martedì 26 giugno 2012

La politica che dichiara, ufficialmente, guerra all'ambiente

Documento congiunto, delle federazioni provinciali di Vibo Valentia, del Partito dei Comunisti Italiani e del Partito della Rifondazione Comunista sulla questione della chiusura della Italcementi di Vibo Marina.

La politica che dichiara, ufficialmente, guerra all'ambiente

La politica del lavoro non è stata mai netta e precisa nel nostro territorio, non si è mai data una connotazione chiara sulla tipologia di investimenti da fare sul territorio comunale. Basta fermarsi ad analizzare il porto di Vibo Marina, che non ha un utilizzo specifico a metà tra industriale e turistico, questa connivenza, dannosa e antiquata, non può più andare avanti e richiederebbe quindi una scelta coraggiosa e ben precisa ragionando in prospettiva. Dal nostro punto di vista la scelta non può che essere quella dello sviluppo della vocazione principale del nostro territorio e dunque quella turistica perché al momento ci ritroviamo la costa con tanti villaggi e alberghi, ma anche con impianti industriali e silos. Cementificio e Pignone che insistono sul versante marino del comune capoluogo. La zona industriale, si sviluppa a macchia di leopardo su tutto il territorio comunale sebbene il PRG la individui in prossimità dell’eliporto militare di Ionadi.
La politica quindi non ha mai vigilato sullo sviluppo industriale del territorio, facendo denotare la sua incapacità, ed è grazie a questo modo di fare politica che oggi a Vibo marina, i lavoratori si trovano in mobilità per volere dell’azienda che giustifica la sua scelta, di chiudere lo stabilimento, legata alla crisi internazionale del comparto edilizio. Una spada di Damocle, che punta diritta sulle loro teste, che li potrebbe anche portare a dover scegliere tra lavoro e salute, quindi la classica minaccia “o la borsa o la vita.
Ancora una volta infatti la politica affronta la questione in modo sbagliato, aprendo le porte ad un possibile utilizzo del CDR come combustibile per gli altiforni. Sbagliata perché sappiamo bene che è della salute di un intero territorio comunale che si parla, ma sbagliata soprattutto perché l’Italcementi non ha mai detto: “se ci fate usare il CDR non chiuderemo lo stabilimento”!
Questa apertura al CDR era abbastanza prevedibile, già nel gennaio 2011 infatti noi avevamo lanciato l’allarme, con una domanda ben precisa: “Nel caso in cui l’Italcementi tiri fuori una minaccia del tipo “o facciamo così o chiudo” cosa deciderà la nostra classe politica?” Oggi possiamo rispondere dicendo che la politica tutta si è “schierata” dalla parte dei lavoratori che senza condizione alcuna ha aperto al CDR, ha messo disposizione il porto, ed ha detto si alle cave di Briatico. Si schiera dalla parte dei lavoratori facendo però gli interessi dell’azienda! Senza preoccuparsi di cosa è meglio per gli operai!
Per non parlare dei sindacati tutti : Cgil, Cisl, Uil e slai cobas che addirittura hanno proposto loro stessi all’azienda i tre punti precedentemente citati. Questo secondo noi non è un ruolo serio da parte di sindacati e istituzioni tutte, perchè bisogna avere il coraggio in alcune fasi di fare scelte anche impopolari, difendendo fino all’ultimo l’interesse della SALUTE dei lavoratori e di una comunità, senza servire la propria dignità ed i propri polmoni su un piatto d’argento.
Questa classe politica non guarda aldilà del proprio naso perché non riesce a programmare il piano industriale, in questo caso, arrivando tardi alla risoluzione del problema con la via d’uscita più semplice e meno impopolare. Quando prova a risolvere il problema non riesce a investire in tecniche industriali più moderne offrendo soluzioni “tampone”, cure palliative che non offrono di certo un futuro di sviluppo al nostro territorio, non creano nuove opportunità per i giovani e non sono in grado nemmeno di mantenere i posti di lavoro attuali!
Possiamo cercare di analizzare la questione dell’Italcementi e ipotizzare qualche soluzione e cioè: il cemento (moderno) si produce da quasi 100 anni, mentre raccolta differenziata, centri di stoccaggio sono “invenzioni” del nuovo secolo, vogliamo restare al passo coi tempi? Vogliamo puntare sulle nuove tecnologie, ecologiche e poco inquinanti?

La coerenza si sa appartiene a pochi, di certo non ai consiglieri comunali di Vibo Valentia, i quali si sono pronunciati all’unanimità sul possibile utilizzo del CDR, maggioranze ed opposizione, quest’ultima poco meno di un anno fa si batteva apertamente contro l’uso del CDR, vista la posizione assunta oggi possiamo di certo dire che quella era una lotta condotta solo per puro opportunismo, giusto per andare contro gli avversari politici, senza che la battaglia fosse supportata dalle idee!
L’intero consiglio comunale (all’unanimità) hanno vestito i panni dei paladini dei lavoratori, firmando in bianco “una cambiale ambientale” che sarà pagata negli anni dai cittadini vibonesi, dai lavoratori tutti e dai loro figli. Noi non abbiamo la memoria corta e ricordiamo perfettamente chi un anno e mezzo fa si scagliava contro l’uso del CDR soprattutto dai banchi dell’opposizione, che un anno e mezzo fa si batteva apertamente contro l’uso del CDR, ma vista la posizione assunta oggi possiamo di certo dire che quella era una lotta condotta solo per puro opportunismo, giusto per andare contro gli avversari politici, senza che la battaglia fosse supportata dalle idee! Cosa è cambiato da un anno e mezzo a questa parte? Perché questo cambio di rotta? Lo chiediamo al gruppo consiliare del PD ed anche al consigliere Stefano Luciano (articolo contro il CDR di Stefano Luciano) eletto soprattutto con i voti della Federazione della Sinistra.

La provincia è invece stata coerente, voleva l’uso del CDR prima e lo vuole adesso, sebbene una parte della sua colorita maggioranze, e ci riferiamo a SEL, vorrebbe rivestire, male, il ruolo di partito di lotta e di governo, stando dalla parte della salute dei lavoratori sul giornale, mentre sostiene un governo provinciale a favore del CDR e anche della mega discarica di San Calogero. Una coerenza, anche questa, senza pari.

Secondo la Corte di Giustizia europea, con la sentenza che riguarda la causa n° C‑283/07 del 22 dicembre 2008, il CDR‑Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903‑1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili. L’Europa in merito si è già pronunciata.

L’incenerimento del CDR non garantirà la continuità del lavoro agli operai dell’Italcementi, anzi molto probabilmente comporterà una forte riduzione del personale.

Ma quello che ci chiediamo, senza trovare risposta logica è: visto che il “mondo” sta differenziando e riciclando sempre di più i propri rifiuti perché non creare a Vibo Marina un centro nuovo e innovativo di stoccaggio della raccolta differenziata per esempio? In questo modo non solo si possono riconvertire gli 82 operai che oggi lavorano al cementificio ma anche l’indotto che ruota intorno allo stesso.
Ma non solo, l’avvento della bioedilizia apre nuovi campi di investimento e di sviluppo, come detto il cemento appartiene al secolo scorso, si potrebbe puntare allora sulla produzione di pannelli fotovoltaici, nuovi sistemi di condizionamento edilizio ed industriale ecc.
Ci rendiamo conto che, facendo anche noi politica, la classe politica non può “costruire” fisicamente questo impianto ma sicuramente ha l’obbligo di dover attirare idee e capitali nuovi cosi come si è fatto negli anni 60’ con l’allora CEMENSUD. Allora la classe politica del tempo ha creato le condizioni affinché si fosse potuto installare l’odierno cementificio. Oggi questa classe politica ha la capacità di innovare il territorio? Oppure vuole creare il precedente affinché si possa meglio smarcare nella gestione del ciclo dei rifiuti? Perché chi ci garantisce oggi che nel momento in cui la Italcementi accetti le proposte dei sindacati e creato quindi il precedente, altre aziende, magari più modeste, possano richiedere il diritto di bruciare questo CDR nelle proprie fornaci?

Noi siamo comunque dalla parte dei lavoratori per la loro difesa e tutela, perciò chiediamo loro di stare attenti e di vigilare anche su questa classe politica che gioca con la salute loro e nostra. Non fatevi ammaliare da false promesse e da facili risoluzioni, perché se l’azienda decide la sola macinazione del clinker, o se deciderà di bruciare il CDR o il petcoke, il vostro numero sarà inevitabilmente ridimensionato al ribasso e quando andrete a chiedere spiegazioni ai politici vi stringeranno le spalle dicendovi che non dipende da loro oppure giustificandosi che questo era il male minore.

Lottate e lottiamo, perché il vostro posto di lavoro non si perda e che vi sia dato un futuro vero. Se il cementificio domani chiuderà occupate lo stabilimento e riconvertitelo a centro di stoccaggio rifiuti, come hanno fatto in altre parti d’Italia. Prendiamo d’esempio il caso del “Centro Riciclo Vedelago” a Treviso che da solo ha 80 dipendenti e che ha creato un indotto di 9600 persone. Anche a Vibo Valentia è possibile ottenere un centro simile, qualcosa già nel nostro comune esiste e da lavoro ad alcune persone, nonostante le note difficoltà. Esistono imprenditori lungimiranti e disposti a lavorare per un grande progetto.

Voi lavoratori avete il vostro futuro in mano e non occorre che l’affidiate a questa classe politica inetta e superficiale a cui starebbero bene altre 400 famiglie disposte, per necessità, a bussare alla loro porta per chiedere un posto di lavoro. Voi dovete pretendere, coraggiosamente, che il vostro lavoro abbia una funzione socialmente accettabile e che contribuisca all’accrescimento culturale e sociale del vostro territorio. Questione che i sindacati e taluni partiti non vogliono affrontare perché impopolare anche se sana.

Una cosa è sicura, nonostante quello che vogliono farci credere politici e sindacati: se l’impianto resterà aperto avrà una riconversione del piano industriale dell’azienda, perché gli stessi vertici hanno fatto sapere che sarà macinato solamente il clinker (che è un ingrediente del cemento), quindi di conseguenza si andranno a perdere inevitabilmente ulteriori posti di lavoro per l’azienda e per l’indotto.

Rigettiamo con forza gli inviti all'unità lanciati, in questi giorni, sulle testate giornalistiche locali. qui nessuno è contro nessuno, ancor meno contro i lavoratori e noi, da comunisti, non accettiamo lezioni in materia di tutela e difesa del lavoro e dei lavoratori ma non possiamo sottacere dinnanzi ad un simile ricatto, attuato dalla società con il bene placito di politica e sindacati locali, che finirebbe con l'avvelenare, ulteriormente, questo territorio e il suo popolo.


Partito dei Comunisti Italiani – federazione provinciale di Vibo Valentia
Partito della Rifondazione Comunista – federazione provinciale di Vibo Valentia

venerdì 15 giugno 2012

Questione Italcementi 2

La vertenza dell’Italcementi non è certo una novità per il nostro territorio martoriato da disoccupazione e salari da fame. E non è neanche una novità che uno stabilimento storico chiuda nel silenzio della classe politica e sindacale, perché si dà il caso che già da tempo in tanti erano al corrente delle intenzioni della dirigenza nazionale dell’Italcementi.

Quello di Vibo non è l’unico caso di chiusura da parte dell’azienda bergamasca perché in virtù di questa politica antimeridionale chiuderà anche lo stabilimento di Porto Empedocle in Sicilia. In tal modo a Vibo oltre 300 (trecento) lavoratori dipendenti e dell’indotto perderanno l’occupazione e tantissime famiglie rischiano di rimanere in mezzo alla strada.

Ma da molto tempo si sapeva delle scelte “strategiche” che voleva intraprendere questa azienda e da qualche mese era partita la cassa integrazione straordinaria per diversi operai ma tutti sono stati in silenzio con un’unica voce fuori dal coro, quella dei Comunisti Italiani, che già più di un anno fa avevano fatto presente che la situazione sarebbe arrivata a questo punto, denunciando alcuni accordi sottobanco da parte di Comune e Provincia.

La questione dell’Italcementi non è altro che l’ennesimo schiaffo alla Calabria e al Sud provocato da una classe politica e dirigente con gli occhi chiusi, che non sa guardare al di là del proprio naso e che non riesce a programmare nessun futuro. Adesso questa stessa classe politica che ha fatto orecchie da mercante si finge interessata e propone di portare la questione a Roma ai tavoli nazionali con l’intenzione dichiarata di far interessare il governo, anche se il loro vero obiettivo è quello di lavarsene le mani dicendo che loro hanno fatto tutto e non c’entrano niente.

Siamo convinti che solo gli operai con la lotta e con il sostegno attivo della cittadinanza tutta, potranno ottenere la vittoria cercando di salvaguardare i livelli occupazionali in modo che non venga perso nemmeno un posto di lavoro perché un esito negativo sarebbe una grave sconfitta. Gli operai possono ottenere quello che chiedono solo rimanendo tutti uniti e non cedendo alle facili promesse che gli verranno rivolte.

Abbiamo visto senatori, consiglieri e assessori regionali, andare tra i lavoratori in questi giorni ma ci chiediamo se da parte loro è arrivata una proposta, nel corso di questi anni, per la salvaguardia di quelle poche realtà industriali presenti sul territorio.

Tutto quello che sta accadendo altro non è che una piaga chiamata “questione meridionale” di cui tutti parlano ma a cui nessuno, in Parlamento, vuole dare voce ma che anzi subisce il contraccolpo di una falsa questione settentrionale, di cui la Lega è autrice, a danno di tutto il territorio del Sud.

Se si abbassa la testa con l’Italcementi, ciò avverrà anche con altre realtà industriali presenti in Calabria e la nostra amata regione sarà condannata ad andare indietro invece di avanzare verso il futuro, pur avendo tutte le possibilità e le carte in regola.

Solamente con un piano turistico integrato, con il recupero dei centri storici, con la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e archeologico, con lo sviluppo delle energie rinnovabili e alternative, con la promozione delle forestazione e della montagna, con la tutela dell’ambiente, la difesa del suolo e soprattutto con l’esaltazione del nostro capitale umano e sociale si potrebbe fare della Calabria il fiore all’occhiello del paese. Ma la classe politica regionale e nazionale pensa sempre ad altro. Non solo non si programma il futuro ma addirittura si distrugge il presente e l’Italcementi è la prova più lampante di un fallimento non solo economico ma anche politico.

Il Partito dei Comunisti Italiani appoggerà qualsiasi azione della classe operaia per poter salvaguardare questi posti di lavoro perché siamo stanchi di dover assistere allo smantellamento del tessuto produttivo da parte di aziende “lontane” che prima vengono e si arricchiscono per poi andare via lasciando fame e disoccupazione.


Vibo Valentia, 14.6.2012

LA SEGRETERIA REGIONALE DEL PdCI - FdS

Nuova segreteria regionale del PdCI

Si è riunito, a Lamezia Terme, venerdì 8 giugno il Comitato regionale del Partito dei Comunisti Italiani con all’ordine del giorno la situazione politica nazionale e calabrese e l’elezione della Segreteria regionale del Partito.

Ha aperto i lavori il Compagno Michelangelo Tripodi, Segretario Regionale, che con la sua relazione molto articolata ha toccato i principali punti della situazione politica e sociale attuale mettendo molta “carne a fuoco” per i Compagni presenti in sala.

Una fase questa per il nostro partito con molti obiettivi e scadenze davanti ma anche con un grande momento di partecipazione come è stata la manifestazione del 12 maggio, a Roma, dove la Federazione della Sinistra, nel silenzio mediatico, è riuscita a portare in piazza decine di migliaia di Compagni e con una massiccia presenza dalla Calabria.

In una fase dove le condizioni di vita peggiorano, dove le riforme del governo dei banchieri portano lacrime e sangue ma solo sulla parte più povera del paese, dove la parola riformismo ha preso il significato di massacro sociale, in un paese dove Monti alza l’età pensionabile mentre in Francia addirittura vorrebbero abbassarla a 60 anni, occorre battersi per creare le condizioni politiche di una svolta vera e a sinistra.

Una svolta vera a sinistra può nascere solamente nell’opposizione al governo Monti, lavorando per costruire l’alternativa e ponendo al centro gli interessi dei più deboli.

I dati Svimez lanciano segnali allarmanti per quanto riguarda il sud del paese e dicono che le prospettive di crescita sono pari a zero per i prossimi anni e se a tutto questo aggiungiamo che 7 giovani su 10 al sud sono disoccupati vuol dire che il futuro è segnato se non si invertirà la rotta. Una disoccupazione a livelli record, i salari bassissimi e una situazione di dissesto economico per comuni e famiglie fanno da cornice a una terra incantevole ma dimenticata dal Governo nazionale e con una classe politica calabrese inetta ed incapace abile solo a far passerelle.

I numerosi interventi dei Compagni hanno non solo condiviso le parole del Segretario regionale ma hanno ampliato il discorso sulle prospettive dei Comunisti e sulla situazione politica calabrese e con una Giunta regionale guidata da Scopelliti che colleziona orrori politici, senza che ci sia un’opposizione adeguata ed efficace per affrontare e risolvere i problemi dei cittadini calabresi.

Numerose le iniziative politiche che il partito affronterà nei prossimi mesi in tutte le federazioni calabresi e che verteranno sui numerosi problemi dei territori. Queste iniziative non saranno solo forme effimere di protesta ma anche e soprattutto di proposta politica e di impegno civico. Come diceva il Compagno Berlinguer i Comunisti devono andare casa per casa e strada per strada e questo proposito non è mai mancato ai compagni calabresi.

Il comitato regionale, su proposta del Compagno Michelangelo Tripodi, ha subito dopo votato all’unanimità la Compagna Rosanna Femia come Tesoriere regionale e sempre all’unanimità ha eletto la nuova Segreteria regionale caratterizzata dall’ingresso di giovani compagni dei territorio per costruire il ricambio politico di cui c’è ha bisogno.

La nuova segreteria è composta dai seguenti Compagni con i relativi incarichi di lavoro:


SEGRETERIA REGIONALE

Michelangelo Tripodi Segretario Regionale (componente di diritto)
Rosanna Femia Tesoriere ( “ “ “ )
Michele Cosentino Coordinatore Regionale FGCI ( ” “ “ )
Filippo Benedetti
Lorenzo Fascì
Massimo Gallo
Giovanni Guzzo
Nicola Iozzo
Claudio Massimilla
Michele Tripodi
Saverio Valenti

INCARICHI DI LAVORO

ORGANIZZAZIONE – Resp. Massimo Gallo coadiuvato da Milena Guzzo e Silvia Martino

COMUNICAZIONE/STAMPA/PROPAGANDA – Resp. Nicola Iozzo coadiuvato da Egidio Carbone e Caterina Iacopino

ENTI LOCALI – Resp. Michele Tripodi coadiuvato da Franco Pellicano e Pino Mazzaferro

LAVORO E INIZIATIVA DI MASSA – Resp. Filippo Benedetti coadiuvato da Rodolfo Falbo e Rosamaria Politanò

CULTURA – Resp. Saverio Valenti

SANITA’ – Resp. Claudio Massimilla

GIUSTIZIA/DIRITTI – Resp. Lorenzo Fascì

AREE INTERNE/MONTAGNA/AGRICOLTURA – Resp. Giovanni Guzzo

PARI OPPORTUNITA’ – Resp. Rosanna Femia

AMBIENTE – Resp. Tonino Valenti

BENI COMUNI – Resp. Tiziano Pangaro

FORESTAZIONE – Resp. Francesco Priolo coadiuvato da Cesare Pelle

POLITICHE SOCIALI – Resp. Luigi Salvo coadiuvato da Franca Ritacco e Emilio Filardo

RISCHIO SISMICO E IDROGEOLOGICO – Resp. Rita De Lorenzo coadiuvata da Nuccio Cerenzia

SCUOLA – Resp. Antonella Folliero coadiuvata da Antonia Sisto

TRASPORTI – Resp. Fabio Racobaldo coadiuvato da Carmelo Cozza

UNIVERSITA’ – Resp. Michele Cosentino

URBANISTICA/TERRITORIO – Resp. Serafino Zangaro coadiuvato da Francesco Galatà


Lamezia Terme, 11.6.2012

UFFICIO STAMPA PdCI CALABRIA

La cronaca della conferenza stampa del PdCI di sabato 9 giugno

Il PdCi lancia la petizione sull'acqua.
Via dall'Alaco e addio alla SoRiCal.

Il PdCi cittadino dopo aver denunciato per mesi i problemi dell'acqua e dopo aver svolto un ruolo da protagonisti all'interno del movimento referendario pro acqua pubblica, sabato mattina, all'interno della conferenza stampa esauritasi in piazza Municipio, ha lanciato una petizione popolare sperando nella partecipazione dei cittadini colpiti e presi in giro su una tematica così importante.
Ad aprire la conferenza stampa, il segretario di federazione, Filippo Benedetti, che chiede che venga chiuso il bacino idrico dell'Alaco, che da anni avvelena la popolazione tutta e sul quale sono stati tenuti molti studi che hanno evidenziato una palese situazione d'inquinamento chiara a tutti da tempo ma sapientemente insabbiata da una classe politica sottomessa e connivente alle logiche dettate dai poteri economici che, da sempre, vessano e depauperano il nostro territorio, scevri da ogni qualsivoglia tipo di rimorso. Alaco balzato agli onori della cronaca per l’inchiesta acqua sporca della procura di Vibo Valentia in cui risultano indagati, tra gli altri, Abramo, il Sindaco di Vibo Agostino e l’ex sindaco Sammarco. Una situazione su cui auspichiamo sia fatta piena luce nel più breve tempo possibile.

Ci pensa invece il segretario cittadino Nicola Iozzo ad enunciare il secondo punto della suddetta petizione ovvero, la rescissione contrattuale nei confronti di SoRiCal.
Azienda “senza cuore” che un anno orsù privò un intero comune dell'acqua (Cinquefrondi, ndr) e che continua a lucrare imponendo quella che, visto il mancato servizio elargito, è di fatto un imposta spalleggiata dal comune che non ha mai richiamato ufficialmente l'azienda. Stralciare questo contratto significa dare seguito all’esito referendario del giugno dell’anno scorso e ripubblicizzare questo servizio sarebbe, quanto meno, un passo significativo per rendere i beni veramente comuni. E tutto questo si può ottenere riaprendo i pozzi comunali presenti nel territorio di Vibo e voluti dalla migliore amministrazione che questa città abbia avuto; l’amministrazione Iannello.
Il coord. Della giovanile del Partito, Francesco Colelli, spiega invece come sia insufficiente la riduzione del canone proposta dal comune e offre delucidazioni sul terzo punto: Rimborso e/o esonero delle utenze del servizio idrico.
Ovviamente, perchè bisognerebbe pagare chi ci avvelena da sempre?
A chiudere la conferenza stampa ci pensa il Segretario regionale Michelangelo Tripodi, il cui primo pensiero va ai lavoratori dell'ItalCementi, invitandoli a lottare spiegando quanto sia drammatica la situazione che stanno vivendo soprattutto in un territorio come la Calabria, e la provincia di Vibo in particolare, dove quel poco che ha resistito allo smantellamento sta diventando mera illusione provvisoria.
Tripodi punta poi il dito contro l'Imu, la tassa sui beni immobili, che a Vibo verrà forse mantenuta all'aliquota standard del 0,4% che vorrà dire in ogni caso un salasso per fasce più deboli dei cittadini di Vibo Valentia. Sarà l’ennesima beffa che si aggiungerà all’enorme problema dell’acqua non potabile riversata nelle case e, nonostante ciò, pagata per buona dalla popolazione. Ancora oggi il Sindaco D’Agostino non ha emesso alcuna ordinanza in merito. L’acqua è potabile o no? Secondo la procura con quell’acqua, forse, non si possono annaffiare nemmeno le piante.
L'invito è quindi quello di partecipare alle numerose iniziative dove verrà promossa la suddetta petizione con lo spirito, del PdCI, di costruire un'alternativa per il territorio.

venerdì 8 giugno 2012

Questione Italcementi

“Piano Fornero” recepito in pieno a Vibo Valentia:
Chiude l'Italcementi lasciando molta gente senza lavoro!

L’ennesima pagina nera per la provincia di Vibo Valentia si chiama Italcementi. Una pagina scritta da tempo e tenuta sotto silenzio ma di cui tutti parlavano tranne chi di dovere. Ormai si prende atto giorno per giorno che siamo un territorio a rischio serio di scomparsa e non sempre per colpa della crisi economica a cui magari si vorrebbe far ricadere la colpa. 

Si può fare tranquillamente l’elenco delle “tragedie” che colpiscono e colpiranno il nostro territorio senza essere maghi o veggenti ma avendo solamente il senso della realtà che la classe dirigente politica e sindacale di questo territorio , e non solo, ha perso come ha perso anche il senso di attaccamento al territorio stesso. Italcementi, Pignone, negozi che abbassano le saracinesche in continuazione, piccoli artigiani che non riescono a sbarcare il lunario, operatori turistici falcidiati dalla crisi, emigrazione ripresa a pieno ritmo come anni fa. Facile farsi promotori di questa o quella battaglia. Facile andare tra gli operai con mille promesse. Facile gridare allo scandalo per una chiusura che solo un cieco non aveva previsto. Ma la colpa è solo vostra cari amministratori. La colpa del fallimento di questo territorio è solo pura miopia politica e disinteresse generale per quanto accade nelle famiglie. La paventata chiusura dell’Italcementi è solamente la punta di un iceberg ma voi, cari amministratori tutti, non vedete nemmeno questa che affiora così imponente dall’acqua. Voi che fate solo passerelle e propaganda non sapete cosa significa vivere con la paura di non poter arrivare a domani.

Questa chiusura rappresenta l’ennesimo fallimento di questa classe politica troppo impegnata a star seduta sulla poltrona invece di rappresentare realmente i bisogni di chi li ha eletti. A qualcuno forse fa addirittura più comodo avere qualche disoccupato in più, a bussargli alla porta, per creare bacini nuovi di voti. Perché si sa che chi ha un lavoro difficilmente può essere vittima di ricatti tipo “do ut des” al contrario di chi invece è costretto a farlo per mantenere la propria prole. Siamo in un territorio dove mancano completamente le generazioni dei giovani dai 18 ai 35 anni costretti ad emigrare pur di non svendere la dignità conquistata dai loro genitori che avevano deciso di rimanere per cambiare le cose.

Un duro colpo si abbatterà sulla fragile economia basata sui pochi posti di lavoro e sui tanti favori. Un duro colpo che si può evitare solamente con la lotta dei lavoratori uniti ma senza chiedere favori ai politici di turno perché il lavoro è un diritto e il dovere della politica è quello di mettere in pratica questo diritto.

In tutto ciò il nostro senatore Bevilacqua tace, sicuramente ha speso più energie nella proposta di legge per l'abolizione del reato di apologia del fascismo o più recentemente è stato impegnato a votare lo scandaloso disegno di legge per la riforma del lavoro. Da cui si evince che a lui se un povero operaio perde il posto di lavoro, proprio in questo periodo di crisi, non glie ne frega niente. Magari davvero spera di ritrovarselo poi in ufficio a elemosinare qualche favore per poter tirare avanti la famiglia e dar da mangiare ai figli. In questo modo si garantirebbe di sicuro almeno un paio di voti in più per garantirsi una sua nuova, inutile e passiva, elezione al senato.

Ma non solo lui tace, non fiata l'assessore al lavoro alla famiglia ed alle politiche sociali Stillitani, che evidentemente non ha ben compreso qual è il suo ruolo: che non è di sicuro impegnarsi a distruggere e demolire questi campi di cui invece si dovrebbe occupare ed in un territorio come il nostro si dovrebbe preoccupare di risanare e migliorare.

Il presidente provinciale De Nisi, pronto a battagliare contro la chiusura della provincia ma muto quando si tratta di preservare il posto di lavoro degli altri! Adesso come farà a far costruire la discarica a San Calogero dove voleva si producessero ecoballe da bruciare poi negli altiforni?

Ed il signor sindaco? Ha dimenticato la gita in Basilicata per "fiutare" se bruciare spazzatura nei forni dell'Italcementi avrebbe fatto male ai suoi concittadini?



Nicola Iozzo
Comitato regionale PdCI - Segretario sezione PdCI/Vibo Valentia

Sull’IMU e sull’iniziativa pubblica tenuta sabato 19 maggio

Il momento di crisi internazionale ha posto il nostro paese sotto i riflettori dei paesi capitalisti del mondo, e sotto la lente d’ingrandimento degli enti europei ed extraeuropei che tengono sott’occhio giorno dopo giorno il nostro debito pubblico. Il nostro paese ha un forte debito verso gli investitori stranieri attraverso titoli di stato ma anche e sopratturro in debito con i cittadini italiani, siano essi imprese, liberi professionisti o cittadini privati che si vedono ritardare i pagamenti arretrati dello stato e degli enti locali. Ma quando lo stato impone una tassa è impossibile fermarlo, in modo freddo e ghigliottinesco non guarda in faccia nessuno, sia esso un disoccupato con il mutuo sulle spalle o un pensionato o un precario;quando lo stato impone un accisa, la vuole subito e tutta, senza rinvii di scadenza senza proroghe e quando si ritarda sui pagamenti arriva equitalia a svilire il lavoro di una vita con le sue cartelle esattoriali, questo aspetto è una faccia del pazzo sistema capitalistico contemporaneo che chiede credito per avere credito.

Il governo centrale, come detto, continua ad aggiungere balzelli fiscali ai cittadini, ultimo è l’IMU, la vecchia ici, della quale si conosce ancora poco, non si sa se aggiorneranno e quando le rendite catastali, se il valore verrà calcolato sui vani o sui mq, sull’IMU vi è un grosso punto interrogativo. Di diverso aspetto è però l’atteggiamento di alcune amministrazioni comunali, che questo balzello non lo vogliono applicare sulle spalle dei cittadini, è il caso del comune di Polistena, amministrato dalla giunta guidata da Michele Tripodi, comunista ed esponente di spicco del Partito dei Comunisti Italiani. Questo coraggioso sindaco ha deciso, assieme alla sua giunta, di porre l’aliquota minima, lo 0,2 %, sulla prima casa cosi da far risultare per il 90% dei cittadini del suo comune l’IMU sulla prima casa uguale a 0, tradotto: i comunisti dove amministrano non fanno pagare nuove tasse ai ceti più deboli. Questa si chiama giustizia sociale, si chiama difesa dei più deboli, i comunisti lo fanno, ed a Vibo Valentia, “comu s’IMU cumbinati”? Ce lo hanno spiegato i nostri amministratori, Pino Scianò ( assessore al bilancio del comune di Vibo Valentia) ed il suo collega Nicola Manfrida (assessore ai tributi del comune di Vibo Valentia) nella giornata di sabato 19 maggio che alla presenza del Sindaco di Polistena Michele Tripodi, dell’ex sindaco del comune di Vibo Valentia Franco Sammarco, del consigliere comunale di Filadelfia Walter Caglioti, hanno ribadito, i due assessori vibonesi, che il nostro comune ha un buco di circa 4 milioni di euro dovuto a errori di valutazione negli anni addietro, puntando velatamente il dito verso i collaboratori della giunta Sammarco, ed altri errori fatti comunque nel passato, ci viene da dire: ma la colpa è sempre degli altri? Scianò va elogiato quando ammise di aver sbagliato recentemente su 500 mila euro di entrate in meno dal settore degli oneri di urbanizzazione, ma la chiarezza sul buco non è stata fatta; il punto è stato comunque centrato dal Sindaco di Polistena Michele Tripodi, che ha chiesto, cosi come lo ha chiesto la piazza, ai due amministratori di fare uno sforzo e di porre l’aliquota al minimo, cosi da non riversare sulle spalle dei cittadini il debito provocato non dai cittadini stessi, ma da una classe politica che è stata poco attenta ai bilanci. Il morale della favola è che il balzello, secondo il nostro punto di vista, dell’Imu sarà applicata con una aliquota superiore o uguale allo 0,5%, questo significa una spesa media di 80-90 euro per una abitazione di medie dimensioni che andranno a pagare i cittadini di prime case. Ancora una volta chi paga è il popolo, il comune deve far cassa, è il modo migliore in questo momento di grave disagio dove aumentano, spazzatura, benzina, generi alimentari, affitti, ed ogni altro tipo di bene primario ( è aumentato anche il numero degli assessori nel nostro comune, ma a cosa servono 11 assessori?), i nostri amministratori hanno il coraggio di chiedere un altro sforzo e sacrificio ai nostri concittadini. Noi continuiamo a chiedere come abbiamo fatto sabato 19 che il comune si sforzi a porre l’aliquota minima sui proprietari di prime case, affinché almeno per questa volta a pagare non siano i più deboli.