di salvataggio, appare più che mai lontana dagli interessi della politica locale e nazionale.
In un territorio come il nostro, sempre più perso nei meandri di un oblio culturale senza precedenti, anziché investire su iniziative che possano trainare la nostra società verso un riscatto socio-economico-culturale, quali ad esempio lo sport ed il lavoro, si vanno a “decapitare” le già poche esperienze attive.
Sport e lavoro appunto, tematiche sempre presenti nei dibattiti e nei simposi dei nostri politologi, ma che in pratica subiscono una continua disattenzione dagli stessi.
Succede allora che “l’unica” piscina dell’intero territorio vibonese viene abbandonata ad un triste destino, nel colpevole silenzio dell’amministrazione comunale e della politica vibonese tutta, che non spende nemmeno un rigo nel difendere la struttura e i suoi dipendenti.
Una politica malata e logorata che dimentica il disagio fino ad oggi arrecato agli utenti (sportivi e ammalati) e, volutamente, si disinteressa del problema occupazionale a cui vanno incontro i 15 padri di famiglia che, come al solito, pagano a proprie spese gli errori e le disattenzioni di chi gestisce la cosa pubblica.
Noi riteniamo che, al contrario di quel che dice il capitalismo moderno, il benessere di una società non si misura con il potere economico ma con lo stato di soddisfazione del cittadino, il quale viene garantito anche dall’esercizio delle attività ludico-sportive. Nel caso del comune di Vibo, infatti, non possiamo accettare che l’amministrazione si rifiuti di investire denaro per il recupero e la riapertura della piscina comunale, ignorando, di fatto, le esigenze di centinaia di cittadini. Se vogliamo migliorare le sorti di questa nostra città dobbiamo pretendere che sia fatta più attenzione agli interessi del cittadino.
Noi da giovani e da comunisti ci sentiamo in dovere di appoggiare la protesta dei lavoratori della piscina comunale e al contempo vogliamo lanciare un messaggio ad una città che ancora una volta tace dinnanzi all’incapacità politico-amministrativa di una classe dirigente molto attenta ai propri problemi e poco a quelli della collettività, con la speranza che l’indignazione ritorni ad essere un sentimento vivo in tutta la comunità dinnanzi ai quotidiani torti che ella subisce.
Francesco Colelli Coordinatore Provinciale FGCI

Transfughi al PD e questione morale

Nei giorni scorsi, come da tempo, spesso inascoltati, avevamo previsto, il consigliere regionale Nino De Gaetano ha dato un annuncio, destinato certamente a meravigliare il mondo politico planetario e a prosciugare le acque del Mar Rosso: entra con i suoi fedeli ripetitori nel Pd con una apologia dissimulata di Berlusconi. Sotto questo profilo Nino De Gaetano non è un convertito, che conserva sempre qualcosa della vecchia pelle. Invece, appartiene alla categoria dei rinnegati, che ripudiano il passato per motivare il salto della quaglia e per aggraziarsi le simpatie di quanti già stanno nella nuova apaprtenenza. Tipico, questo, degli opportunisti di sinistra, che all’enfasi della frase solenne e dei principi, arrotolati in forme catechistiche, fanno seguire  l’assoluta miseria di comportamenti tipici dei trasformisti e dei voltagabbana. E a nulla vale che Nino De Gaetano tenti di camuffare il suo opportunismo di sinistra con richiami alla necessità di offrire proposte concrete ai lavoratori. Egli è finito nel Pd, un partito moderato, che risulta incapace, per le sue contraddizioni interne, anche di fare una vera opposizione in Italia e in Calabria. Noi non siamo sorpresi dal passaggio al Pd di De Gaetano e dei suoi sodali. Lo avevamo detto da molto tempo che questa era la traiettoria verso cui si muovevano i transfughi di Rifondazione. Peraltro, come volevasi dimostrare, avevamo previsto e denunciato, il cosiddetto Progetto Sinistra non era altro che un miserevole alibi per tentare di giustificare quello che in nessun modo può essere giustificato: la svendita dei valori e il tradimento delle idee.
Adesso Progetto Sinistra scompare e, come nel gioco delle tre carte, compare la destinazione finale: il Partito Democratico.
De Gaetano afferma che le ideologie sono finite, però arriva a questa originale conclusione dopo avere scippato ai Comunisti Italiani e alla Federazione della Sinistra un seggio al Consiglio regionale, un seggio ottenuto solo ed esclusivamente grazie al ruolo politico e ai voti determinanti del PdCI. Soltanto un anno fa, si è candidato nella lista della Federazione della Sinistra e, allora, non ebbe alcuna esitazione o remora ideologica. Invece, il consigliere De Gaetano scopre la fine delle ideologie adesso. Forse dimentica che il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero, intimandogli il rispetto delle regole dei comunisti in materia di finanziamento al Partito, lo ha pubblicamente definito espressione di una grandissima questione morale.
Ma chi ha buona memoria ricorda che Nino De Gaetano, il quale solo dopo l’ingresso nel Pd vede la luce, aveva due precisi doveri etici e politici: primo, trasferire quanto dovuto, e da se stesso stornato, alla Federazione della Sinistra di cui faceva parte e che gli ha permesso di entrare in Consiglio regionale; secondo, restituire il mandato elettorale alla Federazione della Sinistra grazie alla quale era stato eletto. Né l’una né l’altra cosa, come fanno i politici da strapazzo, tutti quelli che non hanno né arte né parte. Uno sfregio ai tantissimi militanti che hanno condotto una campagna elettorale per i comunisti e la FdS.
Sono questi opportunisti che il Pd insacca in forma solenne, rendendosi responsabile della crescita della mala pianta del trasformismo. Il Pd, nel mentre parla di etica e politica, sguainando la scimitarra contro i trasformisti che da sinistra passano a destra o gli Scilipoti di turno, contestualmente si comporta allo stesso modo. Ma, forse, dal punto di vista elettorale, ci hanno azzeccato. Con Nino De Gaetano espugneranno Archi. Un bel risultato che, evidentemente, apre una voragine di natura morale ed etica nel Pd, un partito disposto ad accettare queste incomprensibili acrobazie pur di accogliere nelle proprie fila personaggi voltagabbana e trasformisti.
Davanti a questo scempio rilanciamo la necessità e l’indispensabilità di una forte presenza dei comunisti e della sinistra in Calabria e in Italia. Allo stesso modo ribadiamo i valori della diversità comunista, insegnatici da Enrico Berlinguer, rispetto al deserto etico e morale di squallidi ed inutili personaggi che si ricorderanno soltanto per essere stati dei saltimbanchi della politica. 

Reggio Calabria, lì 10 ottobre 2011

LA SEGRETERIA REGIONALE DEL PdCI DELLA CALABRIA

giovedì 6 ottobre 2011

Nuovo comitato federale PdCI - Vibo Valentia

Sabato 1 ottobre 2011 presso i locali della CGIL d Vibo Valentia si è svolto il V° congresso federale del PdCI. All’ordine del giorno la votazione del documento congressuale nazionale ed il rinnovo degli organismi dirigenti e i delegati al congresso nazionale. All’evento era presente il segretario regionale del PdCI Michelangelo Tripodi che ha seguito i lavori del congresso nella veste di garante.

Durante la prima fase si è sviluppata la discussione sul documento congressuale nazionale, presentato dal segretario uscente Stefano D’Apa, il quale si è concentrato sul cuore del documento: la ricostruzione del Partito Comunista che veda il superamento dei due principali partiti della sinistra in Italia, il PdCI ed il PRC. Questa proposta che da tempo il nostro partito ha in cantiere, viene formalizzata nel congresso e rimandata alla dirigenza del PRC, dalla quale tutti noi ci aspettiamo una risposta a breve e propositiva. Riunire i due principali partiti comunisti d’Italia quindi, nell’ottica del superamento delle divisioni nate anni fa, per dare risposte a tutte quelle compagne e quei compagni che da tempo ci chiedono questo. La proposta ovviamente si ripercuote anche a livello provinciale, dove il PdCI Vibonese chiede ai compagni del PRC uno sforzo concreto in questa direzione, proponendo all’interno del PRC stesso l’accelerazione di tale processo. Non ha più senso e probabilmente non lo ha mai avuto, avere in Italia due partiti comunisti. Già da qualche mese nella federazione di Vibo tra il PdCI e il PRC si è intrapresa la strada dell’unità politica e di intenti anche per quanto riguarda le iniziative che stiamo portando avanti in piazza e tra la gente, proprio lì dove devono stare i Comunisti.

Il perno principale su cui ruota l’agire politico del nostro partito è quello della ricomposizione della sinistra e, secondo noi, solamente con un solo Partito Comunista si potrà avere una sinistra unita e la federazione della sinistra deve quindi continuare il suo percorso di laboratorio politico, dentro il quale le varie anime della sinistra possano confrontarsi e proporre le proprie idee, per dare slancio e continuità alla sinistra italiana. La discussione si è susseguita con gli interventi dei compagni dalla platea congressuale, alla fine dei quali si è proceduto alla votazione del documento congressuale, votato all’unanimità. Si è proseguito in seguito a votare gli organismi dirigenti federali che elenchiamo di seguito, organismi eletti dal voto unanime dalla platea.

Il comitato federale è cosi composto:
Filippo Benedetti, Nicola Iozzo, Giuseppe Ambrosio, Giovanni De Sossi, Giuseppe Condoleo, Giuseppe Borrello, Aurora Corso, Walter Caglioti, Giuseppe Ceravolo, Stefano D’Apa, Antonio D’Apa, Maurizio Cariddi e Cosma Brosio.
Segretario federale: Filippo Benedetti
Tesoriere federale: Giuseppe Ambrosio
Presidente del Comitato Federale: Stefano D’Apa

La scelta del nuovo comitato è dettata sicuramente dal senso di ringiovanimento e di cambiamento che il PdCI vuole attuare a tutti i livelli, per queste motivazioni, oggi, abbiamo un partito che si rinnova, con una nuova classe dirigente fatta soprattutto da giovani con nuove idee e tanta voglia di fare. Compagni che fanno politica per passione e non per arrivismi vari molto presenti in altri partiti. Giovani che hanno tutta l'approvazione dei membri del direttivo uscente, e del partito tutto, che hanno fatto posto alle nuove leve spianandogli la strada e mettendo al servizio la loro esperienza ed esprimendo la loro totale disponibilità a continuare a lavorare al fianco di questo nuovo comitato provinciale pur senza ricoprire cariche ufficiali. Un partito che lavora in armonia, senza correnti interne che impediscono di raggiungere gli obbiettivi prefissati.
La platea ha infine salutato e ringraziato il comitato federale uscente, il segretario uscente Stefano D’Apa ed il tesoriere uscente Melissa Garrì.

Partito dei Comunisti Italiani - Vibo Valentia

domenica 2 ottobre 2011

Significativa analisi del Partito Comunista Siriano sulla situazione in tale paese

Comunicato di Husein Nemer, primo segretario

su http://www.solidnet.org | Traduzione a cura di http://www.marx21.it


Husein Nemer, primo segretario del Partito Comunista Siriano (unificato), uno dei due partiti comunisti (l'altro è il Partito Comunista Siriano) che fa parte del Fronte Nazionale Progressista in Siria (insieme, tra gli altri, al Partito Baath) analizza l'attuale momento della vita politica nel suo paese, pronunciandosi per radicali riforme democratiche, ma allo stesso tempo, nella rete Solidnet, rivolge un appello ai partiti comunisti e operai di tutto il mondo perché si oppongano all'aggressione imperialista in atto contro la Siria.


Vi presentiamo una breve analisi degli avvenimenti che si sono sviluppati nel nostro paese, la Siria, allo scopo di mettere in evidenza alcuni fatti, da un lato, e smentire certe menzogne assolutamente inventate e messe in circolazione dai media della propaganda imperialista che prende di mira la Siria.

Dopo l'inizio degli avvenimenti nel marzo scorso, decine di catene televisive in America, in Gran Bretagna, in Francia, e alcune anche nel mondo arabo, e centinaia di siti internet hanno lavorato freneticamente per falsificare la realtà su tali eventi, indirizzandosi all'opinione pubblica mondiale con programmi appositi, diffusi giorno e notte.

Il presidente americano fa quotidianamente dichiarazioni che fanno riferimento a minacce dirette alla Siria, a un'ingerenza flagrante negli affari interni del popolo siriano. Molti governanti dell'Unione Europea seguono le orme del presidente americano.

Le minacce e le ingerenze hanno raggiunto il culmine quando il presidente americano ha proclamato l'illegittimità del regime siriano. Sanzioni severe e ingiuste sono state imposte al popolo siriano e alla sua economia. Più pericolosi ancora i piani che sono stati discussi dalla NATO allo scopo di lanciare ondate di attacchi aerei per molte settimane contro 30 siti strategici in Siria, in modo esattamente somigliante a ciò che è accaduto in Jugoslavia.

Alcuni governanti dell'Unione Europea non hanno esitato a fare appello a trattare la situazione in Siria con metodi, che sembrano la copia esatta di quelli usati nella crisi libica, dove decine di migliaia di civili sono stati massacrati, decine di fabbriche e siti economici sono stati distrutti dalle incursioni aeree, mentre nel frattempo, la Libia veniva divisa.

Stati membri dell'alleanza imperialista internazionale cercano, con tutti i mezzi possibili, di far adottare una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che condanni la Siria, per farla seguire da risoluzioni successive contro la Siria, in base all'articolo 7 della Carta dell'ONU, allo scopo di legittimare una campagna aggressiva. Grazie all'opposizione della Russia e della Cina, affiancate da Sud Africa, India, Brasile e Libano, i tentativi imperialisti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU sono, fino ad ora, stati sventati.

Tutti questi intrighi vengono così giustificati:

Dei manifestanti sono stati uccisi in Siria, e si è fatto ricorso a metodi repressivi nel trattamento delle manifestazioni,

La manipolazione delle insufficienze del regime in Siria, come la mancanza di democrazia e il monopolio esercitato dal potere, allo scopo di fare pressione sul regime perché adotti cambiamenti interni, mentre i cambiamenti interni dovrebbero essere considerati come parte integrante della sovranità di qualsiasi paese.

Certo, molte manifestazioni hanno avuto luogo a partire dal mese di marzo, richiedendo riforme sociali, economiche e democratiche. La maggior parte di tali rivendicazioni è stata sostenuta dal nostro partito come la maniera di opporsi alle conseguenze nefaste della messa in opera di misure economiche liberali, uscite dagli accordi raggiunti con il FMI, e della trasformazione della Siria in un'economia di mercato. Gli effetti sono stati molto pesanti sul livello di vita dei poveri e dei ceti medi.

La direzione politica del paese è stata costantemente messa in guardia, nella stampa del nostro partito, negli incontri ufficiali e nei memorandum ufficiali, l'ultimo di cinque settimane fa. I manifestanti erano pacifici.

Essi sono stati presto manipolati da religiosi fondamentalisti e da gruppi radicali dall'ideologia oscurantista.

Da pacifiche, le manifestazioni sono diventate armate, mirando a raggiungere obiettivi che non hanno niente a che fare con le riforme politiche e sociali. Le forze di sicurezza hanno commesso numerosi errori ingiustificabili nell'affrontare le manifestazioni. Decine di civili e di soldati sono stati uccisi. Si sono costituite bande armate, che hanno attaccato proprietà pubbliche e private, e hanno innalzato barricate in alcune città dove hanno preso il sopravvento. Negli ultimi mesi, queste bande armate si sono incaricate di allestire siti armati nelle regioni frontaliere della Siria, da una parte, e della Turchia, del Libano, della Giordania e dell'Iraq per assicurare la continuità dell'approvvigionamento di armi e attrezzature diverse.

Comunque, le bande armate non sono riuscite a costituire una base di frontiera stabile. Ciò è costato la vita a centinaia di civili e di soldati, più di 2.000 vittime. Allo stesso tempo, certi avvenimenti sono stati esagerati. I fatti sono stati falsificati. Strumenti elettronici e mediatici sofisticati sono stati utilizzati allo scopo di far passare l'esercito siriano come completamente responsabile di questi eventi, e di sollevare da ogni responsabilità le bande armate.

Sotto la pressione degli avvenimenti, il governo siriano ha adottato numerose riforme sociali e democratiche, come: l'annullamento delle leggi di emergenza, dei tribunali d'eccezione e il carattere legale accordato alle manifestazioni pacifiche. Recentemente, sono state approvate una nuova legge elettorale e una legge che consente la creazione di partiti politici. E' in corso di preparazione una nuova costituzione o una costituzione modificata.

Sono state anche approvate nuove leggi nel campo dei media e dell'amministrazione locale.

Gli obiettivi delle leggi e delle misure sono: rompere il monopolio del potere esercitato dal partito Baath, per instaurare una società pluralista e democratica, per garantire le libertà pubbliche e private, per contribuire allo sviluppo della libertà di espressione e riconoscere il diritto dell'opposizione all'attività politica pacifica.

Malgrado le nostre riserve in merito ad alcuni articoli, consideriamo queste leggi molto importanti. Per più di quarant'anni, il nostro partito ha lottato perché tali leggi venissero adottate. Se queste leggi venissero attuate, potrebbero rappresentare un passo importante in avanti, nella transizione della Siria verso una società democratica e pluralista.

Vasti settori dell'opposizione nazionale pacifica hanno accolto positivamente queste misure, mentre l'opposizione fondamentalista e armata continua ad agitare sempre gli slogan del rovesciamento del regime, inasprendo le tensioni tra le comunità.

Cercare di dipingere il problema come se si trattasse di una lotta comunitaria o religiosa è una falsificazione flagrante dei fatti.

Possiamo riassumere la situazione nel modo seguente:

Le tensioni armate nelle città siriane sono diminuite. Le bande armate hanno subito pesanti perdite. Tuttavia, alcune di queste sono in grado di riprendere l'attività.

Le manifestazioni pacifiche non sono scomparse e non saranno affrontate con la violenza di Stato, a meno che non siano accompagnate da agitazioni violente.

Lo Stato ha invitato l'opposizione nazionale a partecipare a un dialogo politico generale che si proponga di contribuire alla realizzazione della transizione alla democrazia e al pluralismo in maniera pacifica. Il dialogo deve affrontare numerose difficoltà, tra cui la più importante è la pressione dei gruppi armati che si oppongono al dialogo pacifico e a una soluzione pacifica, e che dipendono dal sostegno straniero.

Le minacce imperialiste e colonialiste contro la Siria si sono intensificate. Malgrado queste minacce creino grandi difficoltà, dobbiamo essere pronti ad affrontarle.

Per quanto riguarda la situazione nel nostro paese, emerge che:

I movimenti di protesta si manifestano sempre in forme diverse. Differiscono da un governatorato all'altro. Si può rilevare come la maggior parte dei movimenti parta dalle moschee, delle zone rurali e dei quartieri più poveri per dirigersi verso il centro delle città.

I movimenti tra le minoranze etniche o religiose sono rari. Nelle fabbriche, nelle università e nei sindacati non esiste questo movimento.

Nei circoli della grande borghesia, in particolare nelle grandi città come Aleppo, Latakia e Damasco, non si avverte movimento.

Non esiste alcun movimento tra i clan e le tribù.

L'opposizione si compone per lo più di partiti molto diversi. Alcuni sono patriottici, e si oppongono all'ingerenza straniera e alle bande armate. Essa può contare sui Fratelli Musulmani che possono essere considerati come il partito più attivo e meglio organizzato nel paese e all'estero.

Ci sono anche molti gruppi tradizionalisti con differenti orientamenti, la cui influenza è chiaramente visibile nei raduni e nelle manifestazioni in diverse regioni. Questi gruppi non nascondono i loro obiettivi prettamente reazionari e settari.

Sul posto, i gruppi più attivi e importanti dall'inizio delle manifestazioni sono i coordinamenti locali che comprendono gruppi di giovani privi di orientamento o un'ideologia comune chiara, se non slogan come: "Abbasso il regime!". Sono vulnerabili alle pressioni esterne e interne.

L'opposizione in esilio è composta essenzialmente da intellettuali, da tradizionalisti, da persone che hanno abbandonato il regime, mantenendo alcuni contatti nel paese (Khadam e Refaat Al Assad).

Nell'ultimo periodo, queste forze hanno organizzato molte conferenze all'estero (eccetto un incontro organizzato all'hotel Samir Amis a Damasco dall'opposizione interna), con l'obiettivo di mobilitare le forze e coordinare le posizioni. Ma hanno prevalso le differenze ideologiche, politiche come anche gli interessi. Certe forze dell'opposizione all'estero hanno lavorato duramente per ottenere il sostegno delle forze straniere colonialiste.

Fino ad ora, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno condotto una campagna internazionale di minacce contro il regime in Siria che cercano insistentemente di imporre sanzioni contro la Siria, in particolare le sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e di altre organizzazioni internazionali, mentre la Russia e la Cina continuano ad opporsi a tali sanzioni e misure. La Turchia ha scelto una posizione opportunista che oscilla in funzione dei suoi interessi regionali e politici. In sostanza, esiste un'unanimità internazionale nell'opposizione alle misure militari indirizzate contro la Siria, come quelle che si sono prodotte in Libia, dal momento che la Lega Araba e il Consiglio di Sicurezza dell'ONU non adottano risoluzioni che aprano la strada a questa prospettiva. Il conflitto su tale questione è feroce.

Eccetto il Qatar che gioca un ruolo essenziale nella congiura contro la Siria, esistono differenti opinioni e posizioni nel mondo arabo per quanto concerne la situazione in Siria.

Giorno dopo giorno, la situazione economica va deteriorandosi, la pressione sulle condizioni di vita delle masse si intensifica.

Il regime si dimostra coerente e offre grandi possibilità. Cinque mesi dopo l'inizio degli avvenimenti, nessuna delle istituzioni fondamentali (il partito, l'esercito, la sicurezza, le istituzioni dello Stato, le ambasciate, le organizzazioni popolari, i sindacati, il Fronte nazionale progressista...) hanno conosciuto divisioni.

Naturalmente, il quadro non è statico, e deve essere valutato nei suoi aspetti dinamici, nella sua evoluzione e nel suo sviluppo, giorno dopo giorno.

Tra gli scenari possibili:

La crisi potrebbe continuare ancora per un lungo periodo, portando ad altre catastrofi, bagni di sangue e sofferenze.

Un baratro che potrebbe preludere all'anarchia generale, a una guerra civile o qualcosa del genere, che apra la via a un intervento straniero.

Potrebbe prodursi una divisione evidente nell'opposizione, con la conseguenza che una parte di essa si apra a un dialogo serio con il regime per arrivare a un nuovo contratto sociale nel paese.

La fine delle divergenze nell'approccio e dell' "immobilismo" per quanto concerne le forze di regime.

Le fuoruscite possibili sono due: sia l'avanzata verso una soluzione politica della crisi che ne renda possibile la fine rapida e definitiva, che il proseguimento del ricorso al trattamento con metodi repressivi della crisi, qualsiasi ne sia il prezzo.

E' difficile prevedere il modo con cui sarà raggiunta la soluzione decisiva.

Potrebbero prodursi avvenimenti inattesi, che inducano tutti i partiti a trovare un accordo, o ad accettare un accordo imposto da potenze straniere per aiutare il paese a trovare una via d'uscita dal tunnel in cui si è infilato.

Dov'è il partito ora?

Per cominciare vorremmo attirare la vostra attenzione sul fatto che il nostro partito aveva inviato un memorandum al comando nazionale alla vigilia della 10° conferenza nazionale del partito Baath nel 2005. Il partito aveva chiesto che lo Stato venisse separato dal partito, che la democrazia e le libertà fossero garantite, che le leggi d'emergenza fossero rimosse, che si mettesse termine al dominio del partito Baath sui sindacati, che la corruzione fosse combattuta, ecc.

Inoltre, noi ci teniamo ad aggiungere che il partito ha affermato, in tutti i documenti adottati nell'ultimo periodo, che esso sostiene la posizione nazionale della Siria.

Per realizzare questo obiettivo, i bisogni economici, sociali e democratici delle masse popolari devono essere soddisfatti. Noi abbiamo discusso nel dettaglio di queste rivendicazioni nelle nostre conferenze e documenti.

Nella sua analisi della profonda crisi attuale, il nostro partito ha indicato chiaramente che la principale contraddizione si trova tra la formula politica di un paese governato da decenni e le rivendicazioni di democrazia, sviluppo sociale, economico e culturale di cui ha bisogno la Siria.

L'essenza della nostra posizione è che questa formula politica si basa sul monopolio dell'autorità del partito Baath e sulla tutela che esercita nei confronti del movimento popolare e delle sue organizzazioni. Questa formula ha portato alla decadenza e alla burocrazia, e alla corruzione dell'apparato dello Stato. Di conseguenza, i piani di riforma economica e sociale devono essere presi in considerazione e adeguati alle esigenze di progresso.

In breve, il nostro partito ritiene che il fondamento della crisi attuale risieda nel divario tra la struttura del regime e i compiti che deve affrontare la Siria. Nello stesso tempo, il partito insiste sul fatto che il nemico e le forze imperialiste stanno facendo del loro meglio per utilizzare questo divario interno per rendere possibile la cospirazione contro la Siria, e utilizzarla come un cavallo di Troia per metterla al servizio del suo ben noto obiettivo, come abbiamo illustrato sopra.

In conseguenza, il Partito Comunista Siriano (unificato) non ha una posizione neutra rispetto all'alternativa necessaria, da una parte, e sui mezzi necessari per raggiungere tale obiettivo, dall'altra.

Una soluzione politica che passi attraverso il conseguimento di riforma autentiche e radicali è la sola via d'uscita dalla crisi. Le misure repressive non fanno che sviluppare i fattori di crisi, approfondendoli ancora di più, svuotando del suo significato il contenuto delle riforme.

Noi affermiamo che la situazione attuale rende necessario un dialogo costruttivo e leale tra tutte le forze patriottiche e oneste, indipendentemente dalle differenze di opinione e di idee, sull'obiettivo del raggiungimento di un accordo e di un piano di riforme radicali che rispondano ai bisogni delle masse popolari e che garantiscano la creazione di uno Stato civile laico e democratico che si opponga ai piani imperialisti e israeliani nella regione.

Se il dialogo necessita di un clima propizio, il dialogo stesso potrebbe contribuire a creare tale clima, poiché le altre opzioni non porterebbero che a nuovi bagni di sangue, nuovi disastri per il paese e per il popolo.

Cari compagni,
In considerazione della debolezza dei media siriani di fronte ai grandi media dell'imperialismo, alla mobilitazione delle forze del mondo intero contro la Siria, e all'alleanza anti-siriana composta dalle potenze imperialiste e dalle loro marionette nella regione, compresa la Turchia, che ha adottato una politica pragmatica per poter condividere l'egemonia nella regione con i paesi europei, per tutte queste ragioni, il nostro partito spera che tutti i partiti comunisti, operai e democratici nel mondo contribuiscano a diffondere queste precisazioni tra l'opinione pubblica dei loro rispettivi paesi.

Per questa ragione, facciamo appello a questi partiti a sostenere la Siria perché è il più importante dei paesi arabi che resiste ai piani imperialisti di dominio del Medio Oriente, e che si oppone fermamente al piano americano-israeliano che mira a dividere la regione in diverse entità comunitarie, il cui controllo sarebbe reso più facile. Inoltre, essa sostiene il diritto del popolo palestinese a liberare i suoi territori e a fondare uno Stato nazionale con Gerusalemme come capitale.